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Autore: Fiamminga    06/08/2015    4 recensioni
What If della storia originale e al contempo della precedente fanfiction della serie, Disease:
Loki non è mai stato esposto al tempio e Odino non l'ha mai adottato. Cresciuto con l'odio per gli asgardiani e invidia per gli esseri umani, cerca Thor –che non ha mai visto- sulla Terra, con l'ordine del re Laufey di ucciderlo e vendicare Farbauti e i suoi primi due figli uccisi in guerra. Una veggente gli dice di attendere pazientemente la sua preda ma il principe di Jotunheim deve fare i conti con la sua stessa anima e con il suo desiderio di libertà e a metterlo in difficoltà e a rubargli il respiro in una sola notte ci sarà un vichingo biondo e sconosciuto che non vuole svelare il suo nome.
Dal testo:
«Ora leggi anche nella mente?». Il biondo si voltò e piegò perché era diversi gradini sopra di lui «No, so che ti piaccio».
«Oh, per la miseria, sapevo che sei un narcisista inguaribile ma non credevo così tanto. Bè, indovina un po'? Non mi piaci»
«Si invece»
«No, diamine!»
[PUO' ESSERE LETTA SENZA AVER LETTO LE ALTRE STORIE DELLA SERIE]
[one-shot divisa in 3 parti]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Thor, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Cure'
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Ringrazio Straba, per aver corretto, revisionato e sistemato i capitoli di Disease. Facciamole tutti un inchino.

 
Capitolo 1
 
 
Virgin snow beneath my feet
Panting the world in white
I tread the way and lose myself into a tale
 
Neve vergine sotto I miei piedi
Che dipinge il mondo di bianco
Ho perso la strada e mi sono smarrito in una favola
The escapist - Nightwish
 
 
 
 
Parte prima: nei fiordi norvegesi ci sono i vichinghi.
 
