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Autore: Sarija    31/07/2015    0 recensioni
"Non assomigliava ad un asmodiano, men che meno ad un elisiano.
I capelli erano completamente azzurri e qualche ciocca ribelle si posava sulla fronte. Il viso era contratto in una smorfia di dolore e solo allora mi accorsi delle profonde ferite che si stagliavano sul petto.
Allibita mi coprii la bocca con la mano. Che diavolo era quel buco nel ventre!?"
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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[Sarija]
Lo sconosciuto si voltò lentamente verso di me e potei quindi vedere il lato destro del suo viso, coperto in parte da una strana maschera bianca con denti aguzzi.
Aveva lo sguardo stanco e a mala pena riusciva a reggersi in piedi. Il respiro pesante ed affannato, una mano che premeva sulla ferita più profonda che correva dalla spalla fino al ventre scolpito.
Indietreggiai di un passo e guardai con la coda dell’occhio Christelle: la sua espressione era lo specchio della mia.
Dafy abbaiò ancora una volta e infine si sedette.
Rimasi spiazzata. Non lo considerava dunque…un nemico?
“Chi sei?” chiesi con un filo di voce.
“I-io…” iniziò ma la voce gli si bloccò in gola da un colpo di tosse riversando sangue sul terreno.
Risollevò la testa per guardarmi negli occhi e dei rivoli rossi gli colavano dalla bocca.
Voltai la testa di scatto verso Chris, “Cosa dobbiamo fare?”.
“Lui non è un nemico… In quanto chierichesse sappiamo bene cosa fare”.
Capii cosa intendesse ed utilizzai l’incantesimo di guarigione più potente che avessi avvicinando le mani davanti al petto e creando una sfera di luce tra di esse. Con l’ultima parola della formula la sfera sparì e le ferite dello sconosciuto si richiusero immediatamente, senza lasciare una benché minima cicatrice.
Lui si guardò stupito il petto, ora completamente guarito.
“Come hai fatto!? Chi diavolo sei?!” chiese scioccato.
“No, chi diavolo sei tu!” intervenne Chris, “E neanche un grazie eh!?” continuò. Lui di rimando bofonchiò un “Grazie” appena udibile.
“Allora…Chi sei?” chiesi nuovamente.
“Sesta Espada, Grimmjow” rispose.
“Sesta E…spada? Non ho idea di cosa significhi”.
“Non è un mio problema”
Christelle gli puntò un dito artigliato contro, “Guarda che potevamo lasciarti morire, str-“.
“C-calma Chris!” la interruppi: quando si arrabbiava diventava una furia…
Lei infastidita si sedette su una roccia a gambe incrociate, continuando a guardarlo storto.
“Dove sono?” chiese Grimmjow.
“Katalam Nord” rispose stizzita Chris, borbottando qualcosa d’altro.
Lui sollevò un sopracciglio, “Ne so quanto prima”.
“Non è un mio problema” lo scimmiottò lei.
Con un ringhio si avvicinò e la guardò dall’alto in basso con sguardo furente, “Chi ti credi di essere per parlarmi così, eh?!”
“Guarda che sei tu quello fuori posto…” gli dissi. Lui mi guardò velenoso.
“Chi mi credo di essere? Ufficiale a 4 stelle, Christelle. Ecco chi mi credo di essere” disse alzandosi con un ghigno dipinto in volto, “Perciò non fare tanto lo spaccone” continuò.
“Ok ok ho capito”, disse lui alzando le mani in segno di resa.
Si voltò nuovamente verso di me, “E tu?”.
“Ufficiale a 3 stelle, Sarija” dissi.
Lui si grattò la testa pensieroso, “Beh… E ora? Non so minimamente il perché io sia qui”.
“E credi che noi lo sappiamo?” Chris si risedette sulla roccia, “L’unica cosa che possiamo fare è portarti al Tribunale delle Ombre”.

 

