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Autore: queenjane    03/08/2015    5 recensioni
Il punto di vista, intimo e privato, senza avventure, di Catherine Fuentes, una sorella di Oscar, già protagonista della long "The dragon and the rose", da leggere come storia a sé oppure spin off. Dedicata a, in ordine alfabetico, Amantea, per i suoi preziosi pareri, Tixit, per le svariate consulenze su varie idee, e Veronica Franco, che, con squisita gentilezza, suggerisce miti e quanto altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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1756
 
Ricordo quando dovevo essere presentata a Corte, le lezioni ricevute su come camminare, inclinare il mento e disporre mani e gomiti, l’apprendistato dei giochi di carte e dei balli.
Soprattutto i tre inchini, da cui pareva dipendere tutto il mio futuro, il primo  a cominciare dalla porta del salone, il pesante strascico addosso, in direzione della regina, la timida e silenziosa principessa polacca, tradita e esautorata.
Dovevo essere graziosa e nobile e umile nelle mie riverenze, come prescritto da Madame de Genlis nel suo “Dizionario … sull’etichetta della Corte”, rilevato che “la riverenza doveva esprimere la donna nella sua interezza”.

Scemenze, mia madre era vissuta bene lo stesso, senza occuparsi di quelle serie e buffe questioni.
Su come l’aspetto di ogni nuovo acquisto venisse analizzato.
Se l’epidermide della candidata fosse davvero così nivea da reggere il confronto con la camicia di bianca  battista, rivelata sulla schiena attraverso i lacci del vestito deliberatamente allentati..
È morta nel mese di novembre 1749, avrei compiuto otto anni in gennaio, una sventura da cui mio padre, il Generale,  non  si è più ripreso, nonostante le apparenze.
Si era sì risposato l’anno dopo, gli serviva un erede maschio, sennò si sarebbe risparmiato quella trafila, lo ebbe ad affermare più di una volta.
 Lei si chiamava Marguerite Louise, un buon partito, sia in termini di dote, che educazione ed avvenenza fisica, impeccabile dama di Corte e padrona di casa, quieta come uno specchio e molto dolce, da me chiamata “Madame “.
Va bene, ero gelosa e amareggiata, chiusa nel mio mondo, libri, libri, cavalli…
Educata questo sì, alla fine, io per mio padre ero invisibile, ma lei … preferivo non essere considerata che oggetto di pena.
Era dolce, tranne che questa delicatezza  non serviva per un maschio, le stagioni successive sono state punteggiate da continue gravidanze e aborti  e da  QUATTRO femmine, che con me portano il numero a  cinque …
Diciamo sei, considerato che il Generale ha deliberato, senza appello, che l’ultima sarà il suo erede, da allevare come un maschio, cui ha imposto il nome di Oscar François, un inopinato regalo di Natale, dato che la sua nascita è avvenuta il 25 dicembre 1755.
Beffa e paradosso, ma  LUI deve adempiere ai suoi doveri, come di firmare i suoi dispacci, impersonale, ecco, come la penna d’oca che scorre sul foglio, per firmare il suo nome, come il seme sparso nel grembo della moglie.
La passione e il desiderio da riversare sulle sue amanti, dormendo un sogno senza stelle o sogni.
Da mia madre aveva avuto tre maschi, due morti in fasce, e un amato primogenito, Luois, spirato anche lui in quel malefico mese di novembre 1749, avrebbe compiuto undici anni nel successivo mese di aprile.
Una indefinita malinconia, ho adorato mia madre e mio fratello,era il mio più caro amico e compagno di giochi.
E  quando se ne sono andati in un mondo migliore … una piccola parte di me, quella che amava ridere e sognare, la migliore, se ne è partita con loro, un limite invalicabile.
Da allora i libri, specie delle storie antiche, sono diventati i miei inseparabili compagni.
Penso ai miti, riflettendo che, se li analizzi con attenzione, puoi trovare in loro  il  modo in cui gira il mondo, tranne che non ne ricavo alcuna consolazione.
Solo amarezza.
Vulcano, ad esempio,  fabbricò una rete d’oro per cogliere in flagranza di adulterio sua moglie Venere e Marte, un complicato e delicato congegno che a Versailles ben andrebbe a ruba, l’adulterio è un gaio passatempo.
Forse so troppe cose, troppo cinica, ma tengo le orecchie aperte ed ho  buona memoria, taccio spesso e la gente parla e parla, io ascolto, semplice.
Una buona moglie deve fingere di non sapere, alla fine, non che mi piaccia molto come idea, tanto è, contano l’affetto e la reciproca stima, il mantenere le apparenze.
Non  sempre è così, il tempo e la distanza non hanno ancora corroso la mia memoria, i miei genitori si amavano, lui le era fedele e viceversa, in verità, non avesse avuto l’obbligo di generare un altro maschio, mio padre si sarebbe ben guardato da una seconda unione.
So che porta al collo, in una catenina, la fede di mia madre, la vera forgiata per sposare Luoise l’ha portata giusto due o tre giorni, poi si è rimesso la fede che mia madre gli infilò al dito il giorno delle loro nozze, quando contavano appena quindici anni.
E Luoise non gli ha dato il suo erede, e dopo Oscar non può avere altri figli, i medici sono stati tassativi,categorici, sennò ci avrebbero riprovato e subito.
Quanto piange, è possibile che nessuno ci badi?
Un piccolo brivido, il Generale ha ordinato di toccare il suo erede il meno possibile, solo per essere cambiato e nutrito, deve imparare  da subito il rigore, come se ..
Ha  quattro mesi e sviluppati polmoni da cantante d’opera, alle volte, per esasperazione, ci sono andata, IO, per cercare di calmarla, che alla fine è solo una bambina piccola..
Mi  pare assurdo e osceno, anche se non deve interessarmi, a settembre mi sposo e ..
NON E’ GIUSTO.
Inutile che mi prenda in giro, non è giusto, punto e basta.
Mio fratello mi difendeva sempre e viceversa, le altre bambine, le figlie di Luoise,  si fanno compagnia tra loro, ma lei..
E non pena o che o fastidio per i timpani lacerati, se e quando avrò un figlio non voglio che stia così, al diavolo il resto.
L’arroganza e l’alterigia, le ho imparate bene, annoto poi, una punta di divertimento amaro, quando mio padre e Madame non sono in casa, gli ordini posso ben darli, vaticinando punizioni se qualcuno osa contraddirmi, ma non osano.
Non avevo la pretesa di avere il mantello di Mercurio, che rende invisibili, gira e gira ci hanno scoperto, ma a me non interessa, sono figlia di mia madre, che aveva una grinta senza pari, prossima moglie di un marchese e possiedo la strafottenza dei quattordici anni compiuti da poco.
Poche e decise parole che vanno a segno.
Salvo andare in estasi per…
  • Eccomi, ciao, Oscar.
  • Mi riconosci? Direi di sì, smetti di piangere appena mi vedi o forse hai capito che ti porto fuori, alla fine sono venuta a capo dell’impresa di prenderti in braccio.
  • Sai cosa.. nessuno mi accoglie con  queste risate trionfanti, e non tirarmi i capelli …
Puro e semplice divertimento.
Chi lo avrebbe detto..
Bugiarda, ti sei affezionata.
Ti piace quando ti accoglie  con sorriso e tende le braccia, andate all’aperto con discrezione e ti sdrai sull’erba, tenendola sopra il corsetto e parli e parli, delicata come una nuvola e le sfiori la guancia con un petalo di rosa.
Che ha provato a mangiare, scoprendo poi che non era commestibile..
A sette mesi inizia a balbettare qualcosa, la furfante ti ha conquistato.
Ha gli occhi chiari come i miei, come il generale, come Luois, una particolare declinazione di azzurro profondo e remoto, detta “color Jarjayes”, i capelli chiari e..
Mi mancherai, Oscar, davvero, ma credo che un giorno tornerò a trovarti.
Il mio futuro marito è il figlio di un marchese spagnolo, Fuentes il loro nome, amico di gioventù di nostro padre, il loro castello è situato ai confini, sui Pirenei, si chiama Ahumada.

