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Autore: Alise13    10/08/2015    1 recensioni
"Tutto quello che desiderava Shay, entrando al liceo, era trovare un amore che le facesse venire il batticuore...Eppure erano passati quattro anni dal suo primo giorno di liceo e dell'amore, nemmeno la minima traccia. Un'incontro inaspettato, un gruppo di amici scalmanati e l'ultimo anno del liceo. Che cosa succederà?"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Kentin, Lysandro, Nathaniel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aria si era rinfrescata e la brezza mattutina entrava furtiva dalla finestra muovendo la tenda bianca; il tessuto s’increspava in piccole onde che, a tratti, facevano penetrare piccoli raggi tenui che illuminavano a sprazzi la stanza.
Shay si rotolò qualche volta nel letto assaporando quella freschezza che tanto le era mancata durante quell’estate afosa. Una mano si era intrufolata sotto il cuscino che sotto il peso della testa si era leggermente informicolata, una gamba era distesa quasi volesse raggiungere la fine del materasso, mentre l’altra era piegata stretta al petto. Era in una fase di dormiveglia che l’appagava, riusciva a cogliere quei piccoli dettagli e ad assaporarli rimanendo però con la testa sognante. Stava facendo un sogno di cui non ricordava già la trama, ma la sensazione che le aveva lasciato era piacevole, tanto che, la spingeva a richiudere gli occhi e a ricercarlo, ricrearlo, ma non ci riuscì.
Quella mattina avrebbe fatto fatica ad alzarsi lo sapeva bene, ma non voleva pensarci, aveva ancora qualche minuto di pace tutto per lei.
Purtroppo o per fortuna l’estate era finita e da lì a poche ore sarebbe stata seduta sulla sua solita sedia di legno laccato pronta a percorrere il suo ultimo anno di liceo. Il pensiero della scuola le fece fare una smorfia che le increspò il labbro superiore e le fece arricciare il naso. Da un lato non vedeva l’ora di rivedere i suoi amici, da un lato il pensiero di tornare a studiare le faceva salire il magone. Stufa di quei pensieri con un colpo di gambe gettò via la coperta e con un colpo di addominali, un po’ impacciato per il poco sviluppo di questi, si tirò su. Dopo essersi stropicciata gli occhi ed essersi sgranchita la schiena scese dal letto un po’ barcollante.
Stava per aprire la porta del bagno quando un rumore la fece scattare con la testa verso la porta che dava sul corridoio.
«Mamma?» gracchiò con la voce un po’ rauca di chi si era appena svegliato.
Non arrivò nessuna risposta. Indecisa sul da farsi optò per la doccia, ma nemmeno il tempo di girare la manopola dell’acqua che un tonfo sordo la fece precipitare in corridoio. Appoggiata con le mani sul poggia mani delle scale guardò in basso verso il piano inferiore.
«Mamma?» La sua voce aveva una nota di tensione.
«Tesoro, buongiorno!» La donna spuntò nella tromba delle scale  avvolta in una vestaglia color celeste pallido e teneva in mano una grossa tazza di caffè fumante che sorseggiava tra una risatina e un’occhiata divertita.
«Buongiorno un corno, mi hai fatto prendere paura, ma che stai combinando di prima mattina?» La tensione si sciolse per essere sostituita da uno sguardo severo.
La donna sventolò la mano libera davanti alla faccia.
«Non fare quello sguardo, è inquietante di prima mattina» scoppiò a ridere. Shay fece scivolare una mano sulla faccia sapendo benissimo come apparisse il suo sguardo figuriamoci alle prime luci della mattina.
«Non hai risposto alla mia domanda»
«Preparati e scendi. Vedrai con i tuoi occhi» Ok, come minimo sua mamma stava costruendo un robot assassino, e come minimo comprato su Amazon, vista la sua nuova passione per lo shopping online.
Shay sbuffò non sapeva se scendere subito e verificare che il piano di sotto ci fosse ancora o prepararsi con calma, ma la curiosità era troppa e si precipitò giù per le scale.
Dopo esser inciampata nel suo stesso pigiama e aver quasi battuto la faccia contro il muro riuscì ad arrivare in cucina; sua mamma le porse una tazza di caffè appena entrò, la stava aspettando sapendo che non avrebbe resistito.
