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Autore: CipollottaPunk    29/01/2009    0 recensioni
Una serie di storie personali e realmente accadute...un po' assurde,ma spero vi piacciano.^^
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Usciamo di casa alle 7 e quarantacinque.Ci dilunghiamo,chiacchieriamo,ridiamo come due sceme.Saliamo sul ponte e a metà lei tira fuori l’orologio da taschino e guarda l’ora:sei minuti alle otto.Prese dalla fretta acceleriamo un poco,superiamo il ponte in legno,fragile e inquietante.
Comincia a calare una nebbia molto fitta che impedisce del tutto ai raggi del sole di filtrare e illuminare ciò c’è di fronte a noi.Non vedo nulla.Non che ci sia molto da vedere.Infatti conosco bene quel luogo e so che il tremolante ponte conduce al lato opposto di un profondo burrone di cui non vediamo il fondo;possiamo solo udire lo scroscio veloce di un fiume,dimora di numerosi e voraci mostri marini di ogni tipo.Ma sopra non vi è niente.Solo una vasta,immensa,spoglia distesa…erba e nient’altro.Ogni tanto qualche misera e appassita margherita sparsa qua e là.
Arriviamo infine ad una grotta,nera e buia.Spaventosa,terrificante.Eppure non ne escono pipistrelli imbestialiti e stridenti,né grida agghiaccianti,ma soltanto una flebile e debole luce.Ci fermiamo pochi attimi a guardare dentro:tutta grigia e nuda roccia.Varchiamo l’entrata.L’interno è spettacolare:inizialmente si deve attraversare un lungo e stretto corridoio,per poi sbucare in un ampissimo spiazzo,quasi completamente occupato da un limpido lago,al centro del quale,su di una specie di roccia,si erge una casa rosa,totalmente priva di finestre.,il tetto viola e spiovesnte.Sotto,su ogni muro,sono dipinti dei bambini che corrono e ridono.Mi mettono sempre tanta tristezza,così come andare là.
L’acqua,normalmente è molto fredda,ma in questo momento è completamente ghiacciata.Brutto segno.Noi ci rivolgiamo contemporaneamente uno sguardo preoccupato,ma silenzioso.Procediamo cautamente,facendo attenzione a non rompere il ghiaccio.Lei mi precede e spinge il massiccio portone in legno.Una luce debole al neon ci illumina per la prima volta,mentre sento le mosche che ronzano e sbattono ripetutamente contro la lampada.A destra e a sinistra si diramano corridoi bui,al fondo dei quali piccole porticine racchiudono stanze segrete,inquietanti,silenziose,non se ne vede l’interno.Di fronte a noi due rampe di scale.Le saliamo velocemente seppur controvoglia.Svoltiamo ,avvicinandoci sempre più alla fatidica meta.E’ una porta come tutte le altre in quel postaccio,eppure a me appare 10,100,1000 volte più grande e imponente,quasi stesse per schiacciarmi.Come se non bastanno tutto ciò ad angosciarmi,ne escono urla che lacerano i timpani,disumane,di una voce piuttosto grave,profonda,agitata,arrabbiata.Ora vorrei tanto sparire,o essere nel mio caldo letto a riposare…ma non posso!E mi trovo qui in preda al panico e all’ansia.Però non posso pensarci,non adesso.Mi limito a chiudere gli occhi e a inspirare a fondo per non fare caso a colei che mi affianca che gira il pomello d’ottone e dischiude lentamente e con timore la porta.Allora tutto tace.Nel silenzio più assoluto,qualcun altro tira con forza e brutalità la maniglia e la scena è ormai completa e chiarissima:una serie di innumerevoli tavoli disposti in un disordine indecente ospitano dei ragazzini,maschi e femmine della nostra età.E ognuno di loro ci fissa.O MI fissa?E’ una fissa,lo so,ma questo è proprio il momento che più odio:essere al centro dell’attenzione.Ma poi qualcosa…qualcuno distoglie la mia attenzione dal quel pensiero,attirandola su di sé.Si rivolge a noi due.
-Ancora?S’ha dell’incredibile…Che ore sono?Le 8 e cinque!Siete di nuovo…
In ritardo.
La sua espressione è furibonda.Senza dire niente si gira,si avvicina con il suo tipico passo ondeggiante,deciso a un tavolo,molto più grande rispetto agli altri,in marmo pregiato e con incise svariate decorazioni.Afferra un quaderno enorme,completamente nero.Poi prende il pennino,lo intinge nell’inchiostro,avvicina l’oggetto a una delle pagine bianche…ma all’improvviso un solco le appare sul viso,un sorriso?No,un ghigno.
Uno spregevole e disgustoso ghigno
Ripone ciò che teneva in mano là dove l’aveva preso.Si avvicina a noi.Mette le sue mani sulle nostre spalle.Le sue mani grosse,grasse,rugose,bitorzolute,prive di unghie per via dello stress,spellate.Fa una battuta,ci definisce le due “ritardatarie,gli altri ridono.Infine,con una spintarella,ci dice di andare a posto.Io,serissima,obbedisco.Mi siedo al mio posto e mi accascio sul piccolo tavolo,seguendo solo pochi tratti di ciò che bisbiglia la mia compagna di banco.Cosìcchè le urla riprendono e io sprofondo nella matematica…


Questa è dedicata alla mia insegnante di matematica,con la quale io e yuko_chan arriviamo sempre in ritardo e che ci fa sempre il pippotto per questo.XD Perciò ho voluto esprimere ciò che provo durante la mattinata,dalle sette e quarantacinque alle 8 e cinque!^^
Spero sia piaciuta!^-^
  
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