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Autore: BelleDameSansMerci    26/07/2015    4 recensioni
Cosa succederebbe se, molti anni dopo, Xena riapparisse improvvisamente nella vita di Gabrielle? Cosa è successo ai personaggi dello Xenaverse negli ultimi tre e più lustri?Ispirata dal recente annuncio della NBC di proporre un reboot dell'amata serie degli anni '90, ho provato a immaginare una storia ambientata circa vent'anni dopo gli eventi di 'A friend in need'.
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una mattina di metà autunno e il sole sfiorava timidamente le coste del Pireo. Le onde lambivano placidamente il porto, trascinando in una danza leggera i sassi che rotolavano sospinti dall'acqua. Una galea ondeggiava pigramente in lontananza, lì vicino alla linea dell'orizzonte, oltre alla quale forse finiva il mondo. Gabrielle ricordava la sua prima volta a bordo di una nave. Riusciva ancora a sentire la nausea mescolata all'odore penetrante della pece che ricopriva il ponte dell'imbarcazione di Cecrops. Era stata una bella avventura, quella. Una bella avventura che le piaceva ancora ricordare ogni tanto, se aveva orecchie pronte ad ascoltarla parlare. Le piaceva ancora insegnare quel vecchio trucco per bloccare la nausea che le aveva mostrato Xena, afferrandole i polsi. Funzionava ancora, dopo tutto quel tempo. 
Erano passati così tanti anni. Così tanti che a Gabrielle pareva già di avere cent'anni, nonostante ci fossero ancora mattine in cui si svegliava tastando il lato vuoto del suo letto, per poi realizzare improvvisamente di non essere più una giovane donna. 
Erano passati quasi vent'anni dall'ultima grande avventura con la principessa guerriera. Aveva ancora gli stessi capelli color del grano maturo, solcati da qualche striscia canuta in più, che portava ancora corti come allora e la sua bellezza non sembrava essere sfiorita di un giorno; eppure aveva da tempo un luce più opaca negli occhi. 
Gabrielle guardò il sole sorgere sul porto, proprio come faceva ogni mattina: dopo una vita di avventure ed imprevisti, non aveva mai perso l'abitudine di svegliarsi di buon'ora. Sorrise leggermente aggrappandosi al ricordo dell'abbraccio energico di Xena dopo il suo salto rocambolesco sulla nave di Cecrops per non abbandonarla al suo destino. Le era ancora facile ricordare il suono penetrante del suo urlo di battaglia, tante volte l'aveva sentito. Che esibizionista che eri...Pensò ridacchiando. 

"Maestra..." Gabrielle si girò di scatto, si sentiva come colta in flagrante, quasi fosse possibile che qualcuno potesse spiarle i pensieri.
"Lyria, vedo che mi hai seguita fino a qui" disse con l'espressione dura e al tempo stesso affabile che da ormai molto tempo era diventata la sua autorevole maschera ufficiale. 
"Si tratta di una sciocchezza a dire il vero...le pergamene...ci hai dato l'ordine di classificarle, ma non hai indicato quale criterio preferissi che adottassimo, quindi ho pensato di chiedertelo...ti ho cercata, ma quando ti ho vista eri già salita sulla collina...". 
Lyria era bella, intelligente ed era esperta nell'arte della copiatura delle pergamene: una capacità rara e preziosa che richiedeva grande precisione e dedizione, due qualità che le erano innate. 
"È vero...non ho lasciato alcuna indicazione..." Disse Gabrielle fermandosi a metà frase con lo sguardo perso sull'orizzonte. Cosa le stava succedendo? Da qualche settimana era scostante, inquieta. La notte faceva degli incubi orribili e di giorno non faceva che sprofondare nei ricordi di quella che le sembrava ormai un'altra vita.

