Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Komorebi_    02/08/2015    2 recensioni
Kagami, quando si era trasferito, non pensava sarebbe mai arrivato in quella situazione. In fondo i tempi cambiano, ciò che un tempo era ora non è più, e tutto muta in continua trasformazione, senza mai fermarsi. I diritti e i doveri di ognuno cambiano, migliorando la società di giorno in giorno, estremizzando sempre più una parità dei diritti che ormai dovrebbe essere considerata ovvia.
Ma non in Russia. Non per lui. Non per loro.
[AoKaga | side MuraMuro]
[Partecipante al contest "Love is in the air" indetto sul forum di EFP da La Fe_10]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Atsushi Murasakibara, Daiki Aomine, Taiga Kagami, Tatsuya Himuro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nick: TheLittleLadyBug
Titolo: Breathing again
Fandom: Kuroko no Basket
Raiting: Giallo (un arancione mancato)
Pairing: AoKaga (side MuraMuro)
Generi: Malinconico, romantico, slice of life
Avvertimenti: AU
Note: Primo tentativo su KnB >.< Dovete sapere che io sono soggetta ad una grave patologia, ovvero non riesco a scrivere della mia otp (KagaKuro), e mi ritrovo a scrivere di Aomine, con cui ho un rapporto d’amore/odio che a volte mi porterebbe ad ucciderlo. Sigh.
Questa piccola AU è nata ispirandosi a questo video e, secondo le regole del contest questa  immagine - che trovo bellissima, comunque.
Ero tentata di mettere anche "storico" tra i generi, in quanto la storia si riferisce anche a eventi che sono successi di recente - e che sono certa, verranno scritti sui libri -, ma alla fine ho interpretato il termine come un tipo di racconto ispirato al passato.
Devo dire che è stata una storia divertente da scrivere, nonostante i mille problemi con la caratterizzazione dei personaggi - sì Kagami, sto guardando te – anche se alla fine tutto mi sembra IC (credo e spero), e il cercare di districarsi tra le varie scene che spero siano alla fine comprensibili.
Mi sono divertita anche a cercare di non inserire mai, e dico, mai – credetemi, a volte è stata una faticaccia – le parole “gay” e “omosessuale”, nonostante il tutto si incentri su questo alla fine: gayaggine. Già. E’ stata una scelta stilistica azzardata, ma non mi pento di nulla, soprattutto perché non è l’orientamento sessuale a scegliere cosa siamo e per questo mi sarebbe sembrato offensivo “etichettare” in questo modo i personaggi c: (spero sia comprensibile ciò che ho detto)
Avviso che c’è un minuscolerrimo pezzetto in inglese, se non siete pratici usate Google Translate, sono frasi semplicissime, anche perché io stessa, nonostante studi lingue, non ho voluto dilungarmi in frasi complicate che non mi sarebbero comunque riuscite xD
Enjoy!




 

Breathing again



Vivere in Russia era sempre stato come vivere all'inferno. Un inferno freddo, pieno di lande gelate e di nevicate intense d'inverno, certo, ma il fatto che non fosse fatto di fiamme non lo rendeva meno sgradevole.
Kagami, quando si era trasferito, non avrebbe mai pensato di trovarsi in quella situazione. In fondo i tempi cambiano, ciò che un tempo era ora non è più, e tutto muta in continua trasformazione, senza mai fermarsi. I diritti e i doveri di ognuno cambiano, migliorando la società di giorno in giorno, estremizzando sempre più una parità dei diritti che ormai dovrebbe essere considerata ovvia.
Ma non in Russia. Non per lui. Non per loro.
Ascolta il respiro pesante di Aomine, mentre osserva i suoi lineamenti decisi, la sua carnagione scura nonostante il perenne inverno in cui sono intrappolati, il suo pomo d'Adamo che spicca sulla gola e che avrebbe una tremenda voglia di baciare. Non per lasciare segni - di cui lui è cosparso, tra l’altro, vittima di una gelosia incontrollabile dell’altro - o per svegliarlo, pronto a riprendere quello che avevano lasciato perdere poche ore prima, troppo stanchi dopo il lavoro e i duelli nel campetto da basket sotto casa. Vorrebbe solo dimostrare il proprio affetto, in quel moto di tenerezza che si può permettere unicamente quando sono soli.
