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Autore: anhotpenguin    10/08/2015    0 recensioni
E con lui cambiò tutto.
In peggio.
________
"Harry," sussurrai con voce flebile e affannata "non posso."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente mi svegliai felice, ma ansiosa.
Cosa avrebbe fatto? Sarebbe venuto da me a chiedermi scusa di persona? Oppure mi stava ancora prendendo in giro?
Cercai, per qualche motivo strano, di rendere il mio viso un po' più carino con quel poco trucco che usavo, e pettinai più volte i capelli. Dopo la colazione uscii di casa e mi avviai verso la fermata. 
Joseph non si presentò a causa di un forte mal di pancia. 
Quando il mezzo si fermò di fronte a me, salii e cercai con lo sguardo un posto libero; fortunatamente proprio nel momento in cui io salii sull'autobus un'anziana signora scese lentamente, cedendomi il posto. Mi sedetti e appoggiai ai miei piedi lo zaino, notandone uno nero affianco al mio. Alzai lo sguardo verso il ragazzo seduto davanti a me, e rimasi paralizzata quando scoprii che fosse Harry. Spalancai gli occhi ed arrossi violentemente, cercando di non fare nessuna mossa sbagliata. Il cuore iniziò a martellare contro la gabbia toracica quando i nostri occhi si incontrarono per alcuni secondi, poi non riuscendo a mantenere la mia posizione, abbassai il viso e mi sistemai più comodamente sul sedile. Giocherellai con il cellulare, ma infine decisi di non usarlo notando che le mie mani stessero tremando leggermente.
Pensai di essere una stupida esagerata, ero agitata solo perché mi ero seduta di fronte a lui.
Eravamo quasi arrivati davanti alla scuola, per mia enorme gioia; odiavo il fatto che mi facesse sentire così fragile con la sua presenza. L'autobus si fermò improvvisamente e l'autista suonò ripetutamente il clacson con nervosismo. Contemporaneamente mi alzai per raccogliere l'elastico che mi scivolò dalle mani poco prima, e quando l'autista frenò, caddi su Harry, sorprendendolo. Toccai involontariamente il suo petto e guardò le mie mani, subito dopo alzò lo sguardo verso il mio.
"Oh mio Dio, scusami tanto" dissi con imbarazzo togliendo immediatamente le mani dal suo corpo. Lui scosse la testa accennando un sorrisino sghembo e tornò a osservare il suo cellulare. Presi lo zaino e me lo misi in spalla piuttosto imbarazzata, e aspettai che le porte dell'autobus si aprissero per camminare a passo veloce verso i miei amici. Tutto d'un tratto mi fermai, bloccata dalla presa del ragazzo sul mio polso. Guardai in direzione di Rose, ancora lontana da me, e speravo che girasse la testa verso di noi. Presi coraggio e mi voltai a guardarlo, ma i suoi occhi erano così agili nel farmi perdere il controllo. Le persone ci sorpassarono mentre noi rimanemmo fermi accanto al mezzo.
"Mi hai perdonato?" Proferì parola arrossendo, ma con un tono sicuro.
"Mi stai parlando come se ci conoscessimo" dissi scuotendo leggermente la testa, con un sorriso ironico sul viso.
"Anche tu."
"Cosa vuoi?" Chiesi seccamente, alzando gli occhi al cielo; non mi sarei fatta addolcire da due occhi verde smeraldo, delle fossette fantastiche su un viso perfetto, ed il ragazzo del quale ero infatuata.
"Un'uscita" sbottò riflettendo subito dopo su quello che aveva detto, ma non sembrò intento a correggersi.
"Cosa?" Scoppiai a ridere rumorosamente "Non ti conosco nemmeno!" Esclamai ovvia, guardando il mio polso ancora stretto dalla sua mano calda; se ne accorse e mi lasciò andare.
"Fottuto David..." sussurrò tra sé e poi aggiunse: "Senti, David mi ha in pratica costretto ad uscire con te. Quindi vorrei che accettassi, anche se non ci rivolgeremo nemmeno una parola, ma solo per far felice mio cugino."
"E perché dovrei aiutarti a far felice tuo cugino?" Chiesi incrociando le braccia al petto, aspettando una risposta che arrivò come un fulmine, e che mi ricordò qualcosa di familiare.