Midgard è affollata.
Questo è stato il primo pensiero del principe di Jotunheim quando vi era arrivato. Sette miliardi di persone. Quando pensava alle potenzialità di quel pianeta, a quanto aveva da offrire e quanto stava sostenendo una razza inutile e prolifica come formiche, quando invece avrebbe potuto evitare che la sua, di razza, si riducesse all'orlo dell'estinzione... Ma chiuse gli occhi e aspirò l'aria che puzzava di smog ed era così tanto diversa da quella fredda che ghiacciava i polmoni di casa sua. Il cielo era terso e il sole spendeva in quel giorno di maggio.
Caldo.
Maledettamente caldo. Non pensava che sarebbe mai arrivato a sudare in vita sua, ma dovette asciugarsi le gocce che gli imperlavano la fronte spaziosa. Camminava piano, ritto e con il mento all'insù tra i palazzi colorati di quella città. Alcuni lo guardavano mentre passava ma non gli sembrava che fossero occhiate di sospetto o di timore. Delle donne gli avevano sorriso sotto la fermata di un autobus e poi avevano riso tra loro. Sospettava di essere in qualche modo attraente in quel suo sembiante umano. Non aveva avuto la voglia né la fantasia necessaria per trovare un aspetto diverso da quello che avrebbe avuto se fosse stato umano, ma ugualmente non era abbastanza ferrato in materie umane per sapere quanto potesse dare nell'occhio. Perciò era ora ad Oslo in ricognizione. Nei registi di suoi padre Laufey aveva trovato delle descrizioni geografiche della Terra, o per lo meno delle zone che avevano cercato di colonizzare e non voleva arrischiarsi a fare passi falsi in territori di cui non conosceva nulla.
Due settimane in quella società primitiva e credeva di averla capita abbastanza. La gente comunicava con quell'attrezzo rozzo che chiamava "Telefono" e si muoveva ancora usando la ruota. Barbari. Quelle automobili erano strumenti infernali che facevano rumori terribili, puzzavano e mandavano miasmi neri. Disgustoso. Per lo meno erano arrivati ad inventare gli aerei. E avevano i tram che si muovevano a corrente elettrica su piste prestabilite. Forse avevano una qualche intelligenza.
Alla fine era riuscito a procurarsi una casa vicino al parco di Vigeland e la vista era una piacevole architettura immersa nel verde, e sopra gli alberi svettavano guglie di chiese, qualche gru da costruzione e grattacieli ancora più in là nell'orizzonte. L'appartamento era in alto, e questo gli piaceva. Aveva quattro stanze ed era abbastanza spazioso da non doversi sentire troppo rinchiuso tra quelle strette mura. Ad Utgarða aveva un palazzo intero, per quanto decadente, che poteva dargli la possibilità di guardare un intero mondo che cadeva a pezzi. Invece Midgard era calda e c'era un dolce vento che gli smuoveva i capelli neri accuratamente sistemati all'indietro. La camicia si gonfiava piano sotto la giacca ondeggiante, ma non si preoccupò di rassettarla immediatamente. Guardava dal pontile il porto a ferro di cavallo che si incuneava tra il fiordo e la terra. I gabbiani erano animali ancora più stupidi degli umani e il loro gracchiare era irritante, ma il loro volteggiare pacifico sopra le teste dei passanti rimandava a qualche antica pratica di auspici.
Si chiese se sarebbe stato capace di trovare, tra quei sette miliardi di anime, quella che interessava a lui. Quella che doveva spezzare.
Un mese prima era stato chiamato da Laufey davanti al suo trono. Suo padre non l'aveva mai apprezzato, probabilmente mai amato, ma conosceva abbastanza bene le sue buone qualità di mago per conferirgli quell'incarico.
Il figlio di Odino è andato sulla terra. Le voci delle mie spie dicono che l'abbia fatto solo per trovare nuovi ambienti in cui divertirsi, e vista la stupidità di suo padre alla sua stessa età non me ne sorprendo. Va' lì su Midgard e trovalo. Sii capace di fare ciò in cui Farbauti ha fallito e uccidi Thor Odinson.
Poteva essere stato facile mescolarsi agli umani, anche trovare un modo per passare inosservato tra loro... ma come trovare il figlio di Odino? Emise un gemito di frustrazione e si rassettò i capelli passandosi una mano sulla testa e si voltò per tornare a casa, a piedi per smaltire la rabbia.
Aveva provato a divinare il viso del principe. Aveva provato un incantesimo di localizzazione. Aveva studiato libri e libri per trovare un modo per rintracciarlo ed aggirare quello che era vistosamente un incantesimo protettivo di occultamento. Frigga, sua madre, probabilmente. Sapeva che era una maga molto potente e sicuramente non avrebbe mandato il suo primo figlio allo sbaraglio nei nove mondi quando c'erano nemici del padre che - come lui - avrebbero solo voluto vederlo morire in qualche modo ignobile che gli avrebbe precluso il Valhalla. Alla fine, disperato, si era recato segretamente, occultato dai migliori incanti, dalla Volva.
La veggente lo aveva accolto e lui le aveva chiesto come e se avrebbe mai incontrato il figlio di Odino. La donna aveva sorriso oltre il braciere bruciante e lo aveva chiamato per nome: «Loki, principe di Jotunheim e figlio di Laufey e Farbauti» aveva guardato il fuoco, poi il suo viso semi nascosto dalle pellicce che solitamente portava e poi aveva riso «Vattene! Non hai bisogno del mio aiuto né che io ti dica nulla che sia rilevante per te. Vai su Midgard e aspetta. Egli verrà da te»
Ma non gli aveva detto quando, né dove, né come. Loki rabbrividiva ancora. Il sole calava oltre i palazzi e il cielo si tinteggiava di mille sfumature di violetto e di rosso come non era mai successo su Jotunheim. Imboccò così silenziosamente le strade che portavano a casa sua e camminò velocemente senza guardare i passanti. Le sue scarpe nere e lucide ticchettavano sul pavimento di pietra compatta del marciapiede. Non si sarebbe azzardato a vestirsi come un comunissimo terrestre. Nemmeno loro comprendevano la loro stessa moda, ma si sforzava di mettere quei terribili capi di abbigliamento che loro definivano Jeans, anche se solo dai colori scuri e comunque abbastanza eleganti da non sembrare tali ad una prima occhiata.
