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Autore: bridgetvonblanche    09/08/2015    3 recensioni
Lei era il tuo raggio di sole, la tua forza; era sempre stata lei quel cielo limpido e terso in grado di rischiarare le tue giornate buie e tempestose.
Non avresti perciò permesso a nessuno, persona, lampo o tuono che fosse, di strapparle quel meraviglioso sorriso, perché nessuno avrebbe mai potuto separarti da lei.
[Prima classificata al “Fobie Contest” indetto da Kirame amvs]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Obito Uchiha, Rin | Coppie: Obito/Rin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Nickname EFP/FFZ: bridgetvonblanche
Fandom: Naruto
Titolo: Samidare
(Coppia: ObitoxRin)
Rating: Giallo
Genere: Sentimentale, Malinconico, Angst
Avvertimenti: Nessuno
Note: Het
Fobie: Astrafobia (Paura dei tuoni e dei fulmini)/Emofobia (Paura del sangue)
Prompt: Rosso
Generi: Sentimentale, Malinconico, Angst
Lunghezza (One shot o long): One shot
Conteggio parole di Word: 2.404 (spazi esclusi)
NdA: (vedi fondo)

 

http://i59.tinypic.com/23tpva.jpg


Storia partecipante al “Fobie Contest” indetto da Kirame amvs 

Link al contest -

[五月雨]

Samidare 


 

Dove mi trovo?

-Rin, io..-

Che razza di posto è questo?

Ti eri svegliato di soprassalto nel cuore della notte, il battito accelerato e la schiena malamente appoggiata alla parete umida e fredda di una piccola grotta che, nel meschino intento di impedire ai tuoi muscoli di distendersi e rilassarsi, non era però riuscita ad arrestare il leggero movimento delle palpebre stanche sulle tue grandi iridi nere.
Solo un incubo, ti eri così ritrovato a pensare, prima che il lento ma inesorabile scrosciare di piccole e trasparenti gocce di pioggia tornasse a cullare i tuoi pensieri ed i tuoi occhi rimanessero incantati di fronte alla visione di alcuni bagliori luminosi, spesso seguiti da pesanti fragori.
Era in corso una guerra nel grigio cielo che sovrastava il paese del Fuoco: una battaglia tra tuoni e fulmini, nuvole e pioggia. Una lotta fragorosa ed imponente, ma che non avrebbe mietuto alcuna vittima; uno scontro che anzi, avrebbe purificato la terra dalle sue nefandezze, dalla sua sporcizia. 
Non desideravi altro che la pioggia cancellasse ogni più piccola traccia di sangue presente sull’erba verde e rigogliosa dei prati, sui tronchi degli alberi. 

Eri sempre stato spaventato dalla visione del sangue.

Per questo motivo, dopo ogni scontro, ogni battaglia, ti eri spesso ritrovato a pregare che la notte buia e tempestosa cancellasse, almeno fino al mattino seguente, ogni testimonianza degli orrori di una guerra che sembrava dovesse non avere mai fine.E saresti rimasto impassibile ad ammirare questo spettacolo della natura per tutta la notte, se la tua attenzione non fosse stata improvvisamente catturata da un leggero fremito seguito da profondi sospiri. Spostando il tuo sguardo verso l’interno della caverna, avevi così potuto notare la figura sottile ed esile di Rin in piedi, le spalle contro muro e gli occhi sbarrati, fissi in un punto che non avresti mai potuto definire con esattezza.
Solamente dopo esserti avvicinato a lei con la dovuta cautela ed aver ascoltato il battito del suo cuore accelerare ad ogni lampo ed il respiro mozzarsi ad ogni tuono eri finalmente riuscito a comprendere il motivo di tutto quell’affanno.

-Afferra e stringi la mia mano- le avevi dunque sussurrato dolcemente e senza porre inutili domande, prima di regalarle uno dei tuoi soliti, invidiabili sorrisi. Dapprima stranita di fronte alla tua richiesta, Rin non aveva però proferito alcuna parola, limitandosi piuttosto ad afferrare saldamente la tua mano, così calda ed accogliente rispetto alla sua. 

-Così hai paura dei lampi- avevi poi ipotizzato, invitandola ad avvicinarsi verso l’uscita della caverna. 
Mai prima d’ora lo sguardo di lei ti era apparso così titubante; e così, senza riflettere un istante più del dovuto, la tua mano libera dalla sua stretta si era posata delicatamente sulla sua guancia morbida, cominciando a spostare lentamente alcune ciocche di sottilissimi capelli castani dietro l’orecchio. Il tuo fare dolce ed impacciato non doveva certo aver stupito Rin che tuttavia, nonostante lo sguardo pieno di gratitudine per tutte le attenzioni che le stavi rivolgendo, non riusciva proprio a smettere di fissare il cielo uggioso sopra le vostre teste.

