3.
Mi accorgo solo ora di quanto sono idiota. Dovevo averlo capito da un
pezzo che le piaceva Hellen, ma l'amore mi aveva accecato. Avevo
proprio i prosciutti sugli occhi.
Mi sono infilzato su una punta
della corona della Statua della Libertà, sperando di potermi
fare
del male, ma non ha funzionato.
Sei un idiota. Uno stupido
idiota. Ma non ti eri accorto del suo sguardo magico, a cena? Quello
è lo sguardo di una donna innamorata, scemo.
Forse volare
senza una meta potrebbe aiutarmi a liberare la mente. Sorvolo
zigzagando i quartieri della città, senza un ordine preciso.
Passo
per la colorata China Town, ancora addormentata, poi vado ad Harlem e
vedo un gruppo minaccioso di afroamericani inseguire un ragazzino
spaurito. Faccio un salto anche a Hoboken e mi fermo su una
passerella che si estende sul fiume dalla strada alberata. Guardo la
città accesa con le sue luci sgargianti, dalla parte opposta
rispetto al River Café. Noto che la Freedom Tower ha
l'antenna
colorata con l'arcobaleno e faccio due più due. Oggi il
Governo
degli Stati Uniti d'America ha deliberato la legalizzazione dei
matrimoni gay in tutto lo stato. Ecco perché Marianne si
è fatta
avanti. In realtà a New York era già possibile,
ma deve essere
stato un grande passo per loro.
Sono frustrato, ma al contempo
sento di essere contento per lei. Però mi scoccia.
Non è giusto.
Sarei dovuto nascere femmina, lo sapevo.
Fare questi discorsi
ormai è inutile. Mi lascio trasportare dalla brezza della
notte e
attendo a occhi chiusi l'alba.
Qualche corridore fa già jogging
sul lungomare, intrepido.
A un certo punto un bambinetto mi si
ferma accanto.
“Bella la vista, vero?”
Sono stupito di
avere trovato un solitario. O così pare.
“Spettacolare”
rispondo in un fil di voce.
Il bambino sospira.
“Perché non
la smettete di cercarci? Questa volta siamo noi i buoni e non
lasceremo certo che qualche povero fantasma rovini il
pianeta.”
Sto
cercando di elaborare la serie di pensieri confusi che mi assalgono
tutti insieme.
“Non capisci, Mark? Tutto quello che facciamo è
per il nostro bene, per migliorare la vita alle persone.”
Fa una
breve pausa.
“Dobbiamo informare l'umanità che la morte non
è
l'ultima destinazione. Il nostro compito è quello di aiutare
gli
uomini a governare al meglio il nostro pianeta. Sotto la nostra
paziente guida, si estinguerebbero le guerre e nessuno soffrirebbe
più la fame. Siete voi a sbagliarvi, Mark. Renditi
conto.”
Lo
guardo sottecchi. Sono sicuro che questo non sia un fantasma corrotto
qualsiasi, ma uno importante.
“Voi volete solo diventare dei re,
rendere sudditi i vivi. Lo fate per vendetta, perché provate
ancora
rancore.”
Lui ride, come se quello con le idee infantili fossi
io.
“No, Mark. Non essere stolto. Non si possono comandare le
persone, perché tutte hanno una coscienza. Siamo solo
quell'aiuto
disperato dall'aldilà che cercavamo quando eravamo in vita
noi,
quando avevamo bisogno di aiuto. Non fare l'egoista, pensa al futuro,
Mark.”
Mi ha insinuato una pulce nell'orecchio e ora soppeso le
sue parole.
Non dovrei farmi corrompere dai nemici, ma se quello
che dice fosse vero? Se potessi aiutare le famiglie disastrate? Se in
questo modo potessi riconquistare Marianne con la mia
benevolenza?
No, mi dico con decisione.
Sto vaneggiando.
Questo è il classico discorso che tiene il nemico supremo
per
convincere la squadra avversaria ad arrendersi. Ma non sarà
così.
Volo via rapidamente da quel fantasma inquietante, andando
verso la Grande Mela. Mi sincronizzo con tutte le radio che sento e
mi lascio trascinare dal loro rumore assordante.
Trascorro diverse
ore in quello stato catatonico, quando il sole si fa alto. Attraverso
la luminosissima Times Square e dopo poco scorro i titoli degli
spettacoli di Broadway. The Lion King, Cinderella... The Phantom of
the Opera.
