Storie originali > Generale
Segui la storia  |      
Autore: Fantasia_98    13/08/2015    0 recensioni
Questa storia, non è una semplice storia; all'inizio potrà sembrarlo, ma, alla fine capirete che dietro c'è molto di più. Essa è piena di avventure ed intrighi, amicizia e dispiaceri e forse si, perché no, anche un pizzico d'amore.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ma questo è il paese delle meraviglie?:

Questa storia, non è una semplice storia; all'inizio potrà sembrarlo, ma, alla fine capirete che dietro c'è molto di più. Essa è piena di avventure ed intrighi, amicizia e dispiaceri e forse si, perché no, anche un pizzico d'amore. 

La nostra strana, stranissima storia, comincerà da cui,
in una casa di una piccola cittadina chiamata Heald. In essa vivevano una famiglia composta da due fratelli e una madre. Il fratello, Adam, era molto alto, aveva dei capelli corti e un enorme naso a patata, degli occhi marroni e foruncoli qua e la; lui era molto viziato e tormentava sempre la povera sorella che si prendeva ogni colpa a causa della preferenza rivolta a lui da loro madre: Eleonore. Lui aveva molti interessi sebbene non si capisse quali fossero. Odessa o Essa come sempre veniva chiamata invece era bassa e magra, aveva dei bei capelli lunghi e marroni con una frangetta sul lato sinistro che rendeva il suo viso più carino; aveva un naso più snello rispetto al fratello e dei bei occhi verdi. Lei era la classica nerd: amante dei libri, dei film e dei giochi ma anche delle sigarette; a differenza del fratello non era viziata come lui, faceva quasi sempre tutto anche se veniva molto spesso trascurata. In ogni caso non le venivano tolti i piaceri della vita se non quelli che amava di più. La madre Eleonore era una signora alta e abbastanza magra, aveva capelli biondi e ricci che portava sempre corti sino alle orecchie, occhi marroni e un naso sottile; era la classica donna che ne aveva passate tante, abbastanza da farla divenire perfida contro la figlia di cui provava invidia e piacere nel vederla soffrire.

 -Muoviti Odessa, dai che siamo in ritardo- le disse sua madre mentre finiva di truccarsi -si, arrivo- le rispose svelta lei mentre prendeva le sue ultime cose, prima di andare definitivamente in macchina; quando salì sul posto dietro il volante oramai non era già più presente con la testa.
 -Essa- chiamò la madre senza aver però risposta -Essa!- chiamò più forte -si, che c'è - rispose lei sgarbata -siamo quasi arrivate- -e allora?- -oggi ci saranno tanti ragazzi, perché non provi a...- -no, non mi interessa- rispose secca tornando poi a quello che stava facendo. Lei sapeva molto bene che la madre desiderava vederla con un fidanzato oltre a molte altre cose di cui non voleva far parte; non voleva diventare come lei o come volesse lei.

Quando scesero dal veicolo era mattino presto. Camminarono per un pezzo, poi finalmente arrivarono in un ampio giardino che presentava, sotto di una veranda composta da tralci di uva, uno splendido tavolo ampio e lungo che avrebbe ospitato almeno una ventina di persone.  Poco più in giù c'era una sciatta e vecchia vasca per lavare i panni che una volta era stata frutto di giochi e scherzi di molto bambini; questa era addobbata da un ciliegio che le era stato piantato accanto, in modo che, se qualcuno avesse voluto mangiarne i frutti gli ci sarebbe bastato allungarsi da sopra. Li vicino erano postate altre case, ma sul retro di una che si affacciava proprio sull'albero era postato un piccolo caminetto che veniva usato per cuocere carne in alcune occasioni; subito dopo proseguiva una piccola rampa che portava infine in un piccolo praticello usato come parcheggio. Essa, mentre sua madre andava a salutare il resto della famiglia, continuava a guardare mentre ascoltava una canzone spenta, quello che una volta era stato il suo mondo dei giochi. -Ciao- le disse un ragazzo mentre si stava avviando a sedersi verso la vasca -ciao- rispose in fretta lei cercando di liberarsene -non essere scortese- intervenne sua madre che da lontano l'aveva osservata -non siamo più nell'800- sbottò lei prima di incamminarsi altrove.

A differenza di tutti, che si erano vestiti elegantemente, in quel giorno Essa sembrava una bambola; era stata conciata così da sua madre. Senza che lei sapesse nulla si era portata degli scarponi, una felpa e dei leggins neri; sparì in men che non si dica. In casa passò da camera a camera per trovare il nascondiglio perfetto, senza però trovarlo. Stava passando vicino la cantina, quando scorse una cosa mai vista prima: una botola. In tutti quegli anni non l'aveva mai vista, così, incuriosita ci si avvicinò; controllò che nessuno stesse guardando, poi l' aprì e senza paura, senza pensarci: ci si buttò.

Alla festa mancava lei ma nessuno se ne accorse, erano tutti troppo presi dal festeggiato per badarla anche un solo secondo; Essa nel frattempo si trovava in un luogo buio, senza luce, senza un arma, con solo la sua fantasia e i suoi ridicoli vestiti.

Stava camminando senza saper dove andare. Le parvero passare alcuni minuti mentre continuava ad avanzare verso la cieca meta -dannazione, dov'è la luce- si disse tra se e se mentre continuava; qualche minuto dopo inciampò in alcuni gradini. Dopo molto che camminava riuscì ad intravedere una porta davanti a se; si rialzò e decise di andare a vedere.

