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Autore: Wendy_BluHand    21/07/2015    2 recensioni
Non credeva ai suoi occhi.
Strinse fra le mani quella foto dai colori sgargianti. Lo sfondo di quell'immagine le era familiare, sarebbe stata in grado di riconoscerlo fra mille: erano in casa di Chul Moo. Il ragazzo sulla sinistra era così diverso da quello che vedeva tutti i giorni in libreria. I capelli biondo platino, le braccia piene di bracciali, l'aria di chi si stava divertendo. Il sorriso stampato sulle labbra. Al suo fianco, un Jonghyun dai capelli folti e castani, la pelle più ambrata di ora. Le sembrava quasi di sentire il suo profumo inconfondibile. Sembrava quasi una festa ma ciò che la colpì di più fu il suo sguardo.
Quello sguardo.
Fisso su Kibum che sembrava non essersi accorto di nulla.
Quello sguardo che gli aveva visto già un'altra volta.
**
- C'è qualcosa che voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .
Le sue parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento che si era alzato.
- Come...? - sussurrò la ragazza stordita.
- Voglio che tu venga via con me.- ripetè quello impassibile.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jonghyun, Key, Nuovo Personaggio, Quasi tutti, Taemin
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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1. La rosa blu


La “Rosa Blu”, “The blue Rose”, “die blau Rose” erano solo alcune delle traduzioni con cui gli stranieri solevano chiamare quel piccolo paesino. Rosa perchè la struttura della città aveva assunto la forma di una rosa e blu...beh, blu nessuno sa davvero il perchè. I più anziani dicevano che il blu stava per dei bellissimi fiori che negli anni venti crescevano in un campo oltre la collina. Una teoria dalle fonti non accreditate. In realtà, quel piccolo paese non sembrava poi essere cambiato molto dagli anni venti. Era come se tutto il mondo si fosse evoluto e la “Rosa Blu” fosse rimasta immobile, sempre uguale, negli anni successivi. Sembrava che fosse una piccola isola, fuori dal mondo, che fosse uscita fuori da qualche libro di fiabe. Era un luogo alquanto singolare per essere situato in Corea del sud. Non c'erano monumenti tipici che ti facevano pensare alla storia della Corea o qualcosa del genere; sembrava, più che altro, che un gigante avesse staccato l'interno di un carillon un po' barocco e lo avesse posizionato in quel bellissimo angolo del mondo, così com'era, tutto intero. Visitare la “Rosa Blu” era come aprire uno scrigno e restare a bocca aperta per la meraviglia. Ovviamente la tecnologia era arrivata anche lì: c'erano macchine nuovissime, smartphone, computer, televisioni ma non appena vedevi uno dei bellissimi palazzi che si erigevano nel paese ti sembrava di essere la protagonista di qualche storia fantasy.

