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Autore: Eliatheas    24/01/2009    29 recensioni
Questa che vi racconterò non è una storia felice e probabilmente non lo sarebbe mai stata, neanche se io e lui [noi] fossimo rimasti insieme.
Perché c’è sempre qualcosa che non va, c’è sempre il piccolo dettaglio che fa male, la nota stonata nell’armonia della vita.
Non esiste il lieto fine, non esisterà mai.
[Dominique Weasley/James Sirius Potter]
Genere: Romantico, Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, James Sirius Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo - Due anni dopo

"Mi lasci suonare?" La melodia si interrompe bruscamente ancora una volta, mentre io sospiro, irritata, e chiudo gli occhi con la speranza che Apolline scompaia immediatamente, magari inghiottita da un buco nero comparso nel perfetto pavimento - accuratamente pulito da zia Gabrielle - di marmo.
Ovviamente non succede e, quando riapro gli occhi, mia cugina è ancora lì a fissarmi con un sorrisetto irritante.
"Impiegheresti secoli per suonare come me" dico, con tono eloquente. Somiglia molto ad un "levati di torno", ma, come al solito, Apolline non capisce il messaggio sottointeso e mi fissa ancora con quel sorriso da bambina.
Sospiro. Quel sorriso mi ricorda me stessa. E' incredibile come mia cugina mi somigli. Stessi capelli biondi, stessa pelle pallida, stesse labbra rosse. I suoi occhi sono castani, più caldi, più gentili, ma per il resto è troppo simile a me. Mi fa quasi terrore.
"Fa' niente, voglio suonare" dice, con voce sicura. Mi irrita parecchio, lo ammetto. E' una bambinetta viziata.
Quando partii dall'Inghilterra credevo che avrei trovato una cuginetta adorabile, dolce e compresiva, che avrebbe capito quando era il momento di lasciarmi in pace. Be', per un certo periodo di tempo è stato anche così, solo che sono trascorsi due anni ed è subentrato un mostro chiamato "adolescenza". E Apolline è diventata esattamente il prototipo dell'adolescente irritante.
Ormai rassegnata al fatto che dovrò dare lezioni di pianoforte a mia cugina, fisso gli spartiti che ho davanti e mi rendo conto che non è il caso che li suoni. Sono troppo complicati, io stessa ho impiegato anni per suonarli perfettamente. E so che Apolline non si accontenterà di suonare due note a caso.
"Andiamo in soffitta. Dovrei avere qualche spartito più semplice" sospiro. Lei annuisce, entusiasta, e si fionda a velocità incredibile al piano di sopra, lasciandomi indietro. Mi ritrovo a salire le scale con la speranza che sia inciampata, ma so che non succederà. Apolline è troppo aggrazziata, troppo Veela, per inciampare.
Apro la porta con un sospiro e immagino quanta polvere stia per attaccare i nostri corpi. Specialmente il mio, appena rimessosi da una fastidiosa influenza. Starnutisco immediatamente e tiro su col naso.
"Allora? Dove sono?"
"Dammi il tempo di trovarli" ringhio, iniziando a frugare tra i miei vecchi scatoloni. Zia Gabrielle aveva avuto la brillante idea di sistemare la mia roba qui, invece che nella stanza degli ospiti, certa che sarei rimasta a lungo. E così è stato. Ora sono trascorsi già due anni, ho iniziato un corso di Guaritrice e credo che finirò per lavorare qui.
Da uno scatolone vengono fuori pergamene vecchissime. Alcuni bigliettini che ci scambiavamo io e Victoire da piccole, quando i nostri genitori ci mettevano in punizione, le lettere che Rose mi ha spedito dall'America, quando aveva dodici anni e i suoi genitori l'avevano portata a New York, appunti di Storia della Magia, biglietti che Scorpius mi mandava quando era cotto di Rose e non sapeva come fare per conquistarla ... e poi, uno spartito. Un foglio di pergamena vecchio e fragile, stipato sul fondo dello scatolone. E' uno spartito macchiato, imperfetto, scritto con una grafia disordinato.
Non è mio.