«Grazie» disse sorpresa della sua prevedibilità.
Ciò che vide la lasciò a bocca aperta sua mamma le aveva preparato una colazione da re.
I pancake fumanti erano impilati uno sopra all’altro, la crema di cioccolata fondente era stata versata in una brocca di vetro a forma di goccia, un bicchiere di spremuta d’arancia dava quel pizzico di colore che rendeva tutto più bello.
Shay era senza parole. Peccato che la felicità durò poco perché mentre il suo sguardo vagava rapito da tutte quelle leccornie, si soffermò su di un’altra parte della cucina.
Pentole e contenitori sporchi erano stati buttati nel lavello senza pietà, lo spremi agrumi colante di polpa giaceva sul piano della cucina mezzo smontato, gusci d’uova e farina si mescolavano sul bancone.
«Disastro» sussurrò senza voce.
«Cosa cara?»
«Chi pulirà quel disastro?»
Sua madre si portò l’indice alla guancia grattandosi la pelle a disagio.
«Non pensiamoci ora!» La spinse verso il tavolo «Su, fai colazione, oggi è il tuo primo, ultimo, giorno di liceo.»
Già era l’ultimo anno, l’ultima possibilità per Shay di realizzare il suo grande sogno d’amore. Il collegamento che fece la sua mente fu inevitabile, Nathaniel. Da quel giorno delle prove della band non l’aveva più visto, aveva sentito a malapena Lys perché si vergognava per come se l’era presa. Quei pensieri le stavano intasando la mente e per non pensare cominciò ad ingozzarsi di cibo. Sua mamma stava per dirle di mangiare come una persona normale, ma la lasciò immaginando che ciò fosse dovuto all’ansia del primo giorno di scuola.
Dopo essersi preparata salutò sua madre che immobile se ne stava davanti alle padelle sporche in cerca di un aiuto divino. Sua madre era fantastica, ma quando si trattava di pulire proprio non ce la faceva ad essere una persona normale. La vide prendere uno straccio a caso con l’indice e il pollice.
«Non quello mamma, la spugna, quella lì» e indicò l’oggetto giallo e verde vicino al sapone per piatti.
Poco convinta la prese e dopo averla studiata un po’ la cominciò a strusciare sull’impasto appiccicoso.
«lascia stare, lo faccio io dopo» Tanto sapeva che sua madre non avrebbe pulito per bene, tanto valeva non rischiare che si ritrovasse il doppio delle cose da lavare o peggio la metà della cose visto che rischiava di rompere gli unici utensili da cucina che avevano.
«Giuro che per ringraziarti per il tuo compleanno avrai una bella sorpresa» squittì euforica.
Shay sapeva che la sorpresa ci sarebbe stata lo stesso nonostante la sua offerta di ripulire l’intera cucina.
La ragazza inevitabilmente pensò al suo compleanno, non mancava molto e la cosa non la entusiasmava. Quella data era legata a dei ricordi pieni di sofferenza, per non parlare del suo quattordicesimo compleanno.
Una mattina ti svegli e sei un’adolescente, nessuno può preparati per quello. Il tuo corpo anche se lo stesso da un giorno all'altro non ti piace più, ti senti sbagliata, odi tutti e hai pensieri sullo sterminio d massa l’80% del tempo e Shay ovviamente non fece eccezione. La prima cosa che fece fu tagliarsi la lunga e d’orata chioma. Guardandosi allo specchio quella mattina aveva notato che i capelli si stavano allungando velocemente stavano per superare le spalle. Toccandosi le punte chiare era indecisa se per i suoi 18 anni avrebbe fatto un nuovo cambiamento, uno stravolgente che la cambiasse in preparazione del cambio da adolescente ad adulta.
Le ragazze normali a quell'età sognavano una magnifica festa con tanti amici, una torta a quattro piani con ascensore e fantastici regali, ma Shay desiderava solo passare quella giornata in semplicità con i suoi amici e sua mamma, niente di più, niente di meno.
