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Autore: moira78    24/01/2009    13 recensioni
Una storia triste e drammatica, fa parte anch'essa del passato. Un'idea che ho tentato di rendere nel modo più delicato possibile.
Edit del 25/02/2009: ff interamente revisionata e corretta da Tiger eyes.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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EPILOGO




Nabiki camminava nervosamente per il corridoio, mangiucchiandosi le unghie, e lanciava occhiate ansiose alla porta dalla quale sarebbero usciti. Suo padre giaceva con la testa tra le mani su una sedia, tra Kasumi e Genma che cercavano di rincuorarlo mascherando le loro personali paure.
"Nabiki calmati, camminare avanti e indietro non li aiuterà." Disse la maggiore con voce sottile. Lei fece un gesto esasperato.
"E che dovrei fare? Magari vado a cercare quell’idiota di Ryoga che si è perso mentre andava al bar dell’ospedale?"
Il ragazzo era tornato all’ospedale senza volerlo e aveva incrociato una Kasumi serena che gli aveva spiegato di Ranma e della donazione di una parte del suo midollo osseo. Così, aveva deciso di rimanere per starle accanto in quel momento così delicato, vagamente felice che i Kami le avessero dato una seconda possibilità, anche se odiava non poter essere stato lui ad aiutarla, ma quell’idiota di Ranma. Era andato al bar con l’intenzione di prendere un tè per tutti e nella tensione generale nessuno aveva pensato che Ryoga molto probabilmente non era in grado di farlo.
"Non sarebbe una cattiva idea – disse Genma – l’operazione è lunga e tu Soun Tendo hai bisogno più di tutti noi di mandare giù qualcosa."
L’uomo farfugliò qualcosa di incomprensibile sul fatto che non voleva nulla e Nabiki si convinse a seguire il consiglio del padre di Ranma. Trovò Ryoga accanto all’infermeria, a mani vuote, che chiedeva informazioni che non seguiva. Gli fece cenno con una mano e andarono al bar insieme. Tornarono con un vassoio di tè e dolcetti, sicuri che sarebbe rimasto pieno come lo avevano portato, e incrociarono il dottor Tofu, la mascherina abbassata sul mento.
Il vassoio cadde con un rumore forte.

Bip... Bip... Bip...
"Il battito è regolare."
"Dottore, si sta svegliando dall’anestesia."
"Se si agita aspettate una mezz’ora prima di somministrargli un calmante."
"Gli diciamo…"
"Non ditegli niente. Tassativamente, almeno finché non recupera del tutto."
"Va bene dottore."
Ranma avvertì un dolore sordo alla schiena. Era sdraiato su un fianco e l’immagine del volto pallido di Akane sul tavolo operatorio accanto al suo gli invase la mente.
"Nnhhh… Nhhaaakkk… Akaaaaaneeee…?" Si lamentò.
Una mano gli carezzò dolcemente la fronte e la voce di sua madre gli mormorò di stare calmo.
"A… aaaa… kaaa… nnhhh… eeeeee…"
“È viva." Disse solo e un sorriso lieve apparve sulle labbra di Ranma, prima che il farmaco gli facesse effetto e lo rigettasse nell’oblio.