Era come si era sentita Jorinde non appena aveva varcato la soglia del paese. Un po' come “Alice nel paese delle meraviglie” e si guardava intorno a bocca aperta. Aveva lasciato la Germania, il Niedersachsen di cui era originaria, per intraprendere un viaggio in Corea, la Corea che tanto le mancava, che non vedeva da quando era bambina. Dopo svariate settimane a Seoul, trascorse da una carissima amica della madre, si era messa in viaggio per ammirare le bellezze della “Rosa Blu”. Aveva sentito dire da qualcuno che era bellissima ma non immaginava che fosse così straordinaria. I palazzi maestosi che vedeva in giro le facevano avvertire di meno la mancanza di casa sua grazie al loro aspetto un po' occidentale. I primi tempi aveva preso alloggio in un bed and breakfast per visitare per bene la città e un giorno mentre era seduta fuori da una caffetteria, intenta a ritrarre il palazzo che aveva di fronte, un uomo le si era avvicinato. Si era presentato come Jung Chul Moo e non poteva avere più di cinquanta anni. Era rimasto colpito dalla bravura di Jorinde nel disegnare e la trovava estremamente talentuosa. Jorinde amava disegnare e dipingere,lo faceva praticamente da sempre ma era anche abbastanza modesta e quindi arrossì davanti a tutti quei complimenti. Chul Moo rimase ancora più estasiato quando seppe che Jorinde parlava molto bene il coreano e senza chiederle né perchè né come le offrì un posto di lavoro particolare. L'uomo, dallo sguardo dolce, si rivelò essere il proprietario del palazzo che la ragazza stava dipingendo e le chiese di disegnare e dipingere quadri per il suo palazzo e per le altre sue case sparse per il territorio, in Giappone e in Cina. All'inizio Jorinde pensò fosse una truffa ma poi decise di accettare. Avrebbe provato e se non le andava bene, tanti saluti. Il giorno dopo si presentò al palazzo e non avrebbe mai immaginato quale gioia le avrebbe portato accettare quella proposta. Jung Chul Moo era un uomo ricco, ricchissimo ma anche dal cuore buono. Aiutava tutti coloro che avevano bisogno, dava lavoro a chi pensava che sarebbe morto di stenti e fame e inoltre pagava molto bene. Ospitava nel suo palazzo tutti i ragazzi che lavoravano per il suo conto e riservava loro un trattamento speciale,come se fossero figli suoi. Erano tutti ragazzi talentuosi che sapevano ballare, cantare, disegnare, pittare. Li pagava per vederli esibire. Anche a Jorinde propose la medesima cosa: di dipingere per abbellire le pareti delle sue case e di alloggiare nel suo palazzo. La ragazza accettò senza neanche rifletterci e trascorse i quattro mesi migliori della sua vita. Conobbe una ragazza lì con cui strinse amicizia, Choi Yoora. Una brava ragazza che, rimasta orfana, ora intesseva delle splendide tele per Chul Moo. Era davvero piccola, magrolina, con il viso rotondo e il naso a patata ma aveva davvero gli occhi più dolci che avesse mai visto. Condividevano la stessa stanza e si erano raccontate molte cose delle loro vite. Passavano le giornate lavorando per il signor Jung e poi la sera uscivano mettendo i vestiti più belli che il loro stipendio permetteva loro. La gente che incontrava per strada ragazzi o ragazze vestiti con abiti cosi belli e in comitiva, era solita dire “Ah, sono i ragazzi di Chul Moo” oppure “Sono le perle del signor Jung”. L'arrivo di Jorinde poi aveva suscitato ancora più stupore. Un'Europea, tedesca, con i capelli rossi e gli occhi acqua marina. Yoora era convinta che prima o poi le avrebbero trovato un soprannome. Era davvero un sogno fare quella vita. Fare per lavoro ciò che più ami e in compagnia di persone meravigliose.



Però, si sa, tutte le cose belle hanno una fine. La fine di questo sogno non tardò ad arrivare. Il signor Jung si ammalò e inevitabilmente morì. Sembrava essere la fine per i ragazzi di Chul Moo. Aveva un unico figlio, che risiedeva in India, e del lavoro del padre non voleva proprio saperne. Aveva tagliato i ponti con lui molto tempo prima e decise che avrebbe venduto tutte le proprietà del padre. Non seppe quanto pianse Jorinde alla morte di Chul Moo però così tanto che nei suoi grandi occhi verde acqua sembrava fosse passato un fiume in piena.

Stava cercando di trattenere le ennesime lacrime quando Yoora entrò di corsa nella loro camera.

    - Jorinde!- esclamò chiudendosi la porta alle spalle.

La rossa si voltò lentamente. Sembrava in fibrillazione per qualcosa.

    - Non indovinerai mai che cosa sto per dirti!- disse precipitandosi al suo fianco.

    - Girano delle strani voci in paese. Pare che Kim Jonghyun voglia comprarsi il palazzo.- sussurrò poi con un filo di voce.

Jorinde sgranò gli occhi e la guardò allibita, incapace di proferire qualsiasi suono.


Kim Jonghyun?


Tutti sapevano che Kim Jonghyun era un tipo che preferiva starsene sulle sue, senza esporsi troppo, senza interessarsi troppo a ciò che accadeva nel paese. Aveva ben altro a cui pensare, altro a cui badare.

La sua casa risiedeva sul punto più alto della montagna, un grandissimo palazzo, il cui interno i cittadini amavano immaginare.

