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Autore: Alise13    02/08/2015    2 recensioni
Il Dolce Amoris non è un liceo come tutti gli altri, infatti, le classi, sono divise in due sezioni, la normal class e la pro class.
Le vicissitudini tra le due classi danno vita a lotte e dissapori tra gli alunni. Riuscirà Bells, ragazza apparentemente normale, a trovare la "formula perfetta"? Tra nuove amicizie, problemi, e scuola, Bells troverà il suo vero amore?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavamo passeggiando per i corridoi della scuola. Non ero mai stata in quell’ala dell’edificio e con il fatto che tutti erano impegnati con l’esposizione dei club ci ritrovammo soli. La situazione si stava facendo sempre più imbarazzante, nessuno dei due parlava, un silenzio fastidioso carico di attesa aleggiava in quei corridoi. Avrei dovuto dire qualcosa?
Lo spiai con la coda dell’occhio. Era davvero carino, ma c’era qualcosa in lui che non andava.
«Kim ci ha detto che ti sei trasferita. Da dove?»
«L’ultimo posto dove ho abitato è stato Parigi»
«Ah, quindi sei una nomade» scherzò.
«Si, diciamo che rende l’idea» sapevo che la mia risposta non era proprio incoraggiante per continuare la conversazione, ma non sapevo che dire, tanto meno mi andava di parlare con uno sconosciuto del mio passato. Per fortuna fu abbastanza perspicace da capirlo.
«Che ne dici se ti faccio vedere il terrazzo?» Chiese felice della sua idea.
«Terrazzo?» Gli feci eco stupita.
«Si, penso che ti potrà piacere, non ci va mai nessuno»
«E te si?»
«A dire il vero no» disse imbarazzato grattandosi la testa.
«Mi piacerebbe. Grazie» Volevo sforzarmi di essere gentile. L’idea che ci fosse una terrazza sul tetto mi piaceva. Adoravo l’altezza e scoprire che ci fosse un posto del genere a scuola mi fece sorridere.
«Ho visto un sorriso» Appena me lo fece notare lo nascosi imbarazzata.
«Non riesco proprio ad inquadrarti » disse lui aprendomi una porta simile a quella anti incendio.
«Sei già la seconda persona che conosco che mi dice che sono strana da inquadrare» dissi infastidita.
«Allora non è semplicemente un’impressione. Sei enigmatica con i tuoi silenzi e i tuoi sorrisi imbarazzati» arrossi a quelle parole, non ero abituata ad essere studiata così.
«Eccoci qua» disse soddisfatto. Rimasi a bocca aperta. Era una normale terrazza, ma la vista era la vera protagonista. Si potevano scorgere i tetti rossi della case, il verde dei parchi e appena mi sporsi un po’ per vedere il cortile i colori dei festoni mi fecero correre un brivido lungo la schiena. Era uno dei panorami più suggestivi che avessi mai visto, semplice, ma bellissimo.
«E’ davvero stupendo» dissi girandomi verso di lui che era rimasto a qualche passo di distanza dal cornicione.
«Sono contento che ti piaccia, io non amo molto l’altezza, ma ammetto che è proprio un bello spettacolo la vista da quassù» Come poteva non amare l’altezza? Il vento soffiava leggero, respirai a pieni polmoni il profumo delle piante che aleggiava impercettibile nell’aria calda. Il brivido di essere sopra a tutto, lontano dalla baraonda delle persone mi fece sentire viva. Il vento mi scompigliò i capelli che sferzarono indietro.
Un rumore interruppe i miei pensieri. Quando mi girai vidi Castiel che se ne stava seduto con le spalle al muro a fumarsi una sigaretta.
«Oh» disse Dake stupito della presenza del rosso.
«Scusa se ti abbiamo disturbato» disse in tono gentile, ma Castiel non rispose. Sembrava strano, poi capì, il rumore che avevo sentito era stato prodotto da una bottiglia di birra che stava rotolando vuota sotto una sua scarpa.
Stava davvero bevendo birra a scuola? Assurdo!
«Sai che non si può né bere né fumare a scuola!» Lo rimproverò Dake notando come me i passatempi del rosso.
«Fatti gli affari tuoi» ringhiò senza nemmeno voltarsi.
«Su andiamo Bells» E mi prese per mano. Fu un gesto così inaspettato che non riuscì nemmeno a controbattere, mentre mi trascinava verso la porta Castiel si girò e mi fulminò con lo sguardo.
