Vado un po' di fretta, quindi nulla da dirvi. Sorprise! Dal prossimo capitolo, il pov di Bella, e la storia in sè. Kiss
Il prossimo capitolo sarà: Your Arrive, my awake
Toru85:
Grazie
tesoro! Ma credo che dovrai aspettare parecchio prima che Bella possa parlare
con i Cullen!
cullengirl: ai tuoi ordini, sorella! ^^
daene:
Eccoti
servita! Si, Bella è diventata qualcosa, ma prima di sapere che cosa... ihihhih
PetaloDiCiliegio:
Grazie!
Goten:Tu emozionata? E
allora io, per i tuoi commy?! O/////O Prego per il doppio mio aggiornamento, ma
non ti abituare!^^
Rosalie_Hale_Cullen:
Certo,
eccoti accontentata
Finleyna
4 Ever: Prezzemolina! Ciao, un besito! Non ho visto – o nn mi ricordo –
il tuo commy su Solo Grazie a Te, ma apprezzo che segui tutte le mie storie?
Grazie per i compli, e spero che sopporterai ancora la tua piccola sadica.
Aspetta e saprai tutto.
cullengirl:
Beh....
non esattamente vampiro, ma neanche umano puro.... cioè, umana si, ma....
BluRose89: Lo so, sono malvagia. Ma leggi e capirai
Ele_Cullen:
Accontantata,
my sweet friend
The Meeting
“Bella...” mormorai
Ma sapevo che non poteva
sentirmi, o sentire qualsiasi altra cosa.
La mia piccola Bella era imprigionata in un
enorme cristallo azzurro, dalle sfumature violette e blu, pieno di quello che sembrava un liquido simile
all’acqua. I vestiti e i capelli sembravano svolazzare, mossi dal liquido che
la circondava, rendendo quella piccola cratura fragile una visione magica, ma
al contempo stranamente inquietante.
Teneva gli occhi chiusi, il petto
che si alzava e si abbassava con lentezza esasperante.
Sembravano i suoi ultimi respiri.
Nella radura non si muoveva
nulla.
Tutto taceva. Ogni singola esistenza sembrava concentrarsi su quella
figura esile intrappolata nel cristallo, in attesa del suo risveglio, o peggio, della sua...
“Bella...” ripetei, mentre un
dolore sordo mi squarciava il petto.
No... tutto ma questo no. Non la mia Bella. Non per colpa mia....
Perchè, mi chiesi, angosciato, perchè non riesco mai a proteggerti? Perchè ti ho lasciata sola?
“Oh, no...” singhiozzò Alice,
nascondendo il viso nelle spalle di Jasper, che la strinse senza togliere gli
occhi di dosso a Bella. Il suoi pensieri erano intrisi di dolore.
Esme si era portata le mani alla
bocca, incapace di distogliere lo sguardo dalla scena.
“Non può essere” sussurrò
Carlisle
“Che le è successo?” chiese
Emmett
Rosalie la fissava con uno
sguardo neutro, ma i suoi pensieri c’erano dolore e rimpianto.
“Bella” la chiamai a voce alta,
avanzando verso di lei “Bella, riesci a sentirmi?”
“Attento, Edward” mi avvertì Carlisle con voce incrinata.
Non vi badai. Continuai ad
avanzare verso di lei, verso quella ragazza che sembrava...
No, non poteva essere vero. Bella
non poteva essere morta.
Non poteva.
Se lei era morta… se l’angelo più
puro del Paradiso era morto, come poteva la vita continuare a scorrere così
tranquillamente su questo arido pianeta? Come potevano gli altri esseri
viventi continuare a trascorreree normalmente le loro esistenze, invece di
piangere la morte di quell’angelo così bello, così buono e caro, che tutto
aveva dato per i suoi amati? Perché se n’era andata?
Perché non l’avevo protetta?
Perché io ancora vivevo, se la mia unica ragione di vita si era spenta
per causa mia?
