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Autore: Respirandoparole    26/07/2015    1 recensioni
Tutti noi deriviamo dal nostro passato, chi ne è privo non ha una storia, non è persona. Edera non ricorda niente del proprio passato solo di essersi svegliata in una stanza bianca attorniata da un equipe di medici dagli occhi stanchi. Ha ricominciato la sua vita come una ragazza normale, con degli amici e dei genitori eppure a volte si nota qualcosa di strano in lei, qualcosa che spaventa perché nessuno riesce a spiegarlo. Spaventa gli altri ma soprattutto spaventa lei.
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sei e trenta.
Edera si svegliò boccheggiando come riemergendo dall'acqua. Ci mise un po' prima di convincersi a sbucare da dov'era. Si sedette sulla sponda del letto e cercò un buon motivo per non tornare a sotterrarsi con le coperte. Si sarebbe alzato il sole. No, succedeva tutti i giorni. Era il secondo giorno di scuola. E il giorno dopo il terzo e quello dopo ancora il quarto, sai che roba. Lezione di greco. Decisamente no, era un motivo in più per tornare a dormire. Forse sarebbe stata la scelta migliore: avvolgersi con le lenzuola come una larva e passare così il resto della sua vita. Edera sorrise all'idea di una lei di cui a malapena si vedeva la faccia. Probabilmente sarebbe stata un' altra delle tante mattine in cui avrebbe deciso di andare a cambiarsi semplicemente per far contenta sua madre. Si alzò dal letto trascinando i piedi e passandosi i pugni sugli occhi entrò in bagno cominciando, come tutti i giorni, a lottare contro l'orologio e i suoi minuti troppo corti. Uscì dal bagno in ritardo volando in cucina per trangugiare il caffè e ingoiare un paio di biscotti. Andò a lavarsi i denti maledicendo qualcosa di non ben specificato mentre si ripeteva che non poteva perdere l'autobus il secondo giorno di scuola. Si lanciò fuori di casa correndo sotto la pioggia sottile che cadeva tra i raggi di sole. Pensò ad un libro di leggende che aveva letto quell'estate, una delle storie diceva che il far cadere la pioggia col sole era il modo che avevano le streghe per celebrare i loro matrimoni e, mentre immaginava come sarebbe potuto essere un matrimonio tra streghe, arrivò ansimante alla fermata appena in tempo per saltare sull'autobus. Theo la guardava con aria divertita attaccato al palo che un tempo doveva essere stato giallo.
-Si? - Edera glielo chiese ansimando alzando un sopracciglio con finta aria di sufficienza.
-La tua cartella è più grande di te, Edera Montichiari.
-Si da il caso che oggi la nostra adorabile professoressa di lettere antiche ci farà un'ora di entrambe sue materie per vedere se siamo al passo con lo studio estivo, Theo Silenzi.
-È uno scherzo vero? - Theo fissò con sguardo schifato la cartella semivuota afflosciata tra i suoi piedi.
-So che mi vedi come una che fa volentieri sacrifici ma credimi, neanche a me piace portare tre chili di libri in più sulle spalle. - Gli si avvicinò e gli baciò una guancia -Comunque buongiorno -
-Cominciamo male signor Silenzi... - si disse lui fissando il monotono paesaggio fuori dal finestrino.

-Cominciamo male signor Silenzi- la professoressa di lettere antiche lo guardava di sbieco da dietro i suoi ridicoli occhialetti rotondi. Theo era in piedi in fondo alla classe con la testa bassa e le dita intrecciate tra loro. - Imparerà a sue spese che nella mia classe non sono ammessi ritardi, sviste o dimenticanze. Oggi mi sento particolarmente gaia e ho deciso di non infierire su di lei con punizioni o comunicazioni ai suoi genitori ma stia attento: ci vuole poco ad entrare a far parte della mia lista nera. - Theo in quel momento non avrebbe saputo descrivere il suo stato d'animo. Era un misto strano di frustrazione per aver fatto una brutta impressione, rabbia per essere stato preso di mira per così poco, delusione per non essere riuscito a stare attento il primo giorno di scuola e divertimento per i modi ottocenteschi della professoressa. Si lasciò cadere sulla sedia con un sospiro mentre il suo compagno di banco lo colpiva con il gomito strizzandogli l'occhio:
-Tranquillo, ci siamo passati tutti.
-In pratica siamo tutti sulla sua lista nera, è così lunga che non se la ricorda neanche lei. - dal banco dietro arrivò un bisbiglio sommesso seguito da risa soffocate.
-Se poi vi interroga rido - Tessa dal primo banco si era girata a guardarli e ora li fissava con aria di superiorità.
-Ho proprio bisogno di te per ricordarmi dei dolci modi della prof, Tessa. - era il compagno di banco di Theo, un ragazzo moro con la faccia semi distrutta da una terribile acne.
-Sono gli unici che riescono a convincervi a studiare...- Tessa si girò verso la cattedra con il naso puntato verso l'alto e le labbra contratte.
-E poi si chiede perché non ha amici...
-Secondo me vanno a letto insieme - la ragazza dietro di loro parlava cercando di mascherare gli acuti della voce.
-Ma chi? Tessa e la prof? Ma se nessuna delle due sa di averne una!
-Vogliamo finirla lì in fondo o avete intenzione di continuare la vostra amabile conversazione fuori dalla classe?- la professoressa aveva rivolto  di nuovo lo sguardo verso di loro. Si sentì una risata soffocata di Tessa che mandò loro un'occhiata compiaciuta.
Theo non aveva nessuna voglia di rispondere così abbassò lo sguardo sul quaderno degli appunti e ricopiò le poche cose che erano state scritte alla lavagna.
Le due ore di greco e latino passarono velocemente lasciandoli a quella d'inglese e di italiano.
Alla fine della quarta ora Theo si avvicinò a Edera che stava preparano la cartella nel suo banco dall'altra parte della classe.
-Sei ancora contento di aver cambiato scuola?
-Assolutamente. Ho sempre sognato una prof sanguinaria di cui potermi lamentare- lui le fece l'occhiolino e lei le rispose nel solito modo con quel suo sorriso ammiccante:
-Sei assurdo...