Imboccò la stradina che aveva imparato a conoscere e che tagliava tra piccoli negozietti e pub spesso affollati. Fu quando svoltò che finì contro quello che gli parve un muro di metallo quando ci andò contro e rimbalzò senza la minima grazia rischiando di finire a terra. Se non fosse stato che quel tipo non gli avesse anche versato la birra addosso avrebbe anche potuto semplicemente prenderlo a pungi e lasciarlo mezzo morto a terra, ma ora necessitava di una punizione capitale.
Però cambiò idea quando il tipo con cui si era scontrato lo afferrò per un braccio con la speranza di non farlo cadere a terra, scivolando poi insieme a lui sulla birra versata e ruzzolando sul pavimento come due sassi caduti da una montagna. «Attento!» disse con voce profonda, ma gli finì comunque sopra schiacciandolo sul pavimento come una sardina in una scatola di latta.
«Aah…» disse semplicemente il principe prima di riacquistare abbastanza diritto alla vista da poter vedere l'indubbiamente morto vivente che ancora respirava e che nel giro di poco sarebbe sicuramente spirato malissimo.
«Ti ho fatto male?» chiese l'energumeno biondo apprestandosi a levarsi da lui, dicendolo con una voce da bruto delle caverne, profonda come quella di un vichingo. Per l'appunto: quel tale era alto più di due metri, con le spalle larghe come un armadio a quattro ante e biondo come... come un vichingo. Teneva i capelli legati in una coda dietro la nuca ma le ciocche troppo corte della frangia gli sfuggivano. «Mi dispiace molto, amico mio»
Amico mio? Quel vichingo nella sua testa era morto già due volte, ma evidentemente voleva proprio soffrire.
«Aspetta, aspetta, ti aiuto!» e com'era prevedibile lo alzò con la sua forza bruta fino a metterlo dritto. «Davvero, perdonami, non ti ho visto svoltare l'angolo»
«Se avessi avuto la decenza di non ubriacarti già alle sette di sera, avrei potuto considerare le tue scuse» Loki lo guardò di traverso e poi esaminò il suo stato inguardabile. Aveva i pantaloni neri macchiati di polvere bianca arrivata probabilmente dalle scarpe del tale vichingo, la giacca tutta spiegazzata e la camicia bagnata di birra che gli si appiccicava addosso. Si guardò intorno dopo aver notato che mancava qualcosa.
«Vuoi questo?» Il vichingo aveva in una mano la sua sciarpa verde e dorata. Strappata. Lo fulminò con lo sguardo. Prima di afferrarla e contemplare il bel disegno a trecce che si era completamente sfaldato. «Scusa, davvero. Non volevo. Mi sembra costosa. Ci eri affeziono? Se mi dici quanto valeva posso comprartela»
Loki scosse la testa, appallottolò la sciarpa e la buttò a terra, seccato. «Figurati» lo guardò da capo a piedi. «Non potresti permetterti niente di quello che indosso» e probabilmente era vero. Vestiva con un appariscente cappotto rosso dal taglio squadrato, e una maglietta con lo scollo a V e pantaloni scuri. Aveva poggiato la bottiglia di birra su una rientranza del muro e lo guardava costernato, gli occhi azzurri che luccicavano come quelli di un cagnone che era stato rimproverato.
«Può non sembrare, ma guarda che sono ricco» rise, mettendosi i pugni sui fianchi «Sono molto importante, a dire il vero. Posso comprarti una nave intera piena di quello straccetto.»
«Certo, vostra altezza, ora mi concedete di andarvene al diavolo? O ti apposti qui per seccare i passanti?»
Midgardiani inutili.
Il tipo rise di nuovo «AHAH!» emise come un vecchio cavernicolo. «Questo non sarebbe certo il mio genere di scherzi. Il mio amico Fandral sicuramente lo farebbe, ma certo tu gli piaceresti solo se avessi due tette e qualche centimetro in meno tra le gambe»
Midgardiani volgari.
«A questo punto la compagnia di cui ti circondi non mi sorprende per nulla, signor importanza» poi fece per aggirarlo ma il tipo gli si piazzò davanti. Lo fece una seconda volta e ancora fu fermato. La terza volta lo fulminò: «Insomma si può sapere che vuoi? Non ti basta mandare al tappeto gli estranei, vantarti con gli sconosciuti e ubriacarti parlando dei tuoi amici improbabili? Devo picchiarti per farti levare dai piedi?»
Il vichingo sorrise quando lo guardò «Di un po' ma la tua lingua è sempre così tagliente? O sei così cortese solo con me?»
«Di solito le persone stupide mi innervosiscono»
«Senti, amico, permettimi di scusarmi in qualche modo! Non sia mai che si dica che qualcuno se ne sia andato offeso dopo avermi incontrato! Ti offro da bere» indicò con la testa il pub da cui probabilmente era uscito. Da quel posto veniva una musica allegra e del vociare tenue perché probabilmente c'erano ancora poche persone. «Un bicchiere solo» implorò.
«Non ho intenzione di fare alcunché con un bruto del genere. Togliti o dovrò veramente picchiarti»
«Ahah, amico! Anche se sei alto e da quello che vedo attraverso la maglietta non sei nemmeno piazzato così male, credimi, non riusciresti a farmi un graffio»
«Oh, io dico il contrario» Loki lo guardò di traverso «Presuntuoso e vanaglorioso, mancavano solo questi attributi per renderti un vichingo barbaro che urla alla battaglia e si scola fiumi di birra»
Il tale sorrise «Credo tu abbia capito benissimo. Ed è quello che sto facendo! Combatto nella gloriosa battaglia per convincerti a scolare fiumi di birra insieme»
Loki sospirò «Sei impossibile»
«Vieni con me, amico mio!» lo afferrò per una spalla - più forte di quanto Loki lo immaginasse - e lo tirò dentro il locale «Aspetta, ho un aspetto indecoroso»
«Non ti preoccupare, amico, se cercherai di conquistare le donne, ci riuscirai benissimo anche così» lo spinse dentro il pub che odorava di sigarette e che aveva un sovrabbondate uso di legni di quercia. «Non so se prendere questa cosa come un complimento o come un insulto»
Il vichingo per tutta risposta rise e gli batté una poderosa manata dalla spalla che gli fece uscire tutta l'aria dai polmoni. Questo qua ha davvero la forza che dice di avere!
 