“Bella, amore mio, riesci a
sentirmi?” mormorai, ormai a dieci passi dalla sua figura intrappolata nel
cristallo.
Non si mosse.
Il dolore nel mio petto crebbe
ancora, soffocandomi.
Tesi una mano verso di lei....
“EDWARD!”
Feci un balzo indietro, appena in
tempo per evitare una lancia dalla punta di cristallo che, altrimenti, si
sarebbe conficcata nel mio braccio teso, rimanendoci o, peggio ancora,
staccandomelo.
Atterrai al centro della radura,
mettendomi in posizione d’attacco con un ringhio, mentre la mia famiglia mi
affiancava, pronta allo scontro.
Velocissimo, quasi invisibile,
qualcuno recuperò la lancia dall’albero in cui si era conficcata e si posizionò
di fronte al cristallo, pronto alla lotta.
Era un vampiro.
Alto, dalla pelle bianca come la
neve, il corpo atletico e scattante coperto da lunghi jeans blu scuri e da una
camicia nera; aveva i capelli di un biondo chiaro, pallido, molto lunghi,
legati in uno stretto codino. Il viso dai nobili lineamenti era dominato da un
paio di occhi dorati, che ora spendevano di determinazione e concentrazione.
Non ringhiava, ma si capiva che
era pronto a battersi fino alla morte. Ma perché?
Provai a sondargli la mente, ma
era protetta da una barriera d’acciaio, inattaccabile.
“Chi sei?” ringhiai, furioso
Non rispose, limitandosi a
studiarci.
In un lampo, al suo fianco
comparvero i suoi tre compagni.
Uno dei due maschi gli somigliava
molto, sia per la corporatura, sia per i capelli biondo chiaro, quasi bianco,
che al contrario di lui portava corti, con una leggera frangetta a coprirgli la
fronte. Indossava una camicia bianca e dei pantaloni marroni.
L’altro, dalla corporatura più
robusta e grande dei due, sarebbe stato un duro avversario persino per
Emmett.
Aveva corti capelli neri, leggermente mossi, e indossava una maglietta
a
maniche corte, nera, e pantaloni bianchi. La sua aria era saggia,
pacata, sembrava un antico re delle fiabe, se non fosse stato per
l'aria troppo giovane, poco al di sotto della trentina. Ma era pronto a
combattere, fino alla fine.
L’ultima, una donna molto
avvenente, dalle curve morbide e sensuali, aveva lunghi capelli neri
legati in
una treccia lunga quanto la sua schiena; indossava un corto top giallo
acceso e
una minigonna di jeans, con sotto delle pantacalze neri. Era di una
bellezza unica, in grado di rivaleggiare con quella di Rosalie.
I quattro vampiri assunsero la
posizione di difesa, mostrando i denti, senza però ringhiare.
I loro sguardi dorati erano
infiammati dagli stessi sentimenti del primo, e, come lui, avevano
insormontabili barriere mentali a proteggere le loro menti.
“Chi siete?” ringhiai ancora,
stavolta più forte
“Andate via” ci intimò
impassibile il secondo venuto, dai biondi capelli corti, con una voce morbida
“Non avete il diritto di stare qui”
“No, voi non avete nessun
diritto!” replicò Alice, ringhiando più forte
“Ragazza, non cerchiamo lo
scontro” continuò il suo compagno moro “Andatevene e non voltatevi, se volete
salva la vita”
“Non ce ne andremo” sibilai
“E sia”
I quattro si scagliarono contro
di noi in un baleno, costringendoci a separarci.
Erano forti, e grandi
combattenti.
Alice e Jasper si ritrovarono ad
affrontare uno dei vampiri biondi, quello dai capelli lunghi, che parava e
attaccava senza nessuna difficoltà anche i colpi più temibili di Jasper,
evitando contemporaneamente gli affondi di Alice; Carlisle ed Esme, invece,
combattevano con quello che aveva parlato, senza riuscire a toccarlo. Emmett e
Rosalie si battevano con tutte le loro energie contro quello con i capelli
neri, che li teneva a bada senza nessuna fatica.
