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Autore: Elrien    22/07/2015    1 recensioni
in questa serie vorrei presentare alcuni dei principali (e miei preferiti) personaggi femminili della mitologia greca, analizzando i miti dal loro punto di vista. non si tratta però di una narrazione dei fatti, ma di una loro analisi attraverso il pensiero diretto delle protagoniste
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RACCONTO 2:

CLITENNESTRA

 

 

La spada insanguinata riflette la luce emanata dalle candele del palazzo. Sento il respiro affannato di mio figlio e vedo la rabbia disegnata sul suo volto mentre si allontana dal corpo ormai inerme di Egisto. Lo ha trafitto con una violenza animale, che non avrei mai attribuito a Oreste. Ma adesso è giunto anche il mio momento: Oreste si gira lentamente verso di me, nei suoi occhi non scorgo nemmeno l'antico affetto che è solito legare madre e figlio.

Non sono giunta fino a questo punto per mio desiderio. Fu una maledizione: Afrodite per punire nostro padre Tindareo, condannò me e Elena, mia sorella, all'adulterio. Il destino di entrambe si è verificato: Elena è fuggita a Troia con Paride ed io ho donato tutto il mio amore a Egisto, lo stesso uomo che adesso giace ai miei piedi esanime. Nessuno crederà alla mia innocenza, sono una donna, una tanto passionale quanto irrazionale donna. Eppure avevo le mie ragioni. In questi ultimi momenti di vita ricordo, le memorie riaffiorano nella mente, e trovo un solo verdetto per giudicare la mia condotta: innocente. Agamennone, l'uomo che ho ucciso provocando l'ira degli dei e di Oreste, prima di prendermi in sposa uccise mio marito e mio figlio, strappandomelo dalle braccia per scagliarlo contro una roccia. Intervenne mio padre per perdonarlo e fermare i miei fratelli Castore e Polideuce dal muovergli guerra e così dal nostro matrimonio nacquero quattro figli: Elettra, Crisotemi, Oreste e Ifigenia. Ifigenia fu la mia sola consolazione ma la stupidità di Agamennone me la portò via: il vento non gonfiava più le vele greche e il desiderio di Menelao di giungere a Troia era sempre più impellente. Artemide promise una brezza favorevole se Agamennone avesse rinunciato a qualcosa di prezioso. Così sacrificò Ifigenia sull'altare dedicato alla dea*. Una seconda volta mi ritrovai costretta a affrontare il dolore della perdita di un figlio. Una seconda volta nel mio cuore si rinnovò la scintilla d'odio nei confronti di quest'uomo.

Negli anni dell'assenza di Agamennone ritrovai con Egisto la pace che avevo da tempo perduto.

Ma la rabbia non mi abbandonò mai.

Così quando tornò dalla guerra, con una concubina e altri figli al suo seguito, decisi di non attendere oltre: uccidemmo Agamennone, riducemmo il suo corpo a pezzi e riservammo lo stesso trattamento per coloro che lo avevano seguito fin qui.

Mio figlio Oreste che era a Delfi ricevette un'oracolo che gli imponeva di vendicare il delitto e lui non si fece fermare dal ruolo che avevo rivestito nella sua vita.**

Questi ricordi mi donano la decisione e la forza di affrontare lo sguardo di mio figlio con occhi fermi e sicuri delle azioni passate.

I suoi passi si fanno sempre più veloci contro di me e il muscoli del braccio si tendono per sferrare un'ultimo colpo di spada. Avverto la lama che taglia la pelle del collo e in pochi istanti il buio mi avvolge.

Mentre il mio animo abbandona la carne esprimo un ultimo desiderio: che ci sia vendetta. Possa mio figlio essere perseguitato dalle dee vendicatrici. Possano le Erinni infestare le sue notti e i suoi giorni, lo spingano lontano dalla patria e dagli affetti e invadano i suoi sogni. Possa lui pentirsi delle sue azioni senza mai trovare ristoro dal dolore che annienta la sua anima.

Con questi pensieri di vendetta, abbandono il mondo degli uomini per dirigermi nella casa di Ade, pronta a ricongiungermi con i miei genitori.

 

 

 

 

*NdA: Secondo alcune versioni del mito, Artemide decise di non lasciare che Ifigenia morisse, portandola quindi all'insaputa generale, in Aulide (“Euripide: Ifigenia in Aulide”)

**NdA: Anche Oreste fu in seguito giudicato per il matricidio, ma il verdetto fu a suo favore perchè “non è la madre la generatrice di quello che è chiamato suo figlio, ma la nutrice del germe in lei seminato, il generatore è colui che ha seminato”.






NOTA: Rinnovo i miei ringraziamenti a chiunque abbia letto. In questo capitolo volevo evidenziare in particolare una grande differenza tra Elena e Clitennestra: sono due sorelle legate dalla stessa maledizione, quella dell'adulterio, ma la prima riveste un ruolo totalmente marginario a partire dall'inizio della guerra (come ho detto nel capitolo 1, è più un oggetto), mentre la seconda, se pur usata e discriminata, è fautrice in parte del proprio destino quando decide di uccidere Agamennonne. Nel prossimo episodio vorrei parlare di Persefone, oppure di Pandora, voi che ne pensate?
  
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