Parte seconda: lascia lavorare i commessi
 
«Donna, dai da bere al mio amico!» urlò quel tale ad una donna dalle spalle larghe mentre lo faceva sedere ad un tavolo tondo spingendolo giù. La barista si affrettò a sorridergli accondiscendente e a preparare un boccale di vetro che mise immediatamente sotto la spina. «Avrei preferito del vino» disse tagliente Loki, incrociando elegantemente le braccia e accavallando le gambe.
«E allora vino sia!» il biondone andò trafelato al bancone e prese un boccale di birra scura per sé e un bicchiere di vetro scadente con del vino, presumibilmente per Loki. Ritornò tutto contento al tavolo e gli porse il bicchiere. Il principe lo girò un paio di volte nella mano e poi ne odorò la fragranza: dopo averne assaggiato pochissimo alzò un sopracciglio e decise che per quanto molto scadente e quasi annacquato, sarebbe potuto essere peggio.
Il vichingo si pulì le labbra dalla schiuma della birra con il dorso della mano e lo guardò «Tu sei proprio di un altro livello, amico mio. Qui non c'è nessuno che si comporta così» si voltò dall'altra parte e osservò gli avventori che parlottavano o cantavano la musica delle canzoni di sottofondo tenendosi le spalle a vicenda. «Non è il tuo ambiente»
«Invece è il tuo, presumo» vide l'altro sorridere e sospirò prendendo un altro sorso di vino «Tuttavia non si è seriamente visitato un nuovo paese, se non si frequentano anche posti lontani dal proprio ambiente. Culturale e sociale che sia.»
«Dici bene» concordò l'altro «Anche se non ho ancora avuto l'occasione di farlo»
Loki fu sorpreso da quelle parole «Sei un turista?»
«Sì!» Il biondone alzò il calice «Ma ai miei amici non andava l'idea di andare in esplorazione oggi, per cui ci siamo dati al riposo e ai festeggiamenti. Li puoi vedere, da qui» indicò con una mano sorprendentemente elegante e sottile degli uomini che se ne stavano in giro per la sala. «Quello è Hogun» indicò un tale con i lineamenti orientali che stava meditabondo vicino al tavolo da biliardo aspettando il suo turno come un guerriero in riflessione mistica prima della battaglia «Non è granché socievole, ma un grande amico, quando serve si può sempre fare affidamento su di lui. Poi c'è Fandral... il pervertito che ti dicevo prima»
«Non mi sorprende affatto» Loki osservò brevemente il bellimbusto biondo che sedeva ad un tavolo circondato da tre ragazze che ridacchiavano e lo ascoltavano mentre a quanto sembrava stava dicendo qualcosa di sorprendente e interessante. Distolse subito lo sguardo e prese ad analizzare le spaccature del vecchio tavolo di legno.
«E poi c'è Volstagg che, bé, parla da sé» poi ridacchiò. Stava parlando di una botte di lardo grande come una balena intenta a mangiare un hamburger gigante e bisunto mentre diceva qualcosa al tale cinese che lo ignorava ancora preda di qualche immersione meditativa - filosofica. Loki guardò il vichingo che ancora ridacchiava mentre beveva e osservava i suoi amici «Sono strani»
«Puoi ben dirlo! Sono i miei amici!»
Loki alzò gli occhi al cielo e si concentrò di nuovo sul vino, cercando di ignorare il fiume di parole inutili che ora uscivano dalla bocca di quel tale che pretendeva di raccontargli la storia della sua vita. Se solo il vino fosse stato più forte - e se i midgardiani fossero stati in grado di distillare qualcosa che potesse farlo veramente ubriacare - allora almeno avrebbe liberato la mente con i fumi dell'alcool. Invece, purtroppo, gli toccava sentire le sue stupide frasi.
«Siamo in vacanza... anzi, potremmo definirla una fuga: non abbiamo davvero chiesto a nessun di poter venire qui, né tanto mento avvisato i miei genitori - ti dicevo prima, sono influenti - e perciò non sappiamo davvero cosa fare. Siamo in giro da più di un mese e qui a dire il vero, ci si annoia. Abbiamo conosciuto persone del posto, ma non mi va di fraternizzare più del dovuto...»
«E cosa ti avrebbe fatto cambiare idea sul fraternizzare con me?»
«Non stiamo fraternizzando, più che altro ti sto vessando»
Loki dovette ammettere che era una giusta definizione e gli concesse un gesto accondiscendente col capo «Allora lasciali e va' per la tua strada. Gli amici servono a poco»
«Se gli amici "servono", allora non sono veri amici né tu sei un vero amico»
«Tutti serviamo a qualcosa. Tu ti stai servendo di me perché non volevi stare da solo mentre i tuoi amici sono evidentemente presi da altro e a giudicare da come me li hai presentati, immagino che siano sempre così. Ancora però devo capire a cosa mi servi tu, e cosa mi impedisce di spaccarti questo bicchiere sulla testa»
«Sei divertente!» rise.
Loki fece una smorfia «E tu non sei serio» lasciò il bicchiere ancora pieno di vino lontano da sé e fece per alzarsi. «Devo andarmene»
L'altro non lo fermò «Devi fare qualcosa di urgente?»
«Devo urgentemente toglierti da davanti ai piedi» digrignò i denti quanto lo sentì alzarsi e ridere, venendogli dietro. Si voltò e lo fronteggiò. «Ma insomma, vuoi lasciarmi in pace?»
«Perché dovrei, se è così divertente darti fastidio?»
«Bruto immaturo»
«Melodrammatico» sbuffò il vichingo. «Per favore, volevo solo evadere dalla solita compagnia. I miei amici mi presentano solo ragazze con cui credono potrei divertirmi, quando invece cerco qualcuno che mi mostri la città»
«Bé, hai sbagliato, io sono qui solo da due settimane e ne so meno di te. Perciò addio, non ti servo più» uscì dal locale spalancando la porta e uscendo dal vicolo raggiungendo la strada principale ancora trafficata. «Aspeeeeeeaaaaaah» Loki si era voltato e gli aveva tirato un pugno sul naso con tutta la decisione che aveva, e fortunatamente si rese conto di non aver perso la sua forza, perché quel tale si afferrò la faccia e si piegò in due, strabuzzando gli occhi e guardandolo come un vichingo guarderebbe... non lo so, un cristiano, magari.
«Lasciami stare» alzò poi un braccio per chiamare un taxi per sloggiare da lì il più velocemente possibile, quando invece salì sul veicolo, il tipo salì con lui, pulendosi il sangue sulla giacca. «Mi hai fatto male!» lo disse come se fosse stata una cosa impossibile, come se improvvisamente la luna fosse cascata giù dal cielo e se la fosse ritrovata in mano «Era il mio obiettivo» rispose Loki sbuffando. «Sai, non si picchia la gente per fargli piacere»