Kim Jonghyun era anche un tipo particolare, avvolto da un alone di mistero. Spesso metteva i brividi a causa dei suoi modi di fare.


Non l'aveva mai visto da vicino. Solo da lontano, dalla finestra della sua camera.


    - Perchè mai dovrebbe comprarsi questo palazzo?! Ne ha uno grande uguale! - replicò Jorinde - Di certo non vorrà aiutare noi, ci sbatterà ugualmente fuori. - .

    - Lo pensano tutti qui. - mormorò Yoora con tristezza.

Le due amiche scesero di sotto tenendosi per mano, c'era molta confusione. I funerali per il signor Jung si erano svolti il giorno prima e molti ragazzi erano già pronti per farsi le valigie e andare via. A tutti era giunta la voce che Kim Jonghyun voleva comprarsi il palazzo dal figlio del signor Jung e alcuni dicevano che in realtà la trattativa era già conclusa. Nessuno nutriva la speranza che Jonghyun volesse tenerli lì proprio come il signor Jung, anzi pensavano che li avrebbe sbattuti fuori a calci. Tuttavia Park Minhyuk, bravissimo scultore, aveva convinto i ragazzi a restare almeno per la notte o almeno finchè non ci fossero state notizie più sicure sull'atto di vendita.

Jorinde era andata via, voleva prendere un po' d'aria, lontana da tutti e tutto. Camminava da sola per le strade, avvolta in una giacchetta crema, con le mani nelle tasche. La testa le pulsava terribilmente, erano successe troppe cose in quei giorni e nessuna che fosse positiva. Prima la morte di Chul Moo, ora quel Kim Jonghyun che sicuramente avrebbe portato solo guai. Come se non bastasse, una volta aveva sentito dire da delle ragazze che tutte le donne che erano entrate a casa sua, non avevano più fatto ritorno. Nessuno in paese le aveva più viste. Un brivido le percorse la schiena.

    - Potresti prenderti un raffreddore se vai in giro solo con questa giacchetta. L'aria si è raffreddata.- disse improvvisamente una voce.

Jorinde stava per girarsi seccata e dire a quell'idiota di lasciarla in pace ma qualsiasi tentativo di pronunciare anche solo una sillaba le morì in gola quando vide chi aveva davanti.

Era un ragazzo che, a occhio e croce, poteva avere una ventina d'anni. Non sembrava particolarmente alto, aveva la pelle leggermente bronzea e i suoi capelli erano bianchi, di un particolarissimo bianco argentato. Le mani in tasca e lo sguardo fisso su di lei. Indossava dei semplici jeans chiari e una camicia bianca, casual, con il colletto nero e abbottonata quasi fino al collo, solo il primo bottone era fuori dall'asola. Su entrambi i lobi delle orecchie aveva numerosi orecchini che ad un primo sguardo, Jorinde non seppe dire quanti fossero.

Come per magia o per sfiga, Kim Jonghyun era ora davanti a lei.


    - Non è leggera la mia giacca e poi non fa per niente freddo.- mormorò sentendosi incredibilmente stupida a rispondergli in quel modo – Poi, scusami, so badare a me stessa e non credo di averti mai visto prima.- aggiunse stizzita e fece per andare via.

    - Penso, invece, che tu sappia benissimo chi sono ed è proprio per questo che stai cercando di svignartela. - la sua voce la bloccò.

La rossa si morse un labbro innervosita e poi si voltò di nuovo nella sua direzione.


Quel ragazzo era di una bellezza imbarazzante.


Si diede ancora della stupida per aver pensato una cosa del genere per uno che di lì a poco, avrebbe sbattuto lei e i suoi amici fuori da casa di Chul Moo.


    - Non ti conosco affatto. Dovrei? - ribattè impassibile.

    - Non lo so se dovresti ma io conosco te.- replicò il giovane avvicinandosi di qualche passo.

    - Tu sei una dei ragazzi di Jung Chul Moo, dico bene? - sussurrò con un sorriso che alla ragazza parve più un ghigno – Sai, in paese ti chiamano l' “orchidea scarlatta” ma io trovo che chiamarti Jorinde sia molto meglio. Sarebbe un peccato non pronunciare un nome cosi bello.- pronunciò le ultime parole con un tono lascivo.