-Io non ho paura dei lam- - aveva tentato di giustificarsi, prima che un sonoro fragore la costringesse a rifugiarsi tra le tue braccia, riuscendo a rendere le tue gote più accaldate di quanto già non fossero.
-Anche dei tuoni- ti eri permesso di constatare, cercando di strapparle un timido sorriso, invano. Niente ora sembrava essere in grado di smuovere quell’espressione di pietra stampata sul suo volto preoccupato e cupo. 
Rin si era semplicemente limitata ad abbassare lo sguardo, non riuscendo più a sostenere né il tuo, né la vista di quei fulmini che sembravano squarciare a metà il cielo, discostandosi improvvisamente da te ed interrompendo bruscamente quel contatto, forse uno dei più intimi che con lei avevi sinora potuto sperimentare.
Eri stato quindi tu ad afferrare nuovamente la sua mano, pregando silenziosamente che lei si fidasse di te una volta ancora ed esortandola poi, attraverso un quasi impercettibile gesto del capo, a prendere posto accanto a te proprio nel punto in cui la pioggia aveva cominciato ad invadere la piccola grotta.

-Come fai a non avere paura?- stava solo cercando di capire Rin, di conoscere che cosa si nascondesse dietro quella tua ostentata sicurezza. 
Avevate trascorso svariati minuti nel più totale dei silenzi: le vostre orecchie tese solamente ad ascoltare i sordi rumori provocati dalla tempesta, il vostro olfatto completamente catturato dall’odore della pioggia e la sua mano che, ad ogni fulmine, ad ogni tuono, si faceva sempre più stretta attorno alla tua, provocandoti un nuovo ed allo stesso tempo, intenso e piacevole senso di dolore. 

-Perchè, anche dopo una notte di tempesta, a prevalere alla fine è sempre il cielo più limpido e terso-

La tua frase doveva aver scosso nel profondo l’animo di Rin perché i suoi grandi occhi, prima completamente persi ad osservare lo scatenarsi delle forze della natura sopra le vostre teste, ora erano fissi nei tuoi. 
Tuttavia lei non stava guardando te, bensì dentro di te.
Stava cercando di scavare nel profondo della tua anima, per provare a scorgere quanti e quali demoni si celassero nelle più oscure profondità di quegli occhi che ancora non avevano sprigionato il loro vero potere, che non avevano ancora assunto quel caratteristico colore rosso.

-Tu non hai proprio paura di nulla, vero Obito?- aveva proseguito poi nel suo discorso, le sue labbra ora leggermente piegate verso l’alto. 
Vedere quel sorriso appena accennato spuntare come un timido fiore dalla sua bocca ancora acerba e sottile era stato decisamente lo spettacolo più bello dell’intera nottata e probabilmente, se non fosse stato per la paura di una sua reazione sconsiderata, ora le tue labbra avrebbero già voluto posarsi sulle sue, per saggiarne la morbidezza ed il sapore. 
Non volevi che Rin temesse di sentirsi ancora più fragile ed indifesa davanti a te, perché dopotutto sarebbe stato stupido da parte sua pensare ad una sciocchezza simile.

Lei era il tuo raggio di sole, la tua forza; era sempre stata lei quel cielo limpido e terso in grado di rischiarare le tue giornate buie e tempestose. 
Non avresti perciò permesso a nessuno, persona, lampo o tuono che fosse, di strapparle quel meraviglioso sorriso, perché nessuno avrebbe mai potuto separarti da lei.

-Il sangue mi spaventa. Mi spaventano le ferite profonde e quelle che non si rimarginano- avevi così risposto alla sua domanda, dopo qualche istante atto a memorizzare i suoi lineamenti così delicati e mostrandole poi la tua mano sinistra, coperta ancora da quella leggera fasciatura che lei stessa si era preoccupata di medicarti con cura ed attenzione quasi maniacale.

-Afferra e stringi la mia mano- aveva allora sussurrato lei dolcemente, concedendoti così l’onore ed il privilegio di vedere cosa si celasse dietro quei suoi occhi così vivi e limpidi. 
Niente più nuvole, né tuoni o lampi a rabbuiare il suo sguardo.
In lei avevi visto la cura e l’amore, il coraggio e la speranza di chi non avrebbe mai smesso di lottare per un futuro senza guerre, per un domani migliore.
Grazie a te e alle tue parole, Rin era riuscita a vincere la sua paura.
Ora toccava a lei aiutarti a sconfiggere la tua.
-Non aver timore di mostrarmi le tue ferite, ricordati che io ti osservo sempre Obito-

Non saresti mai riuscito ad abituarti a quella sensazione di disagio misto ad eccitazione che solo lei era in grado di donarti ad ogni sorriso, ad ogni suo più piccolo gesto.
Non saresti mai riuscito a fare a meno di lei.
Per questo motivo ora non puoi accettare la realtà che si presenta crudele davanti agli occhi.

