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Autore: la luna nera    27/07/2015    3 recensioni
La giovane Rose Morrison riceve dalla prozia Jacqueline, venuta a mancare alla rispettabile età di 107 anni, una strana eredità che non consiste in denaro o gioielli, ma in qualcosa di ancora più prezioso. Di cosa si tratta nessuno ancora lo sa e starà proprio a Rose arrivare a scoprirlo intraprendendo un cammino costellato di numeri, simboli e significati nascosti. Scoprirà anche il segreto della prozia che l'ha resa quasi una mezza strega agli occhi di molti. Accanto a lei il fidato zio Albert e l'irriverente quanto affascinante James Bradley.
Genere: Fantasy, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terminata la cena Rose si ritirò nella sua stanza, chiuse a chiave la porta e si sedette alla sua scrivania accendendo la lampada ad olio. Tirò fuori dal cassetto nascosto quella busta ed osservò con attenzione il sigillo: recava le iniziali della prozia. Prese anche la chiave mettendosi ad osservarla con attenzione: era color argento, piuttosto pesante e presentava una deliziosa decorazione composta da minuscole pietruzze azzurre disposte a spirale che formavano una sorta di rombo. Era sicura che fosse dorata nel momento in cui l’aveva ricevuta dal notaio!
Bah, forse l’ho sognato.
Osservò con attenzione: la figura si trovava nell’impugnatura della chiave ed era incastonata su un pomello che all’attenta osservazione si riconosceva come il coperchio di una minuscola scatolina. Rose provò a sbattere leggermente l’oggetto constatando che generava un lieve rumore, come se all’interno vi fosse qualcosa. Impiegò qualche minuto, poi lo aprì e trovò all’interno una piccola chiave uguale a quella che la conteneva, stesso colore e stesse decorazioni.
E questa? Cosa potrà mai aprire? E’ talmente minuscola!  
La ripose dove l’aveva trovata e prese di nuovo in mano la busta, forse lì poteva trovare qualcosa di più esplicativo. Afferrò il tagliacarte ed aprì: all’interno trovò una serie di fogli rilegati assieme, altri piegati e molti raffiguranti disegni del tutto inconsueti, strani simboli alcuni dei quali piuttosto inquietanti. Iniziò a sfogliare tutte quelle carte unite assieme da piccole corde celesti, erano i disegni originali realizzati dalla prozia e da cui erano nate sia le statue del giardino che i quadri esposti all’interno della villa. La ragazza sorrise, erano segno di un grandissimo talento artistico e di una fantasia fuori dal comune. Le altre carte recavano altri disegni, simboli arcani e misteriosi e, una volta aperte quelle piegate, la giovane si trovò davanti agli occhi quella che all’apparenza sembrava una lettera, ma scritta con caratteri incomprensibili a lei totalmente sconosciuti.
Che scherzo è questo? Che roba è?
Iniziò a girare sottosopra quelle carte nella speranza di capirci qualcosa, ma ogni suo tentativo risultò vano. Poi un foglietto cadde inavvertitamente a terra. Rose lo raccolse, lo aprì e finalmente trovò una lettera della prozia in caratteri a lei noti.
 
Mia adorata Rose,
se stai leggendo queste righe significa che già da dieci giorni e sette ore poco più ho già raggiunto la pace eterna. Probabilmente ti starai chiedendo il significato di tutto ciò che si trova all’interno della busta oggetto della tua eredità. Ti ho nominata custode di un segreto che ho conservato gelosamente per tutta la mia vita e che ho deciso di donare a te perché fra tutti i parenti mi sei stata vicina nel bene e nel male, noi siamo state legate da un profondissimo affetto che la mia morte terrena non distruggerà. Quello che ti lascio, carissima Rose, è molto più prezioso del denaro e dei gioielli, è un qualcosa che però dovrai scoprire e guadagnare con le tue capacità. Potrai cercare aiuto per muovere i primi passi verso la chiave di lettura del tutto, ma sarai tu e solo tu quella che dovrà compiere l’ultima mossa.
Ti proteggerò per l’eternità, non temere mia carissima Rose.
Ti abbraccio forte.
Zia Jacqueline.
 
