Eravamo una famiglia felice e invidiabile, andavamo tutti d’accordo e ci volevamo bene, nessuno poteva ne avrebbe mai avuto il coraggio di farci separare, ma a quel tempo ancora non conoscevamo la morte.
Fu proprio lei a dividerci, quando meno te lo aspetti, è pronta, arriva, e rovina ogni cosa.
Era incredibile come una forza invisibile potesse fare così male, quando una più debole e terrena sembri spaventare di più, ma alla fine genera meno dolore…
Il trauma fu un brutto colpo per tutti, mia madre si chiuse in casa e decise di non vedere mai più la luce del sole, mentre io uscivo solo per procurare da mangiare e da bere, altrimenti saremo scomparsi anche noi.
La verità è che la sua morte sconvolse di più me che mia madre, il mio era un trauma psicologico, fu così che la mia voce cessò di esistere, non parlai mai più ad anima viva, nemmeno con mia madre, l’unico modo che avevo di comunicare era attraverso la mente, da quel giorno fatale la mia testa divenne talmente colma di pensieri e di preoccupazioni che non riuscivo nemmeno a condividere.
Mi sentivo come se fossi stato colpito da una maledizione, come se qualche mago malvagio e senza cuore mi avesse strappato via le corde vocali lasciandomi solo e soltanto il silenzio in gola.
Quanto mi sarebbe piaciuto poter guarire con qualche antidoto magico, dovevo provare a convincere me stesso che tutto quello che era accaduto era solo l’inizio di tutto, di una lunga vita piena di ostacoli davanti al percorso.
Ma più ci pensavo e più mi allarmavo.
Chi può dirlo, se credi veramente ad un sogno, prima o poi si realizza, in un modo o nell’altro, e io ne avevo assolutamente bisogno.
Mi chiamo Alfredo, ho appena dodici anni e questa è la mia maledizione.
-Un doloroso flashback raccontato direttamente dal protagonista, spero vi abbia colpito.