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Autore: queenjane    12/08/2015    1 recensioni
Il punto di vista, intimo e privato, senza avventure, di Catherine Fuentes, una sorella di Oscar, già protagonista della long "The dragon and the rose", da leggere come storia a sé oppure spin off. Dedicata a, in ordine alfabetico, Amantea, per i suoi preziosi pareri, Tixit, per le svariate consulenze su varie idee, e Veronica Franco, che, con squisita gentilezza, suggerisce miti e quanto altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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  • Mangerò le mele, berrò la pioggia e ho una coperta per il freddo. Poi vedi, questa è una casa sull’albero. E non scenderò tanto presto.
  • Lieta per la tua organizzazione, Oscar, veramente efficace.- Una foglia cadde sul mio viso proteso verso l’alto.
Ora avevi questo sghiribizzo, ai tempi, con Luois ci eravamo fatti costruire quella casetta aerea, sembrava essere rimasta in buone condizioni, una opinione, di certo non sarei salita a verificare.
  • Lo so, ci giocavo quando ero piccola.
  • Non credo …- Invocai la pazienza e di non mettermi a ridere, eri seria e spinosa, di coccio.
  • Vai dentro e conta quattro passi dalla porta, sulla parete di sinistra, quella della finestrella,  trovi un nome, guarda qual è.
  • Peccato, oggi pomeriggio volevo farti fare un giro serio su Tintagel.-.
  • Cioè ? un giro serio come?
  • Montiamo e proviamo a andare al trotto. Magari al galoppo.
  • SIIIIIIIIIIIII….
Eri scesa in un lampo, dopo avere appurato il nome inciso, un bel Catherine, appunto.
Via via la confidenza e la sicurezza aumentavano, quindi era giusto così, credo, ma Tintagel da sola lo hai montato solo quando contavi dodici anni, prima non mi sarei azzardata.
.. una predilezione, aperta e costante, che cagionava la gelosia acuta delle altre sorelle,un dopopranzo, ti vidi arrivare, nel mio salottino, con la tempesta negli occhi e dei graffi sul viso.
Nessuna spiegazione, uno sguardo a destra e sinistra, poi mi volasti tra le braccia, serrandomi fortissimo per le costole. Ti strinsi a mia volta, lo stupore era totale, avevi la schiena tesa e rigida, che avevi?.
  • Oscar che è successo? Me lo dici.
  • Ecco, almeno ora è  vero.- Con esatta ostinazione.
  • Cosa?- mi ci volle un pezzo a farti parlare.
  • Ho litigato con Hortence, dice che non capisce che vuoi stare sempre con me e.. abbiamo fatto a botte, ma vai tranquilla che non lo dice, il generale ci frusterebbe ben bene, e ha troppa paura di lui. Che mi abbracci e mi baci. Fosse vero, poi… Poi graffio più, graffio meno..- ne avevi una vasta collezione, invero.
  • Non .. – Mi spiaceva. La testa sulla spalla, ti eri adagiata sul mio stomaco e .. quasi tremavi, mi sdraiai sulla schiena, tenendoti stretta, le braccia allacciate, la guancia premuta.
  • Litigate e basta..
  • È stupida- Contro la trina del vestito.
  • È gelosa di me, Oscar, lo è sempre stata e ... quando avevi pochi mesi, ti tenevo sempre così e lei ci rosicava..
  • Non mi ricordo.- per la sorpresa tirasti su di scatto la testa, le iridi immense e dilatate.
  • Non puoi, non avevi nemmeno un anno quando mi sono sposata.
  • Se lo facevi prima, perché non lo fai adesso?
  • So che non ti piacciono le smancerie- Intanto, mica scendevi.
  •  E vedo le smorfie che fai quando ti toccano le guance o i capelli.
  • Ora basta, eh, non ti mettere idee in testa,
  • Hai fatto tutto tu.-  Una piccola stretta e via, strano il senso di vuoto e solitudine.
Riempivi lo spazio e la distanza, nonostante tutto, oggi come allora, una dolce alchimia.
 
