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Autore: SilviaOnMars    07/08/2015    1 recensioni
Leo Fitz, Jemma Simmons.
Una vita passata insieme. E tutto potrebbe finire.
Ma Leo non può permetterlo: deve salvarla, a costo della sua vita. Perché ha finalmente capito quello che prova per la ragazza, e perderla ora sarebbe devastante.
Genere: Angst, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Mi dispiace tanto, Jemma."
La voce di Coulson ancora risuona nella mia testa.
Un battito di ciglia, ed è chiusa dentro.
Come un bambino malato che non può uscire di casa, ma molto peggio.
Tento di distrarmi come posso, e anche di distrarre lei: accenna un sorriso, ma è nei suoi occhi che si cela la verità: è distrutta.
E disperata.
Non si capacita del fatto che sia toccato a lei, e che non sappia come uscirne.
Diamine, perché proprio lei?
Perché proprio ora?
Coulson sta parlando con gli altri, ma è distante e non capisco ciò che dice: riesco solo a pensare che dobbiamo trovare una soluzione.

Mi fissa intensamente attraverso il vetro.
- Ebbene, abbiamo un vincitore: veloce ed efficiente, e funziona alla perfezione.
Le passo il vaccino attraverso una "scatola" di vetro.
- Emh... ehy, emh, non è stato facile trovare una soluzione mineralizzata che potesse sospendere il vaccino e condurre l'elettricità.
- Non usare il termine vaccino, - dice lei - è più un antisiero, veramente.
Prende il marchingegno e testa l'antisiero su un topolino bianco.
All'inizio sembra funzionare, ma poi la creaturina si solleva, priva di vita.
Si volta e si allontana dal bancone.
- Non è stato molto collaborativo, non credi?
Mi blocco. E ora?
Anche con tutte le mie conoscenze, mi servirebbe molto più tempo per trovare una soluzione...
Ma è di Jemma che stiamo parlando.
Devo salvarla.
Devo farmi bastare il tempo che rimane.

Sta trapanando non so quale aggeggio, quando si volta e delle forbici che stavano fluttuando cadono a terra.
Ha un sussulto, e non posso biasimarla.
- Tranquilla, filerà tutto liscio.
- Fitz, non dirlo più, ti vedo che guardi l'orologio.
Come potrei non farlo?, penso.
- Sicura che non vuoi il mio aiuto per...? -, dico, invece.
- Sicuro che questo coso funzioni? - chiede lei, sarcastica.
- Sì, certamente, il problema non è il mio apparecchio, è il vaccino.
- ANTISIERO, va bene? E mi stavo soltanto chiedendo se l'hai calibrato correttamente.
Jemma, ti prego, calmati.
- Guarda che non è colpa dell'apparecchio, e neanche mia! Io stavo così bene in quel laboratorio non-mobile, tranquillo e sicuro all'accademia, TU mi hai voluto trascinare in questa specie di circo volante! E non siamo stati neanche giudicati abili per andare in missione.
...a volte dovrei proprio stare zitto.
- Oh, per favore! Non ti ho mica costretto a seguirmi fin qua.
- Hai detto, cito testualmente: "Oh Fitz, è la più grande opportunità che abbiamo per vedere il mondo. Saremmo due sciocchi a non coglierla."
- ...detesto quando fai quella vocina. Non assomiglia affatto alla mia, e tu avevi paura di andare in missione, e poi non dirmi che questi non sono stati i mesi migliori di tutta la tua vita triste e monotona.
- Monotona? Oh, davvero?! Beh, e da quando in qua tu sei così vitale? Perché sono piuttosto sicuro che in ogni minuto di ogni giornata eri rinchiusa in un laboratorio accanto a me. All'accademia, alla scientifica e su questo aereo. Jemma, tu lavori al mio fianco da sempre.
Mi fissa per qualche secondo, poi si gira e si allontana dal vetro.
Mi sono fatto trascinare troppo.
Non posso perdere tempo così.
Dopo pochi istanti di silenzio, le dico: - Trova una soluzione.
- Non so come fare, Fitz. Gli anticorpi dei tre pompieri non sono abbastanza forti per annientare questo virus. Che proviene da un DNA alieno, lo sai.
Si blocca, cercando di trattenere le lacrime.
- Non c'è un soggetto da cui ricavare un antisiero, purtroppo, perché nessuno è mai sopravvissuto al virus, a parte...
Ha un'illuminazione.
- I chitauri, sì - diciamo, all'unisono.
- Quel mostro bastardo che stava indossando l'elmo aveva il virus...
- Ed è riuscito a sopravvivere senza emettere impulsi elettrostatici perché -
- Era immune -, completo io.
- Sì! -, esclama.
- Lei... Lei era la portatrice sana, come Mary la tifoide!
- Emh, lei? Beh, no, aspetta, non crederai sul serio che fosse- okay, non importa. Allora se raschio delle cellule epiteliali dell'elmo possiamo creare un vaccino!
- Esatto! ...Un antisiero, ma è così!
Corro alla ricerca dell'elmo come se ne dipendesse la mia vita. E in parte è vero.

