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Autore: Cygnus_X1    07/08/2015    5 recensioni
31 dicembre 999 d.C., alba.
Una vecchina si aggira per le strade di un villaggio, osservando la gente intorno a lei che si prepara per l'Apocalisse...
"Se solo sapessero, si diceva la vecchina scuotendo la testa con un mezzo sorriso."
[Scritta per una sfida nel gruppo di Facebook "Let's prompt!"]
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Aspettando la fine]
 


L'aria, gelida e impietosa, era immobile, come in attesa del sole che doveva spuntare a momenti oltre il profilo irregolare delle montagne. La neve ricopriva ogni cosa con una coltre pesante e spessa che pareva ovattare ogni suono del villaggio ancora addormentato.
La vecchina sollevò appena la testa e annusò l'aria. Era secca e pungente sulle sue gote rugose che di inverni ne avevano affrontati tanti prima di quello – inverni gioiosi, inverni rigidi e terribili in cui la fame si era fatta sentire; ma nessuno degli inverni che ricordava era stato come quello presente. Ricordava il terrore della guerra di quando quegli invasori erano giunti da nord, devastando e bruciando qualsiasi cosa, ricordava l'aria densa e marcia di quando era giunta la Giustizia divina e lei si era rifugiata nei boschi e poi in quel villaggio... eppure, la paura che aveva avvertito intorno a sé quando le persone intonavano preghiere contro Fame, Guerra o Peste aveva un odore del tutto diverso dalla paura che poteva percepire nell'immobilità di quell'alba d'inverno.
Quella paura, quell'attesa sapevano di Morte, e questo spaventava gli uomini più di qualsiasi altra cosa.
Con passi lenti e strascicati, la vecchina attraversò il paesino che esitava a svegliarsi, quel giorno. Si strinse addosso il vecchio e logoro mantello per ripararsi dal gelo, e i pochi che già si aggiravano per le strade non fecero caso a lei.
La chiesa sbucava quasi per caso nella piazza principale, di fronte al pozzo, e appariva all'improvviso quando il dedalo di stradine disordinate si allargava inaspettatamente. Era un edificio minuscolo e spoglio, indirizzargli il nome di “chiesa” era un complimento, soprattutto per lei che di chiese ne aveva viste, nel corso della sua lunga vita. Qualche contadino e qualche lavoratore già si apprestavano a varcare il piccolo portone per passare probabilmente la giornata in penitenza; una donna, seduta sull'uscio di casa con un rosario tra le mani tremanti, salmodiava una preghiera in tono meccanico e pavido, qua e là storpiando qualche parola in latino.
Il volto rovinato dagli anni della vecchina si tese in un sorriso lieve. Poteva avvertire l'odore acre della paura che spirava dalle persone come fumo da un ramoscello troppo fresco per accendere un fuoco. Paura dell'incognito, paura di quel “mille e non più mille” vergato tra le pagine di una visionaria e terrificante Apocalisse.
Se solo sapessero, si diceva la vecchina scuotendo la testa con un mezzo sorriso, mentre si allontanava dall'edificio sacro con il suo passo ciondolante. Incrociò sempre più persone che si muovevano in direzione opposta alla sua, sul volto miniata a chiari segni la paura della morte.
Le case lasciarono lentamente il posto alle distese dei campi innevati, e infine agli alberi di un bosco. Il sole ormai era sorto, rosso e splendente, e si librava gravido di promesse sull'orizzonte. Ogni uomo, donna, bambino o anziano del villaggio e di chissà quanti altri avrebbero voluto che il sole non fosse mai sorto, che non si avvicinasse sempre di più il momento della Fine, in cui i morti sarebbero tornati sulla terra e i Cavalieri avrebbero suonato il loro corno di distruzione.
La vecchina amava girare per le strade, tra la gente, e guardare le loro emozioni, leggere i loro pensieri e vedere come cambiavano le persone nel corso dei secoli, e da questo una cosa aveva imparato: di fronte alla Fine, chiunque, in qualsiasi epoca si trovi, si comporta allo stesso modo. Ovunque la gente vedeva l'ombra di Morte, il vortice dei pensieri era sempre lo stesso.
Mano a mano che la vecchina si inoltrava nel bosco, il suo passo acquistava sempre più sicurezza e vigore. La schiena si raddrizzava, la pelle si tendeva sulle guance, i capelli recuperavano il loro colore originario, gli stracci tornavano sontuose sete e veli. Quando raggiunse la fonte, nel cuore della foresta, e si specchiò nel ghiaccio che ricopriva la minuscola polla, non si riconobbe. Il volto scurito dal sole era diventato liscio e candido, pallido come quelli delle principesse; i capelli si adagiavano corvini e lucidi sull'elaborato abito color cobalto, i cui veli ricordavano i flutti leggeri dei fiumi; e gli occhi del colore del ghiaccio con cui il riflesso la fissava risplendevano della conoscenza delle ere passate.
Era bello, ogni tanto, riprendere il proprio aspetto originario dopo aver passato tutto quel tempo mimetizzata tra gli uomini, pensò la fata delle acque, Morgana, sorridendo al sole che faceva capolino tra i rami.
Di inverni e presunte Fini ne aveva visti molti, durante la sua lunghissima vita... eppure, lei era ancora là.







 

******* Famigerato Angolino Buio *******
Ho scritto questa breve OS per una sfida con i prompt organizzata dal gruppo di fb "Let's prompt!". Non so sinceramente se l'effetto sorpresa sia riuscito - e probabilmente sarò andata fuori tema con la sfida... io spero che vi sia piaciuta comunque ^^
Alla prossima!!

Vy
   
 
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