E io mi ritrovai a danzare con la
bella vampira mora.
Era veloce e aggraziata, e
soprattutto agguerrita. Si muoveva senza attaccarmi con troppa ferocia, si
vedeva che non voleva farmi male, ma si limitava a spingermi lontano da Bella,
verso il bosco.
No! Bella!, pensai, Non ti
lascerò in mano a loro!
Con un ringhio, la spinsi verso
il centro della radura, allontanandomi dagli alberi.
I suoi compagni si volsero un
secondo per vedere cosa le fosse successo, poi tornarono alle loro battaglie, per nulla preoccupati per loro.
La donna si eresse al centro
della radura con orgoglio, con una maestà tale da farla sembrare una
principessa guerriera. Mi scrutava con i suoi occhi color ambra, cercando di
leggere nel mio animo, chissà in cerca di cosa.
Con un urlo mi scagliai su di lei
e ricominciai ad attaccare, ma ogni mio colpo veniva schivato con grazia dalla
mia avversaria, che non aveva smesso di fissarmi intensamente.
“Rinuncia, ragazzino” mi disse
quando fu nuovamente vicina a me. La sua voce era dolce, armonica e ipnotica
“Non ti lascerò vincere. Non hai motivo di rischiare la vita”
“Oh, invece sì che ce l’ho!”
ringhiai, facendo un piccolo balzo indietro “Non lascerò Bella nelle vostre
sudice mani!”
La donna sgranò gli occhi, le
labbra carnose che si aprirono formando una graziosa O muta.
Contemporaneamente, anche i suoi compagni si fermarono e ci fissarono
strabiliati, poi si avvicinarono con un balzo alla donna.
La mia famiglia si riunì ai miei
lati, scrutando i quattro guerrieri all’erta.
Loro, invece, ci osservavano con
rinnovata curiosità.
Il moro si voltò verso la donna,
mormorando qualcosa a voce talmente bassa che non lo sentimmo.
“Non saprei” rispose lei,
accarezzandosi il mento “Certo, sarebbe strano… così numeroso non l’ho mai
visto, e mi chiedo cosa possono….”
“Beh, non vedo cosa ci sia di
così impossibile” sospirò il biondo con i capelli corti “lo dice anche lei che
con la fortuna che ha, è già tanto se è arrivata ai diciotto anni…”
“Si, ma intestardirsi su una sola
preda” replicò la donna “Non vedo come possa…”
Sgranò gli occhi, allibita,
fissandoci, e soprattutto fissando me.
Con un balzo mi fu accanto, e
iniziò a girarmi intorno, ma prima che la mia famiglia o io potessimo fare
qualsiasi cosa era tornata dai propri compagni, sorridendo raggiante.
“Non ci posso credere!” esclamò
meravigliata, mentre lo sguardo le si accendeva di ilarità “Ma certo, come ho
fatto a non….”
“Roxy, se ti calmi e ci spieghi
cosa hai capito fai un favore a tutti noi” sbuffò quello con i capelli lunghi
“Ma dai, Tullio, non hai ancora
capito?” rise lei, allegra “Sono i Cullen!”
“Cosa?!” esclamarono loro,
sorpresi, fissandoci con gli occhi fuori dalle orbite
“Ma sicuro, guardate! Proprio
come ce li ha descritti Bells!” continuò quella, entusiasta. Con un balzo ci fu
di nuovo accanto.
“Guardate! Questo qui” e indicò
Carlisle “Dev’essere per forza Doc, senza alcun dubbio! E lei…” indicò Rosalie,
che aveva una faccia metà tra l’imbarazzato e lo stupefatto “Lei è Rose, certo!
È proprio come l’ha descritta! E lui dev’essere Jazz! E… e Emmy…. E tu devi per
forza essere Esme, non ci sono dubbi!! E…”
Osservò me e Alice, che la
fissavamo sempre più stupefatti. Esplose in gridolini entusiasti.