«Ma guarda che carini! Il ragazzo australiano e la nuova arrivata. Siete proprio una bella coppia!» Ma che cavolo di problemi aveva? E che cos’era quell’uscita?
Puntai i piedi a terra infastidita.
«Dai Bells andiamo, lascialo perdere»
«Ecco bravi andatevene » un altro ringhio. Era ubriaco? Era sicuro lasciarlo in quelle condizioni da solo?
Guardai Dake dispiaciuta.
«Tu scendi, controllo come sta»
«Non ti lascio con quel tipo, non è una bella persona è un delinquente e in più ha bevuto» Castiel poteva essere antipatico, un bugiardo, ma pericoloso proprio no, o almeno speravo.
«Ti aspetto dentro» E si piazzò al di là della porta. Mi avvicinai al rosso, ma quando mi vide i suoi occhi grigi si socchiusero a fessura.
«Che cazzo ci fai qua?» Mi urlò contro. Fantastico era un lunatico, antipatico, asociale, combinazione perfetta.
«Sei ubriaco?» Gli chiesi cercando di mantenere l’autocontrollo e non esplodergli lì con una ramanzina che avrebbe udito l’intera scuola.
«E a te che ti importa?» La sua voce era acida e non capivo perché stesse facendo in quella maniera.
«Mi importa, non è sicuro star qua nelle tue condizioni» Gli feci notare, ma lui non mi guardava nemmeno in faccia.
«Perché non torni dal tuo nuovo ragazzo? Si starà preoccupando» Ghignò, come se quella frase fosse stata un’offesa, una frecciatina di cui si stava autocompiacendo.
«Non ti preoccupare di lui, pensa a rimetterti in sesto» dissi preoccupata che qualcuno lo potesse vedere in quello stato.
«Non hai negato»
«Cosa?»
«Che è il tuo... Fa niente... lascia stare » perché si stava preoccupando se fosse il mio ragazzo o no? E comunque per chi mi aveva presa? Qua la normalità era fidanzarsi dopo qualche ora che conoscevi un ragazzo? Forse per lui e Debrah era andata così. Ma che diavolo di pensieri stavo facendo?
Mi addolcì, mi dispiaceva davvero vederlo così e forse avevo esagerato quella mattina, non so perché mi ero comportata in quella maniera così infantile, forse l’avevo offeso e per questo stava facendo il difficile. Non volevo chiudere con Castiel, c’era qualcosa in lui che mi attirava a sé, qualcosa di invisibile, ma altrettanto forte, come una cosa fisica, come una grossa calamita.
Sbuffai e mi sedetti vicino a lui che non si mosse. Era già un inizio che non si fosse spostato.
«Ti avevo detto che volevo essere tua amica» Lo vidi fare una smorfia. Era proprio arrabbiato con me a quanto pareva.
«Mi dispiace per quello che è successo questa mattina, ero nervosa per cose mie e ho sbagliato a buttarle su di te. Scusa» Mentii spudoratamente, ma che potevo dirgli?
“Non so perché, ma vedere te e la tua fidanzatina che vi baciavate mi ha mandato in pappa il cervello?” No, non mi sembrava proprio il caso, ma le mie scuse erano sincere.
Il suo sguardo mi si appiccicò addosso, mi stava scrutando.
«Che c’è?» Dissi infastidita da quel silenzio e quegli sguardi.
«Niente. Perché eri incavolata stamani?» Disse aprendosi un’altra bottiglia. Sgranai gli occhi, ma che aveva la scorta lì dietro?
«Smetti di bere!» Mi allungai per prendere la bottiglia, ma lui fu più rapido e la alzò. Non potevo spingermi oltre o gli sarei caduta addosso, quindi mi ritrassi mentre lo vidi sghignazzare divertito per la sua vittoria.
«Racconta» mi esortò, era particolarmente insistente nel volerlo sapere e ne approfittai.
«Tu smetti di bere!»
«Se me lo racconti, smetto di bere» Disse assaporando un altro sorso.
«E va bene» dissi rassegnata. Non sapevo proprio che dirgli, che raccontare, visto che ce l’avevo con lui.
Optai per raccontargli una mezza verità.
«Non è facile stare in questa scuola» confessai.
«La gente è strana» gli lanciai un’occhiataccia« e ho paura che riaccadano le cose che mi erano già capitate nelle altre scuole, ma questa volta sarebbe peggio, perché prima almeno vivevo le mie giornate con la consapevolezza che avremmo cambiato città, questa volta non sarà così, mio padre…» sospirai.