  • .. Ho visto le frustate.
Un fittavolo non era in grado di pagare quanto dovuto al Generale, che lo aveva preso a scudisciate, come era in suo potere, impartendo la punizione nel cortile della maison dinanzi a un piccolo pubblico, l’aria percossa dal suono osceno del cuoio che sbatteva contro la pelle straziata, il sangue che pareva avere l'odore e la consistenza del ferro.
Oscar non aveva battuto ciglio, assistendo al tutto.
Era suo dovere, riteneva il Generale, che suo figlio dovesse essere conscio di tutti gli aspetti, compresi quelli più sgradevoli e necessari.
  • Vieni qui, Oscar, dai, respira due o tre volte, profondamente e…
  • Tutto quel sangue, le urla …- Un brivido involontario.
Già. Anche io ero stata frustata, tante volte, anni prima, ogni singola sferzata era un grumo di dolore.
  • Sst.. – avresti fatto cinque anni a Natale, non eri un po’ troppo piccola, e..
Perché mi avevi cercato? Ottima questione da evitare di approfondire, mi sedetti e aspettai letue reazioni.
-Fa male.- Cosa? Ti avvolgesti una ciocca dei miei capelli sul pugno, ti aveva sconvolto, non so.
  • Guarda fuori, è una bella giornata, ti va di andare su Tintagel.
  • Sì, grazie. Aspettiamo ancora un poco, però.
Silenzio, rarefatto e perfetto.
Un tronco a cui appoggiare la schiena, la tua contro il mio busto, a finire la mia stretta. Tintagel che brucava.
  • Ti senti meglio?
  • Sì, io .. – Un movimento repentino, girandoti, cominciasti a toccarmi il viso, una guancia, la punta del naso, compresi che avevo ora  la tua fiducia, che quello era un affare solo tra me e te.
Era curiosità, timore od altro?
  • Non lo dire.
  • Va bene. Comunque, parli davvero tanto quando hai voglia.
  • E tu no?
Eri come una tigre, che avevo addomesticato, un paragone meritato, dopo tutto, non trovi?
Parlavi tanto e, insieme, eri molto fisica nelle tue reazioni, con gesti e scatti repentini, un tenero miscuglio, anche se eri testarda, riservata, un concentrato di alterigia.E intelligente, curiosa, con un lato intrepido che non tutti avevano, tenace e leale, come avrei appurato poi.
 
…Mi sarebbe piaciuto che Oscar venisse ad Ahumada, tranne che doveva essere Xavier a fare da ambasciatore, la scusa i progressi con la spada.
Nel Medioevo, i giovani pupilli erano mandati presso amici o parenti per fare da scudiero a un cavaliere, prima di diventarlo, poi .. collegi e scuole militari, tranne che una bambina maschio in mezzo a veri maschi sarebbe assurdo, il Generale .. potrebbe cogliere i classici due piccioni con una fava. Ovvero affidarla alle cure di un superbo spadaccino e, insieme, mandarla da persone fidate … l’idea è stata di entrambi, chiarisco tra me, mi ha ammorbidito in maniera incredibile, nonostante tutto.
Tuttavia, non dissi nulla, per evitare possibili delusioni, e feci uno dei miei soliti guai involontari.
Un oceano di seta azzurra e grigia, il corsetto incrostato d’argento, che sfavilla ad ogni respiro, una parrucca con le perle, orecchini di zaffiri coordinati con i bracciali ed la collana sulla pelle nuda, il busto, profumo d’arancia e rose e miele selvatico, ero bella, ma che fatica, ero in alta uniforme, sosteneva Oscar.
Se vai a fare queste cose, sono tutti laccati, LUCIDI, osservando di malavoglia che ero bella, è una constatazione, figurati se io faccio complimenti e poi a te (il tuo modo contorto di essere gentile).

