Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh! Arc-V
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Autore: Alice_nyan    11/08/2015    5 recensioni
{Yuzu Hiragi x Masumi Kotsu (Zuzu Boyl x Giulia Crystal)} {nomi giapponesi} {shoujo-ai} {riferimenti strettissimi all’episodio 29} {2626 parole da word} {Missing Moment} {non credo OOC} {accenni agli istinti omicidi di Yuzu e al carattere tsundere di Masumi}
I suoi occhi iniziarono a brillare e il respiro sembrò abbandonarla di nuovo; le infinite e lucenti stelle che ardevano sulla volta blu scura sembravano averle tolto fiato e la capacità di proferire parola. Incantata da tale spettacolo meraviglioso, dopo aver guardato approssimativamente le stelle in una singola e precisa zona, fece scorrere le pupille dilatate verso altre direzioni finché non ottenne una visuale più ampia del cielo. Ogni qualvolta che credeva di aver analizzato ciascun puntino luminoso, inarcava la schiena per la scoperta di averne scovato almeno uno che non aveva notato vicino al precedente. Cercava di tenere le palpebre spalancate per non chiudere gli occhi, non avendo la certezza di ritrovarsi in quel sogno anche quando li avrebbe riaperti, ma non riusciva a resistere per più di qualche misero secondo
Alice_nyan
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Masumi Kotsu/ Julia Krystal, Yuzu Hiraghi/Zuzu Boyle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Tra Fusioni di Gemme melodiose e Farfalle cristalline

 
Un appuntamento all’osservatorio era stato prefissato per le ventidue e mezza.
La giovane quattordicenne Yuzu Hiragi, una ragazza della You Show School, con sua grande sorpresa aveva trovato un biglietto scritto a mano attaccato al bordo del collo nel retro della divisa scolastica. Suppose che qualcuno dovesse averle fatto questo delizioso scherzo lo stesso giorno del suo primo duello al torneo combattuto contro Masumi Kotsu,  l’orgogliosa utilizzatrice di fusioni della LDS.
Appena tornata a casa, poco prima di aver fatto una doccia rinfrescante e di essersi cambiata, si accorse con stupore del biglietto appeso dietro alla propria schiena. Osservò la delicata ed elegante calligrafia del mittente, convincendosi che fosse un ammiratore. I suoi pensieri finirono su Yuya, il coetaneo amico d’infanzia. Arrossì di gioia nel pensare al gesto tanto dolce e gentile e giurò che lo avrebbe trattato con maggiore riguardo da quel giorno in avanti; ma quando in mezzo al foglio scorse la carta “Crystal Rose” i suoi più grandi incubi si materializzarono: le passò per la mente l’espressione di Masumi che si girava di spalle con arroganza scostando una ciocca dei neri e lisci capelli dalla spalla destra. I suoi movimenti erano sempre aggraziati ed impeccabili ma, nonostante l’aspetto grazioso, le sue parole erano taglienti e ferivano come lame.
Ancora incredula si morse il labbro inferiore, pensando di dover rinunciare ad una nottata di sonno. Lei più degli altri avrebbe dovuto riposare tranquilla: dopo il duello appena disputato -in cui aveva rischiato di perdere la vita un paio di volte-, non voleva vedere il proprio viso sfigurato anche dalla stanchezza.
Nella speranza di fare in fretta, si infilò il primo vestito che trovò nell’armadio: un elegante abito rosa confetto con fiocchi e pois fucsia, che richiamavano il colore rosa dei capelli. Abbinò collant bianche e stivali in pelle alti fino al ginocchio.
Si pettinò come una furia fissando con odio l’orologio e maledicendo indirettamente l’altra ragazza che le stava facendo perdere qualche anno di vita per la corsa che avrebbe dovuto fare, essendo in ritardo di un quarto d’ora.
Solo nel momento in cui si trovò davanti alla porta con la mano pronta a spingere sulla maniglia, si accorse del grande problema in cui la corvina l’aveva cacciata: il padre.