 
[Shiniel]
Estrassi i due revolver dal fodero e corsi cauta, attenta ad ogni singolo rumore. Mi nascosi dietro ad una parete per non essere vista dalle truppe Balaur che passavano per quel tratto del Sottosuolo del Katalam.
Delle ciocche rosse mi caddero sugli occhi e infastidita le spostai soffiando.
Mi sporsi leggermente dal riparo. Via libera.
Attraversai quel tratto correndo veloce per ritornare nell’ombra, sperando di non incontrare qualche elisiano.
Mi spostai appoggiando la schiena ad una parete, anche se si rivelò una pessima idea essendo ricoperta da muffa e muschio verde.
Continuando a tener d’occhio la strada da dove ero venuta, mi incamminai verso una delle stanze centrali.
Mentre ero ormai vicina all’entrata sentii il caratteristico e familiare rumore dei colpi ad etere dei tiratori scelti. Mi sporsi un poco e potei vedere che si trattava di un elisiano. Strinsi con più forza i revolver. Dannazione!
“Hei Shiniel!” qualcuno dietro di me mi chiamò sussurrando. Mi voltai di scatto e riconobbi Eruwen, con l’immancabile archetto stretto tra gli artigli.
Eruwen era davvero particolare per essere una barda, le quali di solito si vestivano con vestitini rosa. Lei invece no. Lei era sempre vestita di nero, come i suoi capelli tenuti corti, fermati da una fascia (ovviamente…nera!) che le copriva l’occhio destro. Non che lo avesse perso, ma diceva che le donava un certo fascino ed in effetti non aveva tutti i torti.
“Eruwen!” dissi sussurrando a mia volta.
“Avanti, andiamo a spaccare quel piccione!” e senza neanche darmi il tempo di capire le sue parole, si lanciò correndo verso il tiratore.
Corsi dentro la stanza con i revolver puntati verso l’avversario scaricando velocemente delle raffiche cercando di ferirlo gravemente.
Un enorme chiave di violino di materializzò sopra la testa dell’elisiano, che venne schiacciato a terra dove rimase circondato dalle sue ali.
“Ha! Nessuno sfugge a disarmonia!” disse esultante la barda.
Ridacchiai, “Anche tu sei qui per guadagnare un po’ di monete antiche?”.
“Sì e no… In realtà ero solo in cerca di qualche elisiano…”
“Sei sempre la solita, Eru!” risi di nuovo, lei adorava andare “a caccia”.
“Beh?! Non penso sia un problema” rispose.

 

 
[Sarija]
Ci materializzammo davanti all’obelisco della capitale assieme a Grimmjow, il quale si era davvero stupito quando riuscì a leggere la formula scritta sulla pergamena.
Il guaritore dell’anima guardò stranito lo sconosciuto, mentre lanciò un’occhiata sospettosa a me e poi a Christelle.
Senza dire una parola mi diressi verso la rampa che portava sul ponte Vifrost: volevo incontrare Heimdall. Christelle e Grimmjow mi seguirono, mentre l’ultimo si guardava attorno incuriosito dal luogo in cui si trovava.
Arrivati sul ponte, Heimdall ci individuò immediatamente e subito si avvicinò guardando di sottecchi l’Espada.
Heimdall  si voltò verso Christelle, “Chi è?” le chiese.
“Non lo sappiamo con certezza, ma se ha potuto utilizzare una pergamena per Pandemonium penso che-“.
“Basta così.” la interruppe bruscamente.
“Stavamo andando al Tribunale delle Ombre” intervenni.
“Sì, vi scorto io” detto questo ci avviamo tutti e quattro verso la Piazza Asmodiana.
Una volta arrivati nei pressi del Tribunale, le due guardie addette alla sicurezza di quella zona ci fermarono.
“Identificatevi” disse una delle due guardie. Dopo ciò entrammo in un ascensore che ci portò al piano superiore.
La stanza era riccamente decorata: le pareti bordeaux erano rifinite con dettagli dorati che riflettevano la luce proveniente dall’esterno; un tappeto color porpora attraversava la stanza per tutta la sua lunghezza, alla cui fine era posto  un enorme scranno in ebano su cui il Giudice delle Ombre era seduto.
“Mio caro Heimdall, a cosa devo l’onore della vostra visita?” chiese il Giudice con tono mellifluo.
Trattenni a stento una risatina: la gentilezza non gli donava per nulla.
Mi schiarii la voce per richiamare l’attenzione su di me, “Chiedo cortesemente la parola”.
Con gesto della mano il Giudice acconsentì.
Mi schiarii la gola nuovamente, quel posto mi metteva in soggezione, e iniziai a raccontare la vicenda cercando di non dimenticare nessun dettaglio.
“Allora Grimmjow…parlaci un po’ di te. Dov’eri prima di risvegliarti nel Katalam?” chiese il Giudice quando terminai.
“Ero nell’Hueco Mondo” rispose.
Il Giudice spalancò per un attimo lo sguardo. A quanto pareva lui sapeva qualcosa in più di noi, e la mia supposizione non tardò ad essere verificata.
“Interessante. Sei il primo Hollow che vedo ad avere una forma umana…” disse pensieroso.
“Ma difatti io non sono un Hollow, ma un Arrancar” rispose di nuovo.
Hollow? Arrancar? Incominciavo a perdermi nel discorso. Guardai Heimdall, il quale però era nella sua solita posa rigida e il viso granitico, mentre Christelle aveva un’espressione confusa.
Il Giudice aggrottò la fronte: probabilmente il termine Arrancar non lo conosceva neppure lui. Si schiarì la voce, “Bene, ti dichiaro cittadino di Asmodae e come tale verrai trattato” e con un gesto della mano ci congedò tutti quanti.
Aggrottai la fronte. Un po’ sbrigativo, no?
Tornati nella Piazza, Heimdall posò una mano sulla spalla di Grimmjow per trattenerlo, “Non mi fido ancora di te, straniero. Ti terrò d’occhio, ci siamo capiti?”.

