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Autore: ella96    01/08/2015    1 recensioni
Pierre ha già recuperato la memoria grazie a Chocola, nella Foresta Zenzero e Chocola ha acquisito la capacità di purificare i cuori ma non è ancora entrata in azione per salvare Vanilla. E se tutto cambiasse? Qualche dettaglio in più o in meno possono fare la differenza? Vanilla è ancora in cerca di vendetta, Pierre è ancora in conflitto con i suoi due cuori e Chocola è divisa fra il dovere di essere una brava sovrana e il voler salvare tutti.
Dal prologo: « Questo, mia cara Vanilla.. » inizia con tono languido mentre sembra quasi accarezzare l’oggetto. « E’ il cristallo nero di Chocola » annuncia con tono fiero mentre gli occhi azzurri sembrano ghiacciai impenetrabili
Dal cap. 2: «Se la purificatrice si accorgesse di avere in sè quei set... sei cristalli... rischieremmo la vita di Vanilla e... la vostra»
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Pierre Tempête de Neige, Ruby/Blanca, Un po' tutti, Vanilla Mieux
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ti amerò anche nell'odio

C’era una gran confusione all’interno della stanza del maniero di Pierre – e presto lo sarebbe diventato anche di Chocola, questo era evidente a tutte le domestiche e sarte che correvano da questa parte o da quell’altra, consultandosi fra di loro sottovoce e poggiando sul letto tante sfotte preziose, veli, tessuti e gioielli così pregiati da non poter essere neppure descritti, impreziositi non solo dalle pietre preziose ma anche dalle raffinate rifinitura fatte a mano. E davanti a tutto questo affaccendarsi c’era Chocola, pacamente seduta su uno sgabello imbottito del XVIII secolo, le mani portate al grembo mentre continuava ad osservarsi con le labbra socchiuse nello specchio ovale davanti a lei. E quello specchio rifletteva l’immagine di una ragazza, non più di una bambina. Forse era il trucco. Forse era l’abito che la fasciava rendendola meravigliosa. E quel bianco – il bianco da matrimonio – riusciva a far trasparire chiaramente e in modo oggettivo la purezza del suo cuore, quella stessa purezza che ora la portava a dubitare che stesse facendo la cosa giusta. E Vanessa, la sua migliore amica, ogni volta – anche nei giorni precedenti – in cui Chocola aveva espresso il suo dubbio, era sempre stata accanto a lei, per consigliarla, per incoraggiarla, per ricordarle che il suo sogno – quello che aveva sempre desiderato – stava per realizzarsi e che era normale avere un po’ di paura ma questo non doveva bloccarla. Perché lei era Chocola [COGNOME] e presto sarebbe diventata Chocola [COGNOME1] in [COGNOME2]. E questa volta, Vanessa risiedeva dietro Chocola, osservandola attraverso lo specchio e stringendole piano una spalla per incoraggiarla in silenzio. Vanessa, d’altra parte, aveva sempre avuto un aspetto terribilmente famigliare a Chocola, fin dal primo giorno in cui l’avesse incontrata: aveva un paio di occhioni azzurri grandi, gentili, le labbra sottili, i capelli color del grano tenuti corti e il fisico molto esile. Era quel tipo di ragazza che, ovunque camminasse, sarebbe finita sicuramente con il cadere ma tutti, solo osservandola, l’avrebbero aiutata a rialzarsi e si sarebbero innamorati di lei.
Chocola non era così. Chocola era più forte. Se lei cadeva, si rialzava da sola. E non riusciva ancora a spiegarsi perché Pierre avesse scelto proprio lei per questo grande, grande passo.