Lo splendore di quella fine estate, era impagabile nel farmi ridere, molto più divertente da seguire nei suoi commenti e trovate e idee che andare a Versailles, ove tutto è prevedibile, un congegno intorno al re ed alla sua persona, a ragione Saint Simon osservava che, chiunque, un orologio alla mano ed un almanacco, poteva dire con esattezza cosa accadeva alla reggia, tale è la precisione della giornata reale, dei suoi riti e dei diversivi divenuti poi immutabili. A esempio, Luois XV ha abolito le vasche da bagno, ben di rado si lava, coprendo le “perfum” con costose essenze, imitato dai cortigiani, con il risultato che … la puzza impera- e io sono una fanatica della pulizia.

Splendore e trascuratezza, le tappezzerie con gli orli sfrangiati, i mobili sbeccati e la meraviglia della galleria degli specchi che riflette cento violini, mille piume, diecimila fiori ed un milione di Catherine. Un mutamento irreversibile, pochi anni di viaggi ho appreso che Versailles non è il mondo, che mi diverto a stare più con Oscar.
 
Il viso gelido, come la brina che doveva giungere nel mese di ottobre, non parlava, anzi si premurò di darmi un pizzicotto sulla mano e di mordere un braccio, tanto per rincarare la dose

- VATTENE IO QUI NON TI VOGLIO-
- Che hai, lo sapevi che ieri andavo alla reggia! Te lo avevo detto!
Poi: - Che hai?- mi girava la schiena, con quelle reazioni violente, tranne che non pareva una bizza, un capriccio dettato dalla stanchezza od altro che le girasse per la testa, quanto ….
- COSA VUOI? LASCIAMI STARE!
-alzandosi di scatto
- Torni a casa tua, con tuo marito, come è giusto, che vuoi da me?Mica siete fidanzati e dovete vedervi con lo chaperon.  Però me lo dovevi dire,-La voce rotta, ferita.
- Lo so che vai via, stavi un mese, l’avevi detto, ma così….
- Non vuoi venire?
- Che stai dicendo?
- Non te la senti? Forse hai ragione …
- Io so che mi hanno detto che te ne vai, nostra sorella, Marie, però potevi dirmelo, ho fatto la figura dello scemo, mi hai preso in giro!
- Oscar, il generale ha deciso che vieni anche tu con me e Xavier, ad Ahumada, volevi venire- le bloccai le spalle, incassò la testa contro il mento-… cioè, te lo avevo detto, avevo capito che volevi venire, ma finché non era sicuro sono stata zitta!
- Vai via ma mi vuoi? Mi volete? –
Rovesciando il viso, aveva pianto, ma .. non era un capriccio, mi voleva bene--Te la senti di venire? Qui è casa tua, cioè …
- CAT- Un colpo al cuore, solo una altra persona mi ha chiamato così in questa vita, in questo mondo ed era nostro fratello.
Non ci avevo capito nulla, e la presunta adulta ero io, ti dovevo riparare, dare certezze, difendere, invece, avevo sbagliato, dovevo tenerti per mano e ti avevo ferito, restai mortificata. Le braccia ferme, quanti danni avevo fatto?.
-Vieni qui, mica ti mangio, cosa credi.
Poi;- Abbracciami, so che non mi fai male, mi puoi toccare-
La testa  contro la spalla, ti eri adagiata contro il mio stomaco, tremando un poco, i capelli mi facevano il solletico sul collo, eri alta, per la tua età, esile, un peso sul cuore, premuta così.
- Oscar
- Fammi stare qui per un po’-
- Sì- ero goffa, di legno, di pietra, mi hai insegnato tu, dopo tanto, un soffio, ad amare, ricomponendo i pezzi, e poi dicevi che ero io a tenerti al sicuro, farti sentire protetta, quando era vero il contrario.
 