Per Dominique Weasley.
Da James Sirius Potter.
Natale 2021



Un vecchio spartito tra le mie mani, una vecchia melodia riecheggia nella mia mente, un vecchio ricordo in bianco e nero si fa strada nel mio cuore.
La biblioteca di Hogwarts. Io sono seduta ad un tavolo, con il solito libro tra le mani. Un ragazzo arriva, trafelato. Mi consegna un pacco non più grande di un foglio. Lo apro. Uno spartito.
E poi il ricordo cambia. Io sono seduta al pianoforte, suono una melodia che, anche se non riesco a sentire, so che è bellissima. Il ragazzo dai capelli arruffati è seduto accanto a me, mi fissa come se ogni dettaglio del mio viso lo affascinasse. E le mie mani scorrono veloci su un pianoforte nero e lucido, su tasti d'avorio e di ebano, lievi su una melodia che mi spezza il cuore.
"Allora? Sono questi?"
E poi il ricordo svanisce, si dissolve in una nuvola di fumo grigio, mentre mi volto a fissare Apolline con aria stupita.
Lei si sporge da sopra le mie spalle e fissa lo spartito con un ghigno, ma io non ci faccio quasi caso.
"James Sirius Potter" legge, ma quel nome non suona bene pronunciato da quella voce acuta e dall'accento francese.
"Già"
Niente.
Non sento assolutamente nulla.
Nessun dolore sordo, nessun crac al cuore.
Vuol dire che ho dimenticato? Questo significa dimenticare?
Cancellare tutto, lasciar andare ricordi su ricordi, eliminare le sensazioni? Ho dimenticato davvero?
"E' quello da cui sei scappata?"
Apolline non avrebbe capito. Non capirebbe neanche adesso, se le dicessi che ho amato follemente James Sirius Potter, mio cugino. Non capirebbe nessuno. Forse neanche io.
"Sì"
Le dissi che io e lui ci sopportavamo a stento e che ero andata in Francia anche per stare un po' in pace. Una bugia che mi era costata notti di pianto.
"Ma l'ha scritto lui?" La sua voce è scettica, forse crede che James non avrebbe potuto scrivere musica. Annuisco, ancora stordita.
E' come trovare una testimonianza di una vita precendente.
Questo ricordo appartiene alla vecchia Dominique, quella che viveva in Inghilterra, quella che amava James Sirius Potter.
Possibile che abbia davvero dimenticato quella Dominique?
Due anni sono sufficienti a cancellare un'intera esistenza?
"Me lo fai sentire? Voglio ridere un po'" Sogghigna, Apolline. Non ha idea della bellezza di questo spartito e, improvvisamente, mi sento in dovere di difenderlo, di suonarlo come non ho mai suonato nessun altro spartito, di farle vedere che James è un genio.
Scendo immediatamente al piano inferiore, seguita da mia cugina. Mi siedo al pianoforte, un pianoforte nero e lucido - che porta alla mente troppi ricordi - e lei si siede accanto a me. Tutto questo mi è familiare. Uno spartito, un pianoforte nero, una presenza accanto a me.
Ma non è lui.
E, quando inizio a suonare quella melodia, mi rendo conto che non ho mai dimenticato. Mentre le mie scorrono da un tasto all'altro senza esitazione - come se in tutto questo tempo non avessi fatto altro che suonare questa melodia - mi accorgo che questa musica è bellissima e una lacrima cade dai miei occhi.
Non ho dimenticato nulla, non avrei potuto dimenticare. Un'onda di ricordi mi travolge ed io mi lascio travolgere. James che mi stringe la mano, James che mi sorride, James che mi bacia, James che mi accarezza i capelli, James che mi guarda dietro ad un velo di lacrime.
James. Un nome che troppo a lungo ho evitato di pronunciare. Esplode nella mia mente con la forza di mille Schiantesimi. Ma non fa male, è quasi...piacevole.
Ma è diverso. E' un ricordo diverso da quello che potevo immaginare due anni fa. E' il ricordo di un amore mai esistito, il rimpianto di qualcosa che poteva esssere.
Ma è diverso, ora. Ora è cambiato tutto.
Zia Gabrielle si ferma un attimo a guardarmi con gli occhi spalacanti, accantonando per un attimo il bucato e i mille lavori domestici che ha da fare. Mi guarda stupita, con le lacrime agli occhi. Le stesse lacrime che stanno cadendo sui tasti di questo pianoforte. Apolline mi fissa in silenzio, per la prima volta non ha nulla da dire.
Io non riesco a parlare. Piango, ma non sento dolore.
Perché ho capito cosa devo fare, dove devo andare.
So qual è il mio posto nel mondo.

