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Autore: queenjane    12/08/2015    3 recensioni
Il punto di vista, intimo e privato, senza avventure, di Catherine Fuentes, una sorella di Oscar, già protagonista della long "The dragon and the rose", da leggere come storia a sé oppure spin off. Dedicata a, in ordine alfabetico, Amantea, per i suoi preziosi pareri, Tixit, per le svariate consulenze su varie idee, e Veronica Franco, che, con squisita gentilezza, suggerisce miti e quanto altro.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Una luce strana danza negli occhi di Oscar, foriera di qualche birichinata.
– Che c’è?- Scuote le spalle,
-Vedo che leggi tanto-
Giusto, quando non è in giro con Felipe o dietro ai suoi impegni, il cappellano fa anche da precettore, ma sa il fatto suo, sta accampata in questa stanza e non sempre bado a rimettere via i testi.
-Quindi?-
- Ho visto l’Encyclopedie-
Oddio, a morsi e bocconi la guardo, ma alcuni passi sono ostici, però mi piacciono le idee, vedere di tutto un po’, ho gusti slegati, eterogenei, tranne che amo in particolare l’Odissea.
– Il Generale dice che è robaccia-
-La leggo io, mica lui e ti pregherei di non riferire in giro i fatti miei, capito-Tranne che…. A volte ritorna ad essere esasperante, mi provoca, fino a vedere il limite che può raggiungere prima di una mia arrabbiatura e non sempre ho pazienza, ho un caratteraccio.
Già, venendo qui sosteneva che il cielo era più azzurro, le ginestre più gialle, il castello un labirinto per fantastiche esplorazioni e ha Felipe.
Ma il sollievo quando ha visto che le stanze erano sullo stesso piano me lo ricordo, come pure la rassicurazione che ci sarei stata io, quando faceva il bagno, per aiutarla per la schiena e le spalle, i capelli, e le storie, se le aspetta sera dopo sera.
E qualche mattina, per gradi, me la sono ritrovata nel letto, non ho detto nulla, mi limitavo a fingere di dormire, sentendo che mi accarezzava un braccio, i capelli, un'ombra leggera, fino a prendere totalmente confidenza.E infilarsi come un salmone in mezzo alle coperte, afferrando un polso e stringendo forte e guai a me se commento qualcosa.
Oggi, comunque, non è giornata e… d’accordo, mi scoccia di essermi ammorbidita così, ha rotto le barriere, questa confidenza l’avevo con mia madre, peccato che la tua, volente o nolente, non c’è e ti arrangi come puoi, salvo appurare che sei meno nervosa e suscettibile.
Xavier continua a sostenere che sono dura, indomabile, piena di slanci e crudeltà, la signora della primavere.
( Ho amato Xavier, tranne che ci siamo massacrati e feriti a vicenda, senza vinti o vincitori, altre braccia, piaceri effimeri, eravamo sempre vivi e null’altro rimaneva, rabbia e orgoglio).

Sono come un lupo, che vuole sempre stare da solo, d’autunno sono sempre di umore nero. Sei strana ma  sei simpatica, già, brava a dire ti voglio bene e poi  non la sopporto. Dicevo ..
- Ascolta, invece, vogliamo fare una bella galoppata su Tintagel, oggi?
- Si -  Meno male che ho trovato il diversivo.
- Perché si chiama così, per il castello di re Artù?- intanto è partito l’ordine e io mi cambio.
- Chiedi a Xavier- prima era suo, poi lo vinsi a carte, tranne che non mi pare molto edificante da raccontare.
- Eh ..?
- Prima era suo, poi l’ho avuto io. Penso di sì.
- Ah-
Fuori dal castello  passo le redini, ora vai tu e strabuzza gli occhi.
– Mi fido, che credi, sei in gamba e poi ..-
- Lo controlli tu, ma come fai?
- Spallucce.
Perdendo la nozione del tempo,troppo tardi per tornare indietro, tra poco verrà giù un acquazzone con i fiocchi-
-Allora?-
-Ce ne andiamo al capanno di caccia, è vicino, rischiamo di bagnarci fino alle ossa e non torneremo mai in tempo-
- Ma e non torniamo indietro -
- Non è la prima volta che …- Pausa.
– Al limite ci verranno a cercare, ma almeno staremo all’asciutto-
- Non hai paura?
- No-
Mica era la prima volta, mi piaceva andare lì, sia sola che con Xavier, era semplice e spartano, Juan ci andava spesso e sapevo che era in funzione. Là erano abituati alle mie stramberie e Xavier, nella peggiore delle ipotesi, sarebbe venuto a recuperarci. Tranne che a Oscar mancavano questi passaggi
Decisi di essere sincera.
-  Di questo non ho paura,  mi è ricapitato, qui è attrezzato, poi ci sei tu. Ti piacciono le Amazzoni, no, le avventure, stasera ne avrai una-
Le ingiungo di stare immobile, il tempo di scendere, e lego Tintagel, mentre squadra la costruzione, la faccia perplessa, reggendosi al pomolo, il primo tuono squarcia l’aria, la radura ampia, gli alberi venati dal rosso e del bronzo delle foglie. Mah.
– E il cibo, il fuoco, farà freddo,sarà sporco- mi rintuzza.
Trovo la chiave e apro la porta, portando dietro la sella. La stanza è divisa in due, una specie di cucina con il camino, di là il letto, come ricordavo. Il pavimento piastrellato, le pareti di legno rivestite di pannelli,un tavolo e delle sedie. Neanche troppa polvere, considero, vengono spesso a ripulire,mentre mi tolgo il mantello e Oscar se lo avvolge intorno.
–Sai come fare- osserva, ho acceso il fuoco, dalle tasche della sella è apparso del pane e del formaggio, la pioggia batte insistente
.- Mangeremo poco ma va bene, dai vieni qui, così ci scaldiamo, poi ho una cattiva notizia, Oscar, stasera devi dormire con me-
La pioggia batte, una specie di delicata ninna nanna, alla peggio abbiamo fatto, sbadiglia, tranne che ha ancora voglia di domande.
– Lo so, Oscar, non sono come le altre, però queste cose, di essere autosufficiente, me le ha insegnate mia nonna Isabel, lei diceva che era un esercizio di umiltà..-gli occhi brillano per il divertimento
-… appreso in convento.
Sorridi ancora di più e con la scusa del freddo ti stringi come edera.