«Sei bellissima, Chocola.» Vanessa interruppe i pensieri di Chocola sorridendole in un moto di fierezza evidente, finendole di acconciarle i capelli in una pettinatura elegante, raffinata e raccolta: finalmente qualcuno era riuscito a domare quella massa informe di fiamme! «Ecco, ti manca solo un altro dettaglio per essere più bella di una principessa…» le sussurrò in confidenza come se fossero sole, voltandosi per prendere fra le mani una piccolissima tiara da principessa alla quale era legato un velo leggerissimo. E lentamente, osservandola dallo specchio, glielo poggiò sulla terra. Fece un passo indietro per ammirare l’amica compiaciuta e poi le porse la mano, invitandola ad alzarsi. E così fece Chocola, guardandosi allo specchio senza neppure riconoscersi. «Su, aiutatela a sistemarsi il vestito, cosa aspettate?» disse divertita Vanessa in direzione delle domestiche e sarte che erano rimaste imbambolate a fissare la bellezza di Chocola. E neanche Chocola poteva smetterla di fissarsi nello specchio ovale dorato. Era pieno di veli sulla gonna che scendeva dalla vita sottile in modo morbido, ampio e delicato e c'erano tanti veli e variazioni di rosso che si intrecciavano fra di loro, riprendendo il rosso dei capelli. All'anulare destro, l'anello di fidanzamento delicato ma costoso presto sarebbe stato sostituito con una fede. Non poteva far altro che continuare a fissarsi senza riuscire a muoversi, solo sbattendo le palpebre come, in silenzio. E in pochi minuti le sarte finirono di sistemarle il vestito, allargarle la gonna, raddrizzare il velo lunghissimo.
«Okay, sei pronta, Chocola!» disse felicemente la sua amica, abbracciandola delicatamente per non rovinare tutto quel lavoro.
«Io...» esitò Chocola, continuando a fissarsi nello specchio senza riconoscere nulla. Era come se all'improvviso quel vestito non fosse davvero il suo e quella ragazza riflessa nello specchio nascondesse più di quello che entrambe sapevano e tutta la stanza intorno a lei, tutto il suo intero mondo fosse in realtà più piccolo di quello che sembrasse. Per un attimo non riuscì a respirare e si dovette sedere, annaspando.
«Ehi, Chocola, niente attacchi di panico! Hai aspettato questo momento con ansia e ora... ora hai paura e vuoi tirarti indietro? Eh no, non te lo permetto signorina! Ora tu ti alzi e esci da quella porta, percorri il bellissimo tappeto che ti porterà al gazebo dove un Pierre bellissimo ti sta aspettando. E lo farai senza attacchi di panico. Mi hai capito, Chocola?» le disse l'amica puntandola bene in viso. «E’ normale avere paura ma ormai sei a un passo dall’arrivo del traguardo, non puoi…» non le fu possibile continuare la predica che ormai conosceva a memoria perché qualcuno bussò alla porta e, al cenno di Vanessa, una domestica andò ad aprire pur se di pochi millimetri per evitare che qualcuno potesse sbirciare la sposa prima del grande momento che sarebbe avvenuto di lì a pochi minuti e la si sentì sussurrare un "Padron Pierre, non può vedere la sposa prima del matrimonio!" gettando uno sguardo alla futura sposa andata in panico.
«Lo so, lo so, volevo solo sbirciare, non posso?» rispose il ragazzo poggiando la testa contro lo stipite della porta nel tentativo (vano) di riuscire a vedere Chocola da quei pochi millimetri lasciati liberi.
«Pierre!» rise Vanessa parandosi di fronte alla porta e tenendola aperta quanto bastava per farsi vedere per bene lei ma non cerco la futura sposa. «No, non è possibile vederla! Ora via, sciò, vattene via così lei può finire di sistemarsi!» e iniziò a cacciarlo via con una mano, spingendolo lontano.
«Va bene, va bene, non c'è bisogno di fare così! Chocola, io ti aspetto lì, lo sai vero? E poi potremo iniziare la nostra vita insieme.» disse Pierre come se avvertisse, anche senza vedere, la paura di Chocola. Come se avesse la sua stessa paura.
«Bravo, allora vai ad aspettarla lì, ciao» Vaniglia non aspettò neppure una risposta che gli chiuse la porta in faccia, lasciando un Pierre sbigottito con la testa poggiata allo stipite della porta ancora per qualche secondo prima di andarsene via, divertito e scuotendo la testa, ignorando quella stessa sensazione allo stomaco che stava attanagliando Chocola in quel momento. La stessa Chocola alla quale Vanessa ora si stava dedicando, truccandola ancora un po’ per farle riprendere un po’ di colorito sulla guance. E dopo una mezz’oretta e tante incoraggiamenti, finalmente, Chocola decise di rialzarsi di nuovo in piedi e di mettere su uno dei suoi sorrisi più belli, di quelli che sprizzavano energia e gioia e che riuscivano a riempirti il cuore di felicità anche solo osservandola da lontano, rendendo fiera l’amica.