 

 
[Heriand]
Con il teletrasporto da Sanctum, con destinazione la base elisiana nel Katalam Nord, mi materializzai affianco a Reinan.
Non sapevo bene se esistesse una legge per la quale lui possa darmi ordini, ma dopo tutto cosa potevo fare? Dire di “No” ad un Ufficiale di quel livello era come mettersi da solo il cappio al collo senza legare la propria anima ad un obelisco. Perciò ecco che dovevo seguire il fattucchiere come un cagnolino ovunque andasse.
“Heriand, io devo scambiare due parole con Kaisinel. Tu aspettami qui” mi disse voltandosi verso l’entrata della Torre di Luce Ricostruita.
“Ma certo, signore” dissi inchinandomi leggermente con un ghigno sprezzante sul viso.
Lo odiavo. Questo era più che certo. Ma una cosa non mi spiegavo: perché si ostinava a portarmi con sé?
Sbuffai e camminai avanti e indietro aspettando il suo ritorno. Inevitabilmente pensai alla precedente battaglia d’assedio alla Sillus. Non esser riuscito ad uccidere quella chierichessa era un bello schiaffo al mio orgoglio. Strinsi le mani a pugno fino a farmi male.
Una mano si posò sulla spalla e istintivamente mi girai pronto a sfoderare le mie armi, ma mi accorsi che era Reinan. Il suo sguardo era deciso e severo, gli occhi della stessa sfumatura verde dei miei, “Smettila di arrovellarti il cervello” mi disse immaginando a cosa stessi pensando poco prima.
“Ora faremo il giro di tutto il Katalam. Ordini di Kaisinel” continuò tornando nei panni del buon soldatino.
“Perché? Da come l’hai detto sembra che dobbiamo cercare qualcosa” dissi.
Lui sorrise appena, “Pensi bene… Ma non posso dirti nulla” rispose tornando serio.
Ci incamminammo verso la 72esima guarnigione e arrivati all’altezza delle Torri Elisiane estrassi le armi. Probabilmente non sarei quasi servito a nulla dato che ero accompagnato da un Ufficiale a 5 stelle, ma di certo non volevo farmi trovare impreparato.
Salimmo su una piccola altura da cui potevamo vedere senza ostacoli sia la guarnigione che la radura antistante dove vi erano due asmodiani.
“Jldploh jxh chglfldml!” sentii urlare da uno di loro. Arricciai il naso: la lingua asmodiana era davvero orribile.
Mi lanciai dall’altura intento ad attaccarli, ma non feci in tempo a sferrare un fendente che un enorme drago di fuoco li bruciò all’istante.
Mi bloccai di scatto per timore di essere bruciato anch’io e mi voltai verso Reinan che aveva ancora la mano protesa per l’attacco.
“Oh mi dispiace…” disse, ma il suo sguardo e il sorrisetto divertito dicevano l’esatto opposto.
Quanto era insopportabile!

 

 
[Akirsh]
Resuscitai insieme a Sanver davanti all’obelisco del Tempio di Ruhn, dove poco prima avevo legato la mia anima.
Mi buttai a terra e incrociai le braccia imbronciata. Che nervi quei dannati piccioni!
Sbuffai per l’ennesima volta, “Oh dai Aki…quel tipo era davvero forte” mi disse Sanver cercando di calmarmi.
“Ma non è possibile che l’unica volta che vado alla 72, vengo ammazzata così!” ribattei nervosa. Odiavo essere battuta così facilmente, ma dopo tutto ero solo un Ufficiale ad 1 stella.
Appoggiai la testa sulle ginocchia e notai che il guaritore dell’anima di quell’obelisco mi stava guardando preoccupato. Intercettando il mio sguardo si schiarì la voce, “Ha bisogno di una mano, Daeva?” mi chiese gentilmente.

Scossi la testa e mi alzai da terra pulendomi le vesti. Mi voltai verso Sanver, “Ritorniamo alla 72. Voglio conciare per le feste quel fattucchiere” dissi decisa sbattendo un pugno sul palmo della mano.

   
 
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