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Autore: de_stro_ya    21/07/2015    1 recensioni
Dal testo:
Sto correndo il più velocemente possibile, nel buio di questa notte che sta per svanire, questa notte che ci è sembrata quasi eterna, mentre il mio cuore batte più forte e più rumorosamente di un metronomo.
Non doveva finire così.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way, Ray Toro | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Now the night is coming to an end.

 

Sto correndo il più velocemente possibile, nel buio di questa notte che sta per svanire, questa notte che ci è sembrata quasi eterna, mentre il mio cuore batte più forte e più rumorosamente di un metronomo.

Non doveva finire così.

 

California, anno 2019.

La Better Living Industries, società che assicura a tutti una vita priva di pericoli, ma per questo motivo vuota, senza emozioni, quasi finta, domina ormai incontrastata sull’intero genere umano.

Solo noi, i Fabulous Killjoys, potevamo contrastarla. Solo lui, Party Poison. Colui che aveva dato inizio a tutto e che non si era mai dato per vinto, nemmeno quando sembravamo ormai spacciati.

Lui è stato il primo.

 

Questa notte è stata LA notte. Durante il nostro tentativo di salvataggio, tutti i miei compagni sono caduti. È vero sì, abbiamo vinto, abbiamo salvato Little Girl e ora finalmente il mondo è ora libero di ricominciare da capo come merita; ma a che prezzo?

Sono egoista? Può darsi, non lo nego. Non sono un eroe, e nemmeno un santo. Ho fatto quello che andava fatto, e l’ho fatto per lui.

Perché combattergli fianco a fianco era l’unica cosa che volevo.

E adesso questa missione va portata fino in fondo, fino alla fine, perché non permetterò mai che il suo sacrificio, la sua stessa vita, sia stata inutile.

 

California, qualche mese prima.

 

Fanculo.

“Ma si, fanculo tutto. Fanculo la Better Living Industries, fanculo questo mondo di merda senza un briciolo di felicità, fanculo a chi obbedisce a capo chino e fanculo anche a chi si ribella. Fanculo!”

Me ne stavo giusto per i fatti miei, a inveire contro tutto e tutti, a vivere la mia “vita”, se così si poteva definire, da eterno reietto e ribelle, incapace di prendere una posizione.

Buoni o cattivi.

Giusto o sbagliato.

Fanculo. Le scelte non sono mai state il mio forte. Paura? Strafottenza? No, io volevo solo starmene in pace, lontano da quella gente che mi aveva portato via tutto.

La mia famiglia, la mia casa, la mia vita.

La mia felicità.

Non avevo più un posto dove andare, non avevo più un posto che fosse mio, in cui essere me stesso, ma non avrei mai pianto. No. Piangere era per i deboli. E io non ero debole.

Ero semplicemente distrutto.

Preferivo incazzarmi, piuttosto.

Insomma, me ne stavo lì tranquillo, nascosto fra le macerie di una vecchia casa semi distrutta, il mio alloggio per quella notte, quando all’improvviso, sento qualcosa.

O meglio, qualcuno.

Passi, passi di un uomo, veloci e felpati, quasi non camminasse nemmeno, quasi sfiorasse il pavimento.

Me ne sto lì impalato per alcuni minuti, senza fiatare.

Non mi avranno, penso, non avranno anche me. Si sono presi già tutto.

I passi si fanno sempre più distinti, fino a che…

 

Una figura si staglia davanti ai miei occhi. Capelli rossi e…vivi? Non c’è più niente di colorato o vivo in questo mondo, è tutto così in bianco e nero.

Anche il suo abbigliamento è colorato. Indossa una giacca blu e una maschera gialla gli copre gran parte del volto, ma anche così posso ben distinguere i suoi tratti. Delicati e regolari. Un paio di stretti pantaloni beige gli fasciano il corpo dalla vita in giù. Impossibile sbagliarsi.

“Sei un Killjoy” gli dico, realizzando solo in seguito quanto stupida fosse quella deduzione.

Lui mi punta contro la pistola gialla che teneva nella fodera dei pantaloni. Preme il dito contro il grilletto. Cazzo, sono fottuto.