~



"Mi raccomando, torna a trovarci"
Zia Gabrielle mi sorride, imbarazzata, e poi mi stringe a sé con tutta la forza che ha. Mi mancherà, sì. Non sopporto l'idea di doverla salutare, ma so cosa devo fare.
E non posso rimanere in Francia.
"Ci puoi scommettere, zia" sorrido un po', poi mi scosto da lei e guardo Apolline.
Le sorrido e le scombino i boccoli biondi. So che lo odia, ma lo faccio proprio per questo. Mi fulmina con i suoi occhi castani e fa una smorfia arrabbiata.
Vorrei dirle di non essere come me, di lasciarsi andare alle emozioni, di vivere intensamente la propria vita, perchè la vita non le darà un'altra possibilità, che ce ne resta solo una e non dobbiamo sprecarla, ma non lo faccio.
E resto in silenzio, a guardarla con le lacrime agli occhi.
Non capirebbe, mi dico.
O forse sono io che non sarei capace di farle un discorso del genere?
Le saluto con un ultimo sorriso e salgo sul treno, con uno strano senso di passato. Mi siedo sul sediolino e le saluto dal finestrino, con le lacrime agli occhi.
Passato. Due anni fa, quando scappai dalla mia famiglia, dalla mia vita. E ora ritorno.
Ho deciso di tornare a casa.
Devo tornare a casa.
Mentre il treno parte con uno scossone, mi rendo conto della nostalgia che provo per la mia casa. Voglio abbracciare Louis, parlare con Rose, rassicurare Ted ... e provare a spiegare tutto alla mia famiglia.
Chissà se Victoire mi odierà ancora, se per Dorian sarà giunto il momento di perdonarmi, se James si è rifatto una vita.
James.
Sento qualcosa all'altezza del cuore, ma non è una sensazione spiacevole. E' come quando, a secoli di distanza, si guarda un'esistenza che ormai non appartiene più a nessuno. Rimpianti, rimorsi, ricordi. James fa parte di una vita che ho cercato di cancellare, nonostante fossi consapevole che lui non se ne sarebbe mai andato. Ho cancellato tutto quello che poteva farmi del male, ma il suo ricordo è rimasto. Quell'amore che credevo eterno è svanito nel nulla, forse perché ormai il mio cuore si è abituato alla sua assenza, forse perché ho imparato a fare a meno di lui, ma il suo ricordo c'è ancora. E' un ricordo dolce, tenero, delicato come un bocciolo, che mi stringe il cuore.
Voglio tornare a casa. Ho deciso di tornare a casa.
Voglio provare a parlare con i miei genitori, perchè loro dovranno capire. Li implorerò di riaccettarmi nella famiglia, cercherò di far capire loro che ho davvero amato James e che me ne sono andata perché lui restasse. Dirò che non è cambiato nulla, che sono sempre la solita Dominique, in fondo.
E parlerò anche con Victoire, le dirò che deve capire, perché è mia sorella e perché sono passati due anni. Perché deve avere idea del tormento che ho passato sapendo che lei mi odiava.
E perdonerò Hugo, perché ho capito che, in fondo, l'ha fatto per il mio bene, nonostante lui non se ne sia reso conto. Forse non se ne renderà mai conto.
Dirò a Rosie che le voglio bene e che non la sostituirei mai con nessuna, che lei è stata e sempre sarà la mia migliore amica, che senza di lei mi sarei lasciata andare molto prima e non sarei riuscita ad arrivare dove sono arrivata ora.
Parlerò con James. Lo abbraccerò come si può fare con un cugino che ho amato, gli dirò che è ora di ricominciare da capo, di ricostruire un rapporto famigliare che non è mai esistito, un passo alla volta, senza mettere fretta al tempo. Forse ci faremo del male, ma cosa sarebbe la felicità se non esistesse il dolore?
Chiederò a Dorian di perdonarmi, ancora una volta. Gli dirò che lui è e sempre sarà il mio migliore amico, quello che per parlare con me usava la scusa dei Nargilli, che mi restava vicino quando avevo bisogno di conforto, che mi stringeva la mano anche desiderava scappare via. Forse lo illuderò, forse gli farò del male, ma poi lui capirà e tornerà tutto come prima.
E, soprattutto, continuerò a camminare, ad andare avanti senza aggrapparmi a niente e a nessuno. Camminerò per i roveti dei miei tormenti, per i sentieri della mia vita, senza cercare l'aiuto di qualcuno.
E, se inciamperò, pazienza. Perché inciampare non vuol dire sbagliare, perché solo inciampado potrò rialzarmi.
Perché ho capito che la mia unica speranza non è James Potter, nè tantomeno Dorian Baston.
La mia unica speranza ... be', sono io.


