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Autore: Marina Bastiani    24/07/2015    2 recensioni
State attenti alle belle ragazze, possono diventare delle bestie.
“Mi hai spaventata, perché mi hai seguito?” chiese affannato il ragazzo.
“Per stare con te, amore mio. Io voglio stare tutto il tempo con te. Per sempre.” rispose con tono melodioso ma allo stesso tempo con retrogusto amaro.
Consiglio di ascoltare "The Garden" dei Guns n' Roses per donare un'atmosfera più 'viva' alla storia.
Genere: Dark, Erotico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come ogni giorno, con un borsone nero in spalla, Fred si stava recando all’Accademia di Ballo per i soliti allenamenti.
Corpo longilineo e muscoloso messo in risalto dall’attillatissima maglietta nera, boccoli rosso fiamma e occhi blu mare, in un misto tra acqua e fuoco.
Oltre ad essere un bellissimo ragazzo era anche un ballerino provetto, il più bravo del suo gruppo, acclamato sul palcoscenico da tutte le dame e ambito nella vita reale da tutte le ragazze e ragazzine che svenivano al suo sguardo.
 
Aprì la porta di vernice blu con un lungo cigolio, segno che doveva essere arrugginita da anni, ed entrò nella sala; l’attraversò e si diresse agli spogliatoi.
Si tolse le scarpe, la maglietta e i jeans rimanendo quasi completamente nudo, si mosse verso lo specchio compiacendosi. Adorava rimanere solo nella stanza per poter usare gli specchi a suo piacimento e per questo arrivava sempre in anticipo. Chissà che un giorno non si sarebbe accontentato di una guardatina allo specchio ma fosse andato oltre, spingendosi un po’ più in giù e un po’ più in fondo
Passarono 5 minuti e intanto il ragazzo si stava cambiando quando la porta si aprì e un’avvenente ragazza bionda dalle curve sexy, risaltate da un top verde fosforescente che si ostentava di coprire quell’enorme petto,  sbucò nella stanza.
“Fred!” esultò allegramente baciandolo sulla guancia “Come stai? È da tanto che non ci si vede!”.
“A dire il vero ci siamo visti ieri.” ribadì indifferente.
“Fa lo stesso.” rispose con un gesto superficiale della mano.
Subito dopo entrò un’altra ragazza, dai capelli ramati contrastanti con la pelle bianca, occhi marroni come i rami di un bosco in inverno dove era facile perdersi.
Anche lei salutò il giovane con molto entusiasmo seguita immediatamente da una mora, con occhi così verdi ed impenetrabili che in confronto uscire dalla foresta amazzonica è uno scherzo.
Tutte e tre erano attratte da Fred; e lui lo sapeva.
Fin dall’adolescenza era sempre stato popolare e aveva gruppi di ragazze che gli giravano intorno e di questo ne andava molto fiero, come se fosse essenziale per la sua esistenza essere al centro dell’attenzione.
 
“Che fai, vieni da me stasera?”-“Andiamo a mangiare da qualche parte insieme?”-“Che ne dici se ti accompagno?” chiesero in tono gradevole le ragazze a fine lezione.
Divennero piuttosto assillanti dopo i vari rifiuti del giovane uomo che, nonostante la loro bellezza, incominciava a essere stufo, ma soprattutto era spossato dal duro allenamento e l’unica cosa che desiderava adesso era un lattina di birra mentre guardava un programma spazzatura sdraiato sul divano.
 
Casa sua distava solo 500 metri dall’Accademia quindi ogni sera tornava a piedi per i bui viali della periferia.
Fred camminava tranquillo sotto la luce della notte.
“Ehi Freddy!” una voce mielosa chiamò nella notte.
Si girò di scatto senza vedere nessuno, ma qualcuno alle spalle lo cinse.
“Freddy!” disse la bionda esaltata dandogli un bacio sulla guancia sinistra.
“Mi hai spaventato, perché mi hai seguito?” chiese affannato il ragazzo.
“Per stare con te, amore mio. Io voglio stare tutto il tempo con te. Per sempre.” rispose con tono melodioso ma allo stesso tempo con un retrogusto amaro. In fondo alla frase la voce si era fatta più cupa. Fred cominciava a preoccuparsi.
"Amore…” disse tremando “ora devo proprio andare a casa, è tardi. Ci vediamo domani, d’accordo?” arretrò lentamente poi si girò e corse via, il più veloce e lontano possibile.
“No! Tu sei mio!” gridò la ragazza con voce gracchiante e urlò come il vento in tempesta, come un lupo alla luna. Da quella tenera bocca si aprì uno squarcio da cui uscivano grida agghiaccianti.
Si strappava a ciocche i capelli con unghie lunghe e deformi che le graffiavano il capo e il viso.
Gli occhi erano iniettati di sangue vivo e i denti erano aguzzi, pronti a mordere la preda.
Il turgido seno ora era molle.
La bellezza svanita.
 