Fecero le scale insieme a Ginger e si fermarono ad aspettare Fiamma al primo piano.
-Come sono state le lezioni del secondo giorno nella mitica IE? - Theo affiancò l'amica reggendole la cartella mentre infilava la felpa.
-Banali e noiose... E siamo solo all'inizio... Spero che il momento in cui diventeranno anche difficili sia lontano. Da voi?
-Il nostro amico riccio qua si è guadagnato un posto nella lista nera della Baglioni. - Ginger aveva il volume della voce troppo alto, come al solito
-Quella di greco? Ma quanto è lunga quella lista?
-Troppo ma non se n'è ancora resa conto.
Uscirono ridendo senza curarsi delle bidelle che, come al solito, li guardavano male pronte a distruggerli per difendere la pace delle proprie orecchie sensibili.
-Chissà quante volte progetteremo la sua morte quest'anno... - Ginger parlava con gli altri come se stesse parlando con se stesso.
-Tanto quella donna é come i gatti: ha sette vite. - Edera lo guardava con uno sguardo tra il rassegnato e il divertito
-Ma non erano nove? - questo era Theo che aveva posto la sua domanda sputacchiando saliva dolce di caramella all'uva.
-No no, erano sette - Fiamma camminava appena davanti a loro con le cuffie tre infilate nelle orecchie, talmente abituata alla sua musica da riuscire comunque a sentire i discorsi degli amici.
-Io ho sempre saputo che sono sette ma so anche che se non mi dai una di quelle caramelle non vivrai abbastanza per scoprirlo. - disse Edera mentre le sue labbra si piegavano in un sorrisetto furbo.
-Ma era l'ultima...
-Ti si sta allungano il naso, Theo Silenzi...
E mentre Edera si avvicinava all'amico per farli il solletico un senso di vertigine le attraversò la testa mentre, guardandosi intorno l'adrenalina schizzava nel suo sangue. Terrore, è l'unica parola con cui riuscì ad identificare lo stato d'animo che provò in quei pochi momenti ma forse, pensò, a farle venire la tachicardia era stato semplicemente il caffè che aveva bevuto quella mattina: doveva dire a suo padre di farlo più leggero.

 -Angolo dell'autrice- Salve gente di mondo! Non ho molto da dire, come al solito se non che spero vi vinaccia il capitolo e che, se lo trovate migliorabile, i consigli sono ben accetti. Ah, beh, se avete un attimo di tempo vi racconto la figura da Fantozzi che ho fatto ieri così le anime in pena potranno farsi due risate. Ieri era il compleanno di mio moroso e io tra il fare le valige, stare cinque ora in auto sotto il sole, sistemare la casa, disfare le valige e tutto il resto mi sono dimenticata di fargli gli auguri. Ma non è finita qui infatti lui poi mi ha chiamata e ha cominciato a chiedermi "Sai che giorno è oggi?" E io "Si, oggi è il venticinque" e lui "E quindi che giorno è?" Siamo andati avanti così finché non si è arreso al fatto che non me lo ricordavo e me l'ha detto. Ma la cosa pazzesca è che io sapevo benissimo che il venticinque luglio è il suo compleanno ma ero convinta che fosse agosto e mi stavo chiedendo cosa cavolo succede il venticinque agosto... Niente, credo che non riuscirò più a guardarlo negli occhi... Con questo chiudo che è meglio, arrivederci gente.
   
 
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