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Autore: C4RT4G0    28/07/2015    1 recensioni
E' ambientato in un mondo post apocalittico, dove le esplosioni nucleari hanno distrutto e diffamato il mondo. Il protagonista potresti essere tu in un futuro alternativo che dopo anni di esperienza nella zona infetta ormai sai come muoverti. La storia è un risveglio in una normalissima giornata post apocalittica. Spero vi piaccia.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi sveglio e vedo il buio. Prima ho paura poi realizzo che forse Dio ha ascoltato le mie preghiere. Mi accorgo che il paradiso sa di cibo in scatola scaduto e sotto di me sento delle coperte ammuffite e strappate, quindi capisco di stare ancora all'inferno. Mi metto seduto e sento tutti i muscoli indolenziti, dormire con l'attrezzatura non è un toccasana ma come negli anni ho imparato non sai mai quando ti potrebbe servire. Mi alzo e mi avvicino alla finestra. Apro le tende con uno strattone veloce e guardo fuori. Osservo ciò che rimane della vecchia vita, case, parchi, negozi e osservo il loro stato attuale e ripenso che la morte non sarebbe tanto male vista la situazione. Ogni giorno spinto a combattere anche contro volontà alle creature di fuori con un solo pensiero in testa, sopravvivere. Ogni tanto mi capita di pensare che non sono capitato male, che forse Dio mi ha lasciato vivere dopo le grandi esplosioni per portare speranza al genere umano. Poi però ,percorrendo le varie città e vedendo i mercati locali in cui trovi padri che vendono la propria famiglia per delle armi o della carne marcia, capisco che la speranza ormai è persa e che questa non è altro che un eterna condanna che siamo costretti a vivere dal nostro istinto di sopravvivenza. Nel pensare questo mi accorgo che il sole è su da un pò, prendo le poche cose lasciate sulla scrivania, sigarette di seconda mano qualche proiettile e lancio le scatole di cibo vuote in un angolo. Come mi aspettavo ad assaltare i resti di cibo come solo un sopravvissuto potrebbe fare arriva il mio gatto spelacchiato Dickens. So che può sembrare un nome strano ma glielo diedi quando lo trovai la prima volta a bere da terra una chiazza di birra scesa da una bottiglia dell'omonimo nome. Finito con i resti Dickens si avvicina a me e fa le fusa o almeno quelle che sembrano fusa e decide che siamo pronti a partire. Lo metto nello zaino facendo attenzione che abbia spazio ed aria e prendo la mia 44. Magnum truccata e la punto davanti a me. Mi è già capitato di essere attaccato da qualcosa o qualcuno la mattina dopo il risveglio e non voglio che succeda di nuovo. Arrivato quasi alla porta sento un rumore alle mie spalle e senza pensare una seconda volta sparo e centro il bersaglio ormai così vicino da macchiare il mio visore con il suo sangue. L'ennesimo topo del deserto che viveva nella dispensa ormai vuota, e prima di morire definitivamente lancia uno dei soliti urli per cui potresti riconoscerne uno la notte. So che ho poco tempo e che qui di devo andarmene subito prima che la sua famiglia venga a farmi visita.
 
 
   
 
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