- Senti, quando torno in Francia?
- In aprile, torniamo anche noi, poi a giugno io e Xavier partiamo per i Caraibi
–Bene, è tanto tempo
- Che vuoi come regalo di Natale? -
Intanto che io e Oscar imparavamo a capirci,XAVIER,dopo la faccenda di Felipe era nero.
Fece frustare i colpevoli, il bambino accanto e a stento non li aveva cacciati dal feudo, loro ed i loro genitori, NUANCA, mai più, chi avrebbe osato toccare Felipe sarebbe incorso nella sua ira ed in quella di Don Juan, lo stesso sarebbe successo se gli avessero sparlato dietro: I Fuentes sapevano tutto e tutto facevano riscontare, nulla dimenticavano, nulla  doveva accadere nella casa di Machado, che aveva sposato la madre del ragazzino.
L’effetto finale era stato quando aveva chiamato Felipe hijo, figlio, i tre rei si erano presi una ulteriore razione di frustate dai genitori.- tuttavia, Xavier non era tranquillo
Era figlio suo, mi riteneva nel giusto quando sostenevo, quieta, che non poteva continuare all’infinito in quel modo, o lo lasciava fare da subito o doveva prendere altri provvedimenti.
Troppo comodo tenerlo dai Machado, dare una vaga istruzione e poco altro.
Felipe sapeva che era suo padre, tranne che nessuno ne parlava e lui stava zitto.
Gli disse che gli dispiaceva, ma il ragazzino replicò che non importava, non voleva disturbare, tranne che quella volta erano in tre, in luogo dei soliti due, non voleva recare fastidio, ma il giovane marchese spedì tutti fuori i due che lo angariavano e gli propose di venire a vivere stabilmente al casello.
In primavera sarebbe andato via ma Don Juan ne avrebbe avuto piacere. E anche mia madre, osservò Felipe, esplicitando, infine, come fosse poco tollerato anche da lei, dal punto di vista materiale nulla gli mancava, non lo picchiava mai, figuriamoci, tranne che preferiva non averlo troppo dappresso.
 
Va bene, dico, almeno ora ti senti in pace, mentre le risate dei bambini (in fondo sono entrambi due diversi) riempiono l’aria, comunque, per la prima volta, faccio progetti a lungo termine, volevo provare ad avere un altro figlio da lui e forse sarebbe andato bene, non sarebbe stato nell’immediato.
Mi sciolsi, delicata, dalla sua stretta, andandomi a preparare, Oscar dietro, voleva venire, ma le dissi di no, a quel giro non potevo proprio, le diedi un bacio distratto ma sapevo che me la avrebbe fatta riscontare.
– Eccoti- Per Natale mi chiese un capriolo e risi forte, la sua perplessità chiara e lampante.
Avevamo deciso che il dragone della leggenda, delle mie storie avrebbe avuto un amico, un capriolo, il drago non lo poteva trovare, ma un capriolo, mi disse che era una richiesta ragionevole, eh certo me lo hai fabbricato, ribatte, no, l’ho trovato, lo vuoi ora o poi?.
Non si fidava, pensando che, mie le ragioni, la prendessi in giro, invece c’era davvero un cucciolo nelle stalle, girava nel bosco e avevo idea che me lo avresti chiesto, sbaglio?
A quel girò mi saltò letteralmente addosso, piena di gioia scomposta, andiamo a vedere subito, era tua responsabilità, stabilisco, di pensare all’acqua ed al fieno, poi forse, andando via, ci avrebbe pensato Felipe, anzi glielo chiedesti e lui disse di sì.

