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Autore: IsAnastaciaHuddy92    26/01/2009    2 recensioni
House ha deciso: Cuddy è la donna che desidera, ma un ritorno inaspettato disordinerà gli eventi... Stacy glielo porterà via di nuovo o Cuddy tirerà fuori le unghie?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Greg House, James Wilson, Lisa Cuddy
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ambientato dopo la 5x07, quando House va a casa di Cuddy ma spiandola dalla finestra decide di non chiederle di uscire e va via. Io dal momento in cui la osserva lavorare ho cominciato a scrivere.

 

Ho utilizzato i colori per i dialoghi, i pensieri e le emozioni dei personaggi.

 

 

Something's changed

 

Quel bacio aveva significato qualcosa, lo aveva saputo fin dall’inizio, sapeva di provare qualcosa per lei anche prima, ma lei come avrebbe potuto amarlo? Lui non era capace di farsi amare, gli era più facile essere odiato, compassionato, così non doveva rispondere dei propri errori, così non doveva chiedere scusa quando ti feriva, così non doveva fingersi interessato al tuo dolore. Ma al suo non era indifferente, tutt’altro. Sentiva che la questione lo riguardava da vicino, sentiva condividere il dolore di qualcuno che come lui provava a scappare dall’infelicità. Lei aveva provato a dare una grande svolta alla propria vita e lui aveva paura di restare solo nella propria tristezza. La via di fuga ce l’avevano davanti agli occhi entrambi, la possibilità di avere la meglio sul proprio destino, ma ignorarla era più semplice.

Era andato da lei. Wilson aveva ragione.

 

-House ciao- sorpresa e spaventata allo stesso tempo.

 

-Posso entrare?- teneva gli occhi bassi per evitare di guardarla e reprimere quella voglia matta di risentire le sue labbra.

 

-Ehm… sì certo…- si spostò per farlo entrare.

 

-Devi dirmi qualcosa?- finse che la domanda si riferisse a una questione medica.

 

-Sì- e tacque. Continuava a guardare verso il salotto in direzione del divano, dove pochi minuti prima l’aveva spiata lavorare e sorseggiare un tè.

 

-Vuoi bere qualcosa?- wow! Si sentiva sconosciuta a se stessa! Essere amichevole con House che veniva a bussare nel cuore della notte a casa sua non era esattamente ciò che faceva di solito. Ma dopo quel bacio tutto era cambiato.

Lui non mosse nemmeno le labbra e andò a sedersi sulla poltrona accanto la finestra. Cuddy prese dello Scotch, era davvero tanto che non beveva con lui, ma non aveva minimamente dimenticato cosa gli piacesse.

 

Guardò fisso il bicchiere -come stai?- e sollevò lo sguardo.

 

-Io sto meglio, anche se…- si bloccò, stava per confessare un propria emozione a House, temeva che lui potesse prenderla in giro.

 

-Le cose importanti non si dimenticano- quasi pentito di ciò appena detto, adesso la guardava intensamente, adesso sapeva di guardare la sua cosa importante.

 

-Sì- lo sguardo di lui fu un lungo brivido che attraversò il suo corpo. Una simile frase da lui non se l’aspettava, era una sorpresa continua. Ma quel sorseggiare Scotch anticipò lunghi istanti di imbarazzante silenzio. Cosa si poteva dire dopo una frase così?

Lisa si abbassò a raccogliere la coperta che le era scivolata dietro il divano, sul quale fino a quel momento era adagiata.

 

-Ecco avevo ragione!!! Il tuo culo è diventato un culone!- era durato semplicemente troppo quel silenzio, e House serio per più di cinque minuti era un’utopia.

 

-Non è vero!- Finse di essere offesa, ma in realtà era divertita.

 

-Ho vinto cinquanta dollari con Wilson!-

 

-Fai scommesse sulle dimensioni del mio sedere?-

 

-No! Anche sulle tue tette! Ma quelle cattive ragazze sembra non vogliano lievitare!- erano tutti e due alzati, l’uno di fronte all’altro, e come i vecchi tempi si stavano prendendo in giro.

 

-Almeno di me cresce qualcosa!- e lo squadrò maliziosamente dalla testa ai piedi.