Gli occhi della ragazza erano lucidi, voleva molto bene all’anziana zia e nonostante comprendesse che la sua vita era stata molto più lunga del normale, provava un forte senso di tristezza e malinconia per la sua dipartita.
Avrebbe sicuramente sentito la mancanza dei lunghi pomeriggi passati a conversare con lei e, sfogliando tutte quelle carte, ripromise a se stessa di preservarne la memoria a qualunque costo. Rilesse di nuovo quella lettera che le rivelava di un importante segreto cercando un qualunque indizio per capire di cosa potesse trattarsi, girando e rigirando il foglio, guardandolo da tutte le angolazioni possibili senza successo. Si mise a scrutare anche i disegni e i simboli delle altre carte: c’erano delle linee che somigliavano vagamente a nuvole, altre a stelle. E poi dei caratteri sparsi in ogni disegno, ora sotto le sembianze di un’ombra, ora inscritti nelle nuvole o nelle stelle. Apparentemente non c’era nulla di demoniaco, ma tutti questi strani segni le misero un po’ di paura. Quello che la inquietava maggiormente era l’ultimo foglio che recava quella che poteva essere una lastra tombale dai caratteri alfabetici sconosciuti, sormontata da strani glifi intersecati che sembravano il numero uno e il numero sette. O forse si trattava di un triangolo? Al centro riconobbe il rombo a forma di spirale che già aveva notato sulla chiave, evidentemente significava qualcosa di importante per la prozia visto che ricorreva spesso. Ai lati c’erano delle ali. Si mise ad osservarle con più attenzione, forse lì stava l’indizio tanto desiderato per venire a capo dell’eredità misteriosa lasciatale dall’ava.
Uno e sette…. Sono due delle cifre che compongono l’età della prozia…
“Ma certo!” Rose osservò con attenzione: quei due strani segni erano troppo simili ai numeri uno e sette e con un po’ di fantasia quella spirale poteva simboleggiare uno zero formando così il numero 107, ossia l’età esatta di zia Jacqueline!
Ricontrollò frettolosamente tutte le carte che aveva fra le mani cercando la conferma alla sua intuizione: in effetti qualcosa notò, troppi segni simili al 107, troppe forme che riportavano a quei numeri. Possibile che fosse solo una coincidenza?
Come un’illuminazione nella sua testa irruppero l’ora e la data della morte, nonché il momento in cui il notaio poté dare lettura del testamento: tutto riconduceva all’uno, allo zero e al sette.
Forse la chiave per capire tutto stava nella corretta interpretazione del significato numerico delle tre cifre, peccato che fra lei e i numeri non corresse buon sangue… Se c’erano due cose che proprio non riusciva a sopportare erano appunto i numeri e i cimiteri. Aveva fatto uno sforzo enorme partecipando alle esequie della prozia, aveva tenuto stretto il braccio di suo zio Albert nella remota speranza di superare quegli interminabili minuti fra croci, lapidi e possibili fuochi fatui.
Già… Lo zio Albert! Forse lui potrà aiutarmi nel capirci qualcosa di più.
Il fratello di suo padre non si era mai sposato ed era considerato una sorta di scienziato un po’ fuori dagli schemi. Abitava in un delizioso cottage con annesso il suo laboratorio personale nel quale si divertiva ad inventare aggeggi futuristici nati dalle sue idee più o meno geniali. Aveva una grande passione per il mistero ed il sovrannaturale, possedeva molti libri sull’argomento e magari in uno di essi poteva scovare qualcosa di utile per decifrare quei segni. E forse lui poteva essere l’unico della famiglia a non considerarla pazza.
Ripose tutto nel cassetto, indossò la candida camicia da notte e andò a dormire.
 
