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Autore: Dinah_Carroll    23/07/2015    2 recensioni
Alice, ora adolescente, ha dimenticato il Paese delle Meraviglie. O meglio: le lo hanno fatto dimenticare.
Erroneamente creduta da tutti schizofrenica, ha subito per anni soprusi senza mai potersi opporre.
Al suo ritorno a Wonderland molte cose sono cambiate: il Paese non è più governato dalla Regina di Cuori e Alice dovrà ritrovare i suoi vecchi alleati per ristabilire l'ordine e risolvere il mistero che si nasconde dietro il suo passato.
Non sarà però così semplice: proprio come Alice, anche gli abitanti di Wonderland sono cambiati e toccherà alla ragazza capire di chi può fidarsi e contro chi combattere.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alice, Cappellaio Matto, Gatto del Cheshire, Regina di Cuori, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CHAPTER II

 

AND WHAT ALICE FOUND THERE
 

All'ennesima, assurda, affermazione della bambina l'uomo si lasciò cadere sulla poltrona accanto al camino spento... spento come la speranza di capire la figlia. Tutto ciò che riuscì a dire in risposta fu un solo, e disperato, “Alice, perché fai così?”.
Henry George Liddell era alla prese con uno dei soliti “capricci” della figlia minore, Alice.
Grecista e vice cancelliere all'Università di Oxford, era un uomo rispettabile e molto acculturato, fiero del suo lavoro. Nonostante avesse ormai compiuto mezzo secolo l'anno precedente non aveva di certo appreso la virtù della pazienza e probabilmente mai ci sarebbe riuscito.

Padre, ha solo otto anni, non siate così severo! Lasciatela fare.” Lorina prendeva spesso le difese della sorellina. Si divertiva ad ascoltare le filastrocche e le teorie fantasiose della bambina, che il padre scambiava puntualmente per capricci e ai quali cercava di imporre un limite, spesso troppo duramente.

Lory guarda che è vero! La Casa dello Specchio esiste!” disse Alice incrociando le braccia e arricciando il naso, visibilmente offesa.

Ah sì? Allora potresti spiegarci in che cosa consiste?”

A parlare fu Lorina Hannah Liddell. Era appena entrata nel salotto e si accomodò con calma sulla seconda poltrona, posta a pochi metri di distanza da quella dove sedeva il signor Liddell, affranto. Moglie di Henry e madre delle due bambine, non solo aveva lo stesso nome della figlia maggiore, ma come lei era dell'opinione che non ci fosse nulla di male nelle fantasie di Alice. Era solo una bambina ed era normale che immaginasse cose un po' fuori dall'ordinario. Perfettamente normale.

Dato che insistete tanto, vi spiegherò tutto!” detto questo la bambina indicò lo specchio alla destra dell'entrata cercando di apparire più seria possibile, tentativo che però si concretizzò in un goffo atteggiamento saccente.
Prima di tutto, c'è la stanza che si vede attraverso lo specchio: è identica al nostro salotto, ma le cose sono alla rovescia! Il quadro, le sedie e il tavolo sono come i nostri, ma al contrario!” disse indicando ogni oggetto nominato.
Da qui però non riesco a vedere il vaso di orchidee sul davanzale... vorrei tanto sapere se i fiori nella Casa dello Specchio sono dello stesso colore di quelli nel nostro salotto... E poi... guardate! La vedete la gamba che sporge dalla poltrona? Chissà se il papà seduto sulla poltrona nello specchio è come il nostro papà! Tu cosa credi Lory?”

Alice corse ridendo verso la sorella maggiore, che però fu interrotta dal padre prima di poter proferire parola: “Quella è la mia gamba e non c'è nessun papà o tavolo o che so io dall'altra parte dello specchio! Devi smetterla Alice! Devi smettere di pensare a cose così stupide! Cresci!”.
Il signor Liddell aveva urlato così forte da spaventare la piccola Alice che iniziò a piangere e toccò alla sorella consolarla, mentre la madre uscì dispiaciuta dalla stanza insieme al marito, sperando di riuscirlo a calmare in qualche modo e rimproverandolo per il suo comportamento.

Passarono ben 10 minuti prima che Lorina riuscisse a parlare senza che la sua voce fosse coperta dai singhiozzi della bambina. Quando fu certa che Alice si fosse calmata le sussurrò piano nell'orecchio: “Secondo me il padre della Casa nello Specchio è più simpatico e meno scorbutico del nostro!”
Come aveva previsto, la sua affermazione riuscì a far sorridere la sorellina e aggiunse: “Perché non finisci di spiegarmi la tua teoria mentre giochiamo in giardino?”

Si, si, si! Andiamo!” Alice prese per mano Lory e corse in giardino dove trascorsero ore e ore a divertirsi.
Sembravano aver dimenticato la sfuriata del padre, la quale appariva solo un lontano ricordo.


Alice era incredula. Era riuscita ad attraversare lo specchio.

Le persone non attraversano gli specchi.

Ma lei lo aveva fatto.
Se lo avesse detto al dottore l'avrebbe sicuramente sottoposta ad altri sei mesi di terapia.
Bene... e adesso? Che cosa avrebbe dovuto fare? Come sarebbe tornata a casa?

 

Perché mai dovresti tornare?