«Okay, sono pronta! Credo che la sposa debba far aspettare lo sposo ma c'è un limite di tempo, no?» disse divertita Chocola, buttandola sul ridere, pronta ad uscire fuori da quella stanza che l'aveva preparata e resa simile a una dea eterna. Ma nonostante l’aspetto raffinato e curato, era pur sempre Chocola e le sue mani andarono a stringersi sulla gonna, alzandola di molti centimetri da terra per riuscire a camminare senza inciampare, o almeno così lei si giustificò quando la rimproverarono che non era il modo per presentarsi. Ma era pur sempre Chocola.

Pierre, d’altra parte, non sapeva ancora quanto Chocola sarebbe stata bella quel giorno ma sapeva che voleva che tutto fosse perfetto, indimenticabile. Si era occupato personalmente di ogni piccolo dettaglio, pensando sempre a cosa le sarebbe piaciuto, non le aveva lasciato nessuna preoccupazione – né di bouquet o di inviti da spedire o di altre sciocchezze da matrimonio – come se temesse che, prendersi delle responsabilità (per quanto piccole) l’avrebbero spaventata a morte più di quanto non presumeva lo fosse già: sapeva che a quell'età il matrimonio a volte poteva fare paura e quindi aveva cercato di rendere ogni dettaglio speciale e di non farla preoccupare di nulla. E ora, Pierre, si guardava in giro notando che avesse fatto davvero un bel lavoro: nel grande giardino del maniero di famiglia era stato montato un grande gazebo nuziale e prima di questo un tappeto rosso, sul quale erano stati sparsi petali di rosa, sarebbe stato percorso dalla sposa da lì a pochi momenti. Le sedie dei partecipanti del matrimonio erano state decorate con fiori gialli e rossi estivi e allegri e a qualche metro da lì, una fontana di cioccolato rilasciava un buon odore. E il sole nel cielo sembrava essere l’ultima benedizione che si potesse avere: l’unica cosa che non avrebbe potuto governare era proprio il tempo ma, sembrava, che nonostante le continue piogge, oggi andava tutto bene e tutto si era messo nella posizione giusta per essere perfetto.

E poi finalmente il momento giunse. La marcia nuziale iniziò a echeggiare nel giardino e tutti gli invitati si alzarono in piedi, voltandosi per osservare la sposa. E mai sposa fu più bella di Chocola: non erano i capelli o il trucco o il vestito o quel braccialetto argentato regalato per i loro tre mesi insieme. No, non erano queste sciocche cose. Era il suo sorriso, gli occhi brillanti, il passo più svelto di quello di una sposa perché voleva arrivare il più presto possibile dal suo amore. E ci fu un momento in cui tutto fu dimenticato. L’orribile sensazione che li aveva mangiati vivi per settimane, la paura di star sbagliando, la trepidazione di una pazienza che manca. Tutto fu dimenticato. Pierre era sotto il gazebo, vestito di tutto punto con una rosa chiusa e bianca puntata al petto, e osservava Chocola e Chocola osservava lui. E sorrisero contemporaneamente, anche senza parlare – era chiaro a tutti gli invitati che li osservavano – loro parlavano ugualmente, una parte delle loro anime si protendeva verso l’altro, come se fossero davvero fatti l’uno per l’altro, come se non ci fosse altra scelta. E finalmente, quando lei arrivò all’altare, lui le porse la mano avvicinandola a sé. L’accompagnatore di Chocola, suo padre, lasciò la mano della figlia per cederla a Pierre con un sorriso fiero della sua bambina e speranzoso per il suo futuro marito. Cinnamon, seduta in prima fila, si girò verso il marito sorridendogli e stringendogli la mano una volta che lui si accomodò al suo fianco, lasciando Pierre e Chocola ora, soli sotto il gazebo, sotto gli occhi di tutti, con solo un prete pronto a prometterli l’uno all’altro.
