Film > The Amazing Spider-Man
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Autore: fedetojen    04/08/2015    3 recensioni
"E' facile sentirsi pieni di speranza in una bella giornata come oggi, ma davanti a noi ci saranno anche giorni bui. Giorni in cui ci sentiremo soli, è allora che serve la speranza. Non importa quanto in fondo sarà seppellita, o quanto perduti vi sentirete, dovete promettermi che mai rinuncerete alla speranza. Mantenete la vita, dobbiamo essere più forti delle nostre sofferenze. L'augurio che vi faccio è di diventare voi stessi speranza. La gente ha bisogno di questo e anche se falliamo non c'è modo migliore di vivere. Guardando oggi intorno a noi, tutte le persone qui che ci hanno aiutato a diventare ciò che siamo, so che apparentemente ci stiamo dicendo addio ma porteremo un pezzo di tutti in ogni cosa che faremo in futuro. Per ricordarci sempre chi siamo e cosa vogliamo davvero."
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Peter Parker
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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E se davvero Spider-Man esistesse?

2. E’ difficile andare avanti
 
Un senso di vuoto riempì il corpo di Susan, come se qualcuno le stesse levando qualcosa.
Poi lo vide: vide Spider-Man buttarsi dal grattacielo.
Le mani tese verso di lui, cercando di prenderlo e aggrapparsi. Fu un attimo e Susan era tra le braccia di Spider-Man con il cuore in gola mentre sembrava una calamita attaccata al corpo del giovane eroe.

Un solo slancio e furono sul tetto di un altro palazzo.
Impiegò qualche secondo Susan a staccarsi da Spider-Man, che aspettava che la ragazza si allontanasse da lui.
Lentamente mollò la presa dal corpo di Spider-Man, portandosi le mani sui gomiti, ancora spaventata.

“Grazie” disse in un sussurro Susan, guardando ancora terrorizzata Spider-Man, che con un cenno del capo rispose a Susan. Spider-Man, non aspettando ancora, si voltò preparandosi per andare via.

“Aspetta!” disse Susan facendo fermare così Spider-Man. Quella ragazza dagli occhi chiari, fece ricordare così tanto a Spider-Man di Gwen, e faceva male… perché quella ferita non si era ancora cicatrizzata.

“Sono…Susan” disse imbarazzata lei, mettendosi una mano sul petto.

Susan aveva immaginato milioni di volte il loro primo incontro, ma mai avrebbe pensato che sarebbe andato a finire con il suo salvataggio.
Spider-Man rimase a guardarla, interdetto. Si voltò ancora, ma fu fermato dalla voce di Susan.

“Non andare…ti prego” disse come una supplica, Susan, allungando la mano verso di lui.

Quante volte Spider-Man aveva sentito quelle parole uscire dalle labbra di Gwen? Troppe, troppe volte.
Si voltò avvicinandosi a lei, che lo guardava cercando di immaginare la sua espressione sotto quella maschera che li divideva.

Così vicini, eppure così lontani, pensò Susan.

“Perché sei sparito per così tanto tempo?” chiese Susan, suscitata da tanta curiosità. Lui fece scena muta, abbassando il capo.

“Non capiresti” disse lui, voltandosi ancora.

“Non serve a niente scappare” disse Susan, con tono deciso.

“E tu cosa ne sai?” chiese con arroganza Spider-Man voltandosi, puntandole un dito contro.

“Perdere le persone che amiamo, soffrire e chiudersi in se stessi non è la soluzione” disse Susan abbassando il capo, mentre i ricordi riaffiorarono nella sua mente, come spine dolorose.

“Ho ucciso suo padre, ho ucciso lei…come potresti mai capirlo?” chiese con voce spezzata Spider-Man.

“Perché l’ho passato anche io. Ma non sono sparita, non sono rimasta al buio mentre una città crollava!” disse con rabbia Susan contro il ragazzo che era davanti a lei, che continuava a osservarla.

Spider-Man, lentamente alzò la mano, come a toccare il suo viso, ma la ritrasse subito dopo correndo via, e sparendo di nuovo.
Susan, ancora sorpresa da quel gesto, abbassò il capo delusa.
Non doveva essere così il loro primo incontro.

“Pronto?” disse rispondendo al suo telefono.