"Una scommessa." Mi guardò, consapevole del fatto che mi sentivo tremendamente imbarazzata, anche se non lo davo a vedere "Una sola sera, okay?"
"Mmh," Esitai, riflettendo sulle conseguenze di quella presunta uscita. Anche io avevo scommesso con Joseph, non c'era nulla di male, o così credevo "va bene." Mi allontanai immediatamente dalla sua figura, poi mi girai per pochi secondi per vedere la sua reazione. Il riccio stava camminando verso un gruppetto di amici con un sorriso sulle labbra, e mi voltai facendo lo stesso. Mi avvicinai a Rose e le raccontai i fatti in poche parole, pregandola però di non farne parola con il mio migliore amico. Annui animatamente e sorpassammo i cancelli quando sentimmo il suono della campanella oltre le mura della scuola.

________

La giornata iniziò bene e finì altrettanto bene, soprattutto perché mancò per due ore di seguito un professore. Beh, forse non era l'unica cosa positiva che accadde a scuola: Alex mi chiese di uscire, ed io accettai anche se un po' tibutante; non volevo illuderlo, era un bel ragazzo sì, ma quando parlavo con lui non provavo nessun forte sentimento, e tra l'altro mi piaceva qualcun altro. La presi comunque come una possibilità per provare a togliermi dalla testa Harry.
Era solo una cotta, pensavo, ma la mia parte ragionevole sapeva già che se fossi uscita con lui e lo avessi iniziato a conoscere, si sarebbe pian piano trasformato in qualcos'altro.
O forse lo era già?
Ero a casa, mi arrivò un messaggio mentre stavo leggendo un libro. Non fui sorpresa quando vidi chi fosse il mittente.
"Quando sei libera?"
"Fai tutto tu."
"Stasera?"
"Già?!" scrissi spalancando gli occhi.
"Così mi tolgo di mezzo questa scommessa, e stop."
"Ora?"
"Va bene alle 8?"
"Okay." Visualizzò, poi si disconnesse.
Avrei dovuto vederlo fra poche ore, ed ero turbata; forse l'ansia, forse il fatto che mi obbligavo ad odiarlo sapendo perfettamente che l'odio era l'ultima cosa che provavo quando lo vedevo. Andai in salotto, trovando mio fratello e mia madre che chiacchieravano.
"Mamma, stasera posso uscire?" Chiesi con voce piccola.
Si girarono entrambi, poi lei mi rispose: "Certo tesoro, con chi esci?"
"Uhm, con un amico..." Con un amico che non conosco per niente, le avrei voluto rispondere. 
"Oh, un amico?"
"Sì, il cugino di David... Viene a scuola insieme a me" specificai; non sarei mai riuscita ad essere una bugiarda con mia madre, mi conosceva meglio di quanto lei conoscesse sé stessa.
"É solo un amico?" Chiese sorridendo. Cercai di guardare altrove, e decisi che quell'altrove sarebbe stato mio fratello Andrew.
Ma non mi fu molto d'aiuto, perché incontrai il suo sguardo malizioso consumarmi completamente.
Arrossii prima di rispondere: "Sì, ovvio. Volevamo solo uscire." 
"Come si chiama?"
Oh nol'interrogatorio.
"Harry Styles..." Sentii le guance bruciare quando nominai il suo nome con esitazione.
"Quanti anni ha?"
"Diciassette."
"Divertitevi" rispose tornando a parlare con un gran sorriso sul viso. Mio fratello se la rideva sotto i baffi, lanciandomi delle occhiatine omicide.
Sono le cinquee tra meno di quattro ore lo vedrò... Per una vera uscita, pensai.
Quando salii in camera, non mi preoccupati dei vestiti, come mio solito, ma bensì del mio comportamento.
"E se per lui è solo una scommessa? Sto riempiendo il mio cervello di complessi per... Oh, basta!" Mugugnai a bassa voce, camminando avanti ed indietro per la camera. "Un'uscita che ti ricorderà quanto lo odi, e che ti aiuterà a dimenticarlo. Okay?"

________

Indossai velocemente una gonna bordeaux e abbinai ad essa un top nero con le bretelle sottili; indossai un paio di scarpe nere e pettinai i capelli velocemente. Scesi in salotto, presi la borsa ed il cellulare e corsi verso la porta d'ingresso, che in quel momento era la mia porta d'uscita.