 

-Questo non è da te! Fare riferimento al dolore della mia gamba! Cos’è? Vuoi litigare?-

 

Si avvicinò ancora di più alle sue labbra, quasi volesse baciarlo, House sorrise, aveva capito che lo stava prendendo in giro -è questo ciò di cui dovevi parlarmi?- le uniche vicinanze pericolose che si concedevano erano quelle per scherzo ormai.

 

-Buona notte- e andò via con aria soddisfatta, era stato talmente assuefatto da quella vicinanza che dimenticò il bastone poggiato sulla poltrona.

 

-House hai dimenticato…- la porta si chiuse dietro di sé, lui stava attraversando il vialetto e nemmeno si voltò dirigendosi verso la moto dall’altra parte della strada. Cuddy si girò, sospirò

-fantastico! Dove lo trovo un fabbro alle due di notte?-

 

House suonò, con la moto accesa e si fermò davanti a lei, le prostrò il casco. Lisa era spaventata di quello che stava per succedere, lui e lei, a casa, soli, di notte, DOPO QUEL BACIO.

Gli diede il bastone -chiama Wilson- fredda e autoritaria.

 

-Cos’è? Ti spaventi della mia guida?!?-

 

-No, sono spaventata all’idea di venire a casa tua, nella tana del lupo!-

 

-Guarda che io non ho animali, già il mio capo è una iena!- Lisa sorrise, e smise di guardarlo dall’imbarazzo.

 

-Cuddy siamo due persone mature, sapremo controllare i nostri istinti animaleschi- House aveva compreso ormai quale fosse la sua paura.

 

Lei mise il casco e si sedette dietro di lui, con le gambe unite, perpendicolari alla moto, l’unico modo per salire con la gonna.

 

-Pronta?- lei fece cenno con la testa e lui partì a razzo.

 

 

Aprì la porta e la lasciò entrare per prima. Lei tolse le scarpe e si sedette sul divano.

 

-La camera da letto è lì in fondo-

 

-House!- lo guardò con aria di rimprovero, lui si sedette accanto a lei -io dormirò sul divano- già un’altra volta lei aveva passato la notte in casa sua, ed era stato un patto silenzioso farla dormire sul divano, lui e la sua gamba meritavano una posizione comoda, e House non si era certo creato il complesso del gentil’uomo, né Cuddy dell’ospite ben voluta.

 

-Ah… non avevo capito- era imbarazzata per aver frainteso, e lui di certo non aveva fatto niente per metterla a suo agio -comunque non è necessario, sono io che sono rimasta fuori di casa, poi tu con la gamba…-

 

-Non sai quante volte mi sono addormentato su questo divano, le lenzuola pulite sono nell’ultimo cassetto- lui era così rilassato, e lei così rigida, adesso non erano più a casa sua, adesso era lui che teneva le retini del gioco, erano nel suo tempio, e nessuno dei due se qualcosa fosse andato storto avrebbero potuto semplicemente prendere e andarsene.

 

Erano l’uno accanto all’altro, le loro spalle per poco non si toccavano, e alla destra di Lisa, ai piedi del divano, c’era un cuscino, House si spinse in direzione di esso, avvicinando così il proprio corpo al suo ma, appena il suo viso distanziò appena pochi centimetri dalla dottoressa, lei balzò in piedi come spaventata e andò in camera senza voltarsi, quasi arrabbiata, come se adesso i limiti delle loro distanze fossero raddoppiati e che lui non stesse mantenendo i patti non scritti che dopo quella sera si erano prefissati. Così era sempre avvenuto fra loro e così doveva continuare ad essere.

 

Erano le quattro di notte, e sentiva il bastone sbattere contro il parquet scricchiolante. Sapeva che sicuramente House soffriva molto, ma non aveva mai immaginato le sue notti insonni in preda al dolore. Cosa poteva fare? Era appoggiata allo stipite della porta, in corridoio e aspettava che House finisse il passeggio verso la finestra, voltandosi per cambiare direzione e accorgersi di lei, lei che lo guardava compatendolo, rattristata senza nulla da dire, se non “mi dispiace”.