 La sua mente già l'aveva proiettata verso un altro mondo dal momento in cui si era buttata in quella botola, ma avere quella porta, di cui nessuno sapeva nulla, era anche di più, così, più curiosa che mai la aprì; fu delusa nel vedere che non era come se l'aspettava: la stanza era buia e all'interno non c'era altro che quello. Stava quasi per richiuderla, aveva le mani sul pomello, lo sentiva grazie al tatto della sua dolce mano, quando un pensiero le sfiorò la mente; non sapeva se mancava uno spiraglio per chiuderla o se mancava di più, ma non ci riusciva, tanto meno a mollare la presa. Immobile com'era stava pensando, stava immaginando che forse, all'interno, in quell'oscurità c'era di più, che magari era un portale, che magari l'avrebbe condotta in un posto migliore come Narnia o come Il paese delle meraviglie; l'idea la stuzzicò talmente tanto che si voltò pochi istante dopo, la spalancò e ci entrò chiudendosela alle spalle.

Nel frattempo gli altri stavano mangiando e bevendo, suo fratello stava ridendo e scherzando mentre apriva e leggeva alcuni dei biglietti sui regali; l'attenzione era rivolta tutta a lui o alla bambina: la figlia di sua cugina. Essa era sparita da ore oramai, finita senza saperlo in quella che era più di una porta o un passaggio per un altro mondo.

La protagonista era rimasta immobile nel buio; non trovava più la porta anche se non era quello a cui veramente stava prestando attenzione; con le mani andò subito a cercare qualcosa che la condusse verso quella folle e pazza idea. Cercò tanto e a lungo finché non trovò una parete; tenne la mano su di essa senza staccarla mai e la seguì. Camminò a lungo, per un tempo indefinito, senza però mai distaccarsi dalla sua follia e dal muro; camminava e camminava senza mai incontrare una via di uscita. Dopo un po' si disse tra se e se che forse era finita nel labirinto del Minotauro; pensava che prima o poi avrebbe raggiunto la destinazione da lei sperata. Per tutto il tempo non vacillò mai, non smise mai di credere che finalmente qualcosa stava succedendo d'avvero, neanche quando si fermò a riposare.

Quando si risvegliò era ancora appoggiata alla parete; pianse nel vedere che non c'era stato alcun cambiamento. Essa ora aveva la testa avvolta nelle braccia e in mezzo alle gambe; mentre piangeva si disse - perché?, prima ho cercato una parete su cui appoggiarmi e l'ho trovata... perché, perché, perché- . Rimase li, per un po' a ripeterselo più volte tra un pianto e l'altro, successivamente, quando si calmò, se lo ripeté più piano, poi ripeté solamente -io stavo cercando una parete e l'ho trovata-, dopo un po' se lo ripeté sempre più forte con gioia e alla fine capì: non aveva cercato nella maniera giusta. Nel buio attaccata a quella parete, si alzò, si asciugò le lacrime e si distacco da di essa; avanzò nel buio lasciandosi la paura alle spalle e pensando solo al mondo di fantasie che avrebbe finalmente trovato.

Dopo aver percorso molti passi inciampò e cadde; cadde in un buco alto molti metri. Mentre stava cadendo in un vuoto oscuro si disse felice -troverai quello che vorrai, se saprai cosa cercare- ; a quelle parole il nero si tramutò in grigio e poi in bianco. Per la prima volta finalmente vedeva qualcosa, così sorrise di gusto. La sua caduta finalmente si arrestò pian piano o almeno le sembrò così e le sue parole riecheggiarono nel buco che si stava trasformando; all'inizio le ricordò quello in cui Alice era caduta ma poi tutto cambiò. Le pareti erano diventato di un marrone scuro e dei rami si stavano formando attorno ad esso: alcuni spessi, altri meno. Essa all'inizio non capiva cosa stesse succedendo finché non si accorse che stava ancora cadendo nel vuoto. Qualche minuto dopo iniziò a intravedere il fondo del tunnel, così apprese che si sarebbe dovuta aggrappare ad uno di quei rami per salvarsi la vita; si guardò attorno ma erano tutti troppo leggeri e sottili per sostenerla così le venne un idea: si sarebbe aggrappata ad un mucchio, come fossero un mazzetto di fiori. La cosa fu difficile, più del previsto, ma alla fine riuscì a salvarsi. Atterrò ruzzolando per terra assieme ai rametti spezzati e raccolti assieme dalle sue mani; da subito si sentì libera e si mise a ridere di fronte all'accaduto. Qualche minuto dopo, si alzò e nell'osservarsi intorno capì d'esser finita in una vecchia stanza; questa aveva un pavimento a quadri bianco e nero. Si alzò, dopo di che si guardò dietro di se: vide i rami con cui era atterrata, successivamente si guardò davanti: vide un enorme tavolo con appoggiata sopra un enorme chiave. Rimase per qualche minuto a osservare la scena che le pareva d'aver già visto da qualche parte; fu solo dopo che capì: quella era una delle scene del film Alice in wonderland. Da subito cercò la torta in su e la bottiglietta ma non trovò nulla; -pensa,pensa- si disse tra se mentre andava avanti e indietro agitata. Alla fine si mise seduta vicino ai tralci per un po', tentando di calmarsi; dopo alcuni minuti si alzò avvicinandosi verso il tavolo, ma mentre faceva ciò da dietro di se, sentì  arrivare qualcosa. Essa iniziava a spaventarsi nel sentire quel terremoto avvicinarsi; successivamente si girò, poi si disse -ma se non c'è la torta e neanche la bottiglia, allora... in che mondo sono finita-

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Fantasia_98