Note: hoennchampionshipping {Rocco
Petri x Vera} | R-12
Parole: 787
Go away.
{And please, forgive me.}
.
.
L'aria fuori è fredda e impetuosa, Verdeazzupoli è spazzata da un'insolita
tempesta. Con ogni probabilità è solo un riverbero di ciò che sente il mio
cuore, il mio dolore che si riversa in Kyogre, ora mio fidato compagno, e il suo che permea
nell'atmosfera e si condensa, diventando pioggia battente.
Il vento soffia impetuoso contro alle finestre, si sentono le sue urla fin da
qui, al caldo e al sicuro.
Al caldo e al sicuro.
Stai immobile contro alla parete, le braccia stese lungo i fianchi. Mi
guardi, e per una volta, per la prima volta, disprezzo il maledetto grigio
azzurro dei tuoi occhi. È come il cielo quando sta per piovere, è la lanugine
dell'inverno. Odio l'inverno.
Le pokéball all'interno del marsupio vibrano, è come se sentissero ciò che mi
sto trattenendo dal fare, come se sapessero che ben presto anche qui dentro ci
sarà la pioggia, e scenderà dai miei occhi. E pensare che anche i miei son quasi
grigi.
Allungo una mano verso di te, sfioro la tua - devi avere molta forza per
tirarla indietro come se il mio tocco fosse incandescente, come se ti facessi
ribrezzo o ti facessi male. I tuoi lineamenti sono tirati, i pugni serrati fino
a far sbiancar le nocche. Vorrei un sorriso, almeno, ma non mi dedichi nemmeno
quello.
Eri specializzato in tipi Acciaio, Rocco, il ghiaccio lasciamolo a Frida.
«Vattene.»
Lo sussurri come qualcosa di brutto, come una bestemmia, come un insulto
mortale. È come se fossi un serpente e sputassi veleno, è fiele che getti sul
mio cuore fino a corroderlo. Inutile alzare gli occhi su di te con la bocca
mezza aperta nell'incredulità, inutile il lampo che squarcia il cielo
rischiarando il tuo viso. La tua espressione non cambia, è durezza e dolore, è
una condanna che stai lanciando a entrambi, non solo a me.
Perchè?
«Rocco...»
«Ho detto vattene.»
La tua voce non è questa, mai ti sogneresti di parlare così a qualcuno, men che
meno a me. Perchè illuderci, Rocco, perchè fingere che non ci sia niente
quando quel che c'è è qui, rigoglioso, davanti ai nostri occhi? Perchè
estirpare un tal bel fiore, perchè calpestarlo fino a ridurlo in briciole?
Eppure le mie orecchie la sentono, è la tua voce che mi ordina, secca, di
sparire. Sei tu che me lo stai chiedendo. O forse è la società che ha chiesto a
te di farlo?
«Vai da Lino. Va da Brendan. Va da qualsiasi parte, per l'amor di Arceus, ma va
via di qui. Non posso vederti un secondo di più. Io me ne andrò via. Fallo
anche tu.»
Potrei odiarti, o almeno tentare, se non sentissi come trema la tua voce. E non
è un'impressione, lo fa anche la tua mano, e anche le tue labbra. Tutto il tuo
corpo trema, è come una diga troppo sottile che tenta disperata di tenere a
bada il fiume in piena.
Dovrei pregarti di restare, dovrei stringerti a me e baciarti - lo sento ancora
il sapore delle tue labbra di tanto in tanto, sai? - eppure tutto quel che
riesco a fare è singhiozzare, di colpo, spezzando il silenzio.
La mia dignità va in pezzi mentre il cielo vien tagliato a metà da un tuono. È
il mondo, il mio mondo, che minaccia di crollare.
E scoppia l'acquazzone. Tento di arginare, di fermarle con le mani, ma i miei
occhi hanno abbassato le barriere, e le lacrime sgorgano, impetuose, mi bagnano
le dita e il viso e il collo. L'aria della stanza si riempie dei miei
singhiozzi, del mio dolore, la vista è troppo appannata perchè possa vederti in
viso.
«Ti prego, Rocco, possiamo ... non andare via, Rocco, ti prego, no ... »
Farfuglio, invano, la voce strozzata e irregolare, i sussulti del mio petto che
paiono le onde del mare che s'infrangono di colpo contro agli scogli. Vorrei
odiarti, picchiarti. Eppure il desiderio più grande è quello di stringerti
talmente forte da legarti a me per sempre.
Senza un motivo per restare è inutile prolungar la sofferenza. Perchè restar a
giacer nel letto immoti, ostinatamente attaccati al corpo morto, senza
decidersi a lasciar andar la vita?
Ti aggiro, quasi correndo, spalanco la porta fra i singhiozzi pregando che,
domattina, non dovrò più soffrire.
Ma non è sufficiente per te, evidentemente, perchè appena prima che io mi getti
nella tempesta la tua mano afferra la mia, e la tua voce è rotta tanto quando
lo è quella che nasce dalla mia gola. Non è certo, ma quando volte appena il
viso verso il tuo c'è una lacrima che sta solcando la tua guancia. E chissà
quante altre sono dentro, chissà quante non posso vedere e non potrò nemmeno
asciugare.
«Perdonami, Vera. Ma non posso.»
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{Post Scriptum:
Ispirata da questo set di immagini.
Dedicata a Seshiiru, che tanto desiderava una Hoennchampionshipping (per quanto la coppia mi piaccia poco) e a cui tanto piacevano quelle quattro immagini.
Spero ti sia gradita!