 
*      *      *      *      *      *      *      *      *      *      *      *      *      *
 
 
“Zio Albert, siete qui?”
Il bizzarro signore si affacciò nella veranda della sua casa pulendosi le mani con uno straccio. “Rose!” Salutò la nipote con un luminoso sorriso. “Ma che bella sorpresa! Come stai?”
“Bene, grazie. Trovo in ottima forma anche voi.”
“Accomodati, mia cara.” Fece segno alla ragazza di prendere posto sulla grande sedia in vimini. “Allora…. A cosa devo la tua visita?”
Chiuse l’ombrellino parasole, lo poggiò al lato della poltrona e si sedette. “Ecco…” Rose estrasse la busta e la aprì. “Si tratta della prozia Jacqueline e dell’eredità che ha lasciato solo a me.”
L’uomo, che pure era presente dal notaio, osservò le carte man mano che la ragazza gliele porgeva.
“La prozia mi ha anche scritto una lettera in cui mi rivela l’esistenza di un segreto e delle tracce che devo scovare per giungere ad esso.”
“Mhm… Interessante.”
“Pensavo che voi poteste aiutarmi a capire, forse in questi disegni c’è qualcosa che sfugge al mio occhio.”
“Beh, è altamente probabile. La cara zia aveva una profonda passione per gli enigmi e la crittografia.” Osservava con attenzione tutto quello che la nipote gli aveva consegnato.
“C’è un’altra cosa che mi è venuta in mente e di cui vorrei parlarvi, siete l’unico che forse non mi prende per pazza.” Gli occhi dell’uomo si incollarono a lei. “Uno, zero, sette.”
Nel viso dello zio comparve un’espressione di incomprensione e stupore.
“Osservate.” Rose gli porse il disegno della presunta lapide sormontata dagli strani glifi. “Questi sembrano creati dall’intersezione dei numeri uno, zero e sette, ovvero centosette, l’età della prozia Jacqueline al momento del suo trapasso.”
“E’ vero, ma potrebbe essere solo un caso.”
“Ci ha pensato anche io, ma riflettete un attimo: quel numero lo si ritrova anche nella data e nell’ora della morte. Credete che tutto sia casuale?”
Restò un attimo in silenzio: effettivamente c’era della logica in quanto ipotizzato dalla ragazza. “Non saprei cosa dirti. In tutta onestà avrei bisogno di studiare a fondo le carte.”
“Cos’è che dovreste studiare, Albert?”
I due si voltarono verso l’ingresso della veranda. “Salve, James.”
“Buongiorno.” Il giovane uomo si avvicinò ai presenti. “Avete qualche nuova avventura cui dare la caccia?”
“Forse.” Si alzò in piedi. “Conoscete mia nipote Rose?”
“Di vista. Enchanté.” Si profuse in un profondo omaggio nei confronti della ragazza la quale dal canto suo ricambiò con un sorriso di pura cortesia.
“James Bradley è un grandissimo appassionato di misteri, forse ben più di me. Credo possa esserti d’aiuto con la questione che mi hai proposto, perché non gliela illustri?”
Sul volto dell’ultimo arrivato comparve un’espressione di divertimento misto a curiosità. “Per caso riguarda la vetusta McEvans da poco passata a miglior vita?”
“In tutta onestà, sir, non ho molta voglia di raccontarvi certe cose. In fondo non ci conosciamo e preferisco di gran lunga confidare le mie supposizioni a persone che ritengo degne di fiducia.”
“Oh, non avete peli sulla lingua.”
“Esattamente, sir. E se ora volete scusarmi, ho altro a cui pensare.” Riprese tutte le sue carte. “Con permesso.”
“La vostra prozia custodiva un grande segreto ed io ne so molto più di quanto crediate.” James incrociò le braccia pronunciando quelle parole sotto le sguardo stupito ed incuriosito di Albert.
Rose si bloccò sulla soglia, si voltò fissandolo con circospezione. “Sì, forse è così. Essendone però solo io l’erede universale, statene alla larga.”
Uscì confondendosi con la luce del giorno, indispettita da quel tipo di cui aveva sentito parlare da alcune amiche.
 