Si alza piano, scostando con delicatezza le pesanti coperte. Le riposiziona con gentilezza, coprendo l'altro. Gli lascia solo una tenue carezza sul capo, e poi si dirige verso il soggiorno, sperando che un po' di televisione concili quel sonno che non ne vuole proprio sapere di calargli sulle palpebre.
Sente le membra molli, affaticate, ma l'insonnia non lo lascia andare in quel periodo - da quasi due settimane ormai - e non può fare altro se non sopportare. Non hanno molti soldi, questo lo sa bene, e anche se piccolo un contributo per degli ansiolitici potrebbe essere la goccia che farebbe traboccare il vaso.
Accende il televisore, e si stende sul divano con un sospiro. Non alza il volume, non volendo interrompere il sonno tranquillo dell'altro, e si accontenta di guardare un telegiornale di quelli 24 ore su 24, leggendo svogliatamente i titoli che scorrono sotto al presentatore.
Osserva con rassegnazione le notizie, quasi tutte legate ad aggressioni, rapine, omicidi. Di tanto in tanto compaiono episodi non drammatici, ma sono di poca rilevanza, e non riescono a strappargli nemmeno un sorriso.
«Ma sei scemo? Guarda che è notte fonda. Torna a letto, cretino.»
Kagami osserva Aomine con la bocca sbilenca, contratta a formare un smorfia dovuta al linguaggio non proprio educato dell'altro. Si sta stropicciando pesantemente gli occhi, e a dire il vero sembra più addormentato che sveglio.
«Sono andato in bagno, ma poi non sono più riuscito a prendere sonno.» mente, mentre osserva l'altro avvicinarsi pericolosamente al divano. Fa appena in tempo ad alzarsi a sedere che l'altro si butta con un tonfo accanto a lui.
«Ah, davvero? Tipo l'altro ieri. E il giorno prima ancora.» lo rimbecca Aomine, certo di aver centrato appieno la questione.
«Ti rendi conto che qui non sono il solo a essere sveglio, sì?» ribatte piccato.
L’altro non fa altro che buttargli un braccio al collo. «Sei un idiota. Ma tipo, completamente. Guarda che lo vedo che la mattina non hai forza nemmeno di andare a cagare.»
Il rosso si lascia sfuggire un sorriso rassegnato, seppur sinceramente divertito. «Mi spiace, per tua sfortuna non perirò a giorni di stitichezza.»
Alza il volto per lasciare un bacio sulle labbra del compagno, ma finisce per ritrovarsi con la lingua dell'altro in bocca.
Si stendono avvinghiati lungo il divano, le gambe intrecciate e i pesanti pigiami invernali che iniziano a dare veramente fastidio. Kagami sente l'altro ovunque e ansima, mentre questi si premura di lasciargli l'ennesimo segno rossastro sul collo, succhiando avidamente con la bocca.
Le sue mani si infilano sotto la maglia, si dirigono verso il petto, prendendo a stuzzicare i capezzoli. Taiga inarca la schiena e schiaccia la guancia contro il bracciolo del divano, in preda al piacere. Le pupille distinguono affaticate la luce sfocata del televisore ancora acceso.
È confuso ed eccitato, ma per un attimo, un attimo soltanto, riesce a distinguere qualcosa che gli fa sgranare gli occhi.
«Da-Daiki! Fermo, aspetta!» si agita sotto di lui, e riesce appena a divincolarsi dalla presa dell'altro.
Si mette a sedere, gli occhi che vagano concitati lungo lo schermo della tv, alla ricerca di quel qualcosa che era riuscito a distinguere distintamente dai caratteri cirillici.