 

-Non volevo svegliarti- si appoggiò con la mano libera allo schienale del divano, fermandosi.

 

-Non ti preoccupare, non riuscivo a dormire, continua-

 

-No, sono stanco- si sedette sul divano.

 

-Vuoi venire a letto con me?- lo disse senza pensare. Fu istintivo. Era preoccupata per lui e per come era testardo, nemmeno in agonia le avrebbe permesso di dormire in salotto, così l’unica possibilità di convincerlo è che sarebbero stati comodi tutti e due.

 

Lui la guardò con aria interrogativa e non la prese nemmeno in giro -sei sicura?-

 

-Hai detto tu stesso che siamo due persone mature che si sanno controllare!- ormai era decisa, non avrebbe accettato un “no” come risposta e House lo sapeva.

 

-Io parlavo di istinti animaleschi… e ci credevo pure poco… conoscendoti!- le passò accanto, ancora ferma in corridoio -ah! Io dormo nudo!-

 

-House!- lo rimproverò di nuovo, ma questa volta il senso non poteva che essere uno.

 

-Metaforicamente! Nel senso che mentre dormo rivelo i miei peccati più nascosti- si era quasi dimenticato del dolore, ormai preso dalla discussione con lei.

 

-Allora sarà una lunga notte!-

 

Appena a letto, nessuno dei due si voltò verso l’altro, lei gli diede le spalle, perché provava troppa vergogna per quella situazione. Lui invece la guardava, si era voltato verso di lei, e adesso la osservava e ridacchiava tra sé di poter vantarsi di aver dormito con il capo, letteralmente si intende.

Sì girò pure lei, voleva vedere House farsi sereno e prendere sonno, l’aveva sempre immaginato: lui insonnacchiato, rannicchiato su se stesso come un bambino.

 

I loro sguardi si incrociarono, stranamente rivide in lui lo stesso sguardo indecifrabile che quella sera l’aveva fatta cedere a una fantasia che rinnegava a se stessa da tempo, quello sguardo le era mancato; c’aveva pensato centinaia di volte, sperando silenziosamente di poterlo rivedere un giorno. Ed ecco che gli occhi malinconici del diagnosta si erano fatti spazio nel suo cuore e avevano annebbiato nuovamente ogni suo freno.

 

I loro sguardi si incrociarono, era davvero bella e avrebbe desiderato con tutto se stesso poterla riavere tra le sue braccia, quel calore che aveva provato il giorno prima quando aveva finalmente sciolto il blocco di ghiaccio nel quale aveva ibernato il proprio cuore, in modo da difenderlo da ogni sofferenza. Avrebbe voluto baciarla, e prendersi cura di lei esattamente come aveva fatto quella sera, quando l’aveva vista triste con il viso bagnato e gli occhi gonfi di una che aveva pianto a singhiozzi per un sogno andato in pezzi.

 

A quel punto lei si avvicinò, non pensava più, aveva spento totalmente la mente e si era concentrata su di lui. Lo baciò lentamente come per prolungare quell’istante, lui le mise una mano sul fianco e l’avvicinò ulteriormente baciandola con ancora più foga. Cuddy a quel punto gli si sedette sopra e provò a sollevargli la maglietta, a quel contatto, al contatto con la sua mano fredda, House si rese finalmente conto di ciò che stava succedendo e la fermò, fermò quel bacio che non aveva avuto respiri e le trattenne la mano.

 

-Sei sicura di voler…- la riteneva ancora fragile, non credeva che realmente il primario di medicina tanto cocciuto potesse volere ciò se non in un momento di debolezza. Non aveva approfittato di lei quella sera, certamente non l’avrebbe fatto nemmeno in quel momento anche se una parte di sé urlava di continuare a baciarla.

 

-Shh…- fu capace solo di dirgli, se si fosse fermata a riflettere i suoi pensieri l’avrebbero soggiogata di nuovo e sarebbe corsa via di nuovo, non voleva soffrire più e sapeva che accanto a House si sarebbero alternati momenti magici e altri in cui avrebbe sperato di non averlo mai conosciuto, così si lasciò trascinare dall’emozioni.

  
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