Quasi disperata si sedette sul letto, riflettendo a tutte le possibilità immaginabili, scartando quella di chiedere il permesso per uscire, nonostante Boyl fosse una persona esageratamente tollerante e comprensiva.
Guardò la propria camera da letto con sguardo perso nel vuoto, affaticata e stordita. Le pareti erano bianche e pulite, senza l’ombra di una ragnatela. Il candido colore era interrotto poche volte da piccoli quadri dalle cornici nere che ritraevano scene di famiglia, paesaggi e raramente lei in primo piano. Alcuni mobili beige riempivano l’ambiente, come l’unico armadio posto dietro la porta, le cui solide e grandi ante si potevano aprire scorrendo le une sulle altre. Dall’entrata si notavano subito la finestra e il letto disposto orizzontalmente al centro della stanza. L’alto e morbido materasso e il colore rosa di cui erano impregnate non solo le coperte ma anche le fodere dei cuscini e le lenzuola  facevano sembrare la stanza estremamente confortevole o estremamente nauseante. C’era anche una scrivania in legno sulla quale gli oggetti, tra cui penne, matite, libri e fogli vari erano ordinati con precisione millimetrica e impilati gli uni sugli altri per occupare il minor spazio possibile.  
L’inesorabile ticchettio delle lancette si era fuso con i suoi pensieri sconnessi, mettendole ancora maggiore agitazione e portandola alla più completa esasperazione. Esasperazione che ormai provava ogni giorno per colpa degli strani amici che la seguivano. Masumi compresa, se la poteva definire ‘amica’.
Decise quindi di evitare problemi e di rinunciare. Si tolse le scarpe e si sdraiò esausta sul letto, abbracciando con entrambe le mani il morbido cuscino, noncurante di aver stropicciato il vestito e di essersi dimenticata la luce accesa.
Chiuse delicatamente gli occhi per recuperare le forze, non accorgendosi di essersi accomodata tra le braccia di Morfeo ancor prima di quanto pensasse.
Ma il beato e desiderato riposo non durò a lungo: sentì sbattere alla finestra come se qualcuno stesse bussando. All’inizio fece finta di nulla girandosi involontariamente dal lato opposto ma, quando il rumore si fece sempre più violento, fu costretta ad alzarsi.
Scattò in piedi con sguardo funereo, pronta ad uccidere chiunque l’avesse disturbata. Erano anche al secondo piano, quindi avrebbe impiegato poco a diventare un’omicida, spingendo il più involontariamente possibile l’ospite dalla finestra.
Scostò le tende biancastre nella speranza di scorgere il volto del futuro defunto. Non riuscendo a vedere nulla per il riflesso della luce sul vetro, si decise finalmente ad aprire.
Guardò sbiancando il volto di Masumi, sul quale si stava dipingendo un sorriso di scherno.
Che occhi spenti che hai. Oggi ti ho proprio prosciugato le forze, non è vero?
< Eccola che ricomincia > pensò l’assonnata Yuzu, indecisa se chiudere la finestra in faccia all’altra o farla entrare gentilmente. Scegliendo la prima opzione, mosse le mani ancora attaccate al metallo della maniglia per far capire all’ex avversaria di spostarsi.
Masumi con molta agilità entrò nella cameretta, lasciando Yuzu senza parole.
Lei si riprese dopo qualche sbadiglio rumoroso ma sempre coperto educatamente da una mano. Iniziò a collegare l’accaduto riacquisendo lucidità: il messaggio, l’appuntamento e la propria rinuncia. Diede un’occhiata fugace all’orologio analogico sulla scrivania, notando che era circa mezzanotte. Il suo sguardo passò a Masumi ma, per la vergogna di averla fatta attendere fino a quel momento, i loro occhi non si incrociarono per i primi minuti.
L’ospite indossava un pantalone nero elegante con motivi a rombi tridimensionali e una camicia bianca molto lunga, le cui maniche erano rigirate sino ai gomiti. I suoi capelli sciolti le coprivano con una frangia dritta la fronte abbronzata e le arrivavano oltre le spalle. Le iridi della ragazza erano color rubino, molto profonde, intense e carismatiche, ulteriormente accentuate dal leggero trucco che le circondava gli occhi allungati.