La rossa si pietrificò sul posto. Come faceva a sapere il suo vero nome?


Adesso il ragazzo la scrutava, l'ombra di un sorriso sornione sulle labbra, sembrava quasi leggerle nella mente.

    - Che cosa vuoi da me? - sussurrò con un filo di voce assottigliando i grandi occhi chiari.

Jonghyun non si avvicinava mai a nessuno e non dava a parlare mai a nessuno.

    - Sei una ragazza intelligente.- disse sfilando le mani dalle tasche.

    - Ho qualcosa da proporti e non credo che rifiuterai alla leggera. - .


Jorinde sentiva puzza di guai.


-Tuttavia, questo non è il luogo più adatto per parlare di “affari”.- disse mimando le virgolette con le mani.

    - Vieni, spostiamoci più in là, dove occhi indesiderati non possono vedere e orecchie indiscrete non possono udire. - .

Le diede le spalle e scese le scalette di pietra alla loro destra. Jorinde lo seguì anche se non avrebbe dovuto, quel tizio era probabilmente pericoloso ma sentiva che quello che voleva proporle doveva essere interessante.

Si sedettero su di un muretto, situato proprio sotto il ponte di pietra su cui stavano parlando poco fa. Nessuno li avrebbe visti lì. Un brivido percorse la schiena della ragazza per la seconda volta. Si voltò verso il suo interlocutore e ne studiò il profilo perfetto: il naso dritto, le labbra carnose, gli occhi scuri erano come pietre di ambra incastonate all'interno di mandorle sgusciate, sembravano brillare di luce propria.

Improvvisamente Jonghyun si voltò verso di lei.

    - Allora Jorinde, vediamo di inquadrare subito la situazione. Tu e i tuoi compagni state praticamente per perdere tutto dopo la morte di Chul Moo: non avrete più un lavoro o un posto dove stare. Per molti sarebbe la fine. Insomma, tu puoi sempre tornare a casa tua ma gli altri? Non saprebbero cosa fare.- disse Jonghyun.

La ragazza non capiva dove voleva arrivare.

    - Si dà il caso che io abbia appena comprato il palazzo in cui vivete e sai, non saprei esattamente cosa farmene, insomma, non posso utilizzarlo di certo come soffitta. - .

Parlava molto lentamente e Jorinde cominciava a innervosirsi.

    - A me non darebbe alcun fastidio se i tuoi amichetti restassero a vivere lì,anzi, potrei lasciare stare tutto com'è. Lascerò che lavorino come quando c'era Chul Moo, saranno ben pagati da me come quando lo erano da lui. Posso farlo, non ho problemi.- disse il ragazzo alzandosi in piedi.

Jorinde non poteva credere alle sue orecchie. I suoi occhi si illuminarono.

    - Tuttavia, c'è un ma.- aggiunse lapidario.

    - C'è qualcosa che voglio o meglio qualcuno. Voglio te, in cambio.- .

Le sue parole arrivarono come uno schiaffo in faccia. Fredde come il vento che si era alzato.

    - Come...? - sussurrò la ragazza stordita.

    - Voglio che tu venga via con me.- ripetè quello impassibile.

    - Hai solo due opzioni: accetti la mia proposta e i tuoi compagni saranno salvi o rifiuta e io domani comunicherò a tutti che devono andare via.- pronunciò le ultime parole come se stesse leggendo la lista della spesa.

Jorinde aveva gli occhi puntati sulle sue scarpe bianche.

    - Questo...- sussurrò – questo è un ricatto! Come puoi essere così crudele da propormi una cosa simile?!- esclamò arrabbiata stringendo i pugni e sporgendosi in avanti.

    - Ricatto? Io ti ho fatto semplicemente una proposta. Non ti sto costringendo a fare nulla. Sei libera di accettare come di rifiutare.- ribattè Jonghyun con un sorriso.

    - Io...io non te lo permetterò. Non farai del male a nessuno! - ringhiò saltando giù dal muretto.

    - Cosa vuoi farmi? Uccidermi qui e poi nascondere il cadavere?! - la derise il ragazzo.