Dove mi trovo?

-Rin, io..-

Che razza di posto è questo?

-Rin!-

Urli il suo nome con tutto il fiato che riesci a cavare dal petto. Con uno sforzo immane sollevi il tuo capo, per questa notte avvolto in una bianca spirale, inveendo contro quel cielo grigio e senza stelle. 
Non può essere vero, continui a ripetere a te stesso, lo sguardo perso ad osservare le nuvole ed i primi lampi in lontananza, sforzandoti di ricacciare alcune salate lacrime nel luogo in cui si erano così velocemente generate. Un solo e straziante grido fuoriesce dalle tue labbra, prima di scagliarti con una violenza inaudita contro il numeroso gruppo di ninja della Nebbia davanti a te. 
L'incedere dei tuoi passi viene scandito dal rombo di un fulmine, poi di un tuono.

Ne uccidi uno, poi un altro ed un altro ancora senza alcuna remora, senza fermarti di fronte a chi è disarmato, godendo per la prima volta in vita tua nel sentire l’odore di caldo sangue scorrere dalle loro tempie e dai loro petti squarciati. Sfoghi su ogni ninja che intralci la tua folle corsa tutta la rabbia, il dolore e la più cieca collera.
Il tuo Mangekyo Sharingan sprigiona un potere immenso che aumenta insieme al tuo più insano odio e che pervade ogni cellula del tuo corpo come una scarica d’adrenalina; ma tu non puoi gustarlo appieno, continuando piuttosto a maledire te stesso ad ogni pugno: aver ottenuto un nuovo tipo di Sharingan non la riporterà da te.

Rin.

Tre lettere che alimentano la tua rabbia e la tua collera ad ogni respiro, ad ogni tuo passo, mentre tutto intorno a te comincia a macchiarsi irrimediabilmente di rosso.
Rossa la luna sopra il ponte Kannabi, rosso il volto di un uomo senza nome che colpisci ripetutamente fino a renderne il volto irriconoscibile, rossi i tuoi occhi che giurano vendetta e promettono solo morte.

Rin.

Il suo nome è l’unica parola che rimbomba come un tuono all’interno della tua testa. 
Ti guardi intorno spaesato, accorgendoti però di non riuscire a vedere nulla se non il macabro risultato della tua stessa carneficina. Sollevi quell'uomo ormai sfigurato da terra e lo osservi ancora per qualche secondo prima di gettarlo nuovamente ai tuoi piedi, la tua attenzione ora rivolta solamente verso ciò che ti resta di lei.
La pioggia infierisce leggera ma incessante su tutto il paesaggio che ti circonda, ma questa volta non basterà per lavare l’onta generata dal tuo odio. 

R-Rin.

Ti avvicini a quel corpo pallido guidato dalla sola forza della disperazione, i tuoi passi sempre più pesanti e le gambe che cominciano involontariamente a cedere. Interrompi il tuo cammino cadendo in ginocchio solo quando, stremato, raggiungi quel corpo fermo ed immobile e che ancora ti rifiuti di pensare non possa più aprire gli occhi.
Solo la vista di quella macchia che si allarga incessantemente lungo tutto il lato sinistro del suo petto imbrattando di rosso le sue vesti leggere porta a galla una paura che credevi ormai lontana.
Appoggi disperatamente la mano contro quella parte ormai mancante e, per una nuova prima volta questa notte, l’odio lascia spazio ad un ancor più irragionevole ed incalcolabile dolore.
I tuoi singhiozzi si confondono con il rumore della pioggia battente mentre, con mano tremante, cerchi in tutti i modi di porre fine a quell’emorragia contro la quale sai già di non poter nulla, nemmeno con il tuo prezioso Sharingan. Le tue mani si sporcano nuovamente di rosso, ma questa volta non riesci ad accettare che tutto quel sangue appartenga a lei.

Lei che aveva giurato di rimanere accanto a te per curare ogni tua ferita.
Aveva promesso che non ti avrebbe mai lasciato, eppure ora Rin era riversa sul terreno umido e freddo, gli occhi chiusi, la bocca digrignata, le sue braccia sottili distese lungo i fianchi. 
La sollevi da terra come se non volessi svegliarla, con tutta la delicatezza che si riserva solamente ad un fiore strappato troppo presto dalle sue piccole radici, portando poi la sua testa contro il petto, cercando così di infonderle tutto il calore che possiedi e quello che non sei mai riuscito a trasmetterle fino in fondo.
Rin aveva placato ancora una volta, per l’ultima volta il tuo odio, ma non sarebbe mai riuscita a colmare il vuoto generato dalla sua stessa assenza, non avrebbe mai potuto riempire la voragine che si era improvvisamente aperta all'interno del tuo petto e che avrebbe continuato a allargarsi e bruciare giorno dopo giorno come il fuoco sprigionato dai tuoi occhi.