“AAAAAAHHHH!! Non posso credere
di aver visto la piccola Alice Cullen!” gridò, abbracciandola forte, per poi
tornare a fissarmi radiosa.
Mi sorrise e poi si voltò verso
Bella.
“Ehi, Bells, hai visto? Il nostro
Eddy è tornato!” esultò, correndo verso Bella
“Eddy?” ripetei io, insieme ai
suoi compagni, visibilmente imbarazzati
Lei non ci badò e abbracciò la
pietra che conteneva Bella.
“Visto? Te lo dicevo che sarebbe
tornato! Sapevo che Edward era un bietolone, totalmente dipendente dalla tua
presenza!” continuò lei senza il benché minimo imbarazzo “E avevi ragione a
dire che Alice lo avrebbe costretto a tornare! Vedrai che ora andrà......”
“Ehi, pazza scatenata” la
richiamò il biondo con i capelli corti “Perché invece di esaltarti tanto non
provi almeno a spiegare la situazione?”
“Miguellino, Miguelluccio,
Miguellinino adorato, sempre così attaccato al presente!” lo rimproverò quella
strana tipa, spazientita “Non c’è bisogno che mi dica cosa devo fare, io sono
un po’ più grande di te, ricordatelo...”
“Un modo garbato per ricordare a
tutti noi che sei una vecchia bacucca” chiarì il biodo col codino, Tullio,
incrociando le braccia.
Un secondo dopo, un albero a
cinquanta metri di distanza di spezzò in due con uno schianto: la vampira, a quanto
sembrava, aveva scaraventato il suo compagno nella foresta con un cazzotto
nello stomaco.
“Bel gancio” commentò l’altro
biondo, Miguel
“Sei un maleducato!” gli urlò
furiosa, piegando il busto in avanti e reggendosi sulle punte, il
braccio sinistro piegato sul petto “Maleducato, inutile e debole!
Non so perché sei ancora con noi,
cafone!”
“Perché Bella mi vuole bene e ti
impedisce di uccidermi” rispose lui con un sorriso sforzato, tornano nella
radura tenendo una mano sul suo stomaco.
“Beh, ma in questo momento Bella
non è proprio presente...” sussurrò lei, mentre una luce pericolosa le guizzava
negli occhi “Sai, se non vedrà, non soffrirà”
“Ehm, Roxy, ti ricordi che siamo
amici?” balbettò lui, indietreggiando "Ci conosciamo da tanti anni..."
“Vieni qui, biondo...” lo invitò
lei facendo un passo avanti
“Va bene, ora basta” disse il
moro posando una mano sulla spalla della donna; il suo tono era deciso, ma
sembrava divertito. “Vi potrete scontrare dopo. Ora abbiamo cose più importanti
da fare” Tornò a fissarci con un sorriso cordiale. “Potremmo anche iniziare a
spiegargli le cose per bene” propose con un sorriso “Guardali: hanno la stessa
faccia di Bella la prima volta che ci ha visto”
“Ti sbagli” lo interruppe il
biondo con i capelli corti “Loro stanno meglio”
Ci diede le spalle e si avviò a
passi lenti e misurati verso Bella, imprigionata nella roccia, tirando fuori
dalle tasche un minicomputer e aprendolo.
Si fermò di fronte alla roccia e
alzò un attimo lo sguardo verso Bella, riprendendo a lavorare.
“Molto meglio” mormorò ancora,
senza alzare gli occhi dallo schermo.
Il bruno sospirò, poi tornò a
fissarci.
“Scusatelo” disse “Non riesce a
darsi pace. Comunque non preoccupatevi, è tutto a posto”
“Se è tutto apposto, come
Dalla faccia che fece Jasper,
però, capii che provava la mia, anzi, la nostra stessa ansia.
I volti dei tre vampiri si oscurarono;
quello vicino a Bella s’immobilizzò un istante, per poi continuare.
