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Autore: teensyears    03/08/2015    2 recensioni
One shot ispirata al monologo di Olivia in Internal Affairs 15x04.
“Hai passato gli ultimi cinque anni in quella macchina, sperando che un giorno lui ti avrebbe guardata e avrebbe realizzato che sei…” Olivia fece una pausa: la sua voce iniziò a tremare.
“Che sei la donna di cui non potrà mai fare a meno” concluse la detective.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Da quant’è che non sei fidanzata? O che non esci con qualcuno?”.
Gli occhi della ragazza cambiarono improvvisamente espressione.
Olivia aveva fatto centro, la donna iniziò a fissarla impaurita.
“Tu sei sulla quarantina vero?” domandò Olivia “un po’ di più?”.
La donna continuava a non parlare, fissava il vuoto della stanza degli interrogatori, probabilmente immersa nei suoi pensieri.
“Dovresti chiederti se vuoi una famiglia prima o poi. O se quello che vuoi è andare di pattuglia con lui per un’altra decina d’anni”.
La donna finalmente guardò Olivia ed iniziò a parlare.
“Lui mi è stato vicino” rispose.
“Questo rimane tra noi… Come?” chiese il detective Amaro dall’altro lato della stanza.
“Al primo anno facevo uso di droga” confessò la poliziotta “cocaina” specificò “e ci fu un controllo a campione”.
Nick la guardò negli occhi chiedendole se il collega della donna avesse scambiato le urine.
La ragazza negò, affrettandosi a dire che il suo collega non aveva mai detto una parola di quanto le era capitato in passato.
“E secondo te è la prova che ti vuole bene?” domandò Olivia.
L’ufficiale di polizia non parlò, costringendo Olivia a continuare.
“Lo usa come arma contro di te. Credimi. Lui sa quello che provi per lui e usa anche quello contro di te. Infondo che cosa ti aspettavi? Che avrebbe lasciato sua moglie, suo figlio per te?” disse piano Benson.
La donna riprese a guardarla, un gelo nei suoi occhi.
“Una drogata?” riprese Olivia.
Nella stanza era calato un clima insostenibile, le parole di Benson erano empatiche e secche, tanto da suscitare un odio di sentimenti repressi, facilmente visibili sul voto della poliziotta.
“Hai passato gli ultimi cinque anni in quella macchina, sperando che un giorno lui ti avrebbe guardata e avrebbe realizzato che sei…” Olivia fece una pausa: la sua voce iniziò a tremare.
“Che sei la donna di cui non potrà mai fare a meno” concluse la detective.
La donna aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito pensando a quanto quelle parole fossero vere.
“E’ finita. Non è andata come speravi. Non andrà mai come speri” disse Olivia “mi dispiace” concluse.

Olivia si alzò dalla sedia ed uscì dalla stanza, lasciando Nick con la donna, voleva solo andare a casa e cercare di rilassarsi con Cassidy.
Una volta arrivata nel suo appartamento chiamò Brian, ma non era a casa.
“Hey Bri, sono io” disse al telefono Olivia “probabilmente sei rimasto impegnato al lavoro dato che ultimamente parlo quasi solo con la tua segreteria telefonica… Beh io sono a casa, ti aspetto… A dopo” e riattaccò.
Si stese sul divano ripensando alle parole pronunciate da se stessa alcuni minuti fa.

Le sembrava di essersi tirata addosso una secchiata d’acqua fredda, una cruda verità con cui ancora non si era confrontata, o meglio con cui non voleva e non riusciva a confrontarsi.
Pensava che quelle parole l’avrebbero aiutata ad andare avanti a tagliare quel limbo a cui era rimasta impigliata negli ultimi tre anni e mezzo, ma la verità è che non poteva passarci sopra come se niente fosse.
Quella donna le ricordava tremendamente il suo passato con Elliot, stessa storia, con qualche anno in più alle spalle. Probabilmente credeva che quelle parole le dessero un minimo di sollievo, l’aiutassero a superare quell’assenza dopo 12 anni.
12 anni, pensò Olivia. 12 lunghi anni.
Come si può sparire da un giorno all’altro dalla vita del proprio migliore amico e andarsene così, senza salutare? Olivia ci pensava ogni dannato giorno.