«Tuo padre…» Mi incalzò. Non mi ero accorta che mi stesse guardando con aria attenta e concentrata.
«Mio padre vuole che mi costruisca un futuro, quindi vuole che io abbia un presente solido, un posto fisso in cui buttare le basi e cominciare a costruirmi qualcosa che possa durare nel tempo, come delle amicizie. »
«Bè tuo padre sarà felice, hai già amici e un ragazzo nuovo di zecca» era tornato di malumore.
«Non è il mio ragazzo» mi giustificai, anche se sapevo bene che non ero tenuta a farlo.
«E’ un ragazzo che ho appena conosciuto è nel mio gruppo di studio» feci spallucce.
«Non mi piace» disse lui diretto.
«Da quanto ho capito, non sei il re della scuola per quanto riguarda le amicizie, quindi non sei molto affidabile »
«Ma sono il re delle prime impressioni e lui non mi piace» Ero stufa del suo atteggiamento scontroso. Feci per alzarmi.
«Dove stai andando?» Sgranò gli occhi.
«Torno giù da Kim e poi mi dispiace far aspettare Dake è stato gentile a mostrarmi questo posto»
«In questo posto la gente ci viene per appartarsi, specialmente durante questi eventi, quindi non so quanto sia realmente buono d’animo» E perché lui lo sapeva? Perché faceva così con Debrah? Non erano mica tutti come lui in questa scuola.
«Ma che stai dicendo?»
«Quello che ho detto» e fece un altro sorso. Senza che se l’aspettasse gli strappai la bottiglia dalle mani e questa volta ce la feci.
«Avevi detto che se ti raccontavo perché ero nervosa, avresti smesso» Con uno scatto felino balzò in piedi e mi spinse al muro. Rimasi impietrita per qualche secondo, mentre lui si riprendeva la birra.
Sghignazzò a pochi centimetri dal mio viso, il suo alito era un misto di birra e mente. Aveva una mano appoggiata al muro e l’altra dietro la mia schiena, penso per non farmi sbattere contro il muro.
«Non rubarmi mai più la birra» I suoi occhi mi stavano facendo paura, avevo il cuore che andava a mille e il punto di pelle che stava toccando mi stava andando letteralmente a fuoco.
Quando si allontanò, rimasi a boccheggiare come una scema.
«Ci vediamo dopo al cancello» mi disse mentre aprì la porta e diede una spallata a Dake che lo guardò male.


POV Castiel
Ero incazzato nero, avevo voglia di picchiare qualcuno o qualcosa. E se Ambra gli avesse raccontato tutto? E se stamani mi avesse ignorato per quello? Debrah mi aveva detto che Bells aveva avuto una discussione con la bionda, quando me lo disse non volevo crederci. Perché Bells doveva discutere con tutti? Perché doveva essere così maledettamente carina e innocente? Scossi la testa, ficcanaso, cazzo, non carina. Non capiva che così facendo era una fottuta preda facile? Perché non mi stava alla larga? Perché le sono corso dietro? Forse avevo paura che scoprisse quanto ero stronzo? Forse perché quando mi si era avvicinata dicendo di volermi conoscere in realtà ne ero stato fottutamente felice? Perché? Cominciai a scolarmi la prima birra.
Poi una voce mi distrasse dal mio sproloquio interiore. Che ci faceva quel coglione di Dake sul tetto? Perché mi sta guardando in quella maniera innocentina? Poi capii, era con lei. Cazzo Bells perché sei sempre in mezzo ai casini?
Dake mi lanciò uno sguardo assassino, stava usando la tattica del bravo ragazzo con lei e mi stava chiedendo silenziosamente di reggere il gioco. Merda! Non potevo nemmeno smascherarlo o lui avrebbe smascherato me. Fottuto Dake, fottuta Bells! Dovevo fare qualcosa.


Angolo autrice:
Salve a tutte come avrete potuto notare ho aggiunto un piccolo POV di Castiel. Spero che il capitolo vi sia piaciuto! 
Secondo voi che nasconde Castiel? Perché ha paura che Bells lo scopra? Vi ricordate che nel secondo capitolo lui l'aveva salutata chiamandola per nome anche se in realtà lei non si era mai presentata!? Se avete delle teoria mi piacerebbe leggerle! Grazie ancora di aver letto anche questo capitolo e mi farebbe piacere leggere qualche commento :* 
Buona domanica care dolcette <3

 
   
 
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