“Non potremmo mai perdonarci, per
questo” mormorò la donna “Non abbiamo potuto fare nulla. Se penso che quelli...
quelli...” Un ringhio furioso le nacque nel petto.
Il panico mi attanagliò il cuore. Chi aveva osato toccare la mia Bella?
“Non preoccupatevi, è viva” si
affrettò a dire il moro “Si sta solo riprendendo, tutto qui. Vedete...”
“Will, non puoi raccontare loro
tutta la storia” lo interruppe il biondo con il computer “C’è troppo da dire, e
Bella ha bisogno di energie. Ormai il procedimento è quasi ultimato, ha
bisogno di ogni nostra energia”
“Bisognerà aspettare, Miguel”
ribattè lui “Hanno tutti i diritti di sapere”
“Non dico il contrario, ma non
ora” replicò lui “E poi, c’è un altro modo” Si voltò e fissò la donna.
“Roxanne, hai ancora la medaglietta che ti ho dato?” chiese
“Uhm? Questa qui?” chiese Roxanne
prendendo tra le dita affusolate la catenina che portava al collo.
Era una semplice catenina d’oro,
con ciondolo a forma di cuore grande quanto un cioccolatino, nulla di così
speciale.
“Spezzala”
“Cosa?” esclamò lei “Miguel, come
pensi che possa aiutarli?”
“Perché lì dentro” sibilò
irritato Miguel, voltandosi “Ci sono i ricordi di Bella”
“Che?!?!?!?!” urlammo tutti
“Zitta e fa come ti dico” ordinò
Miguel.
"Cioè, io per tutto il tempo ho portato questo senza sapere che..." iniziò arrabbiata
"Vuoi aiutare Bella si o no?!" replicò Miguel secco, fulminandola
"Non osare insinuare una cosa del genere, Migy" ringhiò lei "Non osare dirmi che non mi importa di mia sorella, chiaro?"
"Allora datti una mossa"
La vampira, calmatasi, si tolse
la collana dal collo studiandola, mentre i suoi due compagni le si
stringevano attorno. Tenne un attimo il cuore tra le dita, all’altezza degli
occhi, poi, con un gesto secco, la spezzò.
Una luce accecante scaturì dal
ciondolo infranto, propagandosi per tutta la radura, costringendci a
chiudere gli occhi; un vento violento si alzò e iniziò a
vorticare violento intorno a noi. Io e la mia famiglia ci stringemmo,
fissando i vampiri, che sembravano sorpresi quanto noi. Solo Miguel
sembrava calmo.
La luce ci circondò da ogni
parte, stringendoci in un cerchio sempre più stretto,
allontanandoci dai quattro vampiri. Da Bella. Poi,
all’improvviso, iniziammo a sprofondare.
“Miguel! Che sta succedendo?!”
gridò Roxanne tentando di raggiungerci
“State tranquilli, andrà tutto
bene!” echeggiò la voce del vampiro.
Sopra di noi, i volti preoccupati dei tre vampiri ci fissarono
impotenti, ma rincuorati dalle parole di Miguel, diventando sempre
più piccoli man mano che
cadevamo nel vuoto.
“Andrà tutto bene!” disse
un’ultima volta Miguel.
Poi, fu tutto bianco.
“Miseriaccia!” esclamò Emmett
tirandosi su a sedere, massaggiandosi la testa “Ma che cavolo è successo? Dove
siamo?!”
“Non ne ho idea” rispose Carlisle
“I miei occhi non si sono ancora riabituati”
“Ragazzi, voi state tutti bene?”
chiese preoccupata Esme, guardandosi attorno
“Si, nessun graffio” disse Rose
spazzolandosi i vestiti
“In perfetta forma” risposi io
“Anch’io sto bene” rispose Alice
“Ma dov’è Jasper?”
“Uhmm! Uhmm huhm!
UHMMMMMMMM!!!!!!!!”