1757.

Vorrei essere morta.
Cristina, un nome che è un dolore …
Luglio, un caldo atroce, le rose si essiccano sugli steli, tutto è arido e senza vita, solo il rombo ossessivo delle cicale rompe il silenzio.
È nata tanto presto, è vissuta solo una settimana, è un angelo nel grembo del Signore.
Non mi consola, io sono sua madre.
Mi sono alzata, contro ogni prescrizione, andando a rintanarmi in un posto isolato.
Al diavolo tutto, voglio essere solo lasciata in pace.
Qui mi trova un ragazzino, di nemmeno cinque anni, Felipe Moguer, il figlio che mio marito ha avuto da una contadina delle sue terre prima del matrimonio, uno sfogo di lussuria, allora era solo un ragazzo alle prese con i primi pruriti.
È  la sua miniatura, sarei stupida a ignorare la verità, lo sanno tutti e .. mi scruta, in silenzio, da quanto è qui?
Occhi e capelli scuri, il naso perfetto di Xavier, suo padre e mio  marito, snello e dinoccolato, la dimostrazione della sua fertilità, il suo segreto orgoglio.
Non sono stata gelosa di lui, è successo tanto tempo fa, prima che ci fidanzassimo, oggi mi sento peggio a vederlo, se possibile.
Non è colpa di Felipe, sono io che mi sento a pezzi, un’incapace.
  • Per voi, signora Marchesa- Porgendomi una rosa bianca miracolosamente  sbocciata.
  • Mi spiace per la vostra perdita, anche se è un angelo resterà sempre nel vostro cuore.
  • Grazie, Felipe.
  • Sapete, a volte è bello lasciare andare i fiori nell’acqua..
Un  bambino solitario, poetico, molto intelligente, anche troppo.. poi si sarebbe fatto strada nella vita, sia in senso metaforico che letterale, ma allora era solo un ragazzino con le iridi color miele.
Anche io ero una ragazzina, allora, stremata dal dolore.
Aprii le braccia e si lasciò stringere perplesso.
  • Va bene, grazie. Sono davvero splendide  le corolle che danzano sull’acqua.
 