Non è un pensiero, è una certezza, che la sto viziando, quando andremo per me sarà dura, ma anche lei …
Chiudo il pensiero, sono arrogante, ho le mie libertà, non perché sono Catherine, ma perché ……
Mi veniva da piangere, poi, e se ne accorse, buttai fuori che era la polvere, invece scosse la testa, ero una bugiarda talentuosa con tutti, me stessa compresa, ma non con Oscar, ah, quella volta in soffitta bofonchiava anche lei della polvere.
Allacciando una mano, supposi che avesse corretto l’acqua con il caffè, ma non demordeva, mi fece il solletico, mi vietava di piangere (magari fosse così semplice, Oscar)
– Io però devo fare il soldato e stiamo troppo tempo insieme-
-Ancora? Lo sai a quale età gli spartani cominciavamo l’addestramento, non credo che stai scuotendo la testa, era a sette anni, quindi va bene-
E al diavolo il Generale.
Enuncio i riferimenti, lo so che mi vuole bene, come si illumina quando mi vede, come mi cerca..
- Guarda che è solo con te-Ma eri veggente, Oscar, o ero io ad essere un vetro di facile lettura per te?
- No è perché sei tu-
Ineccepibile logica, come quella di Felipe, che, avuto in regalo un fioretto,  per il compleanno, già del suo omonimo bisnonno, aveva deciso e si era convinto che Xavier lo voleva, era per il primogenito, un gesto simbolico e così era.


- Ora dove vai?-
- A distribuire dei doni, siamo quasi a Natale, noblesse oblige, lo sai, quando ci sono non delego- Si unisce a sua volta,  ma..
Puzzo, odore di chiuso, come si fa a dormire tutti insieme, la meno sono persone e galline e muli, si sta meglio fuori, scalcia una pietra, io distribuisco vari pacchetti, mi baciano l’orlo della gonna,arrossisco, lo stesso gesto si ripete di casa in casa, poi l’offerta alla chiesa, intuisce i miei pensieri.
Infine, la mia cameriera chiede se occorre andare dai Machado e allibisco, parte un ceffone, parliamo fitto e Loro non hanno bisogno, se continui Pilar, poco importa che giuri vendetta, ti manderò in mezzo ai lupi.