«Sei davvero una persona ricca di sorprese» e fece un ghigno.
No. No, ti prego. Ditemi che con questo non sono diventato ancora più interessante ai suoi occhi! Emise un gemito quando ci pensò.
Il vichingo diede un indirizzo al tassista diverso da quello che aveva riferito Loki. «Che vuoi fare?»
«Voglio farmi perdonare. A quanto pare devo starti davvero antipatico» fece un altro sorriso «Vedi, questo è il genere di cose che non si possono fare con le ragazze, scapperebbero via urlando e ti denuncerebbero alla polizia»
«Io non lo faccio solo perché so che posso darti un altro pugno sul naso»
Il taxi si fermò davanti ad un negozio in una bella via in centro. Il vichingo gli diede diverse banconote e poi uscì fuori trascinandosi via anche Loki. Il tassista rimase ancora lì contando estasiato e meravigliato tutti quei soldi arrivati da un momento all'altro.
«Signora!» Il vichingo bussò energicamente alla porta di vetro del negozio, mentre stringeva ancora una forte mano sull'avambraccio di Loki, il quale lo rimproverò: «Smettila: non vedi che hanno giù chiuso?»
Infatti la donna all’interno faceva segno di no con la testa e agitava le mani indicando il cartello che in norvegese diceva : «Siamo chiusi»
Il vichingo non demorse. Alla fine, dopo che riuscirono a farsi aprire la porta dalla donna - che voleva solo minacciarli di chiamare la polizia - quel tale rumoroso e chiassoso le mise in mano un rotolo di chissà quanti soldi che quella nemmeno li contò e aprì immediatamente le porte e le richiuse dopo che furono entrati.
«Mi vuoi dire perché mi hai costretto a venire qui?»
«Perché, amico mio, mi voglio far perdonare» così si voltò verso la commessa che stava contemplando il denaro ricevuto e ordinò di far provare a Loki quanti più vestiti gli piacessero. «Non ho intenzione di fare niente di simile»
«Allora sceglierò io per te»
«Non mi conosci affatto, non sapresti scegliere»
L'altro sorrise con un’espressione di sfida, togliendosi la giacca sporca di sangue che gli era uscito dal naso (sorprendentemente non si era rotto né aveva danni esterni) e gli si avvicinò «Vuoi scommettere?»
Loki fece per aprire la bocca e negare tutto, mandarlo al diavolo, uscire da lì a costo di far esplodere tutto in aria e ritornarsene a casa sua a... non far nulla. Così richiuse la bocca e lo guardò. Quel vichingo era una tempesta che si era appena scatenata e poteva vederlo bene: avrebbe combinato solo guai. Eppure a cosa doveva tornare, se non ad una vita fatta di vendetta e di odio, all'attesa silenziosa e alla macchinazione? Alla fine gli sorrise a sua volta e annuì. «Scommetto che non sai scegliere al posto mio»
«E cosa vorresti scommettere?»
«Non ho nulla con me» commentò. «Ma dimmi cosa preferisci»
L'altro ci pensò un po' poi ruotò le spalle e ghignò «Per ora non so. Ma mettiamo in conto che se vinco, mi devi qualcosa»
«Affare fatto»
«Bene!» il vichingo si batté le mani e poi le sfregò «Fandral mi ha detto di aver portato qui una ragazza e che questo posto è molto fornito. Signora!» disse con tono di comando, quello che userebbe un generale vichingo, per l'appunto. «Mi serve del verde»
E fu lì che Loki smise di sorridere. Con quella semplice frase aveva smontato tutta la teoria di inutilità e inettitudine. Si sedette perciò alla poltrona e osservò il biondo che andava su e giù per il locale dando ordini a quella povera donna e afferrando capi d'abbigliamento di ogni genere, anche le scarpe. Avrebbe potuto fargli un guardaroba completo ma fortunatamente lui doveva scegliere solo una cosa. 
Dopo un’ora buona di disquisizioni, alla fine gli mise in mano un sacco di roba e gli indicò i camerini.
Quando Loki ebbe provato le prime cose che gli aveva dato, il biondo entrò in camerino senza cerimonie e gli rubò i vestiti che aveva indossato fino a quel momento, poi gli fece un segno di addio con la mano e Loki lo vide infilarli in una busta di cartone e metterla via. Perciò gli sarebbe toccato scegliere comunque qualcosa. «Mi fai vedere?» chiedeva sempre e Loki gli rispondeva male. «Infondo li ho scelti io!» continuava «E dimmi qualcosa!» proseguiva «Non mi torturare così!» aggiungeva «Sei malvagio» mugugnava poi andandosene.
Alla fine di una scelta difficile - ma solo per la quantità di vestiti - Loki uscì dal camerino e trovò il biondone che lo aspettava alla poltrona, e quando lo vide, sorrise «Allora, ho scelto bene?»
Il mago si guardò alla specchio e si aggiustò i polsini della camicia, osservando quello che aveva deciso di indossare. «Hai preso cose che somigliavano a quello che avevo prima». L’altro si alzò dalla sedie e gli andò in contro. «Ma manca qualcosa». Poi gli mise intorno al collo un sciarpa verde con ricami dorati, simile ma non uguale a quella che aveva prima.
«Ma se questa non ti piace ho trovato questa, quest’altra, questa è un po' più scura...» e prese a passargli intorno alle braccia sciarpe simili ma diverse tra loro, tutte verdi e dorate discutendo stupidamente su come e perché le avesse scartate o perché aveva scelto quella che gli aveva messo sulle spalle.
Loki si guardò le mani, perse tra una marea di scialli e sciarpette e poi rise di gusto «Tu sei pazzo!» gli disse.
«Questo vuol dire che ho vinto?»
«Direi di sì. Posso ancora riconoscere la mia sconfitta» replicò Loki.
«Bene, perché così adesso non hai più nessuna scusa per non andartene in giro»
«Cosa?»
Il biondo lo liberò da tutti quegli ingombri e lo trascinò fuori dal negozio «Grazie, signora, il suo intervento è stato tempestivo e immensamente gradito. Gli dei ti proteggano» e fece un inchino prima di uscire e di defilarsi, portandoselo ancora dietro.
«Gli dei ti proteggano?»
«Perché, non venerava gli dei?» il biondo gli circondò le spalle con un braccio e indicò la strada davanti a loro. «Quindi, cosa gradiresti di più? Cucina orientale o italiano?»
 