Non sai per quanto tempo ti ho aspettata. Che faccia tosta! Non mi chiedi nemmeno scusa!” disse furiosa spezzando il precedente silenzio, facendola sentire malissimo.
Mi dispiace, Masumi” confessò sincera, anche se sapeva di aver ragione. Poteva benissimo aver perso il biglietto o non averlo semplicemente notato, ma preferì non mentire.
E dire che mi sono anche preoccupata! E tu dormivi come un angioletto! Mi hai fatto prendere uno spavento” disse pettinandosi con entrambe le mani i capelli, immergendovi le dita e facendole lentamente scendere verso il basso senza incontrare ostacoli “però non è certo per questa ragione che sono venuta. Ecco... io... No. Assolutamente. Sì, non è certo per questo, cosa credi. Cioè no, intendevo sì nel senso di no, insomma, assolutamente no”  disse quasi tra sé e sé, aumentando e abbassando il tono della voce molto frequentemente e senza una ragione precisa. Arrossiva di più ad ogni parola che aggiungeva, forse non rendendosi conto di star peggiorando la situazione. Finì il discorso accennando nuovamente allo sguardo spento di Yuzu che, ascoltandola a tratti, decise di mettere da parte le bestemmie e le minacce e di passare all’azione. Andò in direzione della scrivania, si inginocchiò ed aprì un cassetto del mobile. Subito dopo ne estrasse un fazzoletto di tela e tornò vicino a Masumi. Lei era ancora immersa nei propri pensieri a voce alta, quindi le passò il pezzo di carta sotto gli occhi, sapendo di rimuovere una quantità di trucco eccessiva che serviva per coprire le pesanti occhiaie.
Ma cosa-” disse prendendo il polso della rosa e scostandolo con disprezzo dal proprio viso. Prima che potesse accennare all’orrore di vederla così vicina e di aver sentito sulla propria pelle le sue mani, l’altra le sventolò orgogliosa il fazzoletto davanti agli occhi, mostrandole la smisurata  quantità di correttore e di fondotinta che aveva rimosso. Masumi rimase rigida per i primi secondi, poi decise di difendersi nonostante l’evidenza.
Ah, e allora? Cosa speri di ottenere, dormigliona?
Tra le due quella che ha bisogno di dormire sei tu, Masumi” sorrise vittoriosa l’altra, dopo aver portato un piccolo specchio alla corvina. Lei non osò nemmeno toccarlo, ma Yuzu la intimò gentilmente -lasciandoglielo in mano con la scusa che se l’avesse fatto cadere si sarebbe guadagnata ben sette anni di sventura- ad osservare l’immagine riflessa.
E allora? E’ solo colpa tua se ho dormito poco stanotte. Anzi, è colpa tua se non ho dormito nemmeno ieri e il giorno prima!” disse velocemente, accennando ad alcune notti insonni che aveva dovuto passare, a suo parere, per colpa dell’avversaria. Non le piaceva sfiorare quell’argomento, che la faceva sentire debole e indifesa. La forte, coraggiosa ed intraprendente Masumi era stata sconfitta da una banale, fragile e spenta Yuzu. Il fatto che più la tubava e la faceva sentire una nullità era la propria certezza di vittoria: più e più volte aveva ripensato a cosa fosse andato storto nella propria tattica, a cosa avrebbe dovuto fare per ribaltare la situazione, a cosa mancava tra lei e i propri mostri e se avrebbe vinto comunque in altre circostanze. Ogni volta giungeva alla stessa conclusione: “Lei è davvero la duellante più prestigiosa del mondo, o sono diventata stupida”.
La rosa la guardava con disapprovazione, ma allo stesso tempo intenerita da quella scenetta grottesca. Masumi credeva di poter vincere a parole su tutti, ma non si era accorta di aver rasentato il ridicolo nel cercare di discolparsi. Era evidente: era venuta da lei solo per vantarsi e per farle vedere quanto poco le importasse di aver perso. Ma con fiducia Yuzu le diede un’ultima possibilità, pentendosi poco più tardi di aver continuato il discorso chiedendole la reale ragione della sua ‘visita’.