Lyria si era accorta che qualcosa turbava la sua Maestra. Non parlavano molto dei fantasmi del loro passato, ma lei era un'ottima osservatrice e sapeva quando era il momento di concedere della solitudine a chi la necessitava. "Ne potremo parlare più tardi, non preoccuparti" poi le si avvicinò e le cinse le spalle, stringendola forte a se senza aggiungere nient'altro. Gabrielle rispose con un sorriso e con un bacio sulla sua fronte che faceva un po' fatica a raggiungere, tanto era alta. Così alta... proprio come lo eri tu, le capitò di pensare per un secondo.
Gli occhi grigi di Lyria la guardavano intensamente tra i ricci castani che le incorniciavano il viso, mentre con le braccia la teneva ben salda, quasi avesse paura che avrebbe potuto cadere da un momento all'altro. Gabrielle aveva imparato ad amare quegli occhi scuri e profondi, quel viso coperto da lentiggini di circa dieci dieci anni più giovane del suo. Quando la abbracciava si sentiva in pace, amata. Però non si sentiva a casa, quello no e lo sapeva. Erano anni ormai che si sentiva come un senzatetto in cerca di rifugio per la notte. Lo sapeva e non voleva ammetterlo a se stessa. La notte preferiva ancora dormire da sola, eppure Lyria non aveva mai avuto niente da ridire ed era proprio questo che amava di più in lei: condividevano lunghi momenti di silenzio, riuscivano a comunicare e a capirsi senza bisogno di usare parole, pur rimanendo un tacito sostegno l'una per l'altra quando i loro pensieri volavano lontani, in un'altra epoca.
Io: taciturna e silenziosa. L'avresti mai creduto possibile, Xena? Pensò inspirando l'odore dei capelli di Lyria. 
Quando sciolsero il lungo abbraccio, il sole era ormai già alto nel cielo, quindi le due donne si presero per mano e scesero la collina, dandosi una mano l'un l'altra per non inciampare. 

L'agora di Atene era in fermento, sembrava che tutti, tra filosofi, commercianti e guerrieri stessero parlando della stessa cosa sciamando come api attorno alla nuova notizia invitante come polline succoso. 
"Hai sentito?" 
"Si, si, ho sentito" 
"Ma credi sia possibile?" 
"Beh io ho sentito dire che c'è chi l'ha già vista" 
"Di cosa parlate voi due signore?" Chiese un guerriero con la pelle cotta dal sole e l'elmo calato sulla fronte. 
"Abbiamo sentito dire che è tornata..." Disse la più giovane in un filo di voce 
"Chi è tornata? Basta con questi giochetti!" Disse il guerriero con fare fintamente minaccioso, sapeva che gli bastava poco per incutere timore. 
"Si dice che sia tornata la...la principessa guerriera!" 
Il guerriero, Michaliss, guardò le due donne con fare accigliato e disse di getto: "la principessa guerriera non è andata proprio da nessuna parte, è lì dove è sempre stata e come ogni pomeriggio verrà a declamarci una poesia o un racconto scritti di suo pugno, come ha sempre fatto e come sempre farà." Il guerriero aveva una fede incrollabile nella figura della principessa guerriera, del bardo battagliero, della Maestra. Da bambino, quando rubava al mercato per sopravvivere, aveva per la prima volta ascoltato quello che gli parve un angelo declamare le avventure che lo avevano ispirato a imbracciare le armi per diventare protettore della città e, chissà, forse persino membro della sua guardia personale, un giorno. 
"Siete degli sciocchi, tutti e tre" disse sogghignando un uomo che non doveva avere più di quarant'anni, ma che a giudicare dalla barba e i capelli grigi era sfiorito molto in fretta. "Tu" disse rivolgendosi alla guardia "almeno lo sai chi è la principessa guerriera? Da dove ha preso il suo titolo?" 
Michaliss gonfiò il petto "certo che so chi è: lei è poetessa, filosofa, ma anche guerriera e si è guadagnata la propria fama per aver ricordato al popolo cosa fosse la giustizia e quale fosse il modo per riconquistarsela. I bardi più giovani ancora riportano il discorso che fece quasi quattro lustri or sono sull'Aeropago, che recita - amici, compagni, fratelli e sorelle, figli miei. Imbracciate le armi quando la notte si fa più oscura e ricordate che..." 
"...che l'oscurità alberga nel vostro cuore, non altrove. Combattete per lasciar entrare la luce dov'era scesa l'ombra; combattete fieramente e perseguite la giustizia e nessuno di voi sarà perduto, fintanto che la scintilla che arde nei vostri cuori non sarà spenta."
L'uomo aveva interrotto Michaliss per completare un discorso che conosceva anche lui a memoria, quindi aggiunse con un'espressione indulgente: "Davvero un bel discorso, si. Solo Gabrielle avrebbe potuto partorire un discorso in grado di accendere gli animi di giovanotti come te e di meno giovani come me. Si anche io la ammiro molto" disse rispondendo allo sguardo interrogativo del giovane guerriero.
"Però ti manca qualcosa. Dite, voi tre, chi sa dirmi qualcosa di Xena?" Chiese quindi guardando a turno negli occhi le due donne e il giovane. "Era una conquistatrice, una sanguinaria..." rispose la più giovane con sguardo spaventato riportando le parole del nonno, che sosteneva di aver visto la leggendaria Xena staccare le braccia e le teste dei propri avversari a mani nude. "Era la maestra della nostra guida, colei che la ispirò a combattere per la giustizia!" Ribatté Mihaliss.