Arrivò a casa sua, una villetta molto carina situata in una zona residenziale.
Le luci erano accese.
Peggio di così non può andare, pensò.
Quando il portone si aprì, la ragazza coi capelli rossi era già lì che lo aspettava coperta solo da una lingerie nera molto raffinata fatta di pizzo e merletti che la rendeva ancora più formosa di quel che appariva.
“Tu non potevi venire da me, allora io sono venuta da te.” sussurrò passandosi la lingua tra le labbra.
Il ragazzo era stupito ed eccitato allo stesso tempo, aveva mille domande da porle ma non ebbe il tempo di farlo che se la ritrovo addosso, le sue mani che tastavano i fianchi sodi e quelle della donna che toccavano ogni parte del suo corpo dando strette qui e là, uniti in un bacio sfrenato e passionale.
Lo buttò sul divano e passarono ai fatti.
I vestiti abbandonati in ogni angolo della casa, il sudore appiccicoso sui corpi striscianti, i respiri ansimanti di due bestie che stessero lottando; perché così era: la ragazza si trasformò.
Il suo bellissimo corpo lasciò spazio ad un essere deforme che sorprese Fred quando aprì gli occhi, poco prima che raggiungesse il culmine, ritrovandosi davanti un mostro con una lunga lingua orribile che lo leccava in ogni dove come se lo stesse assaporando.
Denti aguzzi e artigli presero a graffiarlo sulla schiena, uscivano gemiti di dolore dalla bocca dell’uomo.
Più tentava di liberarsi con calci e pugni più la morsa si stringeva e allora, in ultimo gesto disperato, le morse il seno, affondando i denti in una pelle flaccida e decadente di un colorito malsano, tanto da far uscire uno zampillo di sangue grumoso da quella carne putrida e un grido abominevole dalle labbra screpolate della creatura.
 
Completamente nudo, preso dal panico, salì al piano di sopra dove qualcuno (forse lui, non ricordava, ma ormai non poteva dare più niente per scontato) aveva lasciato la finestra di camera sua aperta.
Un ramo troppo lungo si abbatteva sul davanzale e, spinto da un istinto di sopravvivenza, si lanciò nel vuoto aggrappandosi ad esso.
“Ehi, che ci fai lì?” chiese una voce quasi infantile.
Fred abbassò lo sguardo e vide la ragazza mora che lo fissava con quegli occhioni verdi, così rassicuranti.
Aveva un aspetto così timido e innocente, avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia che adesso gli sembravano un buon rifugio dal male che finora l’aveva inseguito come un tornado dai cui è impossibile scappare.
Un sibilo lo distrasse dal suo pensiero e lo scosse, facendolo tornare alla lucida realtà.
Si girò verso la finestra e vide il mostro rosso che lo guardavano con occhi di passione animale, la lunga lingua che penzolava sui seni nauseanti.
Il vento freddo batteva senza pietà sul suo corpo irrigidendo ogni muscolo del suo corpo, anche il più floscio.
Seguì al rumore del vento un altro sibilo e vide la ragazza sotto di lui trasformata anche lei in qualcosa di terrificante e indescrivibile.
Una goccia viscida gli cadde sul viso e spostò lo sguardo sopra di lui. La bionda sedeva in una posizione felina sul ramo sovrastante a quello dove lui stava penzolando in balia delle folate gelide.
Era circondato, non sapeva per quanto tempo ancora sarebbe rimasto appeso come una scimmia a quell’esile sporgenza dell’albero ma era ben cosciente che non aveva più nessuna via di scampo.
Si arrese e, un po’ per istinto e un po’ per paura, si gettò.

Un suono rotto spaccò in due il rumore della notte ventosa. Un urlo di dolore sovrastò la luna, svegliandola.
Nonostante ciò, in preda ad un folle sentimento di sopravvivenza, cercò di strisciare via da quell’incubo,  trascinando la gamba sinistra spezzata.
Le bestie non ebbero il bisogno di correre e con un balzo furono sulla schiena del ragazzo, squarciandogliela e facendo a brandelli pelle e muscoli, ogni osso della colonna vertebrale era spezzato.
Lo volevano tutto, ognuna prendeva un pezzo per sé. Litigavano sopra il suo corpo staccandogli ciocche di capelli dalla testa ripetendo “Sei mio! Sei mio!”.
 
In mezzo a quella pazzia di amore malato, di voglia sfrenata e di passione incontrollata lo uccisero senza lasciare nemmeno una goccia di sangue, poiché ogni membra di quell’uomo apparteneva a loro.

 
 
   
 
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