Rido di gusto nel vedere quell'insegna. La maschera
bianca spicca vicino alla scritta e dà un'aria antica e
gotica
all'ingresso.
Con un sorriso curioso stampato in faccia decido di
entrare e di vedere come gli umani hanno interpretato l'esistenza di
un fantasma in un teatro. Lo spettacolo comincia dopo un'oretta e io
mi posiziono proprio davanti al palco.
L'aria cupa e tetra sembra
l'opposto dell'esplosione di luci che vediamo in realtà. La
colonna
sonora è fantastica e me ne innamoro. Le note risuonano
potenti
nella mia testa e sono incantato.
Il musical è stupendo ed è
molto romantico.
Il fantasma dell'opera, innamoratosi della
giovane cantante, la vuole tenera prigioniera, in modo che lei canti
solo per lui.
“Christine, sing for me!” urla il fantasma
mascherato dal palco.
Lei però si innamora perdutamente di un
altro ragazzo, che corre a salvarla quando lo scontro si avvia al
momento cruciale. Il fantasma inizialmente pensa di ucciderlo, poi
lascia la decisione in mano a Christine. Lei corre dal fantasma e lo
bacia. Proprio da quel bacio il carceriere capisce che lei ama solo
l'uomo. Alla fine li lasca andare entrambi, in un moto di compassione
disperata. Egli perciò scompare e da quel giorno nessuno ha
più
avuto notizia del fantasma dell'opera.
Rifletto sul messaggio
lanciato dalla conclusione della storia. Forse ha ragione il brutto
fantasma mascherato. Lei non mi ama, per questo devo lasciare che sia
Hellen a prendersi cura di lei. Il mio orgoglio non mi permette
ancora di arrendermi, ma la ragione stenta a prendere il sopravvento
su un cuore ferito.
Il mio grande tormento interiore viene
interrotto dallo scatenarsi improvviso di applausi fragorosi,
soprattutto verso i protagonisti.
Esco, con la folla che scorre
lenta dietro di me. Ho bisogno di rilassarmi, perciò vado in
cima
all'Empire State Building e mi appendo all'antenna come se fossi una
bandiera. Lascio che le sensazioni mi invadano. Le luci si
amplificano e le onde si dispiegano, diventando più chiare.
Vengo
trasportato lontano e mi collego a qualsiasi dispositivo elettronico
della città. Improvvisamente incontro un buco esteso dal
quale non
sento provenire nulla. È come una sorta di
singolarità, ma non
capisco come sia possibile. È localizzata in una zona di
Central
Park, ma non saprei dire quale esattamente. Si trova nella zona
laterale sinistra, ma percepisco qualcosa di strano. Raggiungo
l'anomalia e mi guardo intorno, cercando di focalizzarmi sull'origine
del campo. Mi impegno al massimo e giro su me stesso, voltando la
testa di scatto.
Finalmente lo individuo. Mi avvicino a una
montagnola rocciosa.
Si trova sotto di me.
Ho un certo timore a
scendere nei meandri della terra, però in fondo è
come attraversare
un muro, no? Sto tentando inutilmente di prendere un po' di coraggio
per questa esplorazione “al buio”, come la
definisco io. Mi ero
abituato a stare sincronizzato con le radio, ma ora ne sento la
mancanza.
Alla fine mi do una spinta di incoraggiamento e comincio
a sprofondare.
Attraverso il terreno alla massima velocità
possibile perché mi sento a disagio. Sbocco quindi nelle
gallerie
della metropolitana, ma sento di dover andare ancora più in
profondità. Mi immergo nuovamente nella gelida terra e non
ho idea
di quanto manchi per arrivare a destinazione. Quando penso di essermi
seriamente sbagliato, mi ritrovo a levitare in uno sporco cunicolo.
L'acqua verde delle fogne non è niente in confronto
all'odore
terrificante che emana il canale.
Che schifo! Ma chi me l'ha fatto
fare?
Prendo in considerazione l'idea di levare le tende, ma poi
decido di resistere. Dopo tutto questo sforzo sarebbe uno
spreco.
Seguo l'intensità dell'interferenza e, dopo qualche
metro, entro in una stanza enorme. Non me l'aspettavo.
All'interno
sono accumulate cataste di detriti di svariato genere, ma non capisco
il senso dell'esistenza di un luogo così. Sopra al cumulo
più alto
siede un uomo vecchissimo, con una barba folta. È magrissimo
ed è
talmente pallido che sembra abbia visto la morte in faccia.