 
 
 
James Bradley, poco più grande di lei, era il figlio di un ricco borghese. Girava spesso il mondo a caccia di avventure e non perdeva occasione di vantarsi delle sue imprese nei siti più remoti del pianeta. Sosteneva di aver esplorato le piramidi egizie alla ricerca della tomba ancora inviolata di qualche faraone o sacerdote, i ruderi di Machu Pitchu per scovare qualche reperto delle antiche civiltà. Di recente, stando alle sue parole, aveva trascorso la settimana del solstizio d’estate presso Stonehenge e lì aveva avuto contatti con civiltà aliene. Alcune delle sue amiche pendevano letteralmente dalle sue labbra, credevano in tutto quello che lui raccontava ed egli, che pure era decisamente affascinante, ci marciava sopra.
Prima di rientrare a casa, Rose sentì il bisogno di passare a fare una visita alla tomba della prozia Jacqueline. Nella sua testa si era come materializzata la voce della defunta e decise di assecondarne la richiesta sebbene una delle cose  che le mettevano ansia erano proprio i cimiteri. Entrò nel camposanto con qualche lieve timore e nonostante fosse ben consapevole che i morti non possono far più niente, avvertì un fortissimo senso di angoscia nel passeggiare fra lapidi e croci corrose dalla ruggine.
Presso il luogo dove era stata deposta la donna c’erano tre persone chine e completamente vestite di nero. Tale vista la fece fermare: dei morti non c’è da avere paura, ma dei vivi si!
Chi sono quei tre tipi?! Che diavolo stanno facendo?!
Fece due passi indietro e urtò inavvertitamente un vaso di fiori che cadde, attirando su di sé l’attenzione dei tre uomini.
“Che cosa fate voi qui?” Chiese uno di loro.
Rose, in preda al panico, non raccolse neanche ciò che aveva fatto cadere e se la diede a gambe levate. Potevano essere dei profanatori o tombaroli a caccia di chissà quali cimeli! Uscì attraversando il vecchio e pesante cancello in ferro con una velocità impressionante e continuò a correre senza una meta ben precisa. Si nascose poi  sotto un albero protetto da un muretto a poca distanza dall’ingresso del cimitero tentando di calmarsi e riprendere fiato.
Lo sapevo! Lo sapevo che non mi sarei dovuta fermare qui! Se mi trovano sono spacciata!
 
“Hai visto dov’è andata?”
“No, dopo che è uscita dal cancello l’ho persa di vista.”
“Accidenti! Eppure sono sicuro che quella ragazza è parente della morta, sono certo di averla vista al funerale.”
“Credi che l’abbiano mandata a controllarci?”
“Chi? Quella?! E’ solo una ragazzina, cosa vuoi che controlli?”
“Beh, poco male. Torneremo più tardi con il nipote e vedremo se tomba ed iscrizione sono come lui aveva ordinato. Adesso andiamo, mia moglie ha preparato il pranzo per tutti quanti.”
 
Seduta sotto il muretto, Rose iniziò a sentirsi una stupida: ascoltando la conversazione dei tre uomini comprese che stavano collocando la lapide sul luogo di sepoltura della prozia, non erano profanatori. Si affacciò e, quando fu certa che fossero ben distanti, tornò all’interno del cimitero e poté raggiungere il sepolcro senza altri inconvenienti. Fifa a parte. Si raccolse in preghiera per qualche secondo tenendo sempre l’orecchio ben teso pronto a captare il minimo rumore, poi i suoi occhi furono catturati dalla strana iscrizione sulla lapide….
 
 



 
 
Ecco il secondo capitolo di questa mia nuova storia che spero continui a catturare la vostra attenzione.
Nella busta Rose ha trovato cose strane e incomprensibili, ma qualcosa già inizia a farsi strada nella sua mente: ha già compreso che i numeri 1-0-7 potrebbero essere la chiave di lettura del segreto. E poi c’è la lapide… Dovrei riuscire a farvela vedere con il prossimo aggiornamento.
 
Voi intanto recensite!
Grazie a tutti quelli che l’hanno inserita in una qualsiasi lista e particolari ringraziamenti a nephylim88 e eppy!
 
A presto
La Luna Nera
 

 
  
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