Esco a cavallo in un’alba luccicante, lanciandomi a caso per i sentieri, fino a raggiungere le foci del torrente Moguer.
Le acque, rese scarne dalla siccità, luccicano come peltro, sfiorate dal sole nascente..
 Le  cime acute dei Pirenei, con le sfumature delicate delle nevi e dei ghiacciai, aroma di pino.
Smonto e lego il destriero, il silenzio rotto dal mio respiro, mi chino sui talloni e bevo dalle mani a coppa, il corpo straziato, ancora, dal dolore del recente parto ma non mi interessa.
L’immagine riflessa è quella di una ragazzina, con la pelle levigata dal sole, scure ciocche di capelli e solenni occhi chiari che poi, con delicatezza, lascia andare una rosa bianca nella corrente, lo stesso gesto poi  compiuto in ogni successiva estate, fino all’ultimo respiro.
Non sono morta, e non ho dimenticato.

1760.

Dopo anni, peripli e perizie, eccoci di nuovo a Parigi, io e mio marito, un giorno qualsiasi, senza enfasi, lo scopo evitare le cerimonie dei saluti, meglio la semplicità, nessuna enfasi.
Una eredità dei viaggi, conta la la sostanza, poi era una sorpresa, sapevano che saremmo giunti, tranne che non era stato specificato il giorno, i Fuentes (e mio padre lo sapeva bene), quando potevano, in via ufficiosa, evitavano di sottolineare il loro rango, di cui erano ben consci. ..
Entrammo dalle scuderie di palazzo Jarjayes, un gioco ben collaudato, ridendo e arrivò la prima sorpresa,aguzzando la vista, una figuretta minuta nella penombra, non c’erano altre persone, un colpo d’ala in mezzo al petto.
Capelli d’oro, declinati nelle sfumature del miele, le iridi dei Jarjayes, inesorabili, freddo azzurro screziato di pagliuzze dorate e argentate, come un cielo di marzo.
Un bambino ben vestito, stivali, pantaloni, camicia e gilet, semplici ma di squisita fattura.
-Che avete da fissarmi-
Con sussiegosa alterigia.
- Sono Oscar François de Jarjayes, chi vi ha dato il permesso di entrare-
Un soldo di cacio che fa il paladino, però stetti zitta e accennai una riverenza, imitata da mio marito, una volta in vita mia a corto di parole
- Va bene, fate quello che dovete-
Ben trovata, Oscar.
Eravamo solo all’inizio.
In principio, definirti diffidente e guardinga era cauto un eufemismo.
Disciplina e durezza erano la base di partenza per un militare, da applicare anche a mio figlio, poco importa quanto sia piccolo, non deve avere timore di nulla o nessuno, è inaccettabile, aveva decretato nostro padre.
Botte, punizioni, pasti saltati, rimproveri,  per temperare, indurire il carattere. Non mi interessa che tu sia caduto da cavallo, ti rialzi e rimonto subito, tanto … non mi interessa quanto ti fa male, hai forse paura?...che vergogna…. non ti lamentare se la spada pesa, solo i deboli si lamentano, devo pensare che lo sei …? Sbaglio?   MI SBAGLIO?....
E via così, tua madre sempre a Versailles, tutti ti chiamavano al maschile, giusto la governante, Marie, ti dedicava un po’ di attenzione …
Spiavi, cercando di capire quale punizione ti avrei riservato, ti eri rivolta in modo inappropriato, tranne che non ci conoscevi, soprassedemmo, ma per principio e vocazione diffidavi di tutto e tutti.
Compresa una sconosciuta, giunta dall’oggi al domani e ..
Anche io avrei fatto uguale, chiariamo, e mi spiaceva, per te, anche se combinavi una marea di guai, eri cocciuta, ribelle e ostinata, una peste, in una parola, tuoi epiteti erano Attila o scocciatore, con una tale ansia di attenzioni da snervare un santo.
Dopo Cristina, con la sporadica eccezione di Felipe, giravo al largo dai bambini ma tu…
 
   
 
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