L’unica cosa che non si aspettava erano gli auguri da suo padre. L’anno precedente le fece gli auguri due giorni dopo e Shay sapeva bene che non erano passati più grazie a sua madre che l’aveva chiamato più volte per ricordarglielo, ma ormai non ci rimaneva più male. Dopo gli auguri in ritardo l’aveva pure invitata a cena da loro. Loro erano la famiglia perfetta: suo padre, la sua compagna e i loro figli perfetti, uno acquisito l’altra no, purtroppo con quest’ultima Shay condivideva un legame di sangue, anche se non si erano mai conosciute, non sapeva nemmeno i loro nomi, non li voleva sapere li odiava.
Suo padre, se così si poteva chiamare, non aveva mai meritato tale appellativo.
«Mamma esco!»
«Buona giornata tesoro.»
Il vento freddo le sferzò il viso, ma era proprio di quello che aveva bisogno. Respirò profondamente assaporando i sapori di un autunno in anticipo. I rami spogli degli alberi ondeggiavano nel vento, con dei movimenti ritmici quasi ipnotici. Socchiuse gli occhi contro il riverbero della luce, incamminandosi verso la fermata dell’autobus. Una coppia attirò la sua attenzione e il suo sguardo vi si posò più del dovuto. Era frustrante vedere le perfette vite sentimentali degli altri quando la sua era inesistente. A volte si ritrovava ad immaginarsi la loro storia, i dialoghi, le vicende che l’avevano portata a nascere e sbocciare, Shay aveva tanta fantasia, troppa.
Arrivata alla fermata del bus aspettò che arrivassero i gemelli. Quei due abitavano abbastanza lontano da dovere fare la prima parte del tragitto sul puzzolente e affollato mezzo pubblico.
Quando la vettura arrivò vide la faccia di Alexy spiacciacata contro il vetro delle porte, con una terrificante smorfia dolorante dipinta sulla faccia.
Armin invece aveva trovato un posto a sedere e senza prestare attenzione a niente e nessuno se ne stava a spippolare la sua console portatile.
Quando le porte si aprirono Alexy perse l’equilibrio cadendo in ginocchio sull’asfalto, respirava a fatica. Shay si avvicinò a lui per aiutarlo, ma nemmeno due secondi dopo arrivò Armin che senza guardare lo pesticciò senza pietà.
«Ma sei stupido?» Gridò Alexy al fratello.
«Non è colpa mia se ti metti a sedere nei posti meno adatti»
Alexy stava per battere un pugno in testa al fratello, ma Shay si mise in mezzo cercando di sedare l’ennesimo litigio o fratricidio. Alexy stava ancora cercando di ritrovare un respiro regolare, mentre con gli occhi fulminava il consanguineo.
« Al come va?» Chiese Shay per intavolare una discussione.
«Nervosismo a parte per aver un fratello così ameba?»
«Ti sento»
«E chi cercava di non farsi sentire?» Shay si portò una mano alla fronte e socchiuse gli occhi. La giornata non era partita come si aspettava.
«Comunque, pronti per questo primo giorno?»
«Per niente, non ho nemmeno finito i compiti delle vacanze, sono disperato. Armin non mi ha fatto copiare niente»
«Te l’avevo detto di studiare e che non ti avrei fatto copiare niente se fossi arrivato agli ultimi due giorni di vacanze per farli»
«Ma che vacanze sono se non fai altro che studiare?»
«Non ti preoccupare te li faccio copiare io» disse Shay frugando nella cartella celeste ed estraendo un quaderno ad anelli diviso con colori differenti quante erano le materie.
«Ecco qua, ci sono tutti»
Alexy abbracciò d’impeto l’amica.
«Tu sei una santa, un’amica, la migliore» Shay si mise a ridere.
«Non esageriamo» e diversamente dal solito non si ribellò all’abbraccio dell’amico.
Armin la guardò di sottecchi, ma lei se ne accorse.
«Che c’è?» domandò confusa
«Niente» cercà di far cadere il discorso.
«Su dimmi»
«Niente, sei diversa» e continuò a giocare.
Shay stava per alterarsi per la poca considerazione dell’amico, ma c’era abituata.
«Nessuno sguardo agghiacciante oggi, nessuna ramanzina ad Alexy e il quaderno…»
Il fratello gemello ci pensò un po’ su e concordò con lui.
