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Autore: PoisonKiss94    25/07/2015    0 recensioni
Ci troviamo a dover fare i conti con la nostra vita. A volte sconfortati per non aver raggiunto ciò che ci prefiggiamo e altre volte soddisfatti dai risultati. In questo caso, ci sono situazioni dove si sprofonda nella propria tirstezza e ci si trova soli. Ma non può piovere per sempre, prima o poi uscirà lo spiraglio atteso.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ripresi coscienza, fui circondata da un dolcissimo aroma di vaniglia e spezie varie. Il loro intreccio fu un balsamo per la mia discesa psichica in pessimi pensieri. La ripresa non potevo dirla fisicamente: sebbene mi trovassi su un baldacchino, circondata da colonne con vari intrecci in legno e da una serie di cuscini morbidissimi , non mi sentivo nella mia forma migliore. Avevo alcune contusioni e sentivo un fortissimo mal di schiena. La cosa che mi sorpresa fu la bendatura sotto la mia maglietta: chi poteva essere stato? Perché mi trovavo in quel luogo da mille e una notte? Di certo chi mi aveva portato lì, conosceva i miei gusti, tanto è vero che la stanza rispecchiava le mie preferenze sia in fatti di colori ( tinte blu su tutte le sfumature), sia per i tessuti che per i piccoli dettagli. Mi misi a sedere sul letto e provai ad orientarmi. L’unica cosa che riuscivo a percepire era l’aroma iniziale quindi mi alzai e segui quella traccia. Dopo un lungo corridoio che collegava una serie di camere con bagno adiacente, arrivai in una sorta di soggiorno: il termine non rendeva giustizia a quello che mi trovai di fronte. Mi sentivo fuori luogo in quella stanza così sfarzosa, circondata da pareti che riprendevano motivi damascati su un rosso scuro, da mobili di un legno scuro e pregiato al cui interno ci stavano tantissimi libri di ogni genere e a giudicare da qualche copertina, per alcuni si trattava di prime edizioni. Di certo, il proprietario della casa non badava a spese in fatto di opere, vista la moltitudine di quadri appesi che riprendevano il movimento barocco. La mia attenzione fu catturata dal caminetto posto ad un lato della sala, di un colore particolare, forse onice e al di sopra era appeso un quadro molto bello e particolare. Mentre ero intenta ad osservarlo, fui interrotta dal rumore di una voce profonda che proveniva dal balcone, prima era lieve poi si fece così intensa che mi spaventai quando di fronte vidi il ragazzo da cui stavo scappando continuamente: Damien. Mi fissò con un sorrisetto sardonico e disse -
<< Finalmente ci incontriamo nuovamente. >>
Ero paralizzata: per la prima volta mi resi conto dell’intensità del suo sguardo e della luce che brillava nei suoi occhi azzurri, tendenti al blu inteso come la notte. Cercai di balbettare qualcosa di circostanza. -
<< Posso sapere come sono arrivata qui?>>
<< Non ricordi? – disse, avvicinandosi – sei caduta da cavallo ieri. Sei rimasta svenuta per quasi 24 ore. Menomale che mi trovavo nelle vicinanze e sono riuscito a salvarti.>>
La cosa mi suonava strana, in base ai miei ricordi sbiaditi, stavo scappando da qualcuno che era anche a cavallo.
<< In realtà – dissi, trovando il coraggio di rafforzare la mia tesi – io ricordo che stavo scappando da qualcuno che era a cavallo. Nel momento in cui lo seminai  e mi fermai, qualcosa mi colpi alle spalle e svenni. Visto che mi hai portato qui, vorrei sapere dov’è il mio cavallo.>> .  Ormai era così vicino che percepivo il suo leggero aroma muschiato e virile, e la paura iniziava a salirmi. Volevo fuggire, ma per andare dove? Quella casa era un mausoleo! Cercai di mantenere la calma nel modo più normale possibile.
<< Stai tranquilla, non ho intenzione di farti male. Se vuoi sapere la verità, ti ho colpito io stesso. Avevo bisogno di parlarti. Ho provato nei modi più strani possibili ma tu non davi alcun segno. Sono stato io a mandarti le rose ed ero sempre io ad guardarti ogni notte mentre dormivi. Sembravi davvero un angelo, ma ho capito dalle espressioni che fai durante il sonno, che hai sofferto ed è per questo che voglio aiutarti. Quando mi salvasti, sentì una strana sensazione, come un legame che si accese quando mi aiutasti a riprendere vita.  Non capivo cosa fosse. È per questo che sei qui : voglio capire qualcosa anche io come te – concluse, sorridendomi – ma prima, voglio farti cenare. Non voglio essere accusato di barbarie!>>. Subito chiamo una domestica a cui diede delle istruzioni e si rivolse nuovamente a me -
<< Ti aspetto nuovamente qui tra mezz’ora e la cena sarà servita sul balcone. >>
La domestica aveva un viso così dolce che mi ispiro quasi fiducia, quindi mi feci guidare da lei. Ripercorrendo il lungo corridoio, tornammo nella mia stanza. Si accinse a prepararmi un bagno mentre io restavo lì, al centro, immobile, ad ammirare tutta quella bellezza: era la camera perfetta in tutti i sensi, toni scuri sull’azzurro scuro e poi sfumati verso un tono più chiaro, il baldacchino era circondato da tendine deliziose e ricamate, una serie di mobili in noce scuro si affacciavano da alcuni lati della stanza. Il balcone piuttosto ampio, era una cosa favolosa : riuscivo a vedere il tramonto all’orizzonte e il cielo che sfumava verso quell’oblio infinito della notte mentre il sole lasciava posto alla bianca luna e alle sue stelle. Il filo dei miei pensieri fu interrotto dalla ragazza che mi avverti del bagno. Le chiesi di poter rimanere da sola, così chiusi la porta del bagno, mi spogliai e mi immersi nell’acqua bollente. Era proprio divino : ci voleva dopo tutto quel scalpore. Cercai di non farmi avvolgere dal torpore caldo anzi mi sbrigai velocemente e mi avvolsi in un enorme asciugamano. La domestica, con cui cercai di instaurare un rapporto meno formale, mi si presentò con il nome di Lucy quindi mi aiuto a vestirmi, con un bellissimo abito scuro, tutto in pizzo e merletti che scendeva lungo i piedi in un sorta di pozza. Mi lasciò e terminai la preparazione quindi mi avviai nuovamente verso il soggiorno. Questa volta mi sembrava tutto così diverso, forse il cambio d’abito mi aveva fatto sentire a mio agio di fronte a quello sfarzo. Arrivai sul balcone che era molto spazioso e circondato da un muretto in pietra ma con delle forme astratte con intorno edera verdissima; il pavimento era di un linoleum grigio anch’esso e accanto a una serie di divanetti dello stesso tono, ci stava un tavolo apparecchiato. Finalmente la resa dei conti: ero confusa, turbata ma al tempo stesso sentivo l’adrenalina scorrermi nelle vene per l’incontro. Sentii il suo profumo familiare, era dietro le mie spalle e mi poggiò le sue mani sulle mie spalle scoperte. Subito un brivido scivolò lungo la schiena mentre lui  mi sussurrò all’orecchio di avvicinarci al tavolo perché la cena sarebbe stata servita tra poco e nel frattempo mi avrebbe servito champagne nei calici, accompagnati da piccole stuzzicherie.
   
 
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