Lui si
gira a guardarmi e mi sorride. Ok, allora avevo ragione.
“Eccoti
nella mia dimora, ragazzo. Sapevo che stavi arrivando.”
Ormai
non mi stupisce più niente, però anche questo
vecchio usa frasi
scontate. Ah! Le nuove generazioni degradate, non c'è
più
religione.
“Senti, bisnonno...”
È troppo ammuffito per
chiamarlo nonno.
“Come diamine fate voi a sapere sempre
dell'arrivo di qualcuno? Per me la metà delle volte si tira
a
indovinare. Senza offesa.”
L'anziano mi guarda divertito.
“Non
avrei voluto svelare il mio segreto, ma ti ho attirato qui con il
giochetto delle interferenze. Ero convinto che fossi abbastanza
intelligente per accorgertene.”
Alzo le sopracciglia. Riconosco
che è scaltro.
“Forza, comincia la tua predica sulla vita e
sulla morte che qui c'è puzza.”
Lui balza agile giù dal suo
trono molto particolare e batte le mani sul sedere per togliere della
polvere inesistente dalla sua tonaca romana.
“Ah!” gracchia
entusiasta. “Non ne ho mai avuto la benché minima
intenzione,
ragazzo!”
Si sistema su un mucchio più piccolo. Dopo aver
impiegato qualche secondo per sedersi comodo, riprende il discorso,
sempre sorridente.
“Userò il linguaggio della tua epoca,
perché
non credo tu comprenda l'inglese antico.”
Beh, sempre meglio
dell'aramaico.
“Ti ho chiamato qui perché nuovi tempi
richiedono nuovi eroi. I fantasmi, come ben sai, vogliono distruggere
l'equilibrio tra il mondo dei Morti e quello dei Vivi.”
Lo
ascolto attento, ma preoccupato.
“In passato una piccola nicchia
di fantasmi ignoranti cercò di fare lo stesso, anche se
differentemente. Ovviamente il danno che avrebbero potuto fare era
minore, ma è meglio evitare il rischio. Oggi questa setta si
è
fatta più potente ed è spietata. Sai
già a grandi linee il loro
piano, ma non conosci ancora i dettagli. Stanotte sferreranno il loro
attacco e nessuno potrà impedire la catastrofe, a meno che
tu non mi
aiuti.”
Mi fissa intensamente negli occhi. Il suo discorso mi ha
catturato, quindi aspetto che riveli tutto ciò che sa in
proposito.
“Ho già detto a Joseph di radunare tutti i clan
che
ho formato circa un anno fa, in preparazione di questo momento
cruciale. Al tramonto di questo giorno un gruppo di terroristi
colpirà per la seconda volta il World Trade
Center.”
Lancio un
urlo.
“Cosa? Stai scherzando, vero? Prima le Torri Gemelle, poi
anche la Freedom Tower? Ci riprovano un'altra volta?”
Sono in
preda al panico. Non è possibile, gli islamici non possono
accanirsi
in questo modo violento e inutile.
Il nonno mi fa segno di
placarmi e scuote la testa, come volesse fugare i miei dubbi.
“No,
no. L'attacco consiste nel terrorizzare non solo gli Stati Uniti o
l'America, ma tutto il mondo. Vogliono far sapere della loro
esistenza e plagiare l'umanità. Saranno i nuovi sovrani
immaginari.
Tutto ciò non può essere sopportato dall'essere
umano.
Distruggerebbe la fede nelle religioni, troncherebbe ogni teoria
filosofica sulla morte. Tu devi fermarli.”
“Ma come faccio,
io? Sono solo uno contro molti, riesco solo a connettermi al wifi
senza una password!”
“È proprio questo che ci serve. Io
secoli fa uccisi un fantasma che aveva le stesse idee rivoluzionarie
perché sapevo il danno che avrebbe provocato.”
Allora era lui
il drago malvagio. Pensavo che il capo dei cattivi fosse lui, invece
scopro che l'assassino ci ha salvati. È sorprendente.
“Ma
quella fu una soluzione temporanea. Sapevo bene che non sarebbe
bastata a mantenere l'equilibrio per sempre, ma lo ritenevo un
compromesso sufficiente.”
Stordito e destabilizzato, biascico
una breve domanda cruciale.
“E cosa serve per la stabilità
definitiva?”
“C'è bisogno di una persona vivente. Sarebbe
servita una persona di cui fidarsi, ma, ahimè, io non avevo
nessuno.”