 
 
 
Parte terza: i salmoni spesso volano.
 
«Non apprezzo molto il cibo crudo, tanto meno se è pesce» commentò il biondo mentre osservava le bacchette laccate di nero e argento del ristorante fusion. «E quindi come si mangerebbe con questi attrezzi?»
«È illustrato sul retro della custodia» Loki gli passò le sue, che erano ancora integre dentro il pacchetto mentre quello dell'altro era andato immediatamente in pezzi «Sei un bruto incivile» gli sfilò di mano le bacchette e fece una prova sollevando un strana palla di riso arrotolata intorno al pesce, insieme ad un indefinibile cosa nera dall'aspetto croccante «Immagino si faccia così» e riuscendo a portarlo alla bocca lo assaggiò. Mettendo le mani incrociate sotto il mento mentre masticava ne analizzò il sapore «È più buono di quel che pensassi»
Aveva scelto il ristorante solo perché l'interno aveva un aspetto elegante, al secondo piano di un palazzo: il loro tavolo dava su una grande finestra che mostrava il parco sottostante, illuminato dalla debole luce dei lampioni. Non aveva la minima idea di cosa servissero lì dentro e sospettava che anche il suo accompagnatore non lo sapesse, ma non poteva dirsi di aver sbagliato scelta, visto che non sapeva nulla della differenza del cibo orientale da quello italiano. Il cibo, alla fine, era sempre cibo.
«Hai già imparato!» rimase meravigliato l'altro e poi emise un gemito di rabbia quando spaccò in due le bacchette di legno. Guardò i quattro frammenti caduti sul piatto con nervosismo «Ho il sospetto che non riuscirò a mangiare»
«Non penso che morirai di fame» lo schernì l'altro, prendendo un'altra porzione e continuando poi a guardare fuori dalla finestra.
«Al diavolo» rispose l'altro, afferrando un uramaki con le mani e mangiandolo in un sol boccone. Loki si godette, sogghignando, la sua espressione che da fiduciosa diventava sempre più incerta fino a rasentare la smorfia.
«Questo cibo non è degno di questo nome!» sbottò. «Avrei dovuto portarti a mangiare un bel arrosto di cinghiale» commentò poi, abbandonandosi sulla sedia.
«Non lo avrei gradito» rispose Loki. «Dalle mie parti si mangia molto pesce, anche crudo, all'occorrenza» rispose versandosi del vino dal nome impronunciabile scritto in caratteri a lui sconosciuti. «Non è affatto male»
Il vichingo biondo scosse la testa «Non capisco perché se si è arrivati a scoprire il fuoco ci si ostini a mangiare cibo crudo» poi prese un altro pezzo di sushi e lo mandò giù praticamente senza masticarlo. «È tutto più buono con la giusta aggiunta di spezie e con la fiamma della legna giusta»
«Questo se sei un vichingo»
«Diversamente se sei un pesce. Solo i pesci mangiano altri pesci crudi, come i lupi mangiano la cruda carne dei cervi» e con un mozzicone di una bacchetta si diede alla tortura di un involtino per scoprire cosa conteneva.
«Ci sono pesci» disse il principe poco dopo «Che hanno più forza di molti uomini»
«E cioè?»
«Mai sentito dei salmoni? No, immagino. Scommetto che a malapena tu ti sia mai chiesto la storia di ciò che ingurgiti» poi gli rubò l'involtino seviziato dal piatto con la sua nuova ed efficiente tecnica delle bacchette e lo depose sul suo piatto, cercando di rimetterlo insieme. «Cosa ti avrà mai fatto questo povero affare? Bruto»
«Se sono così ignorante, illuminami. Cosa fanno di così speciale i salmoni?»
«Hanno la capacità di volare»
«Sciocchezze»
«Mi stai dando del bugiardo?»
«Non ti sto dando del sincero» il vichingo biondo bevve del vino e poi sorrise, passandosi la lingua sulle labbra per pulirle dal succo scuro «Ma se mi dai delle prove, potrei crederti»
«E va bene. I salmoni, quello di cui è fatto questo» e alzò il pezzo di sushi che poi mangiò «possono uscire dall'acqua e scalare montagne, solo per sconfiggere la solitudine e trovare un senso. Dimmi quanti conosci capaci di fare una cosa del genere» indicò i presenti nel ristorante che ciarlavano debolmente come sottofondo alla loro conversazione «Nessuno. Perché i pesci sono molto meglio degli esseri umani, a mio parere»
«Piuttosto bizzarro. E con quale forza riuscirebbero a fare ciò?»
«La speranza» commentò il bruno «O la disperazione. Sono la stessa cosa»
L'altro rise «Non credo proprio» scosse la testa.
Loki ruotò le spalle prendendo anche lui del vino, ritornando con la mente allo sconvolgente articolo che aveva letto su un libro di geografia in libreria «Immagina di essere un pesce in un oceano infinito, i cui bordi non esistono. In questo mare ci sono mostri immensi più forti di te in modi che non puoi capire, e tu sei solo, tra i pericoli dell'oscurità. Alla fine fai l'unica cosa possibile e logica per scrollarti di dosso la disperazione: torni a casa» lo guardò dritto negli occhi e notò che il biondo lo stava ascoltando, molto attento. «E quando ci provi, pur di ritornare a quella culla in cui si è svolta la tua infanzia risali la corrente di un fiume che percorre terre infinite, insieme a tante anime perse come te, saltando le cascate, scavalcano gli orsi pronti ad afferrarti da oltre il pelo dell'acqua, e quando finalmente arrivi trovi la tua compagna e passate un ultimo momento di perfetta felicità, perché siete nel posto giusto in cui dovete essere, protetti da tutto e quella protezione te la sei guadagnata con un sforzo così immenso che è stato quasi evolverti per avere le ali e volare nel cielo fino alla tua condizione di felicità e quando arrivi... muori. E permetti a chi verrà dopo di te di vedere la felicità e guadagnarsela una seconda volta» disegnò il bordo del bicchiere con un dito e il vetro suonò una nota cristallina «E ci sono grandi esseri senzienti che agonizzano tutta la vita perché non sono capaci di fare lo stesso e finiscono la propria vita senza averle dato un senso» lasciò il bicchiere e guardò il suo accompagnatore «Ora mi credi? Che i salmoni volano?»
L'altro sorrise e abbassò lo sguardo «Quindi secondo te tutto dovrebbe portare alla morte?»
«Alla felicità prima della morte»
«È, in effetti, immensamente difficile» lo guardò intensamente «E tratti l'argomento come se davvero non fossi mai stato felice»