"Mi spiace, ma più di così non è stato possibile. Il resto è nelle mani dei Kami." Disse il dottor Tofu, calmo e grave nonostante la presenza di Kasumi.
"La prego, mi lasci vederla!" Supplicò Soun.
Il dottore scosse la testa. "Non è in grado…"
"Lo tengo buono io e mi assicurerò che non pianga davanti a lei." Disse con calma Nabiki.
"Va bene, ma per ora potete vederla solo attraverso un vetro. Le sue difese immunitarie sono ridotte al minimo e il rischio di infezioni è altissimo, per cui non potete entrare."
Soun annuì umilmente e il gruppo fu condotto nella stanza attigua a quella di Akane, offrendo loro uno spettacolo sconsolato. Oltre il vetro, il visino pallido di Akane si intravedeva appena dietro la tenda a ossigeno e i macchinari erano molteplici, decine di tubicini e di monitor. Uno di questi era attaccato a una prolunga che finiva direttamente nella sua schiena e un fluido giallastro appariva defluire e raccogliersi in un sacchettino trasparente. Ryoga distolse gli occhi e Soun riprese a piangere, dovette essere portato via dalle mani amorevoli di Kasumi e Genma. La vita forte e orgogliosa di Akane era attaccata ad un filo.
"Il sangue perduto nell’operazione e a causa della malattia l’hanno indebolita molto. Nonostante le trasfusioni sarà difficile che sopravviva." Disse piano il dottor Tofu.
"Difficile non vuol dire impossibile." Tentò Nabiki.
Il medico sospirò. "Akane è una ragazza forte e non ha avuto neanche la crisi di rigetto che temevo e che avrebbe potuto esserle fatale. Ma questa è una lotta dura anche per lei e dovrà combattere al limite delle sue possibilità. Non voglio dirvi che morirà sicuramente, ma non vorrei neppure che si alimentino troppe speranze inutili, siate preparati al peggio." La voce del dottore si ruppe e l’uomo si allontanò borbottando che sarebbe andato a parlare con i suoi colleghi.
Kasumi si lasciò cadere su una sedia, le mani sulla faccia. Respirò pesantemente, sapendo che suo padre era là, ma incapace di fare altrimenti. Nabiki le fu accanto, meno fredda e meno sicura, e l’abbracciò piano ma strettamente. Pose il viso sulla spalla della sorella mormorandole di stare tranquilla, ma le sue parole risuonarono false alle proprie orecchie.
Genma abbracciò l’amico come non aveva mai fatto in vita sua, ascoltando i suoi singhiozzi sommessi, e si impedì di mettersi a frignare in un momento come quello in cui doveva solo fargli coraggio.

Il buio dei sogni e null’altro. I ricordi della vita che le sfuggiva e della morte che la inseguiva.
Akane rivide il viso giovane di Ranma arrossire ai suoi sorrisi, le labbra di lui indugiare e poi toccarla, il cuore impazzirle davanti ai suoi occhi blu come il mare in una mattina d’estate. Vide i lineamenti delicati e maschili del suo viso contrarsi in una smorfia davanti a uno dei suoi piatti, udì le risate e i baka, le corse e i colpi a vuoto mentre lui le danzava davanti, i tratti muscolosi del corpo evidenti, che le davano alla testa. Sentì l’adrenalina pomparle nel sangue come un treno in corsa, l’anima volare lontano, i sogni ardere e vivere.
Vivere.
Lui mi ha dato una parte della sua vita.
DEVO.
VOGLIO.
VIVERE.
"Akane…" La voce dolce e supplicante, amata da sempre, le arrivò alle orecchie e la trapassò al cuore. Doveva parlargli, fargli sapere che sarebbe sopravvissuta. Ma le labbra erano fredde e immobili, i suoni erano difficili da articolare, le corde vocali gelide. Forse non ce l’avrebbe fatta, forse era stato tutto inutile e sarebbe finita prima che potesse aprire gli occhi per vederlo un ultima volta.
Forse, stava davvero morendo.

Ranma non volle saperne di attendere oltre e a tre ore dall’operazione si alzò dal letto e irruppe nella stanza con la vetrata. Il cuore gli si gelò e se il dottor Tofu non l’avesse sorretto sarebbe caduto. Si dibatté.
"Mi lasci andare! Devo starle accanto!"
"Non puoi, Ranma, la stanza è asettica!"
"ME NE FREGO DELLA SUA FOTTUTA STANZA!"
Il poveretto lo guardò sconcertato, sbattendo le palpebre. Mai aveva sentito in Ranma una tale rabbia e disperazione. Mai aveva aggredito qualcuno con quella violenza, ma in quel caso gli stava forse per essere tolta una parte della sua vita e lui non l’avrebbe mai accettato così facilmente.
"Vai Ranma…" Mormorò Tofu impotente.
Ma lui era già fuggito e si era precipitato nella stanza. Aveva avuto l’impulso di strappare la dannata tenda a ossigeno, ma non voleva nuocerle. Ci si infilò sotto con la parte superiore del corpo e le tenne le mani.
"Akane"
Bip… bip… bip…
"Akane non lasciarmi…"
Bip… bip… bip…
"TI PREGO! Non puoi arrenderti ora! Tu fai parte della mia vita e se ti perdo ora…" Non poté continuare e vide le proprie lacrime caderle sul volto.