"Beh, io ho sentito delle storie niente male sulla loro amicizia – speciale –, tutti sanno delle preferenze della tua 'Maestra', ragazzo. Però ora che importa, lo sanno tutti che quella Xena è crepata molti anni fa in una terra lontanissima da qui, di cui non ricordo il nome." Disse la più vecchia con sguardo cinico e annoiato. 
"Noto che Gabrielle ha preferito fare divulgazione sul proprio passato a modo suo, comunque sappiate che c'è della verità nelle affermazioni di ciascuno di voi tre" dissi quindi l'individuo carezzandosi la barba incolta che gli cresceva sul mento. "Trovo comunque molto interessante che certe voci siano giunte fino a qui, noto che i pettegolezzi corrono più velocemente della peste"
"Per gli dei, ma tu chi sei? Parli della nostra Maestra come se la conoscessi perfettamente e non ti si è mai visto prima d'ora e io ho un'ottima memoria per le facce" disse infastidito Mihaliss indicando il pastrano logoro che indossava quell'uomo misterioso.
"Ragazzo, non invocare gli dei, dovresti saperlo che l'Olimpo è ormai vuoto da molto tempo!" Disse con una risata canzonatoria. "Ti basti sapere che conoscevo bene Gabrielle e ancor meglio di me la conosceva mio padre, che l'ha amata sopra ogni cosa. Arrivederci." Virgil si girò senza salutare e si avviò a passo sicuro tra le vie gremite di persone. 

La biblioteca era quasi totalmente illuminata e il sole filtrava tra i fregi dipinti con i colori luminosi che era stata Gabrielle stessa a scegliere. Rosso, pervinca, blu egiziano; aveva voluto circondarsi di colore una volta riuscita a riportare allo splendore quella piccola biblioteca al limitare dell'Agora di Atene. Si trattava di un edificio di modeste dimensioni, eppure già da anni era il centro della cultura del suo tempo, il fiore all'occhiello dell'Attica. Ogni giorno venivano a chiedere udienza filosofi e signori della guerra per parlare con colei che più di ogni altro era stata in grado di mostrare la via verso il perseguimento della verità e della giustizia e innumerevoli erano i giovani che desideravano sottoporre al giudizio del bardo le loro opere. 
Quando Virgil entrò nella biblioteca però c'era un silenzio quasi assoluto, c'era solo una donna di spalle che sistemava silenziosamente i rotoli di alcune pergamene su degli scaffali.
"Chiedo venia" disse con tono sicuro. Lyria si girò, lo guardò dritto negli occhi e per un secondo Virgil credette di poter essere inghiottito da quello sguardo profondo come l'oceano di notte. "Parli pure la ascolto, ma se cerca udienza presso la Maestra le consiglio di attendere un altro momento, tra non molto si recherà all'agora per la sua lettura quotidiana e tornerà solo prima del tramonto". 
Virgil ammirò lo straordinario ed elegante contegno di quella donna, che si parava davanti a lui con una posa fiera che incuteva un certo timore, nel suo essere misteriosa. Quasi non se la sentiva di prendere nuovamente parola. 
"Temo di doverla vedere immediatamente, ho una notizia davvero molto importante da darle" disse quindi dopo aver schiarito la voce. 
"Di cosa si tratta" chiese seccamente Lyria. 
"Di qualcosa che devo dirle direttamente, faccia a faccia, non posso rimandan..."
"Virgil..." disse quindi una voce nota alle sue spalle. Virgil si girò di scatto e vide Gabrielle in piedi davanti a lui, che indossava una semplice toga verde. Sono finiti i giorni delle armature e dei bracciali in cuoio, pensò di sfuggita sorridendo tra se.  Allargò le braccia e le corse incontro, lei lo abbracciò con trasporto, ridendo  per la gioia e la sorpresa. 
"Sei ancora bellissima!" Disse Virgil staccandosi dall'abbraccio . "Ahaha non posso dire altrettanto di te, sembra che inseguire Eve nelle sue predicazioni in giro per il mondo ti abbia sciupato un pochino! Sarà almeno un lustro che non vedo la tua brutta faccia!".
"Sono sette anni per la precisione, l'ultima volta che ci siamo visti ti ho donato quella poesia che avevo scritto per il tuo genetliaco, ricordi?"
Per un momento scese un'ombra sugli occhi di Gabrielle ricordo ancor meglio un'altra poesia, ricevuta sempre per un mio genetliaco, "certo che mi ricordo e la rileggo sempre con piacere, ti ho sempre detto che hai una dote naturale per i versi e attendo ancora di leggere la tua 'grande opera', come ti piace chiamarla". Lyria guardò Gabrielle ridere così tanto, come forse mai le aveva visto fare prima di quel momento e sentì al tempo stesso un moto di felicità e di invidia. Decise di dileguarsi, ma Gabrielle la fermò afferrandola per la mano. 
"Virgil, lascia che ti presenti Lyria: la mia protetta, una poetessa straordinaria e soprattutto la mia compagna" disse stringendosi al suo braccio.
Non posso crederci, sempre le migliori deve prendersi, non poté fare a meno di pensare Virgil.    
Lyria non aggiunse nulla, lo fissò semplicemente negli occhi con uno sguardo raggelante. 
"Che maleducato, in effetti non mi ero presentato: mi chiamo Virgil, aedo e soprattutto figlio di Joxer il magnifico, ne avrai indubbiamente sentito parlare!" Disse ridacchiando, ma suo malgrado non riuscì a scatenare l'ilarità della sua nuova conoscenza, che accolse freddamente la sua ostentata allegria. "Sono felice di fare la tua conoscenza" decise quindi di aggiungere col più affabile dei suoi sorrisi. 
Gabrielle interruppe la silenziosa schermaglia: "Ora dimmi però, non tenermi sulle spine, ho sentito che dicevi a Lyria che avevi qualcosa di importante da dirmi, ebbene?"
"Ebbene..." Ebbene, come posso dirglielo? Come glielo dico davanti alla sua bella - anzi, bellissima - compagna?