-Lei si fidava di te- confessi improvvisamente a voce alta ed i pugni chiusi, lanciando un’occhiata crudele e severa a quel ragazzino dai capelli argentati disteso supino sul terreno impregnato di sangue e lacrime.
-Era finalmente riuscita a superare la sua paura e tu come l'hai ripagata?- insisti, rialzandoti a fatica, portando l’ormai esanime corpo di Rin lontano da quel lago di sangue. Continui imperterrito a tenerla stretta tra le tue braccia non avendo ancora maturato appieno il fatto di averla persa per sempre, cominciando solo dopo qualche istante ad incedere lentamente verso quel ragazzo che avevi sempre ritenuto un ninja rispettabile nonché un modello da seguire.

-L’hai uccisa, con un chidori- sussurri a denti stretti, per cercare convincere te stesso dell’atrocità commessa dal giovane Hatake. 

E a quel punto non riesci più a trattenere il tuo dolore: non vuoi accettare il fatto che Rin ti sia stata portata via proprio per mano di colui che aveva giurato di proteggerla, proprio attraverso una tecnica derivata dall’Arte del Fulmine.
Piangi sul corpo di lei ed imprechi su quello di lui fino allo stremo, fino a quando ti accorgi di non avere più lacrime da versare, né parole che siano sufficienti per descrivere il tuo stato d’animo. Solo un ultimo, esasperato grido fuoriesce dalla tua bocca, perpetrandosi come un’eco in tutto il paesaggio circostante. Poi, utilizzando ancora con qualche incertezza il tuo nuovo potere, attraversi il corpo di Kakashi come se fossi un fantasma, non preoccupandoti minimamente delle sue condizioni di salute: lui era ancora vivo, lei no
A te questo bastava.

-Anche io ho superato la mia paura stanotte- gli confidi in ultima istanza, evitando persino di pronunciare il suo nome.

-Il sangue non mi spaventa più-

Sposti ancora una volta la tua attenzione verso il volto ceruleo della ragazza che giace inerme tra le tue braccia e sembra dormire profondamente prima di attivare il Kamui, facendo immediatamente perdere di te ogni traccia.
Decidi volontariamente di abbandonare così il giovane jonin della Foglia: a terra, totalmente privo di sensi, augurandoti che un eterno senso di colpa per quella promessa infranta lo consumi giorno dopo giorno, trascinandolo un poco alla volta nelle più oscure tenebre e nel più recondito degli oblii.

E nemmeno tu, Kakashi.

Non lo uccidi solo perché, nel profondo, desideri che anche lui viva il tuo stesso, rosso e maledetto inferno.

 

***

 

 

bridget’s wall

Buonsalve gente, I’m baaack!

Come avrete potuto intuire dallo specchietto in apertura, questa storia partecipa al fantastico “Fobie contest" indetto da Kirame amvs sul Forum di EFP. 

La storia, incentrata sulla ObiRin (ma vaaa?!) è un connubio tra Missing Moments e gli episodi 345/346 di Naruto Shippuden. 
Per quanto riguarda l’emofobia di Obito mi è servito del tempo per maturare una spiegazione riguardante la "nascita" ed il conseguente sviluppo della sua fobia che potesse soddisfarmi (e che spero abbia soddisfatto anche voi). Obito Uchiha era un ninja certo, ma era anche un bambino troppo buono, troppo innocente per provare piacere nell’uccidere. Un bambino che, come tanti, ha vissuto sulla sua pelle l'esperienza devastante della guerra.
Ma, più di ogni altra cosa, Obito in quella guerra ha perso Rin. Come ben sappiamo, non c’è odio più grande di quello nato da un amore puro e senza riserve e l’episodio 345 ne è il risultato. 
Forse è stato un po’ crudele da parte mia (si vede che sono un’amante dell’angst?) pensare che Rin potesse essere terrorizzata dai fulmini e dai tuoni quando lei stessa ha scelto di morire proprio per mezzo di una tecnica ottenuta dall’Arte del Fulmine.

Ho deciso di utilizzare come prompt "rosso" perchè penso sia il colore che più di tutti rappresenta il legame tra Obito e Rin, un rapporto di amore, ma anche di tanto troppo sangue e sofferenza.
Perché Obito non è mai stato in grado di fare del male ad una mosca, fino a quando non ha visto Rin morire davanti ai suoi occhi.

Detto questo non mi resta che salutarvi e augurarvi buon proseguimento di vacanza (dovunque voi siate)!
Alla prossima!

Pace, amore e Tsukuyomi Infinito.


-bridgetvonblanche
 

Edit: il meraviglioso banner è stato creato da Kirame amvs, giudiciA del concorso! <3

  
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