Aveva provato a colmare questo vuoto facendo di tutto: dapprima si era ributtata nel lavoro giorno e notte, dormiva poco perché a casa le sembrava di impazzire. Poi era diventata ostile nei confronti del suo nuovo collega, Nick Amaro, ma dopo che lui le salvò la vita iniziò a fidarsi di lui. Conobbe David Haden, ma come tutte le sue love-story finì male, perché lui era un procuratore e la loro relazione poteva scaturire in un conflitto di interessi. Adesso, invece, c’era Brian Cassidy. Lo conobbe 15 anni fa, proprio in ufficio, ebbero una di quelle storie da una notte e via e niente di più. Ora stavano insieme da praticamente un anno, però Olivia non si sentiva completamente presa da lui. Certo era bello avere qualcuno per cui tornare a casa, qualcuno che la facesse sentire apprezzata e non più sola, soprattutto dopo che William Lewis la rapì e le fece passare 4 giorni di assoluto inferno, torturandola e facendole passare gli attimi più brutti della sua vita.
Lei però, non pensò a Brian in quei giorni… Lei pensava ad Elliot. Lewis lo intuì pure, sbandierando i suoi sentimenti all’aria.

Olivia era immersa nei suoi pensieri quando sentì suonare il campanello.
Sì alzo, senza guardare dallo spioncino come era solita fare.
“Sarà Brian” pensò istintivamente.
Aprì la porta, ma il cuore le mancò di un battito.
Passarono dei secondi che le sembravano infiniti, prima che l’uomo parlasse.
Olivia…” sussurrò.
Elliot?...” replicò lei continuando a guardarlo negli occhi.
“Posso… posso… posso entrare?” domandò lui insicuro dalla reazione che avrebbe ricevuto dall’altra parte.
“Perché?” domandò Olivia cambiando tono.
Lui cercò di spiegare, ma venne tagliato da Olivia che gli lanciava occhiate di fuoco.
“Pensi che farti vivo dopo 3 anni aiuti le cose? Elliot tu hai deciso di andartene, io sono andata avanti con la mia vita, ho preso le mie decisioni, ci sono stati cambiamenti importanti e tu… tu non puoi decidere di presentarti ora, così, come se niente fosse e chiedermi di farti entrare” disse lei tutto d’un fiato.
“Hai ragione” rispose lui in tono mesto.
“E’ tutto quello che hai da dire?” lo rimbeccò lei con una voglia matta di tirargli uno schiaffo.
“Non posso biasimarti, hai ragione su tutto, ma io ho bisogno di parlarti, ti meriti delle spiegazioni e beh dartele qui sulla porta di casa non mi sembra il massimo” disse Elliot cercando i suoi occhi.
“Magari non le voglio più sentire le tue spiegazioni” tagliò corto lei.
“Io voglio parlarti, te lo devo e ti prego, poi potrai pure sbattermi fuori” riprese lui continuando il contatto visivo.

Per quanto Olivia volesse ascoltarlo, era ancora tremendamente arrabbiata con lui, ma le cose non potevano andare peggio quindi optò per assecondarlo, si spostò a lato per farlo entrare.
“Grazie” disse solamente lui.
Olivia lo guardò con aria di sfida dicendogli che magari tra qualche minuto non lo dirà più.
“Ho… Ho letto di quel maniaco che ti ha rapito” iniziò lui, provocando un brusco cambio di volto sul viso di Olivia, non pronta ad affrontare quel discorso e non con lui.
“Non sai quanto io volessi ucciderlo, fargli passare tutto quello che ti ha fatto… Non sai quanto volevo venire a cercarti” disse Elliot in tono di scuse, abbassando lo sguardò.
“E perché non l’hai fatto allora?” fu tutto quello che uscì dalla bocca di Olivia.
“Non potevo… non ho potuto. Quando ho sparato a Jenna, tre anni fa, per evitare che sparasse a te o ad altri membri della squadra mi sono sentito un mostro. Avevo ucciso una ragazzina capito? Non potevo continuare. Così decisi di dare le dimissioni. Credevo fosse la cosa più giusta da fare… A casa, con Kathy, le cose non andavano bene. Continuava a ripetermi che il lavoro stava diventando un ossessione, che passavo più tempo con te, invece che con Eli, che dovevo riprendere i miei impegni di padre… Aveva ragione. Preferivo rimanere al lavoro che dover tornare a casa a rispondere alle sue domande che mi chiedevano cosa fosse successo al lavoro. Doverle spiegare tutte le cose schifose che vedevamo ogni giorno… Non era facile. Lo so che avrei dovuto salutarti… Avrei dovuto farlo. Ma come potevo? Pensi che ci sarei riuscito a guardarti in faccia dicendoti: “hey Olivia, io ho deciso che me ne vado, basta. Tanti cari saluti”.