Loki fece una smorfia, girando la testa «La mia vita non è stata propriamente quella che si definisce rose e fiori. Affatto. Più che altro è una slavina che travolge tutto e che alla fine è certa di disperdersi sul fianco della montagna» guardò il salmone adagiato sul riso «E mi sembra di aver mangiato solo pesce per tutta la mia vita. Quando c'era del cibo per lo meno» alzò lo sguardo e vide quello perplesso e sorpreso dell'altro e lo fulminò «Ma non dovrei dirti queste cose. Non so nulla di te e non sono affari che ti riguardano»
Dopo un momento di silenzio teso, il biondo sospirò e si strofinò il viso «Sono fuggito da casa mia perché è una dannata prigione dorata che mi stava soffocando. Sono sempre stato orgoglioso di essere me, di avere la mia vita, la mia casa, la mia gente... e poi di recente mi è successo di starci annegando dentro» infilò la bacchetta spezzata nel sushi con nervosismo «Avevo una donna»
«Non potrebbe importarmene meno» rispose Loki.
L'altro lo guardò male «Mi hai confessato qualcosa della tua vita, ora parlerò della mia. Per lo meno per non dover passare altre due ore a convincerti ad abbassare quello scudo fatto di parole taglienti. Dicevo:»
«Per carità, no»
«Avevo una donna. Il suo nome è Amora. È molto bella, molto ambita. Ma lei aveva occhi solo per me, non che me ne sorpresi. Sono molto richiesto dal gentil sesso»
«Ma non mi dire» Loki alzò gli occhi al cielo e batté la mani in modo melodrammatico «Non ti autocelebrare»
L'altro rise «Beh, è una verità unica dell'universo» e poi sorrise dell'espressione annoiata e indifferente di Loki «Nonostante avessi molta scelta (c'è questa mia amica, Sif, che sarebbe stata più indicata, e me ne rendo conto adesso) dicevo, potevo anche ignorarla, ma lei fu davvero insistente. Per cui alla fine finimmo insieme ed era un unione che piaceva molto a tutti. I miei amici erano felici per me, anche Sif paradossalmente e soprattutto i miei genitori. Alla fine, questa Amora è stata la mia relazione più lunga fra tutte... finché mio padre non ha iniziato a parlarmi di matrimonio. Mia madre ha iniziato a parlare di matrimonio. Amora lo ha fatto. Sif voleva farci da damigella. E a quanto pare ci saremmo dovuti sposare, e il fatto che io non lo avessi chiesto in modo ufficiale era del tutto indifferente» sospirò «Non mi dimenticherò mai mia madre in lacrime dopo la sceneggiata che ho fatto. Alla fine mi sono comportato come un infantile irresponsabile e capriccioso e ho lasciato tutto. Volevo... non so, fare qualcosa di completamente diverso. Evadere come non avevo mai fatto» si sporse in avanti e abbassò il tono della voce «Ho viaggiato spesso, visto posti incredibili, però ora sembra che non mi basti più. Andarmene semplicemente all'avventura, avere qualche scontro che mi frutti qualche momento di gloria, una birra, una donna e racconti di gesta vicino al fuoco... Basta, mi hanno annoiato. E nessuno, nemmeno i miei compagni sembrano averlo capito» rimase zitto per un po' e poi alzò il mento con un gesto secco e gli chiese «Tu che sei un pesce tanto saggio, cosa ne dici? Sono appena entrato nell'oceano e per trovare la mia passata felicità e dovrò affrontare sofferenze indicibili?»
Loki scosse la testa «Direi che sei uno stronzo pieno di fortune» bevve altro vino «C'è gente che ammazzerebbe per l'approvazione dei genitori, credimi sono tra loro. Però esiste un solo compagno per la vita. Se non hai trovato quello giusto nessuno ha il diritto di darti a qualcun altro se sei destinato a chi invece ti sta cercando. Magari dall'altra parte dell'universo»
«Sì» ammise l'altro «Se tu potessi indubbiamente sapere che sei destinato a stare con quella persona»
Loki fece spallucce con un movimento elegante «Non è così difficile. È sì o no. Se è un forse allora significa no»
«Non si può vedere il mondo nettamente bianco e nero. Questo lo sa anche un bruto vichingo come me»
Loki lo fissò dritto negli occhi e si sporse verso di lui «Personalmente le donne mi lasciano indifferente e non capisco cosa ci sia di così attraente in loro, ma quando incontrerai la persona che le Norne ti hanno destinato a trovare allora lo saprai subito»
Il biondone alzò un sopracciglio «Questo vuol dire che sei più il tipo che apprezza gli uomini»
«Oh, il cielo me ne scampi»
«Non capisco»
«Non sopporto le persone in generale. Il loro genere mi è indifferente»
«Ho scelto la persona più difficile del pianeta da costringere ad essere mia amica. Sono un uomo sfortunato, ma mi piacciono le sfide»
«Io e te non saremo amici»
«Di questo parleremo alla fine»
«Non c'è nulla di cui parleremo, perché è finita, torno a casa» guardò la luna fuori dalle finestre «Sono quasi le dieci»
«Oh - oh, nonnina, mi dispiace di aver interrotto il tuo ciclo dormi - veglia»
Loki lo fulminò con lo sguardo «E ora da dove viene tutta questa acidità?»
«Niente» Il biondo si alzò e gli porse una mano per alzarsi a sua volta «E che mi chiedevo come avresti reagito alla tua stessa moneta»
«Non farlo»
«Ti innervosisce?»
«Parecchio»
«Parecchio perché puoi essere solo tu l'acido tra noi due o perché non ti piace che io sia acido?»
Loki rimase in silenzio meditativo e l'altro rise di gusto portandoselo dietro verso la cassa dove lasciò una mancia generosa e poi lo portò fuori in strada. «Senti» gli disse Loki, che ancora veniva portato a destra e sinistra «Dovresti smetterla di regalare soldi a tutti, e poi ho imparato a camminare in linea retta, non c'è bisogno che mi tiri di qua e di là»
«Ho paura che tu mi possa scivolare da sotto il naso» lo guardò sogghignando «Strano uomo - pesce volante dalla lingua tagliente e dai modi raffinati che odia le persone» rise «Ammettilo: quante possibilità di incontrare uno strano del tuo calibro avevo?»
«Lo fai solo per distrarti e divertirti»
«Anche. Sei tu ad essere divertente, però è stato bello filosofeggiare. Conoscersi»
«Preferirei non farlo più»
«Perché, hai paura di sommergermi nella slavina che è la tua vita?» lo guardò con grandi occhi azzurri, intensi e divertiti «Non preoccuparti, io posso sollevare le montagne, sono forte»
«Indubbiamente» rispose Loki con condiscendenza e sarcasmo.
«Allora» L'altro batté le mani «Cosa facciamo adesso?»
«Nulla, me ne torno a casa»
«Io direi di andare lì» e indicò il punto più altro del campanile di una chiesa. «Deve esserci una bella vista»
«Sarò anche un pesce volante ma dubito di poter arrivare fin lì»
 