"Ciao mam-"
"Non viene lui a prenderti?" Chiese curiosa spostando i capelli disordinatamente poggiati sulla fronte.
"Uhm... Non ha la patente, ovviamente, e abbiamo deciso di incontrarci nelle vicinanze." 
Cosa avrei potuto dirle? Che non avevo la più pallida idea di dove andare? E che in realtà non sapevo cosa avremmo fatto?
Con il telefono tra le mani, e le mie gambe che camminavano roboticamente, scrissi un messaggio veloce al ragazzo.
"Dove devo andare?"
Rispose in fretta: "Davanti la scuola va bene oppure è troppo lontano?" 
Sbuffai. Di certo non avrei aspettato l'autobus alla fermata per poi restare lì dentro seduta un'ora; decisi di andargli in contro, pur non sapendo dove abitasse.
"Un posto a metà strada?"
"Non so dove abiti, quindi non so neanche quale potrebbe essere il 'posto a metà strada'."
Quanto ti odiopensai roteando gli occhi.
Intanto le mie gambe mi portarono fino al parco del mio quartiere. Di sera era sempre molto tranquillo, non c'era un'anima viva,oltre a quei ragazzi e quelle ragazze che dopo una sbronza forte decidevano di passare la loro notte bollente tra gli alberi. Era enorme, c'era un'ampia area verde, il prato fiorito, gli alberi invecchiati, i tronchi incisi. Mi domandai per quale motivo le coppiette felici incidevano le loro iniziali sui tronchi; in fin dei conti prima o poi sarebbe finita la loro storia, e quando sarebbe arrivata l'ora della fine, ogni qualvolta sarebbero passati di fronte a quell'albero -che un tempo avrebbero definito il "loro albero"- avrebbero rimpianto le loro infantili azioni. Questo solo perché durante il loro breve periodo di amore volevano lasciare un segno ovunque essi andassero.
In contemporanea mi chiesi se quello che pensavo lo pensavo solo perché in quel momento mi sentivo lasciata in disparte, non desiderata, non amata. Forse avrei anche io amato qualcuno tanto da incidere i tronchi o macchiare le pareti, ma poi ci ripensai; non lo avrei fatto, per il semplice motivo che volevo qualcosa di più dei soliti cliché. Qualcosa di nuovo, che avrei ricordato per sempre.
Pensando, non mi accorsi che il cellulare vibrò più volte, e lessi i messaggi in arrivo.
"Odio il visualizzato, quindi rispondi. Grazie."
"Sai qual è la mia fermata dell'autobus. Quella è la zona in cui vivo. Hai le idee più chiare, adesso?:)"
"Non abitiamo distanti... Dove andiamo?"
"Questo dovrei chiederlo io a te, dato che sei TU che mi hai invitata. E aggiungo: sono fuori casa, di sera, con la luce fioca dei lampioni che mi illumina, e potrebbe arrivare qualche estraneo da un momento all'altro. Potresti far girare le rotelle del tuo cervello un po' più velocemente?" Rilessi il messaggio che inviai in quel preciso istante e ridacchiai. Sembravamo degli amici in fase di litigio, ma la realtà era che io non sapevo nulla su di lui; e lui non sapeva nulla su di me.
Perché David e Harry avrebbero dovuto fare una scommessa in cui io ero coinvolta? Tra l'altro avrebbe potuto dire al cugino una bugia, ma non lo fece. Cercai con lo sguardo una panchina su cui sedermi, e appena la trovai sorpassai il cancelletto verde raggiungendola. L'illuminazione scarsa mi trasmetteva tranquillità, assieme al silenzio.
Il mio era davvero un quartiere morto.
"Ti raggiungo io. Dove sei?"
"Hai presente il bar Candy? Di fronte c'è un parco, un enorme parco. È impossibile non vederlo."
"Non ce l'ho presente."
"Oddio. Allora cerca su Google Maps. Clicca il mio messaggio e vedrai che comparirà il nome del parco e l'indirizzo."
"Non ho mai usato Google Maps per raggiungere una ragazza. Mi sento altamente ridicolo. Aspettami che arrivo."
Risi tra me e me e appoggiai la schiena allo schienale freddo della panchina. Passarono lentamente i minuti e la mia ansia crebbe di più. Iniziai ad avere un po' paura, era sera e quegli alberi coperti dal buio mi inquietavano non poco. Sentii delle voci e girai di scatto la testa nella loro direzione: una coppia camminava lentamente calpestando l'erba verde, si sedettero su una panchina come la mia e cominciarono a parlare. Chiusi gli occhi aspettando, e involontariamente mi addormentai.