«Allora cos’è successo?» domandò Armin. «Perché l’hai fatto?» Shay esitò incerta su cosa dire. La sua riluttanza a parlare non aveva niente a che fare con loro. La situazione era più complicata, non lo sapeva nemmeno lei perché si comportava diversamente eppure si sentiva abbastanza normale, spontanea.
«E’ vero! Sei strana. Che hai?» incalzò Alexy vedendo che non stava arrivando una risposta alla prima domanda fatta dal fratello. Alexy era un caro amico, ma era un impiccione di prima qualità, infatti, Shay non faticava a capire perché lui e Rose andassero tanto d’accordo, tra la passione per lo shopping e per i pettegolezzi si ero trovati. Due anime affini.
L’unica cosa che le era capitata ultimamente era stato quello strano pomeriggio, ma non capiva come ciò potesse averla cambiata. Cioè per com’era andata era più probabile che diventasse più astiosa non più altruista. Scosse la testa.
«Vi lamentate se faccio quel mio sguardo, che è involontario vi vorrei ricordaree poi vi lamentate se sono carina. Siete proprio una scocciatura!» Borbottò cercando di cambiare discorso, si era stufata di fare pensieri impegnativi di prima mattina.
«Lo so che è difficile da credere, mi sorprendo anch’io, ma immagino che capiti di essere di buon umore, ogni tanto. Probabilmente si tratta di una specie di riequilibrio dell’universo. » E alzò le spalle, mentre Armin con gli occhi leggermente socchiusi la stava ancora studiando non convinto delle sue giustificazioni, ma poi ritornò alla sua console e Shay si rilassò.
«Ma allora stai bene!» Esclamò entusiasta Alexy abbracciando l’amica infastidita. Era molto più facile farla franca con Alexy che con Armin.  Per tutto il tragitto il ragazzo dalle grandi cuffie arancioni aggiornò Shay sulla sua estate, raccontandogli ogni subdolo pettegolezzo che gli era arrivato all’orecchio. Quando arrivarono al cancello trovarono Rosalya e Kentin ad aspettarli.
Alexy urlò felice di rivedere il suo adorato Kentin che alzò gli occhi al cielo vedendo che molti alunni si erano girati incuriositi verso di loro.
«Si Alexy ciao, anch’io sono felice di vederti, ma ti prego abbassa la voce!» Kentin cercava di divincolarsi dalla morsa delle braccia del ragazzo che gli stavano stritolando il collo.
«Dobbiamo recuperare il tempo perduto» Esclamò Alexy mettendo ilo broncio.
Armin passò oltre e seguì la scia di Shay che si era già avviata oltre il confine scolastico. Quando varcò anche lui il cancello trovò l’amica impalata, abbassò la console e le appoggiò una mano sulla spalla.
«Shay?»
«N-no-on è possibile» sussurrò lei sconvolta.
«Mi stai facendo preoccupare oggi, mi vuoi dire che ti succede?» Il suo tono era preoccupato, voleva bene all’amica e voleva capire che le stesse succedendo. Varie volte lei lo aveva sostenuto, anche quando lo prendevano in giro chiamandolo “odioso nerd”, lei c’era sempre stata e per una volta voleva esserci lui per lei.
Shay non rispose, ma con l’indice indicò due ragazzi lì vicini.
Armin seguì il dito e vide Lys con un altro ragazzo che parlavano con la preside.
«Lo conosci? » domando lui perplesso.
Lei annuì con un gesto incerto del capo. La cosa stava incuriosendo particolarmente Armin che mise la console in tasca. Poche volte aveva messo da parte la sua compagna di avventure, ma quella situazione lo stava stuzzicando a tal punto da voler mettere tutte le sue facoltà mentali.
«Chi è?» Domandò mettendosi a tre quarti davanti a Shay così da poter controllare la situazione alle sue spalle con la coda dell’occhio.
La bionda vedendosi portar via parzialmente la visuale si concentrò sull’amico.
«Un amico di Lys. E’ il batterista del suo gruppo musicale»
«Interessante» sibilò lui tra i denti.
«E’ il ragazzo che ti interessa?» Per un secondo a Shay andò la saliva di traverso per lo shock. La disinvoltura con cui Armin le aveva posto la domanda l’aveva lasciata a bocca aperta.