E’ difficile riuscire a spiegare a parola i sentimenti che si avvertivano in quei pochi metri di giardino. L’amore di Pierre e Chocola riusciva a coinvolgere chiunque li osservasse, liberava i cuori, purificava le anime e nessuno poteva far a meno di sorridere. Era il sogno di chiunque che si stava per realizzare: riuscire a sposare la persona che si ama e che ti ama con la stessa intensità, un rapporto alla pari. E nonostante questo – normalmente – in qualcuno avrebbe dovuto generare invidia, questo non avvenne. Non oggi. Non con Pierre e Chocola che avevano le mani intrecciate fra di loro e ancora di più lo erano gli sguardi.
«…sono alta quanto te, oggi» sussurrò Chocola a Pierre divertita, arricciando le labbra in un sorriso. Il prete continuava a dire frasi che loro non ascoltavano e Chocola, invece, come sempre, diceva qualcosa di inopportuno che finì solo per divertire Pierre che assottigliò gli occhi paziente verso la sua futura sposa. E dopo qualche secondo rispose un «...barare con i tacchi non vale» e quando lei aprì di nuovo le labbra per rispondere, lui la bloccò con uno «shh» delicato. E il prete, resosi conto (così come tutti i presenti più divertiti che mai) di quello scambiò di battute, sospirò.
«E ora, potete scambiarvi le promesse...» disse il prete, tagliando corto, saltando interi pezzi di cerimonia e arrivando subito al punto. Inutile dire che, Pierre e Chocola non se ne resero neppure conto. Due paggetti giovanissimi con il viso paffuto, gli occhi scuri e i capelli castani disordinati – figli di invitati – porsero alla coppia un cuscino con sopra due anelli.
Il primo a parlare fu Pierre prendendo l'anello in mano e iniziando a infilarlo delicatamente all'anulare di Chocola, senza mai smetterla di fissarla. «Io, Pierre Tempête de Neige, giuro di amarti e onorarti, in salute e in malattia, nel bene e nel male. Giuro di starti accanto anche quando ti sporcherai con il cioccolato di quella fontana lì» e gliela indicò con un cenno della testa «rovinando questo meraviglioso vestito o quando non riuscirai a toglierti i nodi fra i capelli e non vorrai farti vedere da me perché penserai di essere brutta. Ma non sei brutta. Sei bellissima. Prometto di amarti in tutti i tuoi difetti. Che sono tanti e quindi apprezza lo sforzo...» disse alla fine divertito, con un sorriso sghembo, prendendola in giro e facendo scoppiare a ridere tutti, la sposa stessa e il prete inclusi.
«Chocola, è il tuo turno.» la avvertì il prete e Chocola prese l'altra fede e la iniziò ad infilare al dito di Pierre sorridendo. «Io…» la fanciulla si bloccò sbattendo un paio di volte le palpebre rimanendo in silenzio. E il silenzio era comune a chiunque osservasse la scena, inclusa Vanessa al fianco di Chocola – in qualità di testimone – che si portò entrambe le mani al petto con una espressione preoccupata sul volto: temeva che l’amica avesse cambiato idea, che non riuscisse a superare i suoi timori, che ora facesse un passo indietro, passo che avrebbe rimpianto per tutta la vita. E anche Pierre, dopo molti secondi di silenzio, si allarmò aprendo le labbra per sussurrare un “sei sicura?” che non arrivò mai perché Chocola scosse la testa, bloccandolo. «Avevo scritto le promesse, sai, per dirti che ti amavo nel bene e nel male e cose del genere ma penso che non sia giusto». Dopo queste prime parole di Chocola, tutti trattennero il fiato e ben presto, quando anche Pierre sgranò gli occhi, anche Chocola si rese conto dell’errore. «EHI NONO, CHE HAI CAPITO! NON INTENDEVO CHE TI MOLLO! Insomma, hai visto dove andremo ad abitare?!?» sdrammatizzò indicando la casa. «Intendevo che non prometto di amarti nel bene e nel male. Né in salute o in malattia. Ti prometto di amarti anche quando sarai contro di me. Anche se tu mi volessi far del male. Anche se fossimo nemici. Ti prometto di amarti sempre, non importa chi sta facendo la cosa giusta e chi sta facendo la cosa sbagliata. Ti prometto di amarti quando ti odierò e mi odierai, fino alla fine della mia vita» non sapeva perché avesse detto quelle parole, inventate sul momento. Non erano le promesse che aveva scritto ma non le interessava in quel momento perché senza il permesso del prete lui le passò improvvisamente un braccio intorno alla vita, la avvicinò velocemente a sé e la baciò, fregandosene dei presenti e facendo di nuovo ridere tutti.