Che bellezza, attraverso i tuoi occhi, Oscar rievoco una storia, quella millenaria, appunto, della rocca dei Fuentes, sulle cime spinose dei Pirenei ma anche quella della nascita di un ragazzino, di un vanto e di uno splendore riflesso, così come è stata tramandata da mio marito, Xavier, e da suo padre, Juan, una storia che si inserisce tra le pietre color miele appena venate dall’edera della rocca. Magari un giorno te la racconterò.
Lui si chiama Felipe Juan Moguer, anche se per tutti è Felipe, potrebbe diventare un tuo amico.

Una limpida primavera, un intatto splendore di madreperla, il ragazzo era cresciuto in fretta nel giro di pochi mesi, la tipica indolenza di un giovane uomo, impaziente, avido di vita e avventure.
Vano avvisarlo sulla necessità di avere attenzione e controllo, più facile sarebbe stato domare il vento.

Di rado rammentavano Donna Sol, amazzone, splendida guerriera morta in seguito ad una banalità sconcertante, nel lungo elenco di lutti che aveva assediato le loro vite.

Erano saldi, freddi, immutabili, come i Pirenei, erano i Fuentes, nulla li fermava, nulla li bloccava, era la vita.

Padre, devo dirti una cosa e sarai scontento.
- Dimmi.
- Juana sostiene di aspettare un figlio da me
- Semplice e sintetico.
Tu cosa mi dici?
- Era vergine,la prima volta ha perso sangue-
Arrossendo.
Aveva un sacchetto da qualche parte e lo ha rotto senza che te ne accorgessi? Oppure si è tagliata? Magari ha finto-

Lo diceva per forma, non voleva che suo figlio passasse da ingenuo, e comunque vi erano sempre due pesi e due misure, lo sapeva, in fondo era orgoglioso della precocità del ragazzo, aveva quattordici anni e poco più, come Juana, figlia di fittavoli, pure, anche lui, come Xavier, aveva cominciato presto.
Era vergine, sono sicuro, lo so.
- ….
- - sfuggendo a una via di fuga implicita, altro sarebbe stato il discorso se la ragazza avesse avuto nobili natali.
Bene, ora come intendi procedere? È un pasticcio e lo sai, non dire che sei giovane, come in effetti sei, il controllo era meglio prima, per evitare queste situazioni, visto che non sei ancora sposato. E non fare quella faccia, non dirmi che ti ha sedotto, non potevi resistere o ti ha obbligato?
Devo prendermi le mie responsabilità-  Forse, tra i due, la ragazza aveva ritenuto di non potersi esimere dalla attenzioni del figlio del marchese oppure pensava di ottenere qualche vantaggio, mentre Xavier aveva seguito il suo piacere.- Se lo riterrete necessario la sposerò- Ringraziando il cielo che vi erano altre opzioni.
Ora .. Se decidi che il bambino sia allevato ad Ahumada, sperando che non se ne aggiungano altri,  di bastardi, dovrai indirizzarlo, dandogli un futuro, sempre che passi l’infanzia. O dare una dote alla madre, affinché chi  la sposi passi sopra l’incidente, un eufemismo, andando in un’altra località, oppure mandala da qualche parte..- Così usava fare, ad esempio, Ferdinando d’Aragona, il re cattolicissimo, sposato alla pia e guerriera Isabella di Castiglia.
Dovrebbe nascere nel mese di dicembre-
- Xavier, devi pensarci da ORA, è differente dal valutare se stasera mangerai carne o pesce o ti asterrai dal vino …

Il ragazzo aveva formulato un’ipotesi, si era detto d’accordo, a quel punto aveva ritenuto congruo spiegare in dettaglio gli accorgimenti per evitare una indiscriminata moltiplicazione
 ( la castità era il mezzo più sicuro, tranne che un ragazzo di quell’età non l’avrebbe praticata)