Parte quarta: il ricordo dietro al nome
 
E invece dovettero scassinare solo un paio di serrature. Si fecero strada nel buio della chiesa, tenendosi per un braccio «Che razza di posto è questo?» chiese il biondo. «Penso sia un tempio» Lo guidò nella semi oscurità verso il grande frontone dietro un tavolo visibile da ogni angolo della costruzione. «Questo è un altare sacrificale»
«Chissà a quale divinità» si chiese l'altro guardandosi intorno. «Forse quel tale crocifisso lassù»
Loki fece una smorfia «Denota davvero poca divinità se si è fatto torturare in quel modo» guardò l'altro e disse piano: «Dovremmo andarcene. Sicuramente c'è un qualche sistema di allarme per chiamare le forze dell'ordine e...»
Il vichingo lo schiacciò contro una colonna e gli mise una mano sulle labbra «Se facciamo piano non ci scopriranno»
«Non credo proprio» rispose Loki con un tono silenzioso che simulava un urlo. «Cosa hai intenzione di fare?»
 «Andare sul campanile»
«E perché?!» Loki era esasperato.
«Per vedere com'è! Ci deve sempre essere una ragione dietro le proprie azioni? Su, muoviti» lo prese per un braccio e se lo tirò dietro. Di nuovo. Sulle scale per il campanile gli disse: «Ma insomma, perché ti ostini a farmi fare cose che non voglio fare?»
«Perché non credo che tu non le voglia fare»
«Ora leggi anche nella mente?»
Il biondo si voltò e piegò su di lui perché era diversi gradini sopra «No, so che ti piaccio»
«Oh, per la miseria, sapevo che sei un narcisista inguaribile ma non credevo così tanto. Bè, indovina un po'? Non mi piaci»
«Si invece»
«No, diamine!»
«Io credo» e ricominciò a salire gli scalini «Che tu sapresti perfettamente come lasciarmi qui e andartene. Sei forte e sei molto intelligente. Non mi seguiresti se non lo volessi» diede un colpo con il gomito alla porta in cima alle scale e l'aria fresca della sera gli investì. Loki rabbrividì, ma senza fastidio.
Arrivarono quindi in cima al campanile, entrambi con il fiato un po' irregolare. Sopra le loro teste pendevano quattro grandi campane con l'esterno istoriato e dall'apparenza antica. Ma oltre le arcate si vedeva la città illuminata che splendeva. Le automobili disegnavano linee di luci rosse e bianche tra le vene e le arterie dei palazzi. Loki si avvicinò piano, fino a che si sentì tirare la mano dall'altro. Il vichingo biondo era rimasto fermo ma non aveva lasciato la presa. Guardò la sua mano ferrea ma elegante che gli afferrava il polso e provò a svincolarsi senza successo. L'altro rise e Loki provò a tirarli un secondo pugno ma venne intercettato a metà strada tra le loro facce «Alla fine di tutta questa pagliacciata ti troverai agonizzante a terra» gli disse.
«Continua a ripeterlo, forse diventerà vero» gli si avvicinò e lo tirò verso le arcate, per poi lasciare la presa. Si appoggiò con entrambe le mani al cornicione e spiò fuori nella notte illuminata «È bello. È diversissimo da casa mia.» Guardò in alto nel cielo sporgendosi in fuori «Anche nelle notti più accese si vedono sempre le stelle, ma qui no. La luna è luminosa solo la metà di quello che potrebbe essere»
Loki rimase a guardarlo da dietro, mentre si sporgeva verso il vuoto e con occhi profondi scrutava l'oscurità sopra di loro. Avrebbe voluto dirgli che da dove veniva lui non c'era nemmeno, la luna. Che le stelle non erano le stesse, il sole era una stella lontanissima che non scioglieva il freddo e la neve perenne su quel mondo agonizzante che era Jotunheim. Ma quel tale che gli era di fronte era umano e non aveva diritto a conoscere l'orrore di un mondo condannato al buio, quando lui era così visibilmente coperto di luce, cresciuto al sole e all'amore di una famiglia. Quel bruto incapace e stranissimo che per chissà quale insanità mentale lo voleva ancora con sé, quando evidentemente Loki era un infame sputasentenze che si ostacolava da solo.
«Come ti chiami?» la domanda sembrò sorprendere e spaventare il biondo. Si voltò a guardalo. «Perché me lo chiedi?»
«Non è ovvio?»
«No» gli si avvicinò e lo guardò intensamente «Non ero un bruto insignificante?»
«E io sono un pesce misantropo» Loki si sorprese di sentirsi ridere «I nomi sono importanti»
«È vero»
«Io sono...»
«No!» l'altro gli mise una mano sulla bocca e gli impedì di continuare. «Non dirlo»
Il principe lo guardò confuso. «Io...» abbassò lo sguardo «Questa cosa, quello che stiamo facendo è una breve, brevissima parentesi. Non può continuare. Io tornerò a casa e così anche tu»
«Però...»
«Diciamo che non è vero che so sollevare montagne» gli rivolse un sorriso amaro «Possiamo fare quello che vogliamo. Per una notte possiamo essere qualsiasi cosa. E dopo che ci saremo salutati non ci vedremo mai più. Non è... non serve sapere i nostri nomi. Rimarremo con questo ricordo senza nessun rimpianto. Sarà come se fosse separato dal tempo»
Loki annuì «Va bene». Era meglio così. Come gli avrebbe spiegato di essere il principe di una mitologia lontana da lui associata ad un dio ingannevole e malvagio? «Va bene»
L'altro si sorrise, ma poi si voltò quando sentì l'inconfondibile suono di sirene che si avvicinavano «Credo che la nostra piccola carriera da ladri sia finita»
«Dovremmo andarcene»
Scesero di nuovo le scale più velocemente che poterono, ma uscire dalla porta da cui erano entrati era escluso: sarebbero andati direttamente verso la polizia. «Chi è là?» era la voce di un poliziotto. Nella chiesa entrarono quattro uomini armati che puntarono contro di loro le loro armi.
«Nasconditi!»
«Non ho...» ma si ritrovò buttato dietro una colonna mentre l'altro avanzò per affrontare le guardie ma prima che Loki potesse fermarlo uno di loro - bassino e con il cappello più grande della sua testa - terrorizzato dalla stazza del suo rivale lo fulminò con un teaser. Il biondo ebbe un brivido e cadde a terra.
Nascosto nell'ombra Loki poté rivolgere un incantesimo ai poliziotti che li fece crollare addormentati, poi corse dal vichingo e lo schiaffeggiò un po' prima che riprendesse conoscenza. «Eh? Che è successo?»
«Muoviti!» lo sollevò da terra e lo aiutò a mettersi in piedi e poi per la prima volta fu lui a trascinarselo via, uscendo dalla chiesa e correndo verso il parco che avevano visto dalla finestra del ristorante poco prima. Il biondo rideva di gusto e quando si nascosero dietro un albero per osservare i poliziotti uscire trafelati dalla chiesa e guardarsi intorno. «Andiamocene via» Loki lo scosse e l'altro annuì e si inoltrarono nel parco.
Loki sogghignava e l'altro rideva «Come hai fatto?»
«Botta in testa. C'è un punto preciso che se colpito fa svenire ogni uomo»
Continuò a ridere «È stato...»
«Terribilmente infantile, futile, inutile e illegale!» sbottò Loki, ma con pochissima convinzione.
«Divertente!»
«Un po', sì. Divertente» Loki sentiva quella parola strana tra le sue labbra. «Non ricordo nemmeno l'ultima volta in cui mi sono divertito»
«Che vita noiosa che hai avuto»
«Non ne hai la minima idea!» commentò Loki sorridendo «Una immensa e noiosa solfa inutile» camminò poco davanti a lui, fino ad arrivare ad una fontana spenta. Vi si sedette senza pensare di bagnare i pantaloni sulle cosce «Sempre a tentare di compiacere mio padre»
«Non me ne parlare» sbottò l'altro «Non va mai bene niente!»
«Infatti»
«Potresti sempre fare più di quello che hai fatto»
«E quando hai raggiunto il massimo lo hai fatto in qualcosa che non dovevi fare!»
«Perché è stata una tua iniziativa e non l'ha detto lui!»
«Esattamente!»
Risero entrambi «Insomma» commentò il vichingo che non voleva rivelare il suo nome «Padri con troppe pretese, un sacco di responsabilità e diversa voglia di fare che non è mai abbastanza. Sembra che le nostra vite non siano molto diverse»
«Alla fine, bruto non civilizzato, penso di poter ammettere che stai cominciando a piacermi»
«Ah! Era ora che lo ammettessi!» Si sedette vicino a lui e lo guardò «E adesso c'è ancora una cosa che dovremmo fare»
«E cioè?»
«Ho vinto una scommessa, prima. Mi devi qualcosa»
«Oh» Loki lo guardò perplesso «Non so cosa darti. Non ho niente di significativo con me»
«Oh, no non ti preoccupare. Hai perfettamente tutto quello che ti serve per questa richiesta»
«E sarebbe?»
«Un bacio»
Loki sobbalzò terrificato «Cosa?»
«Un bacio» ripeté l'altro «E uno dato come si deve. Niente bacio sulla guancia se non vuoi che ti prenda a pugni»

 
   
 
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