Prevengo la tua domanda inespressa, spiego chi è Huesca Machado, aggiungo che è il marito della madre di Felipe, lei replica, se sono nobili perché lavora?.
Perfetta logica, tranne che, ribatto, è il padre di Felipe a essere nobile e la lascio alle sue elaborazioni.
Poi osserva che le sembra assurdo che le persone dormano con le galline, e qui …
-Lo spazio è poco, fa freddo, il raccolto quest’anno è stato scarso, quando hanno pagato il dovuto alla Chiesa, sono messi male-
-E ai Fuentes no?
- No, non ancora-
Spalanca gli occhi  per lo stupore, due immense lampade azzurre.
- In estate, ragiona, se pagano tutto, non gli resta nulla per mangiare, morirebbero oppure sarebbero troppo deboli per coltivare la terra, oppure scapperebbero alla prima occasione-
Mi guarda come se parlassi in arabo
- Non è una vocazione alla santità, bada, se il raccolto va male, è un problema sia per il marchese che per la sua gente. Se concede una proroga, pagheranno il dovuto, anche un po’ i più, con la differenza che saranno grati e fedeli, ma non devono marciarci sopra-
-Il Generale non se ne occupa, ci sono i sovrintendenti –
E io mi metto a discutere con una bambina di cinque anni,brava, mi congratulo, però voglio che capisca, che non pensi che siamo scemi o strani, per quanto contorta una logica c’è.
– E’ vero, ma queste terre sono il cuore del feudo, Oscar, il marchese vigila e controlla, e anno dopo anno controlla il resto, con ispezioni a sorpresa … cosa che lo diverte molto.
-Invece, nelle terre di oltremare andate te e Xavier-
Già, la scusa è questa.
- Non è generosità, è buon senso, alla fine un Fuentes non lo prendi in giro né devi fare battute o che, Pilar aveva passato il segno.
- Saresti un nemico pericoloso-
- Presumo sia un complimento?
- Sei nata Jarjayes, noi non siamo secondi a nessuno, tutti ci devono rispetto.- Tendo le sopracciglia e osservo neutra che questa lezione l’ha imparata presto e bene.
È così, ribatte, punto, salendomi in grembo, come per caso, e sorrido, allora osserva che così sono più bella, poi riprende il discorso, non le torna che le tasse vengano abbonate, sei la mia piccola tigre in miniatura.
- Pagheranno poi, ma saranno grati. Lo facessero subito, non gli resterebbe nulla e .. Per legge, il marchese potrebbe pretendere ma usa il buonsenso, se le persone non hanno cibo, potrebbero scoppiare tafferugli e rivolte..
- Tu leggi proprio l’Enciclopedia-
- Come credi, Oscar, ora mi dovrei preparare per cena-
- Vestiti di rosso, con i rubini stai bene, sembri quasi una regina-
Poi comprendi di avermi fatto dei complimenti e borbotti che hai da fare.
Ovvero comporre il regalo più bello e prezioso,
un disegno, un vaso di rose bianche, infantile, arruffato e sbilenco, su un foglio bianco, con le matite colorate.
Quel Natale ti era piaciuto immensamente, credo.
La cena della Vigilia,la Révellon, la tavola era adorna di piccoli segnaposti con le rosse bacche dell’agrifoglio, le candele che illuminavano i presenti, le risate, abbiamo mangiato cibi spagnoli e salmone affumicato, come a Parigi, insieme all’oca e al prosciutto al forno od al tacchino servito con le castagne, piatti, appunto, francesi che adoro.
E lo champagne, naturalmente.
La messa e il senso di calore, il latino e le volute di incenso leggero.
L’albero pieno di decorazioni e regali ammucchiati, i muscoli delle mani dolenti a furia di scartare e slegare mastri, le risatine, osservando che Pere Noel, assistito dal devoto Pre Fouettard, che ha il compito di ricordare al barbuto il comportamento che ha tenuto ogni bambino durante l'anno appena trascorso, era stato molto prodigo, come per Felipe.
Un bacio di straforo mio e di Xavier sotto il vischio, il giocare con la neve fino ad avere le guance rosse come le calze che ti eri ostinata a voler mettere.
Come a voler fare una scorpacciata di Bûche de Noël, il tipico fagotto al cioccolato di Natale, la colorata e glassata forma a ceppo di abete presto smontata da mani infantili, un miracolo trovare posto per la Galette des Rois, la torta dei re, una dolce pasta sfoglia ripiena di crema di mandorle, il dolce per il tuo compleanno, li avevi chiesti per tempo e li avevi avuti.
La fava tradizionale la trovai io e diventai reine almeno per un giorno,
  • Senti, Cat, la regina per oggi sei  tu ma potremmo..- Sussurrando il resto in orecchio.
  • Va bene, è una idea meravigliosa.
Per tradizione, dei guitti e dei giocolieri si esibiscono nel cortile interno del castello e la gente del villaggio può partecipare e vedere e divertirsi, spettacolo offerto dal marchese per rompere la monotonia invernale, atteso con gioia, insieme alla distribuzione di vino caldo e aromatizzato.
Questo Natale, verranno distribuite anche le fette di Bûche de Noël e Galette des Rois,almeno per una volta assaggeranno un pezzo di Paradiso.
Il crepuscolo invernale cade presto e rientriamo tutti, una cena leggera e ..
 
Il disegno con un vaso di rose bianche me lo hai dato la sera, ripiegato in quattro, prima di andare a dormire, una cosa tra te e me osservasti, una simmetria di gesti e di pensieri.
Ti protendesti in avanti, come me e ti facesti abbracciare, poi, senza altre parole, venisti direttaa dormire con me, io muta per la meraviglia.
Xavier, vista l’invasione, se ne andò, per quella volta a dormire in una altra stanza, ridendo poi fuori come un matto.
In effetti.. Ci avevi spiazzato.
  • Muoviti, avanti, dormi in poltrona?
  • Non credo proprio.- Mi cambiai dietro al paravento, era più il riso o la commozione, chi lo sa.
  • È stato un Natale stupendo e un compleanno meraviglioso.
  • Già.
  • Come al capanno, anche lì è stato bello-
  • Che storia vuoi?-mi ero messa sul fianco, il braccio sinistro sotto la tua testa come nuovo cuscino, il destro che ti circondava, poi ruotasti con il torso, gli occhi vicinissimi.
  • Fai tu. Re Artù e Camelot e la spada nella roccia.., o..
L’ultimo segno di meraviglia della prima età dell’oro.
Una leggenda troppo presto trascorsa e non ancora tornata.
Quel disegno, portato sempre poi con me, in tutti i viaggi e in ogni sosta, chiuso e ripiegato tra le pagine dell’Odissea.
Chiudo gli occhi e tutto ritorna, anche è passata tutta una vita.
   
 
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