«Mi prendi per il culo? Dopo che me l'hai fatto rizzare a metà mi lasci cos-»
«No Daiki, guarda!» Prende il telecomando e alza il volume abbastanza perché la voce del presentatore risuoni bene nella stanza.
«Ci è appena giunta la notizia che la Corte Suprema americana ha emanato un giudizio atteso a livello nazionale: questo afferma che il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un diritto costituzionale e pertanto gli stati non possono limitarlo. Da questo momento in poi, il matrimonio tra persone dello stesso sesso è un diritto sancito dalla Costituzione degli Stati Uniti d'America e per tanto legale in tutti gli USA.»
Kagami è felice, lo è per davvero. Lascia il telecomando che non si era accorto di stringere e rimane lì, semplicemente, a guardare un telegiornale che ha già deciso di cambiare argomento e che pertanto non gli interessa più.
«Sei un cretino. E tu hai lasciato perdere tutto per… questo?» Aomine sembra più amareggiato che contento. Ha le sopracciglia corrugate e le labbra che si sono fatte sottili, visto il modo in cui le ha strette.
«Ma non capisci Daiki?» Il rosso non comprende come l'altro possa essere ancora infastidito. Lo aveva interrotto, certo, ma avrebbe volentieri ripreso, data una simile notizia. «Questo è un grande passo avanti! Le persone ora si potranno sposare liberamente e-»
«Taiga. Siamo in Russia, non dimenticarlo.»
Gli occhi di Kagami, brillanti di gioia, si spengono all'istante. Se ne era quasi dimenticato: loro vivono all'inferno, non in quello che ora sembra un paradiso.
È come se gli avessero tolto l’aria.


«Sì, lo so, ma io non posso certo-- Porca troia Daiki, ti ho detto di finirla!»
Dall’altro capo del telefono, Himuro ignora bellamente la colorita interruzione, rivolgendosi a sua volta a una terza persona. «Atsushi, smettila di rovistare nella credenza, ti ho detto che sono finiti.»
Kagami fa appena in tempo a schivare l’ennesimo schiaffetto sul fondoschiena da parte di Aomine e fuggire sul divano, dove da seduto potrà prevenire qualsiasi altro attacco. «Finiti cosa?»
«I Twinkies. Ci sono i Reese’s lì, prendi quelli. Lì, nello sportello in alto, sì. Scusami, dicevamo?»
Il sapere che suo fratello, dall’altra parte del mondo, ha un fidanzato forse più fastidioso di Aomine è una ben magra consolazione.
«Non so se riesco a venire.»
«Scherzi? E poi chi mi fa da testimone?» La voce di Himuro sembra così pimpante dall’altra parte della cornetta.
«Il viaggio è lungo e il lavoro stancante. Poi lo sai com’è qui: se scoprono che vado al vostro matrimonio mi licenziano in tronco.»
Kagami si sente così stanco. E non solo in senso fisico, magari il problema fossero solo i muscoli dolenti e le occhiaie fin troppo evidenti. È della Russia, la colpa, dei russi stessi, che con la loro mentalità stretta e chiusa lo asfissiano, gli tolgono il respiro e la voglia di cercare di provare a far cambiare qualcosa.
Non poche volte è successo che i suoi compagni di lavoro si siano messi a insultare i froci, le checche. Una volta avrebbe risposto, avrebbe fatto valere il suo punto di vista, ma ora ha deciso di lasciar perdere, perché, semplicemente, si è reso conto che le persone non cambiano, non quando le loro ideologie sono rimaste tali da una vita intera, sostenute anche da un popolo e un governo troppo legato ad antiche tradizioni per provare a progredire.
Si possono tagliare i rami di un albero quanto si vuole, ma la verità è che questi continueranno a crescere, sempre di più e sempre più forti. L’unico modo per farlo morire è sradicarlo, ma, semplicemente, Kagami la forza per cercare di portare allo scoperto quelle radici non ce l’aveva più. Sapeva che queste erano troppo profonde, e da solo non avrebbe concluso nulla.