    - Non essere stupida, non puoi farmi proprio nulla. Ho il coltello dalla parte del manico. Ora sta a te.- disse poi avvicinandosi a lei.

Jorinde indietreggiò istintivamente.

    - Non mordo mica. - disse il biondo divertito.

    - Perchè me? Perchè vuoi me? - chiese esasperata.

    - Perchè le orchidee rosse sono così rare.- rispose lui sfiorandole i capelli con due dita.

    - Non toccarmi! - sbottò Jorinde scattando di lato.

    - Hai tempo fino a domani mattina per darmi una risposta. Ci ritroveremo qui.- sibilò il ragazzo.


Si diresse verso le scale e la lasciò lì sotto, sola.



**


Jorinde sapeva, fin da quando le labbra di Jonghyun avevano pronunciato quelle anguste parole, di non avere scelta. L'unica opzione plausibile era una sola.


Non avrebbe abbandonato i suoi amici. Non poteva e non voleva farlo.

Seppure a malincuore, aveva preso la sua decisione. Non sarebbe tornata indietro.


Dopo averci ragionato su, decise che non avrebbe aspettato la mattina seguente per dare la sua risposta a Jonghyun, sarebbe andata via quella notte stessa e avrebbe raggiunto quella maledetta casa da sola. Fece le valigie quando tutti erano a cena, così che Yoora non potesse vederla. Non le avrebbe mai permesso di svendersi in quel modo per loro. Dopo aver sistemato le sue ultime cose, nascose la valigia sotto il suo letto e scese di sotto ma la cena era già finita da un pezzo e ora tutti cercavano di rilassarsi senza pensare a quello che sarebbe accaduto. Yoora e altre due ragazze si erano sistemate su delle comode poltrone rosse e chiacchieravano fra di loro.


    - Jorinde! Sei scesa finalmente! - esclamò l'amica accorgendosi della sua presenza.

    - Non hai mangiato nulla. Hai fame? - chiese subito dopo.

    - No, non preoccuparti. Sto bene, non ho fame al momento. - rispose la rossa sedendosi con loro.

Era vero, aveva lo stomaco completamente chiuso da quel pomeriggio.


    - Comunque quello che vi ho detto è tutto vero. - disse poi Eunsoo, una delle ragazze sedute lì con loro, ritornando al discorso che stavano tenendo in assenza di Jorinde.

    - Piantala! Così mi spaventi.- esclamò Hye Min stringendosi nella maglia larga.

    - Di cosa stavate parlando? - chiese allora Jorinde incuriosita.

    - Di Kim Jonghyun e delle tizie che ha fatto sparire.- rispose Eunsoo prontamente.

Il sangue nelle vene di Jorinde si gelò.


Sembrava proprio che Jonghyun la stesse perseguitando.


    - Si dice che abbia dei complici, sai, per far sparire le povere malcapitate. - aggiunse sempre Eunsoo a bassa voce.


Anche la rossa aveva sentito di queste storie ma non aveva mai saputo se crederci o meno. Potevano essere benissimo le solite malelingue che gettavano veleno su chiunque ma ora che aveva visto Jonghyun così da vicino e ci aveva parlato, quelle storie non potevano essere poi impossibili.


    - Ha ragione Eunsoo! - disse Do Hee – dicono che nei pressi della sua casa, di notte, si aggirino spesso dei ragazzi e non hanno delle belle facce. - .


Tutti quei discorsi non facevano altro che stringerle la presa allo stomaco.


    - Smettila di tremare Hye Min, non verrà certo a prenderti questa notte dal letto e poi sono solo storie. - disse divertita Yoora – Andiamo a letto ora, è tardi! Non sappiamo cosa accadrà domani ma sarà meglio riposare. - aggiunse poi alzandosi dal divano.


Se avesse dovuto trasferirsi in quella casa da lì a poche ore, non le avrebbe reputate solo storie. Se lo avesse sentito parlare quel pomeriggio, anche Yoora avrebbe creduto a quei racconti probabilmente.


    - Buonanotte Jorinde. - sussurrò l'amica voltandosi di lato.

    - Buonanotte. - le mormorò di rimando.