«Non vi ho ancora dato la benedizione!» disse l'anziano prete ridendo, senza essersela presa: chissà quante scene del genere ha visto nel corso della sua vita. E i due si staccarono ridendo, rossi in viso mormorando un "scusi, continui". E così la cerimonia poté continuare, le fedi furono messe al loro posto, ai loro diti e il prete infine giunse a dare la sua benedizione: «Lo sposo può baciare la sposa» qualche secondo di silenzio passò prima di dire chiaramente «ora» soffermandosi sull’avverbio divertito. E questa volta Pierre baciò piano Chocola, appena sfiorandole le labbra, socchiudendole appena per sussurrare un «Anche quando ti odierò e mi odierai…» ripeté le parole di lei con convinzione. Un “ti amo” non valeva la metà di questa promessa e lo sapevano entrambi. E in quel momento, Chocola perse un battito di cuore. E in quell'istante sentì che qualcosa che le apparteneva fosse portato via. Ma non seppe dire cosa fosse. Non le importava.

Blanca si staccò dal cuore rosso e indietreggiò di qualche passo, sedendosi sul pavimento, a un metro circa da lì. Fissava quel cristallo, consapevole ora di tutto. Consapevole che ne mancava solo uno. Solo uno e il mondo sarebbe stato distrutto. Non poteva permetterlo. Prese la tazzina e iniziò a trascinarla via da quel castello, lasciando lì il cuore rosso. Era troppo piccola per riuscire trasportare entrambi. I malefici non avevano ancora tutti i cuori. Ce ne era ancora uno. Ed era racchiuso in quella tazzina. Era il pezzo mancante del puzzle. Era Chocola. E Blanca non aveva ancora un piano. Serviva un piano. Stava mettendo a rischio la vita di Vanilla. Ma restare ferma... Beh, restare ferma significava mettere a repentaglio la vita di Chocola e dell'interno mondo, umano e non. E quindi portò via quella tazzina, facendo attenzione a non romperla. La portò nell'unico posto dove qualcuno non le poteva chiudere, ora, le porte in faccia: casa di Chocola. L'avevano chiusa fuori quando Vanilla aveva accettato quel cuore nero e lei, Blanca, aveva scelto di rimanere fedele alla propria padroncina. Ma ora. Ora, con la consapevolezza di quello che stava succedendo e che loro neppure immaginavano... beh, ora non la potevano chiudere fuori. Non più.



SPAZIO DELL'AUTRICE:
Hiii! *_* anche se con un ritardo un pochino troppo grande (scusate ç_ç sono stata impegnata u.u) ho scritto questo nuovo capitolo che spero vi piaccia *-*' lo so, è più lungo degli altri ma volevo dare un momento di riposo un po' a tutti gli enigmi eccetera, volevo mostrare un po' di felicità *-* Ma ora si ritornerà al mistero e nel prossimo capitolo, con Blanca che sta portando via la tazzina, chissà cosa succederà! E Vanilla è stata portata via da Pierre, che fine ha fatto? è sopravvissuta? u.u° continuate a seguirmi e lo saprete nel prossimo capitolo! (sembra molto una pubblicità ahaha)
Comunque vorrei mostrarvi il vestito che ho scelto per Chocola , molto estroso ma penso le si adatti a pennello!

che ne pensate? Avreste scelto un vestito diverso?

Vi ricordo sempre che sto lavorando a un'altra fanfiction originale, se volete dare una occhiata, la trovate qui: Resilient Rose
Bacioni, ci sentiamo al nuovo capitolo e ricordate: recensire mi rende sempre felice *-*
   
 
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