Si era arreso. Ed era arrivato al punto che anche questo non gli importava più.
«…vattene da lì, Taiga. Quel posto ti sta distruggendo.»
«Non saprei dove altro andare. I miei genitori vivono qua, così come quelli di Daiki e-»
«Vieni qui, a casa nostra. Ti do anche il mio letto, non fa nulla. Sai la lingua, un lavoro lo troveresti in fretta. Per favore.»
«Per poi intromettermi nella vita di due novelli sposi? No, thank you.» tenta di buttarla sul ridere, con voce affaticata.
Aomine lo osserva con fin troppa intensità, appoggiato sullo stipite della porta che si affaccia alla cucina, un pallone da basket sotto il braccio. Kagami vorrebbe poter dire che sa quel che gli passa per la testa, ma la verità è che in quel periodo il compagno gli lancia sguardi che non sa interpretare.
«Credo che Daiki mi ucciderà se non andiamo immediatamente a fare due tiri. Io-- Ti farò sapere, gotcha
«…va bene. Però pensaci sul serio, ok?» Far preoccupare Himuro è l’ultima cosa che vorrebbe, ma dal suo tono di voce si rende conto che forse è troppo tardi.


«Finally! I always knew that you two would get married!»
«Alex, you were the only one saying that Atsushi wasn’t Tatsuya’s type.»
«Wait, what?! That’s not true!»
«Can you two stop arguing, pleas-»
«Muro-chin, quando tagliamo la torta?»
Kagami osserva lo spettacolo e ride di gusto, come non faceva da tempo. D’altronde, con quella pazza di Alex e il suo fidanzato, non si potrebbe fare altrimenti. Con un Murasakibara affamato, poi, il quadretto era al completo.
«Si può sapere cosa dicono?» Aomine, che con l’inglese non è mai stato una cima, sembra più confuso che altro. Nemmeno il giapponese di Murasakibara è per lui comprensibile – nonostante le origini, è nato e vissuto in Russia.
«Nulla di importante, tranquillo.» lo rassicura il rosso, in un russo sbilenco, dovuto forse a quel secondo bicchiere di troppo di champagne. Per aver vissuto in Russia tanto a lungo, bisognava dire che non reggeva proprio l'alcol.
Himuro li nota e fugge da loro, cercando di salvarsi da una Alex fin troppo bugiarda e un Murasakibara fin troppo impaziente.
«Ehi, come va?» chiede, in un giapponese a dir poco perfetto. Sembra così felice – tutto elegante in uno smoking bianco - e, come un tic nervoso, non riesce a smettere di rigirarsi la fede al dito.
«Tutto bene. Ma, devo dire, se Murasakibara inizia a spasimare per il dolce quando ancora non è finito l’aperitivo siamo messi male.» Il rosso ride ancora, alticcio. Aomine pensa bene di togliergli di mano quel mojito, ripromettendosi di non lasciargli più bere niente che non sia acqua durante tutta la serata.
«You’re Daiki, aren’t you?» Himuro ora parla inglese, piano e scandendo bene le parole, in modo che l’altro capisca. Porge la mano con fare cordiale e un sorriso furbo sulle labbra. «Nice to meet you.»
«Uhm, yes.» Aomine sembra incerto nel masticare una nuova lingua, mentre stringe la mano all’altro. Lancia un’occhiata sbilenca al suo ragazzo, prima di provare ad azzardare qualcos’altro. «Nice to meet you… two
«Oh well, even if you’re not a native speaker that was great!» tenta Himuro, col tono più sicuro che gli riesca.
Kagami si mette a ridere.


Il loro albergo, ad Aomine, sembra la terra promessa. Ha passato ore a ballare – agitarsi freneticamente – a ritmo di pezzi remixati e a biascicare parole in inglese con persone che non sembravano volerlo aiutare a capire quella lingua che non gli va affatto a genio. Dire che è stanco sarebbe un eufemismo.