Sono entusiasta. Abbiamo una speranza. Una vera speranza.
Potrebbe funzionare.
Senza pensarci due volte, apro il vetro del laboratorio in "quarantena", e colloco la cassa contenente l'oggetto su un bancone.
Jemma si volta e, vedendomi, esclama: - No! Tu non puoi entrare qui!
- Ormai è tardi. Però... evita ogni tipo di contatto con me - le raccomando.
Dalle scale scendono Skye e Coulson.
Jemma non si da per vinta: - Fitz, non so che cosa credi di fare, ma...
- Quello che facciamo sempre. Risolveremo tutto. Insieme.
Nei suoi occhi lucidi leggo tutta la gratitudine e tutto il terrore di questo mondo.
Dobbiamo sbrigarci.

Posiziono l'elmo e prelevo qualche cellula.
Alla fine del procedimento, il momento della verità.
Prendo l'ultimo topo, e testo l'antisiero.
Sento Skye sussurrare: - Oddio, ti prego.
Per qualche istante non accade nulla, e Simmons constata sollevata: - Funziona.
Mi sorride, e con quel sorriso mi ringrazia più che con mille parole.
Poi, però, qualcosa va storto e il topo, come tutti gli altri, si solleva. Morto.
Dannazione, no.
Jemma si avvicina lentamente a Coulson e, attraverso il vetro, dice: - Signore. Conosco il protocollo in queste circostanze, ma... ma, se non le dispiace, avverta prima mio padre. Credo che la mamma la prenderebbe meglio se fosse lui a spiegarglielo.
- Non siamo a questo punto, c'è ancora tempo - tenta di tranquillizzarla lui.
- Signore, per favore.
Poi, rivolta anche agli altri: - Scusate, vi dispiace lasciarmi un momento da sola con Fitz?
Jemma, aspetta. Non possiamo mollare così.
Ti prego, non andartene in questo modo.
- Ci riproveremo - devo almeno tentare - l'impulso elettrostatico sul terzo topo era minore, ora sappiamo che se riusciamo a... a calibrare l'antisiero potremo...
- L'antisiero, bravo. Finalmente l'hai detto giusto.
Fa una pausa.
- Mi dispiace tanto.
Poi, completa oscurità.

Quando mi risveglio, lei non è nel laboratorio.
Lo capisco ancora prima di aprire gli occhi.
Mi alzo, e con stupore e sollievo noto che il terzo topo è vivo: non era morto, solo svenuto.
Ma non sono preparato a quello che sto per vedere: lei non è in laboratorio ed è questione di secondi perché non sia più neanche sul Bus.
Ha aperto il portellone, è a un centimetro dal precipitare, rivolta verso l'esterno; urlo il suo nome un paio di volte, con tutta la forza che ho.
Ed è allora che la vedo: la mia vita senza di lei.
Lavorare da solo. Nessuno con cui fare battute che gli altri non capirebbero.
Ma soprattutto, non vedere il suo meraviglioso sorriso ogni giorno.
Non poter più ammirare i suoi occhi, con cui illumina le giornate più buie. Quegli occhi che, oggi, ho visto perdere tutta la loro luce.
Non può finire così.
E so anche perché. Finalmente ho capito, e uno dei due doveva essere in punto di morte perché fosse chiaro.
La amo, la amo da impazzire.
Da quando eravamo gli studenti più brillanti all'accademia.
Da sempre.
Senza di lei sarei perso. Ci completiamo a vicenda, siamo inseparabili, e ora una dannatissima malattia aliena sta per strapparmela via per sempre.
Non ho intenzione di permetterlo.
Si volta verso di me, mi guarda come per scusarsi. Non ho quasi il tempo di riprendere fiato, che è scomparsa. Saltata. Trascinata dalla corrente.
Afferro l'antisiero e un paracadute, ma in un attimo arriva Ward: cedo tutto a lui, è di sicuro più affidabile di me con un paracadute in mano.
Salta giù senza esitazione.
Posso solo sperare per il meglio.

È viva. Non è un sogno, è la realtà.
Jemma non se n'è andata.
Quando, dopo qualche ora, viene da me, è come se mi fosse restituito il mondo.
- Stavo per farlo io, ma... avevo antisiero e paracadute in mano, non sono riuscito a infilarmi le cinghie... - tento di giustificarmi.
- Fitz, per favore...
Mi guarda tra il divertito e l'imbarazzato.
- E forse io non avrei fatto quella cosa alla James Bonds in volo come Grant...
- Fitz, smettila. Basta, dai. Ward è stato proprio un grande, è vero. Ma non c'era lui al mio fianco in laboratorio a cercare una cura. E non mi ha dato speranza quando non ce l'avevo. No, sei stato tu. - mi da una leggera gomitata. - Sei tu l'eroe.
Finalmente la guardo, e sono sicuro di non aver mai visto nulla di più bello e perfetto della ragazza che mi siede accanto.
- Ah sì?
- Sì. Grazie.
Mi da un bacio sulla guancia, e mi sento la persona più fortunata del mondo.

   
 
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