“Ehm... mi sa che l’ho trovato”
borbottò Emmett imbarazzato, alzandosi su
Jasper respirò a pieni polmoni,
di nuovo libero dal peso di Emmett.
“Jazz, stai bene?” chiese Alice
andando ad aiutarlo a rialzarsi
“Non puoi immaginare” rispose
Jasper inespressivo, chiaramente in stato di shock “Le cose che ho visto...
quello che ho provato.... la morte stessa non regge il confronto...”
“Dai, fratellino, non l’ho fatto
a posta!” replicò Emmett imbarazzato “Ti
chiedo scusa”
Jasper ringhiò, arrabbiato. “Cosa
vuoi che me ne faccia delle tue scuse quando la mia vita è stata
irreparabilmente rovinata da quest’esperienza immonda?!? Mi è sembrato di
partecipare a un’incontro ravvicinato del terzo tipo! Brr... agghiacciante!”
“Ehi, adesso stai esager...”
“Finitela di litigare” intervenne
calmo Carlisle “Cerchiamo di capire dove siamo finiti”
“Credo di saperlo” intervenni
neutro, guardandomi intorno.
Eravamo nella radura.
Solo che il terreno era ricoperto
di neve fresca, invece di fiori e erbetta come quando eravamo arrivati. Il
cielo era ricoperto di nuvole grigie, soffici, cariche di neve.
“Ma che diavolo succede?” chiese
Jasper guardandosi attorno.
Il rumore di un ramo spezzato ci
fece voltare la testa di scatto.
Ci acquattammo all’ombra degli
alberi, preparandoci ad affrontare chiunque stesse arrivando.
Impietrimmo.
Dagli alberi alla nostra
sinistra, proprio dove c’era il sentiero che così tante volte io e Bella
avevamo percorso, sbucò lei.
Bella.
Era infagottata in un candido giubbotto
pesante, un paio di guanti blu a coprirle le esili mani candide e una sciarpa
blu intono al collo.
Ma quello che mi sorprese di più
fu il suo volto. Non era pieno e solare come me lo ricordavo, e come l’avevo
visto nella radura.
Era pallidissimo, smorto, magro;
era scavato, assomigliava a un teschio con la pelle.
E i suoi occhi... non erano
quelli che amavo. Non erano luminosi, allegri, pronti a regalarmi la loro
solita luce che emanavano. Erano scuri, quasi neri, e inespressivi, cerchiate
da occhiaia pesanti.
Non c’erano emozioni, né luce, né
altro. Erano due pozzi vuoti.
Era diventata l’ombra della donna
che amavo.
Ed ero stato io a trasformarla in quell'ombra senza pace.
“Bella...”
Non la chiamai soltanto io. Tutti
i miei famigliari la guardavano scioccati, il dolore che gravava nei loro
sguardi, nei loro visi, nel loro corpo.
Come me, non potevano credere che
ciò che stessimo vedendo fosse reale.
Bella si fermò un stante per
riprendere fiato, osservandosi intorno senza tradire la benché minima emozione.
I miei famigliari si voltarono
verso di me. Nessuno, tranne Alice, naturalmente, sapeva cosa avevo detto a
Bella prima di partire.
“Che diavolo hai combinato?” pensarono furiosi, fissandomi
“L’ha presa malissimo” pensò invece Alice “Te lo avevo detto che sbagliavi! Dovevi chiarirti immediatamente con
lei, parlarle, non fare di testa tua!”
Io riportai lo sguardo sul viso
di Bella, sentendo la morte colpirmi un’altra volta.
Ora la mia scelta si rivelava
davanti ai miei occhi in tutta la sua devastante stupidità.
Io l’avevo resa infelice. Io
l’avevo distrutta.
Era tutta colpa mia.
Avrei fatto di tutto per poter
correre da lei e dirle che andava tutto bene.
Che ero tornato. Che per niente
al mondo me ne sarei andato di nuovo.
Che l’amavo.
E per vedere il suo magnifico
sorriso illuminarle il volto e restituirmi la vita.