Ma non spara. Mi guarda, abbassa la pistola.

Bang” dice, “Mi hai beccato”.

 

Ma guarda te se fra tutti i Killjoys sparsi per la California, dovevo beccarmi proprio quello col senso dell’umorismo, dico fra me e me.

“Che cosa vuoi? Non voglio grane qui, quindi vedi di fare quello-che-devi-fare e di squagliartela, prima che qualche Draculoids venga a cercarti”.

Lui nemmeno sembra sentire le mie parole.

“Carino qui”, dice, guardandosi attorno, con evidente sarcasmo, “e dimmi, ti piace davvero vivere in questa topaia?”. Si avvicina. Poggia una mano sul muro contro cui sono schiacciato. Incrocia le gambe e porta l’altro braccio sul fianco. I nostri volti sono a qualche centimetro di distanza, così vicini che posso ammirare per bene il suo sorriso. E che sorriso.

Cerco di destarmi e tornare in me. “Non ci vivo”, rispondo, “è solo una sistemazione per la notte”.

“Mmh, e ti sta bene così?”

“Si”, rispondo. Deciso, diretto.

“Non ci credo. A nessuno può andare bene una cosa del genere, meno che mai a uno come te. Sembri uno che non si accontenta facilmente”. Ancora quel sorrisetto.

“Forse un tempo era cosi, ma adesso…”

Ma cosa mi prende? Voglio davvero giustificarmi per le mie azioni con uno sconosciuto?

“…va al diavolo”.

“Ehi, come siamo suscettibili”, ridacchia. Un rumore chiaro, cristallino pervade la stanza. Non sentivo una risata così da anni. Toglie la mano dal muro e mi scombina i lunghi capelli corvini, facendomi ricadere il ciuffo sugli occhi. Odio questo modo che ha di prendermi in giro.

“Senti”, continua, “non è che ti andrebbe di unirti a noi?”

“Noi? Ma stai scherzando?” stavolta sono io a ridergli in faccia.

“No”, risponde serio, “Perché dovrei?”

“Senti, ti ho già detto che non voglio grane. Alza i tacchi e vai a fare lo spaccone da qualche altra parte”.

“Come vuoi”, dice. Si volta e fa per uscire dalla porta, fermandosi un attimo proprio sull’uscio.

“Sai”, continua, “potrai anche sembrare un duro da fuori, ma io lo vedo, nei tuoi occhi. Determinazione. Coraggio. Forza. Sono tutte doti che ammiro. Non ce ne sono molti ormai così, la fuori…” la sua voce si affievolisce, quasi si stesse perdendo nei suoi pensieri, ma subito si riprende, “Se è questo quello che vuoi farmi credere, che ti accontenti di questo, di sopravvivere, di sottometterti per non-avere-grane, fa pure. Io non mi arrendo. Io dico che c’è altro che si può fare, a parte sopravvivere”.

“E cosa?”

Combattere”, dice, e si dirige fuori.

Che cazzo sto facendo.

“Aspetta”. Si ferma, si volta. “Si?” dice.

“Vengo con te”.

“Sapevo che non mi avresti deluso”. La sua bocca si allarga in un sorriso, non più un sorriso ironico, ma un sorriso pieno di …gioia quasi.

“Sono Party Poison, a proposito”, dice, porgendomi la mano.

“Frankie”, rispondo, porgendogli la mia, “Piacere mio”. 

 

 

Hola bella gente!

L'idea per questa fanfiction mi è venuta ascoltando una canzone dei Twenty One Pilots (band che adoro e vi consiglio personalmente), Truce, appunto, a cui si rifà il titolo.

L'idea di partenza sarebbero quattro/cinque capitoli.

Se non vi è piaciuta, vi chiedo venia, non sono molto brava con queste cose *cries softly*; se invece vi è piaciuta e volete farmi felice, vi chiedo di lasciare una piccola recensione!

Grazie, e a presto (si spera) con il prossimo capitolo! 

So long and goodnight, xoxo

   
 
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