«C-chi te l’ha detto?» boccheggiò cercando di respirare in modo regolare.
«Rosa» disse lui divertito dall’innocenza dell’amica che era arrossita in modo esagerato. «O meglio ho sentito per caso una telefonata tra Al e Rosa»
«Perché non riesce a tenersi un cecio in bocca quella ragazza?» ringhiò lei.
«Non lo so, ma di sicuro non la coinvolgerei in un illecito, non sia mai che lo sappia tutta la città cinque minuti dopo. Sarebbe capace di farsi un selfie e pubblicare la foto su instagram con la descrizione dell’accaduto» Shay cominciò a ridere divertita da quell’immagine che l’amico le aveva offerto.
«Grazie»
«Per cosa?»
«Questo» e con un dito indicò la sua bocca che si stava ancora increspando in una serie di risate contagiose.
«Che avete tanto da ridere?» Ros la spiona si era appena avvicinata incuriosita.
«Pettegola» la sgridò Shay.
«Devi essere più specifica, per cosa mi sono presa questo pettegola?»
Shay indicò il biondo Nathaniel che parlava ancora con la preside.
«Oh»
«Oh. Già»
«Se avessi saputo che sarebbe approdato in questo liceo, fidati, non avrei raccontato del tuo interesse»
«Che?» disse inorridita Shay. «A chi l’hai detto?»
«L’avrà detto a così tante persone che come minimo la preside starà chiedendo a Nathaniel cosa pensa lui di te giusto per farsi un’idea» Ci scherzò su Armin, ma ciò non fece altro che aumentare la rabbia della bionda.
«Tutto okay?» chiese Rosa.
«Alla grande!» rispose asciutta Shay.
«Dal tono si direbbe il contrario»
«Dici?»
«Okay, eri sarcastica» e fece roteare gli occhi al cielo.
«Comunque Shay, l’ho detto solo ad Al» fece una pausa. «E ad Armin involontariamente, ma non vale»
Lys si avvicinò a loro paasso lento e questo bloccò la furia di Shay che si stava per riversare sulla sua migliore amica.
«Buongiorno» il suo sorriso era educato e pacato come sempre.
«Ehi amico!» Esclamò Armin. Quei due erano l’uno l’opposto dell’altro. Vivevano in due mondi completamente diversi, uno nell’era tecnologica, l’altro preferiva l’età vittoriana e i usi e costumi, ma era bello vedere che nonostante le diversità ci fosse una bella amicizia.
«Che ci fa Nathaniel qua?» Chiese Rosa cercando di capire cosa stesse succedendo.
«Vi ricordate che aveva accennato ad un lavoro partime?» Le due ragzze annuirono, mentre Armin che si era perso quell’informazione alzò un sopracciglio.
«E’ venuto fuori che era per il nostro liceo e gli è stata offerta la possibilità di iscriversi con qualche agevolazione economica» Il Dolce Amoris era un liceo privato con una retta cospicua. La mamma di Shay lavorava molto per permettere alla figlia di frequentarlo perché offriva dei programmi scolastici molto validi, forse i migliori della città.
«Quindi sarà un nostro compagno di classe?» Chiese la bionda.
«No, sarà in un’altra sezione, ma sarà in questa scuola a tutti gli effetti da oggi » fece una pausa per lasciar metabolizzare la cosa a Shay che era palesemente scioccata. «E non è tutto, c’è un’altra cosa» Prima che potesse finire la frase anche Alexy e Kentin si unirono al gruppetto. Quest’ultimo era stato bloccato da Kim una ragazza che frequentava con lui il club di basket. Era molto atletica e con un corpo fantastico, tutta curve. La sua carnagione era dello stesso colore del cioccolato e i suoi occhi verdi risaltavano come gemme preziose. Peccato che socializzasse solo con chi frequentava il club. Kentin aveva provato ad integrala nel loro piccolo e sgangherato gruppo, ma lei aveva sempre declinato l’offerta.
«Ci vediamo dopo al club!» le urlò lei mentre entrava a corsa nell’edificio scolastico.
«Signorina non si corre nella mia scuola!» le urlò la preside, ma lei era già lontana.
La campanella suonò e i ragazzi si avviarono verso la prima lezione.
   
 
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