Quella vocina non la smetteva di ronzarle in testa come una zanzara fastidiosa, ma non aveva tutti i torti: non sarebbe stato sensato ripercorrere i propri passi sapendo cosa avrebbe dovuto affrontare se fosse tornata. Era scappata, ora era libera. Non le bastava questo? Che cosa poteva volere di più? Forse non si era veramente arresa riguardo all'essere capita. Sciocca testarda.
Decise di mettere da parte quei pensieri per porsi un'altra domanda, molto più importante: dov'era finita? O meglio: se n'era veramente andata? Cos'era realmente successo?
All'apparenza quella stanza sembrava identica alla sua camera: c'erano il letto con la corda ancora legata al baldacchino, lo scatolone, il comodino... c'era tutto. L'unica cosa che la distingueva dalla sua stanza era la disposizione dei mobili, opposta a quella originale.

Le scappò una piccola risata stanca.
- Beh è giusto- pensò tra sé e sé -Sono dentro uno specchio dopotutto... o almeno credo-
Si girò per vedere se lo specchio fosse ancora attaccato al muro, ma non trovò niente.
Qualcosa di diverso allora c'era. Non era solamente il riflesso della sua camera e non sarebbe riuscita a tornare indietro semplicemente riattraversando lo specchio.
Si diresse quindi verso il comodino per prendere la chiave e aprire la porta, ma sul comodino non c'era niente.
-Che sia un altro scherzo di questo mondo oltre lo specchio?-
Sospettosa s'incamminò verso la porta. Se mancavano sia lo specchio che la chiave, perché la porta non poteva essere aperta? E infatti lo era.

Anche il resto dell'arredamento della casa era disposto al contrario.
Una volta uscita dall'abitazione si guardò intorno. Non c'era alcun indizio che le facesse capire che cosa avrebbe dovuto fare.
O non fare.
Passeggiò nel giardino pensando al da farsi. Non c'era anima viva. Non che questo le dispiacesse, ma nemmeno restare bloccata per l'eternità da sola in quella casa era molto allettante.
Anche il boschetto che circondava la proprietà sembrava vuoto e non c'era un solo rumore che le potesse far credere il contrario. Non uno scoiattolo, un uccello o quant'altro. Era completamente sola.
Si distese allora sul prato con lo sguardo rivolto verso il cielo azzurro, limpido. Era da tempo che non si sentiva così rilassata, libera, e nonostante la situazione fosse piuttosto innaturale ne avrebbe approfittato, almeno per qualche minuto.
Tirava un leggero venticello che le smuoveva di poco il vestito.

L'aria... così pulita e fresca.

Sentiva che quell'aria le avrebbe potuto purificare i polmoni, scrostare il dolore e l'odio che si erano accumulati dopo tutti quegl'anni di torture.
Un'aria così pulita che respirare le faceva quasi male.
Rimase a lungo ripensando a tutto ciò che aveva passato e a cosa avrebbe dovuto fare ora.
Le nuvole passeggiavano lente nel cielo, ma mai la privavano della visione del sole.


 

TIC
    TAC


 

Per un secondo Alice credette che tutti i colori fossero spariti.
Il prato, i fiori, il cielo... per un momento erano diventati monocromatici, grigi.
Quel rumore... aveva forse spaventato i colori?

I colori non hanno paura.

    TIC
        TAC


I colori erano scomparsi di nuovo.
Tutto questo non aveva senso.

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Alice si alzò in piedi. Il ticchettio si faceva sempre più vicino.

TIC TAC TIC TAC TIC TAC

Era diventato così forte che la ragazza dovette tapparsi le orecchie.
Quando credette che la testa le sarebbe esplosa tra le mani, il rumore cessò di colpo.
Smise di coprirsi le orecchie e la sua attenzione si spostò ai suoi piedi.
Sull'erba giaceva un orologio da taschino d'oro.
Nonostante sembrasse in perfette condizioni, non emetteva alcun suono, con le lancette ferme a mezzogiorno.
Lo sollevò da terra e una serie di ingranaggi caddero sotto di lei.
Alice si piegò per recuperarli, ma non ne trovò nemmeno uno, come se fossero stati inghiottiti dal prato. Non fece in tempo a capire cosa fosse successo che l'orologio riprese a ticchettare.
La ragazza guardò il quadrante, ma come gli ingranaggi erano spariti anche i numeri non c'erano più e in compenso era comparsa una scritta: “Sei in ritardo.”.
Si guardò intorno.
Qualcuno c'era di sicuro.
Qualcuno la stava aspettando.
E alla fine lo vide.
Le sfrecciò davanti. Correva come un matto verso il boschetto.
Indossava un panciotto, ma non era umano.
Gli occhi rosa, le orecchie lunghe.
Quello era un coniglio, un coniglio dal manto bianco.


 

ANGOLO AUTRICE


Buongiorno cari lettori, anonimi e non.
Innanzitutto, scusate il ritardo: mi ero prefissata di aggiornare ogni mese, ma gli impegni mi hanno sopraffatta (e nemmeno l'editor html è stato più clemente). Alla fine però questo capitolo è venuto fuori e questo è quello che conta
più o meno. D'ora in poi sarò sicuramente più puntuale! Scusate ancora.

Beh, che dire... la storia è ufficialmente partita e da qui iniziano le "nuove" avventure della nostra cara, vecchia, Alice.
Spero continuerete a seguirla/recensirla, dandomi anche qualche consiglio o chiedendomi chiarimenti senza farvi troppi problemi :'')

Ringrazio nuovamente tutti i lettori/recensori e per quelli che attendono le tematiche da rating arancione... pazientate ancora un pochino ~
A presto!

Dinah

 

  
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