Nella stanza attigua, dietro il vetro, Kasumi pregava, il braccio del dottor Tofu sulle sue spalle. Soun Tendo piangeva silenziosamente nell’abbraccio sconsolato del suo migliore amico e Nabiki si ritrovò sola con Ryoga alle spalle.
"Giuro che se la fa svegliare – disse il ragazzo con la voce roca – non lo colpirò più. Mai più."

"Akane…"
Correrò sul recinto con lui e se cadrò verrò sostenuta dalle sue braccia forti.
"Akane, ti prego, svegliati!"
Correrò come una piuma sul vento, sui tetti di Nerima, e mi farò invidiare da Shampoo e le altre. Perchè lui è mio
"Apri gli occhi Akane!"
MIO.
Bip… bip… bip… bip… bip…
Ricordava che il suo viso era bello, ma in quel momento le parve… quello di un angelo. Il mare che aveva negli occhi era colmo di onde, ma già si rischiarava vedendola.
"Ciao…" Mormorò, estasi pura nelle corde vocali che le avevano finalmente dato il suono.
"Ciao…" Bisbigliò lui rilassando i tratti del volto in un sorriso.
"Credevi… che… mi sarei… arresa?" Ansimò felice.
Ranma scosse la testa, quasi ignaro delle voci giubilanti nella stanza accanto.
"Mai dubitato che il mio maschiaccio avrebbe vinto."
"Ranma… baka …"
Ranma non poté far altro che sorriderle di nuovo e, scostandole la maschera dell’ossigeno dal viso, sigillò con un bacio il suo ritorno alla vita.

Un mese più tardi, Akane fu dimessa dall’ospedale, con il disappunto malcelato delle altre fidanzate di Ranma, che speravano di averlo finalmente tutto per loro. Ma, dissero, si sarebbero accontentate di sconfiggere con le loro mani la loro rivale più temuta che, dal canto suo, promise una lotta coi fiocchi non appena fosse stata nel pieno delle forze.
Ryoga era al settimo cielo e, nonostante le evidenti attenzioni di Ranma verso di lei fossero ampiamente ricambiate, ringraziò il cielo che la sua Akane fosse viva e vegeta anche se fra le braccia di un altro. Partì per un altro viaggio, ma si ritrovò come porcellino nero nel suo letto meno di una settimana più tardi e, nonostante i buoni propositi, ricominciò a lottare con Ranma.
In famiglia tutti erano in visibilio e i piatti speciali di Kasumi fecero bene a tutti, per il corpo e per il cuore. Il dottor Tofu ricevette le scuse di Ranma e lo invitò a reagire così più spesso se serviva a salvare la vita della ‘piccola’ Akane. Il buon dottore fu accolto in casa Tendo come un Messia o qualcosa del genere, ma non riuscì a guarire del tutto dalle crisi di follia nel vedere la maggiore delle sorelle.
Due mesi dopo varie cure ricostituenti, Akane tornò al Furinkan sfoggiando un taglio corto da maschietto che fece impazzire le sue amiche. Sayuri dichiarò che l’avrebbe copiata a costo di non avere lo stesso risultato sbarazzino che aveva su di lei. Kuno era in estasi e le offrì tanti di quei mazzi di rose da imbarazzarla al punto che lei non riuscì a spedirlo in orbita. Almeno non subito.
Sei mesi dopo, i Tendo organizzarono un altro matrimonio a sorpresa, ma Ranma ed Akane erano d’accordo su una cosa: non li avrebbero mai obbligati. Pur amandosi apertamente fuggirono per un giorno intero, tornando quando ormai tutto era calmo.
Un anno dopo, Ranma lasciò ufficialmente le altre fidanzate per rimanere al fianco di Akane. Le ultime analisi su di lei rivelarono che la leucemia era stata definitivamente sconfitta e tutti poterono tirare il primo vero sospiro di sollievo dopo tanto dolore.
Akane imparò a camminare sulla rete di recinzione e più tardi Ranma le insegnò come stare in equilibrio sui tetti e saltarli uno ad uno. Quando perdeva l’equilibrio, c’era lui a sorreggerla e a tenere saldamente la sua vita sottile tra le braccia. E lei era felice, perché anche la sua vita vera era nelle mani del suo Ranma e lo sarebbe sempre stata; lui viveva nelle sue vene, le scorreva dentro come sangue e linfa vitale.
Ranma, ormai, era una parte della sua vita.
   
 
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