Felipe era nato la seconda settimana  del dicembre 1752, vigoroso, con una marcata somiglianza con Xavier.
Si chiamerà Felipe Juan Moguer. Ne avrò cura, gli saranno dato delle terre e sarà istruito-
Lo osservava, stanca, indolenzita, riempiva la stanza intera con la sua presenza.
Felipe era il nome di mio nonno, Juan come mio padre e come te- Aveva fatto una pausa
.- Prima che io e te.. indicò il bambino che giaceva nella culla, un ciuffetto di capelli castani su un viso tondo e paffuto.
Sì, prima a lei piaceva un altro ragazzo, Huesca, e lei piaceva a lui, tranne che nessuno adesso l’avrebbe presa, i genitori non l’avevano buttata fuori di casa per l’ordine congiunto dei Fuentes, il bambino per quanto bastardo, era sempre del loro sangue..
Lo vorresti ancora, Huesca?
- Non ha importanza, non più-
E si era vietata di sperare, anche se Xavier aveva già una idea in testa.

Huesca Machado venne nominato capo delle guardie del castello, viveva in una casa poco distante dalla rocca e, nel 1754, sposò Juana, i Fuentes le avevano dato una dote sostanziosa.
A prescindere dall’inciampo iniziale della nascita di Felipe, ebbero una buona vita, cibo, soldi, un solido avvenire ed altri figli.
Felipe cresceva, ogni tanto giungevano doni dei marchesi, insieme alle loro visite, poi era arrivata io, la francese con gli occhi azzurri, la moglie di Xavier, che non era stata, almeno nei fatti, né gelosa né cattiva- su quello che pensasse nessuno aveva idea, tranne che era giusto in quel modo.
Così mi descrivevano.
Felipe aveva imparato a leggere, scrivere, tutti i giorni andava a Ahumada per essere istruito, presenti o meno i giovani marchesi, imparava le basi della scherma.
Un bambino quieto, solitario, per gli altri bambini era un DIVERSO e, ove non vi fossero adulti in giro, glielo facevano notare con le parole e con i fatti e venne fuori grazie a una piccola tigre francese.
Poi nel settembre1760 iniziò una altra storia.
- Raccontami. Sono fatti gravi e tu.. Non ce l’ho con te, sia chiaro, ma devo sapere-una collera fredda, senza urla, che la lascia perplessa-Prima di tutto, tu stai bene?-
Annuisce e vorrei riempirla di baci, è solenne come un fuso, una rocca di giustizia.
- Sono scappati via, subito …
- Grazie Oscar-
- Erano tre contro uno e lo picchiavano, io ho cominciato a tirare sassi e a urlare- mi spiega,intanto si fa prendere in braccio, non vi bada, ancora intenta per questa avventura.
- Va detto a Xavier-
- . ..Perché ce l’hanno tanto con Felipe? Cioè ci capiamo, poco, quello che basta per giocare, so che ha quasi otto anni, posso continuare?
- Sì, è un bravo bambino, però è solo. È molto intelligente, Oscar, anche troppo, e.. – intanto ti avvolgo, intenta, tra le braccia, per lo stupore mi lasci fare.
- I genitori chi sono?
- Suo padre è un nobile… Ora basta con le domande, per un momento.
- Solo una, ci posso continuare a giocare?
- Sì,-
Pensieri affastellati.Felipe aveva capito che era una bambina, vestita da maschio, e me ne aveva chiesto il motivo, discreto, rimanendo basito quando ho detto la trovata di nostro padre.
- Ah.. credo che pensi di essere un maschio .. Non sempre ci capiamo, a parlare, comunque dice sempre delle Amazzoni, della nascita della dea Atena… (tutte storie che le ho sempre raccontato da allora in avanti…)
La scruto, un amore così palese che lo capisce anche Oscar, che arrossisce, poi è più forte di me e glielo dico:- Ti voglio bene, Oscar-Non protesta, non dice nulla, mi stringe ancora più forte, il viso premuto contro la mia spalla, oso appoggiare la guancia contro i suoi capelli, ciocche chiare e ciocche scure mescolate insieme.
 
 
   
 
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