Olivia si sedette di fianco a lui esitando per un attimo.
“Almeno potevi rispondere alle mie chiamate o ai miei messaggi… Invece hai preferito ignorarmi. Hai ignorato 12 anni passati insieme. Elliot lo sai, tu sei la relazione più lunga che abbia mai avuto con un uomo. Lo sai. Eppure hai preferito andartene, sparire, così, puff, come tutti gli altri nella mia vita. All’inizio pensavo che te ne fossi andato per qualcosa che io avessi fatto… Non capivo il motivo” disse lei, sinceramente.
Elliot riprese a guardarla, sentendosi un verme viscido perché Olivia non meritava questo, era una persona meravigliosa e lui si era comportato male ferendo i suoi sentimenti, che già troppe volte erano stati infranti.
“Non mi hai mai fatto nulla di male, Olivia. Anzi, è esattamente il contrario. Dopo che sparai a Jenna però gli uffici interni mi convocarono, ricordandomi che questo era il sesto omicidio che commettevo. Ho ucciso sei volte…” si accusò Elliot.
Olivia gli mise senza pensarci troppo una mano sulla spalla cercando di rassicurarlo.
“Non devi sentirti così, tutte le volte che lo hai fatto, è stata per legittima difesa. Non hai mai ucciso qualcuno per rabbia o altro, nonostante beh tu sia stato sempre una persona con particolari problemi ad autogestire la rabbia” disse Olivia accennando ad un sorriso quando Elliot incontrò i suoi occhi “e non devi mai pensare che tutto quello che hai fatto sia stato sbagliato, perché non è così”.
Elliot annuì riprendendo il suo discorso.
“Probabilmente è così, ma… Io non volevo andarmene del tutto. Sono stato costretto dagli affari interni, mi volevano sottoporre a degli stupidi test e probabilmente trasferire altrove. Non credo che lo avrei accettato. Kathy mi pressava e così decisi che la cosa migliore da fare era quella di ritirarmi. Avevo bisogno di rimettere a posto le idee, pensando seriamente a cosa volessi fare. Io e Kathy ci trasferimmo da sua madre, vicino Nashville, ma le cose non andavano bene. Discutevamo su ogni cosa ed io non ero più lo stesso. Mi sentivo in colpa perché avrei preferito essere con te che con lei. Ma mi ripetevo ogni giorno che avevo fatto la cosa giusta, lasciandoti vivere la tua vita.  Meritavi qualcuno che ti rendesse felice e con me dietro non potevi esserlo. Dovevi aprirti a nuove possibilità e fare le tue esperienze, io ero solo una ruota d’intralcio, perché rovinavo ogni tua relazione” disse piano Elliot, sforzandosi di non cadere in mille pezzi proprio ora.
Olivia rimase stupita da ciò che aveva appena sentito. Elliot Stabler che si scusava? Che si rendeva conto di essere sempre stato troppo protettivo? Olivia non disse niente.
“Mi dispiace per tutto quello che hai affrontato, mi dispiace non esserci stato, mi dispiace sul serio. Non sai quante volte avrei voluto prendere quel dannato telefono, sentire la tua voce e assicurarmi che tu stessi bene… Ma, purtroppo, non potevo tornare più indietro. Avevo paura della tua reazione, avevo e ho paura che tu non voglia più ascoltarmi. Avevo bisogno di andare Olivia, le cose stavano diventando troppo pericolose”.
Olivia scosse la testa, non capendo il suo discorso.
“Pericolose?” ripetè lei.
Elliot annuì.
“Per me, per te… C’è sempre stato un confine che non ci ha mai permesso di essere veramente noi stessi. Quel confine che entrambi avevamo paura di sorpassare e che ha comportato a compiere scelte che nessuno di noi due voleva prendere. Abbiamo messo noi stessi al di sopra del lavoro, ricordi? E questo non sarebbe mai dovuto accadere, soprattutto in un lavoro come il nostro. In questi tre anni e mezzo ho provato ad andare avanti con la mia vita, ma non ci sono riuscito. Ho lasciato Kathy, definitivamente. Pensavo di poter allontanarti, di lasciarti nel passato, ma non ci riesco. Tu sei parte del mio passato, del mio presente e del mio futuro. Olivia, non posso vivere in un mondo diverso da quello in cui vivi tu” le disse lui dolcemente, prendendole le mani.
Olivia sentì gli occhi andare a fuoco, le bruciavano e le tremava il corpo, non si aspettava di arrivare ad una conversazione del genere.