Te lo dico solo se sali sul tetto! Scoprilo da sola, occhi spenti!” Le disse con fare beffardo Masumi, avvicinandosi al suo viso decisa e sicura come per provocare quelle iridi azzurre.
Ma neanche per sogno, occhiaie pesanti! Non verrò mai, per niente al mondo-” incrociò le braccia al petto scuotendo la testa in segno di disappunto. Era convinta che nessuno sarebbe stato capace di farle cambiare idea ma, proprio quando la vide mostrarle due delle proprie carte, Santa Diva Fantasia Floreale e Mozarta la diva melodiosa, si convinse di aver torto.
Masumi si fiondò fuori dalla finestra, facendo col capo cenno all’altra di seguirla; poggiò il piede destro sulla base degli infissi, con un lieve balzo si diede la spinta e arrivò silenziosa sul tetto. Yuzu con una leggera paura si sporse, indecisa se chiamarla e pregarla gentilmente di smetterla, o se seguirla e farle la ramanzina dopo. Nell’incertezza cercò di imitare i movimenti della corvina ma, proprio quando avrebbe dovuto risultare il più invisibile ed impercettibile, fece scricchiolare il legno sotto le proprie scarpe. Scoraggiata si fece forza e cercò un appiglio al muro. Ricordò che Masumi si era retta al ramo dell’albero vicino, quindi si decise a fare lo stesso. Allungò la mano per afferrare i ramoscelli, quando la coda dell’occhio –e tutta la propria attenzione- si posarono sul grigio asfalto che circondava la villetta. I muscoli le si irrigidirono, le si creò un nodo in mezzo alla gola, sentì girare la testa e, per un istante, rischiò di cadere e schiantarsi pericolosamente al suolo. L’intervento di Masumi fu fondamentale: dal tetto, reggendosi con una mano alla grondaia che circondava il perimetro dell’abitazione, tese il braccio e la afferrò con prontezza, evitandole una gita gratis  all’ospedale.
Sei anche pesante! Ma cosa ti insegnano a scuola?” disse tirandola verso di sé e facendola aggrappare alle tegole. Le venne in mente il momento in cui, durante il loro ultimo combattimento, Yuzu si era lanciata verso la carta action sicura che il mostro fusione sarebbe giunto in proprio soccorso. Se fosse stata più fiduciosa, forse Masumi avrebbe vinto ma, nonostante l’evidente sconfitta, non era sicura di voler testare quel tipo di duello che insegnavano alla You Show.
Grazie Masumi” disse portandosi una mano alla bocca per estinguere la paura e la tensione, mentre si accomodava alla sinistra dell’altra. Riacquisì in poco tempo lucidità e, quando lo spavento si dissolse del tutto, alzò per la prima volta il capo in direzione del cielo.
I suoi occhi iniziarono a brillare e il respiro sembrò abbandonarla di nuovo; le infinite e lucenti stelle che ardevano sulla volta blu scura sembravano averle tolto fiato e la capacità di proferire parola. Incantata da tale spettacolo meraviglioso, dopo aver guardato approssimativamente le stelle in una singola e precisa zona, fece scorrere le pupille dilatate verso altre direzioni finché non ottenne una visuale più ampia del cielo. Ogni qualvolta che credeva di aver analizzato ciascun puntino luminoso, inarcava la schiena per la scoperta di averne scovato almeno uno che non aveva notato vicino al precedente. Cercava di tenere le palpebre spalancate per non chiudere gli occhi, non avendo la certezza di ritrovarsi in quel sogno anche quando li avrebbe riaperti, ma non riusciva a resistere per più di qualche misero secondo. Non si accorse però di aver commesso un terribile errore nel voler stampare quell’immagine nella mente e imprimerla nei ricordi perché, quando credeva di esserci riuscita, veniva rapita nuovamente da altri astri che la portavano a perdere del tutto la concezione del tempo e dello spazio. La sua mente vagò nel vuoto e, tenuta ostaggio dai lontani corpi celesti, si dimenticò anche del luogo in cui si trovava e di tutti i propri problemi. I suoni che le circondavano risultavano ovattati alle loro orecchie: il continuo canto notturno dei grilli sovrastava perfino sulle ruote delle automobili e sulle ultime chiacchiere degli insonni. La leggera brezza che le accarezzava dolcemente le rosee guance le donava frescura, e il rapsodico movimento delle chiome degli alberi rendeva l’atmosfera molto suggestiva.