~ Fine ~





L'ho fatto davvero? Ho scritto la parola fine? Oh, per Merlino e Morgana, sul serio?
Cielo, ho terminato Only Hope. Quasi non riesco a crederci. Mi viene quasi da piangere, anzi, credo che fra poco scoppierò davvero a piangere. La mia lunghissima, deprimente, Only Hope. La storia partorita dalla mia mente malata, che ha tenuto occupata me stessa per tre lunghissimi mesi in cui sono stata un po' Dominique, un po' James, un po' Dorian e un po' tutti gli altri personaggi. Perchè non c'è stato un singolo personaggio in cui io non mi sia un po' calata. Ho provato a creare personaggi credibili, coerenti, certamente non perfetti e sicuramente avrò sbagliato in qualche punto. Forse Dorian è troppo comprensivo, forse James troppo codardo. Forse tra un paio di mesi rileggerò questa storia e mi dirò che ho scritto davvero delle stupidaggini, ma, per il momento, be'...sono fiera di me.
Esattamente.
Forse questo non è il finale che vi aspettavate. Neanche io, a dir la verità. Si è praticamente scritto da solo. E non ne sono così schifata, a dirla tutta. Avevo un miliardo di finali alternativi, ma credo che questo sia il migliore che sia riuscita a scrivere. Vero, realistico. O almeno credo. Non credo che ci sarà un seguito di Only Hope, per cui potete immaginare quello che volete quando Dominique tornerà in Inghilterra. Potete anche immaginare che il treno sia deragliato e lei sia morta - avevo in mente un bellissimo finale così, lo ammetto, ma poi l'ho cancellato -, potete immaginare che lei si sposi con Dorian e vivano per sempre felici e contenti, che diventi suora...quello che volete. Perché per me la storia di Dominique Weasley finisce qui.
Forse farò una raccolta di missing moments, momenti mancanti o visti con occhi che non sono quelli di Dominique. Forse, ma non ne sono sicura. Probabilmente impiegherò secoli per scriverne una decente, ma ci proverò.
Voglio ringraziarvi tutti. Tutti quelli che hanno letto questa storia, recensito questa storia, inserito nei preferiti questa storia e vissuto questa storia assieme a me. Perché, per un periodo, siamo tutti stati Dominique.
Questo epilogo è dedicato a voi.
Grazie.

A presto,
Eliatheas.
   
 
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