Sentii qualcosa sulla mia spalla e aprii gli occhi sbadigliando. Mi aspettavo di trovare una chioma riccia davanti ai miei occhi, ma al contrario non c'era nessuno. Era solo il vento, che stava solleticando la mia pelle. Guardai alla mia destra, la coppietta era ancora lì a scambiarsi la saliva. Sembrava un sonno durato molte ore, invece erano passati solo pochi minuti.
Mi alzai impaziente e uscii dal parco, con l'intenzione di tornare a casa, ma una voce lontana chiamò il mio nome e mi girai.
Harry era affannato, i ricci gli cadevano sulla fronte un po' umidi.
"Elizabeth aspetta" disse ansimando. Poggiò le mani sulle ginocchia respirando profondamente.
Deve aver corso molto.
Quando lo vidi incominciò a battermi il cuore ancora più velocemente, il mio corpo rimase immobile, i miei occhi squadrarono con adorazione nascosta il suo corpo.
"Sono qui."
"Ho corso con il cellulare tra le mani sperando che le indicazioni di Google fossero giuste ma-"
"Non importa." Provai ad accennare un sorriso.
"Dove andiamo?" Chiedemmo contemporaneamente, poi arrossii abbassando lo sguardo.
"Ti va di andare in un pub qui vicino? Ceniamo e poi-"
"Okay, l'importante è che mangiamo qualcosa..."
Annuì e incominciò a camminare verso la direzione opposta dalla quale lui proveniva: "Seguimi, mi ci ha portato un mio amico."
Calò il silenzio, si sentivano solo i nostri passi e qualche voce. Arrivammo ad una fermata dell'autobus, non la mia.
"Prenderemo l'autobus?"
"Sì, per comodità. Sono due fermate da questa." Poi indicò un punto con il dito, ed arrivò il mio mezzo preferito. Salimmo, le due fermate passarono veloci e scendemmo. Mi guardai attorno, non conoscevo quel posto. Forse perché mi limitavo ad uscire nei dintorni della mia casa e nella aree più "popolate". Poi pensai: Non esco spesso, sarà anche per questo?
Un rumore assordante colpì le mie orecchie, la musica usciva dalle porte dei locali ogni volta che una persona entrava.
Deve essere uno di quei quartieri stracolmo di pub e discoteche.
"Dove siamo?" Domandai quando lui prese il mio polso trascinandomi per la strada. C'erano molte persone al contrario del parco, e i ragazzi ci guardavano curiosamente. Cosa avevano da guardare?
Ci allontanammo di poco dal gran fracasso, e mi dimenai cercando di liberare il mio polso dalla sua presa; poi lo sorpassai tranquillamente incrociando le braccia al petto, ma poggiando le mani sulle mie spalle mi fece girare, e ci ritrovammo di nuovo faccia a faccia.
I suoi occhi e i miei.
"Ti prego di rivolgermi almeno la parola e di fare meno la stronza. Almeno per stasera, fai finta che io sia un tuo amico e parlami. Prendila come un'occasione per conoscerci."
"E chi ti ha detto che io voglia conoscerti?" Aspettai una risposta con gli occhi ancora nei suoi, fin quando fu lui stesso ad interrompere il nostro contatto visivo.
"Dai su Elizabeth, non fare la preziosa." Scoppiò a ridere. "Sappiamo entrambi qual è la verità."
"Quella che prima era una verità può non esserlo ora..." Restammo fermi sul marciapiede, con gli occhi di pochi passanti che ci osservavano, poi si allontanò e disse: "Allora se è così," Sospirò prima di continuare "farò diventare questa tua presunta bugia una verità, di nuovo." Continuò a camminare fermandosi poi di fronte ad un locale con la scritta "M&K" a neon sul tetto, aspettando che entrassi io per prima. Diedi un ultimo sguardo all'insegna prima di avvicinarmi; la porta era già aperta.
Lo beccai mentre stava osservando i miei movimenti lenti e come mio solito arrossii, ma non mi feci prendere dall'imbarazzo perché prima di entrare nel pub mi voltai con un sorriso sarcastico e dissi: "Provaci."

  
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