La voce di Masumi si intromise tra i rumori della notte ma, armonizzandosi con il resto del paesaggio, non dispiacque molto alla rosa.
Sai, credo che nel cielo manchi una stella” disse mostrando un sorriso freddo, dopo averle restituito i suoi due mostri più potenti. Lei diede un’occhiata alle carte, in particolar modo osservò quella viola raffigurante un essere antropomorfo dai colori blu e rosa pastello, simile ad una bambina che, costellata di petali, sedeva su un fiore di loto fucsia; successivamente posò lo sguardo sul volto inespressivo di Masumi, cercando di capire ciò che intendeva. Rifletteva attentamente a quelle parole senza apparente significato, per poi giungere alla conclusione che sicuramente, dato il suo carattere narcisista, la stella era lei. Fingendo di non capire, chiese spiegazioni che arrivarono ma accompagnate da un leggero bacio a fior di labbra. I loro corpi si sfiorarono appena, vittime di un impercettibile e poco sicuro sussulto e di un imbarazzo crescente che le impedì di stare a contatto a lungo. La corvina le si era parata davanti con un gesto rapido, ma lento rispetto allo scatto fulmineo con cui tornò al proprio posto, seduta su un paio di tegole affiancate, con il viso vigorosamente arrossato rivolto lontano dall’amica e lo sguardo impacciato che faticava a posarsi su un oggetto individuabile.
L-la s-stella mancante... s-sei...” disse portandosi le mani a coprire la vergogna e facendo una lunga pausa “io. Ovviamente” disse ancora, non del tutto convinta.
Yuzu aveva intuito la situazione e, portandosi una mano davanti alla bocca ripensando a quell’istante ormai trascorso, sorrise dolcemente cingendo le ginocchia con le braccia.
Però sei stata una vera stella nel duello di oggi. Per essere riuscita a battermi devi essere...” disse fissandola negli occhi contenta e sollevata per averle detto ciò che realmente pensava “... davvero abile, veloce, esperta, capace, intelligente-”
“Masumi! V-va bene così” disse arrossendo davanti a tutti quei complimenti “Tanto lo dici solo perché vuoi apparire superiore” disse aggrottando la fronte.
Eh? Cosa dici? Ed io che ero davvero sincera” sbottò, solo per contraddirla, avvicinandosi e sedendosi accanto a lei dandole un confortevole abbraccio sotto il cielo stellato.


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E' giunta l'Apocalisse. Domani nevica.
Ragazzi miei, sì, l'ho fatto.
HO SEMPRE DESIDERATO USARE DELLE FIGURE RETORICHE IN UNA FICTION *affannata*
Allora, in primis questa fic è nata come sfida nei confronti di Mr.Teschietto u^u (non tanto per avermi dato della vecchietta, eh. Ma perché volevo darti la dimostrazione pratica di saper gestire diversi stili di scrittura ù.ù) Cooomunque, sono soddisfatta di aver scritto una fic nel fandom di ARC-V. Arriverà presto un'altra one-shot su Yuugo (aww) e Rin (yeah!).
Per chi aspettasse l'altra mia fic (humm... direi solo Saa-kun, gn [ok, buon riposo] ) vi -in questo caso ti -.-' - preannuncio il titolo! Acchiapparella! (<- e se ci mettiamo quel puccioso di Kageyama e quel malizioso di Masaki siamo fritti XD). Alice_nyan
   
 
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