«Piaciuta l’America?» chiede Kagami, iniziando a slacciarsi il cravattino. Il russo che gli esce dalla bocca, alle orecchie dell’altro, sembra una litania cantata da un angelo.
«Certo che potreste anche parlare un po’ più veloce, così, per sport. Non sia mai che uno straniero capisca una virgola di quello che dite!» sfoga il suo nervosismo contro un cuscino indifeso.
«Se solamente ti degnassi di imparare la lingua…»
«Se solo il mondo parlasse russo…»
«…ti verrebbe molto più facile. Comunque il matrimonio, americano che sia, è stato bello, no?» Kagami si siede dall’altra parte del letto e si toglie le scarpe eleganti, poggiandole in un angolo.
«Tch, idiota, è proprio perché americano che è avvenuto. Figurati se da noi fanno una frociata simile, non sia mai.» Prende a spogliarsi anche lui, non curandosi di dove vada a finire lo smoking, che sia per terra o su una sedia.
«…già, è vero.»
E Aomine ha un'improvvisa voglia di prendere a testate il muro. Non avrebbe dovuto dire una cosa del genere, e lo sa, ma a volte la lingua corre e lui non riesce a fermarla.
«Ehi, ora non ti ammosciare, uhm?» si volta verso compagno, e il tono che gli esce, nonostante il vocabolario rozzo, ha un che di delicato, di soffice.
Gli capita spesso quando vede Kagami in quello stato. Sa che la fredde terre russe non sono fatte per lui, non lo sono mai state. Quando l’aveva conosciuto si era seriamente domandato cosa ci facesse un tipo così focoso in una landa così gelida. Semplicemente, l’avevano costretto, prima per il lavoro dei genitori, poi per la loro relazione che sarebbe dovuta rimanere segreta.
E a lui sta anche bene. Cioè, ha vissuto per anni così, avrebbe resistito per tutta la vita, probabilmente. Ma Kagami, che era nato e vissuto in due terre in cui la libertà era il pane quotidiano, Giappone e Stati Uniti?
Aomine lo vede. Muore dentro ogni giorno, e lui non può far nulla per fermarlo. Lo stanno soffocando lentamente, dall’interno, togliendogli il sonno, la fame, il respiro. Può sembrare a posto, da fuori, ma dentro è come se fosse già morto.
E più passa il tempo, più si rende conto che la causa di tutto è lui. Aomine Daiki, la pantera russa di cui l’altro è perdutamente innamorato. Perché i suoi genitori non hanno mai accettato ciò che è veramente, e per questo gli hanno sempre proibito qualsiasi relazione con qualcuno, qualsiasi rapporto sessuale che fosse malato e innaturale.
E a lui va bene così. Al rosso no.
E sa che potrebbe dire che lo ama, follemente, profondamente, potrebbe ripeterlo ancora e ancora, per tutta una vita, ma quello non potrà mai essere davvero amore. Che razza di amore è, quando gli sta chiedendo di nascondersi, quando lo sta facendo vergognare di ciò che è, quando lo sta distruggendo con le proprie mani?
Alla fine questo erano loro, amanti segreti, dal volto coperto, resi insicuri da un amore troppo grande per un mondo troppo piccolo, nascosti come se fossero nel torto.
E un sentimento nascosto, alla fine, è destinato a soffocare.
«Taiga?»
«Sì?»
«Mi vuoi sposare?»
Sarà difficile, certo, liberarsi dai pregiudizi e dalle maschere, ritornando a galla in quella società che ha sempre cercato di schiacciarli. Sarà difficile perché sa che sono entrambi troppo deboli, come spifferi di vento che cercano di spostare una montagna. Sarà difficile perché entrambi hanno i polmoni atrofizzati, loro che non ricordano più qual è la sensazione data da un respiro, loro che si sono scordati quale sia il sapore dell’aria sulla lingua.
Ma sono insieme, per ora, e per quanto sia una certezza effimera, questo al momento gli basta.
Aomine è più che certo che potranno tornare a respirare.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Komorebi_