"Dunque Gabrielle, davvero non so come dirtelo... Eve..."
"Eve? Cosa le è successo?" Sussurrò stringendo il braccio di Lyria con un filo di voce. Non Eve, è troppo giovane ancora, non può essersene andata prima di me, è sua figlia, pensò colta da una stretta di panico. 
"Ma cosa?!" Gabrielle cominciava a spazientirsi e Virgil sapeva che non era mai un bene. 
"... Ma mi ha mandato qui ad Atene per dirti che ha visto sua madre. Xena è viva, Gabrielle." 



Disclaimer:  Cari lettori, sono lieta di fare la vostra conoscenza e ne approfitto per dare alcune informazioni di servizio. Ho deciso di scrivere questa fan fiction ispirata dalle voci di corridoio della NBC secondo le quali si starebbe pensando ad un reboot per far resuscitare (letteralmente, immagino) Xena e i suoi amici direttamente dai favolosi anni '90 che, inutile dirlo, mancano a tutti noi (anche a quelli di voi nati nel 2000, non fa differenza perché gli anni '90 mancano a prescindere). 

Mi è venuto spontaneo pensare che un qualunque reboot che non prevedesse la partecipazione degli interpreti originali potrebbe provocare una generale esplosione di inevitabili ulcere pancreatiche e per questo motivo ho deciso di scrivere la mia personale versione di una nuova storia su Xena ambientata circa vent'anni dopo, perché diciamocelo: Lucy e Renée continuano ad essere favolose. Noterete che ho mantenuto i nomi originali, anche se alcuni epiteti ho preferito tradurli perché inserire all'interno di un paragrafo in lingua italiana definizioni come "te battling bard" o "joxer the mighty" mi sembrava un poco ridondante.  Spero che vi divertirete a rincontrare vecchi amici e a fare conoscenza con nuovi personaggi, sono molto curiosa delle vostre opinioni. Vi auguro un'eccellente giornata da principesse/principi guerriere/i.

Ah, nessun personaggio originale dello Xenaverse è stato seviziato durante la stesura di questo capitolo.  

Αλεξάνδρα

  
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