Spense la luce e rimase a scrutare la figura della ragazza.

Forse quella era l'ultima volta che avrebbe visto Yoora.

Sentì le lacrime affacciarsi agli spigoli degli occhi, la pizzicavano ma lei le mandò via: non poteva permettersi di essere debole in quel momento.


Si accertò che Yoora si fosse addormentata profondamente e si alzò dal letto. Si vestì silenziosamente, pose una lettera sul comodino affianco al letto e una volta presa la valigia si diresse verso la porta.


Si voltò un'ultima volta e gettò un'occhiata all'amica.


Dormiva. I capelli scuri sparsi sul cuscino.


Non aveva più nulla da temere Yoora, né lei né gli altri. Avrebbero condotto una vita dignitosa. Sorrise debolmente e andò via.



**



Una volta fuori il palazzo, l'aria fresca della sera le schiaffeggiò il volto. Si allontanò di qualche passo e chiamò un taxi. Fare a piedi la salita per arrivare a casa di Kim Jonghyun sarebbe stato da pazzi, specialmente con una valigia.

Quando disse al tassista la sua meta, questi la guardò sconvolto. Nessuno doveva avergli chiesto una cosa del genere prima. Esitò prima di mettere in moto.


    - Vuole sbrigarsi o no? Guardi che la pago! - sbottò stizzita.


Dopo essersi passato una mano fra i radi capelli l'uomo mise in moto e finalmente partirono. Dopo circa un quarto d'ora arrivarono di fronte a un grande cancello.


    - Siamo arrivati. - bisbigliò il tassista.

    Scese dall'auto, scaricò la valigia della ragazza e dopo essersi preso i soldi, rientrò nella macchina e ripartì velocemente lanciando occhiate furtive al palazzo.


Ora Jorinde era completamente sola. Si voltò per fronteggiare il maniero che si intravedeva alla luce della luna. Era buio pesto quindi non si vedeva molto ma il palazzo sembrava avere molte finestre e grandi balconi. Sembrava infinito. Guardò poi il cancello che si ergeva minaccioso, era davvero altissimo. Per un attimo ebbe paura ma poi si fece coraggio e decise che avrebbe affrontato Jonghyun. Cercò un campanello o un citofono ma non c'era nulla di tutto questo. D'altronde, nessuno doveva mai fargli visita.


    - Al diavolo! - sussurrò Jorinde.

Gettò la valigia oltre il cancello e arrampicandosi su di esso lo scavalcò giungendo dall'altra parte. S'incamminò lungo il viale costeggiato da alberi, si fermò a qualche metro dalla porta e si appiattì contro un tronco. C' era una piccola luce accesa sotto il porticato e due persone, una vestita completamente di bianco l'altra di nero, che parlavano in modo fitto. Jorinde cercò di avvicinarsi e fare meno rumore possibile ma una foglia sotto i suoi piedi scricchiolò rumorosamente nel silenzio della notte. Maledì quella stupida foglia ma era troppo tardi. Si erano accorti di lei e una delle due figure se l'era svignata. Non era riuscita nemmeno a vederla in volto. Allora decise di uscire allo scoperto, non avrebbe avuto via di fuga lo stesso.

Si rimise nel viale centrale e si diresse verso la figura bianca che altri non era se non Jonghyun. Quando la vide rimase sorpreso. Jorinde gettò la valigia ai suoi piedi.


    - Questo che significa? - chiese il ragazzo guardando prima la valigia e poi lei.

    - Questa è la mia risposta. - replicò la rossa nascondendo il suo nervosismo.


Il ragazzo dai capelli bianchi sorrise beffardo.


    - Ne sei sicura? - chiese poi divertito.

Jorinde non rispose.


- Anche se non lo fossi più, sai che non ti lascerei più andare lo stesso, vero? - .






    * Angolo di Natsumi213 *


Ciao a tutti! ^^

Questa è la mia prima fanfiction riguardante gli SHINee. Questa storia si baserà sull'avventura che i nostri personaggi principali vivranno nel villaggio sudcoreano della “rosa blu”. Spero che la storia possa piacervi. Buona lettura! ^^



  
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