“Stasera verso le 18, venga in ufficio” disse la segretaria dove andò a fare il colloquio qualche ora prima.
Chiuse la chiamata, e cercò in qualche modo di scendere in strada.


Spider-Man, allontanatosi da lei, si fermò su un altro edificio levandosi con rabbia la maschera.

“Maledizione!” imprecò passandosi la mano sui capelli.

Era arrabbiato, devastato interiormente perché quei ricordi, il suo viso e la sua voce facevano capolinea nella sua mente facendolo uscire letteralmente fuori di testa.

“Mi dispiace Gwen….mi dispiace” disse inginocchiandosi, mentre piangeva con la testa fra le mani.

Rivederla nella sua mente con gli occhi chiusi, il sangue uscirle dal naso e un sorriso sul volto, fecero imbestialire ancora di più Peter, che batté più volte il pugno sul pavimento.


Susan, camminava in mezzo alla strada, con sguardo basso, ripensando al suo incontro, non uno dei migliori.
Alzò lo sguardo ritrovandosi in un quartiere che non era il suo. Più in là, vicino ad un cassonetto dell’immondizia, vide una signora in difficoltà.
Subito corse verso di lei dandole una mano buttando l’enorme sacco nero. Subito l’anziana donna si voltò, e appena vide Susan le sorrise.

“Di questi tempi è difficile trovare una ragazza che aiuta gli anziani” disse la signora, sorridendo verso Susan, che rispose ricambiando con un sorriso sincero.

“Vieni, ti offro qualcosa da bere” disse prendendo la ragazza dal braccio, trascinandola in casa.

“Come ti chiami?” chiese la signora mentre preparava del tè caldo.

“Susan, e lei?” chiese sedendosi Susan.

“Chiamami pure Zia May” disse sorridendole, mentre posava la tazza del tè sul tavolino.

Susan si voltò, notando su alcuni ripiani delle foto con Zia May e un uomo al suo fianco.
Si alzò per guardare meglio le foto.

“Suo marito?” chiese Susan, indicandolo nelle foto.

“Sì, Ben” disse nostalgicamente, abbassando lo sguardo e sorridendo.

Di colpo Susan si spaventò, perché qualcuno sfrecciò via su per le scale entrando dalla porta di casa, tutto incappucciato, ricordandole quasi qualcuno.

“Peter!” sentenziò Zia May urlando. Susan ancora scossa, guardò Zia May. Un cappuccio si fece vedere oltre il muro, ai primi scalini che portavano alla stanza di sopra.

“Ciao Zia” disse di poche parole il ragazzo andando su per le scale.

“Abbiamo un’ospite, non si saluta?” lo rimproverò ancora Zia May.

Il ragazzo scese facendo retromarcia, si tolse il cappuccio guardando meglio la ragazza.
Sorpreso di rivederla lì, parlò.

“Sus-” riuscì a fermarsi prima di smascherarsi davanti a lei.

“Sono Susan, piacere” disse lei, allungando la mano. Peter la strinse per poi scappare via nella sua stanza.

“Scusalo, ma in questo periodo è molto timido” disse Zia May, catturando l’attenzione di Susan, che si accomodò prendendo poi il tè insieme a Zia May.

Peter era nella stanza seduto sul letto a pensare, ancora con il costume da Spider-Man.
Quando però vide la porta aprirsi e vedere il volto di Susan, così simile a quello di Gwen, con uno scatto veloce chiuse la porta con la ragnatela azionando la chiusura elettronica dall’interno.

“Ei…scusa, credevo fossi vestito” disse imbarazzata Susan, dietro alla porta. Peter rise, scompigliandosi i capelli castani.

“Stasera devo andare in ufficio per quel colloquio. Ci vai anche tu?” chiese dietro la porta, appoggiandosi con le spalle, in attesa di una sua risposta.

“Sì” disse Peter mentre si spogliava.

“Ci andiamo insieme?” azzardò Susan, di solito era distaccata e impacciata con i ragazzi che non conosceva.

“Certo” disse Peter sorridendo davanti allo specchio dell’armadio.



ANGOLO-SCRITTRICE: Salve genteee :D spero che anche questo capitolo vi sia piciuto. Spero possiate recensire facendomi sapere cosa ne pensate!
Vi lascio con Susan e Peter

Susan

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Peter
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