“Olivia non so come scusarmi, come far sì che tu riesca di nuovo a fidarti di me… Sono profondamente dispiaciuto e arrabbiato con me stesso per averti lasciato così, in mezzo all’inferno. Avevo bisogno che tu sapessi…” disse sussurrando.
Lacrime calde cominciarono a solcarle il volto, i suoi occhi cercavano l’azzurro dei suoi: li aveva trovati e ci vedeva la sincerità più profonda.
“Non ho mai smesso di fidarmi di te. Durante tutto quell’inferno sai chi era l’unica persona che volevo al mio fianco? Sai di chi ho parlato a Lewis quando mi aveva con sé? Eri sempre tu. Non te ne sei mai andato, né dalla mente né dal mio cuore, nonostante io abbia provato a lasciarti andare. Non ci riesco e… perché solo ora Elliot? Perché sei sbucato così, dopo il nulla?” trovò il coraggio di chiedere con la voce rotta dal pianto ed il battito del cuore accelerato.
“Dopo quello che è successo con Lewis, pensavo di averti persa. Te l’ho detto non voglio vivere in un presente in cui non ci sei anche tu. Ci ho provato, ma era orrendo. Ho aspettato 15 anni, Olivia. Non voglio aspettare più. So che facendo così sto sbilanciando la tua routine, il bilancio che sei riuscita a trovare, ma ho avuto paura di perderti per sempre, al solo pensiero che tu potessi morire… Sono andato avanti solo per il fatto di sapere che tu eri viva, qui a New York, lontana da me, ma viva. Non ce la facevo più. I sentimenti erano diventati troppo forti e non ce le faccio più a reprimerli” disse Elliot cercando di sembrare il più sicuro possibile.
Olivia si gettò tra le sue braccia, piangendo sulla sua spalla.
“Olivia Benson, so che ti ho fatto andare incontro allo schifo più totale, me ne pento, mi sento un idiota, ma un idiota innamorato. Olivia, ti amo e non ho mai smesso di farlo, nemmeno per un secondo. Ti ho allontanata perché io ero sposato, cosa potevo darti? Meritavi di meglio. Ora sono qui e lo sarò sempre”.
Olivia si strinse più forte a lui, cercando di capire se le parole che aveva voluto sentire per anni, fossero davvero uscite dalla bocca di Elliot Stabler.
Lui la strinse forte a sé, mentre lei continuava a singhiozzare, fino a quando non si staccò per guardarlo negli occhi.
La donna sorrise debolmente.
“Ho sentito bene?” chiese lei asciugandosi le lacrime.
Elliot sorrise annuendo.
“E’ un decennio che aspettavo di sentire queste parole… Che ho sempre pensato di non sentire mai. Non posso cancellare cos’è successo, ma l’importante è che ora sei qui. Sei qui con me, in questo periodo oscuro che sto attraversando. Ti amo anch’io Elliot, da quasi un secolo” sorrise apertamente concedendogli uno dei suoi sorrisi veri che poche volte le persone avevano modo di ammirare.
Elliot avvicinò le labbra alle sue, aveva aspettato questo momento da sempre.
Olivia si strinse al suo collo e assecondò ogni suo movimento, le sembrò di sciogliersi: le labbra di lui erano calde e tremendamente invitanti.
Il suo cuore cominciò a battere all’impazzata e si sentiva finalmente pieno, felice.
Elliot continuava a baciarla, mentre le sue mani scivolavano delicatamente tra i suoi capelli corti e scuri, che gli ricordavano la prima volta che la vide: era bellissima.
Olivia gli prese il volto tra le mani e diede libero accesso alla lingua di lui, che le invase la bocca facendole uscire un piccolo gemito.
I due si staccarono per riprendere fiato; si erano sempre chiesti di cosa tastassero le loro bocche ed ora avevano una risposta: meglio di quanto si erano mai immaginati.
“Ti amo” gli disse Olivia avvinando ancora una volta le labbra alle sue.
Elliot gliele catturò dolcemente e le accarezzò il viso.
“Anche io” rispose lui guardandola nei suoi occhi castani: finalmente sorridevano anche loro.
“Menomale che sei arrivato” sorrise lei stringendosi a lui e ripensando alla stessa identica frase che disse anni fa vedendolo tornare da lei per confortarla.
“Sarei dovuto arrivare prima” risposte a tono lui, stringendola forte, senza lasciarla andare mai più via.
 
   
 
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