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Autore: beatiful lie    13/08/2015    2 recensioni
[ FitzSimmons]
"Era quello di cui aveva bisogno per espiare i sensi di colpa, sentirsi utile a qualcosa, essere parte di un sistema ormai distrutto."
Questa piccola storia tenta di fare un veloce viaggio, partendo dagli avvenimenti della 1x22 fino ad arrivare a quelli della 2x22. E' la mia prima storia in questa sezione ( e solo la terza che pubblico), quindi spero vi piaccia!
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jemma Simmons, Leo Fitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“TUTTO SI TRASFORMA”


LEO FITZ

Con il passare del tempo si era adeguato. Una parte di lui non credeva che sarebbe mai migliorato ma un'altra, quella in cui risiedeva lei, si.

Aveva sempre temuto cambiare, doversi spostare, perdere ciò che aveva creato. Eppure, nonostante continuasse a provare una dolorosa fitta alla testa che precedeva un susseguirsi di immagini confuse, era persino arrivato al punto di pensare al passato con un dolce dolore che risiedeva nel petto, senza nascondersi nella speranza che le cose potessero tornare quelle di prima. Spesso si sentiva come un giocattolo rotto, senza nessuno disposto ad aggiustarlo. E si ritrovava a pensare che, un tempo, sarebbe riuscito ad aggiustarsi da solo.                                                                                                                                                                               Quando l'aveva rivista per la prima volta dopo mesi, aveva pensato solo a quanto suonasse bene il suo cognome su quelle labbra, ora piegate sotto un rigido sorriso. Poi erano arrivati i flash, l'immagine della LEI del suo inconscio che si sovrapponevano alle lei reale ed era riuscito solo a sussurrare: “ Simmons”. Sentiva che i piccoli traguardi che aveva raggiunto, velocemente si dissolvevano, sepolti dal suo sguardo compassionevole posato su di lui. E semplicemente... non ce l'aveva fatta. Non poteva completare le sue frasi, essere ciò che lei si aspettava, non quando non era nemmeno in grado di esprimere i concetti più semplici.               La guardava, i suoi occhi riempirsi di lacrime e continuava ad amarla, senza però perdonarla davvero.

JEMMA SIMMONS

Era sempre stata l'intraprendente tra i due. Lei voleva scoprire il mondo, studiarlo, osservarlo. E per questo si riteneva una persona, non coraggiosa, ma pronta a tutto...quando però arrivò il momento di dimostrarlo, non ci riuscì. Si ritrovò schiacciata da ciò che tanto aveva apprezzato in passato: il cambiamento.

Sedeva in quella stanza troppo accecante e gli stringeva la mano, accarezzandogli le nocche e il dorso con la propria e sperando di sentire un segno di vita, qualcosa che le dicesse che lui era ancora lì con lei. Osservava il suo volto pallido e tracciava con un pollice i suoi lineamenti, imprimendoli a fuoco nella mente. Non si muoveva, perché conscia che quelli fossero gli ultimi momenti tra lei e il vero Fitz. Ciò che non sapeva, era che anche la vera lei sarebbe scomparsa, lasciando spazio a qualcun altro. Partì appena si svegliò, senza lasciare niente, volendo però vedere per l'ultima volta i suoi occhi azzurri.                                                             Quando Coulson le propose una missione sotto copertura, accettò subito. Era quello di cui aveva bisogno per espiare i sensi di colpa, sentirsi utile a qualcosa, essere parte di un sistema ormai distrutto.

Spesso era stata tentata, la cornetta tra le mani e il numero pronto nelle dita, il desiderio di sentire la sua voce, il cui ricordo andava ormai scomparendo. Ma non lo fece, scavando nel cassetto di ciò che era stato, alla ricerca di una risata.

Quando era stata scoperta, consapevole che prima o poi sarebbe successo, aveva fatto due cose: correre e rimpiangere le parole non dette , con il suo volto impresso davanti agli occhi, quasi fosse una meta che voleva raggiungere.

Sapeva che quel “ Ciao, Fitz” era incredibilmente sbagliato, perché non era ciò che meritava, non lui che le aveva salvato la vita sacrificando la propria. Eppure non riuscì ad apparire meno fredda, con i sensi di colpa che lentamente le divoravano le viscere e l'ombra delle lacrime che le appannavano gli occhi.

Nel momento in cui lo vide tutta la sua rabbia si riversò freddamente su di lui “ Se mai ti rivedrò, ti ucciderò”. Ed era veramente ciò che desiderava, macchiarsi le mani del sangue di colui che le aveva rovinato la vita, togliendole tutto...togliendole lui.

A differenza di quello che sempre aveva creduto, era lei la più debole, la più codarda, che si era trasformata senza davvero rendersene conto. Le parole di Fitz le rimbombavano nella testa e silenziosamente capì che le cose non sarebbero mai tornate come prima.

Grant Ward non era buono. Grant Ward era falso, uno psicopatico che li aveva buttati nell'oceano. Grant Ward si meritava ciò che stava per fargli e lei non si sarebbe mai sentita in colpa. Perché Grant Ward era un mostro e i mostri vanno eliminati.

Nel momento in cui aveva visto Bobbi stesa su quel letto con un disperato Hunter accanto, aveva capito. Anche lei si era ritrovata in quella situazione, anche lei aveva pregato ma non era stata abbastanza coraggiosa. E con il tempo che lentamente scorreva e pesava sulle sue spalle come un macigno, era andata da Fitz, perché finalmente aveva capito e non poteva immaginare la sua vita senza di lui. Aveva parlato e quando ormai se ne stava andando, calò l'asso, sperando che bastasse. E quando lui se ne andò per la missione, lasciandole un singolo limpido sguardo, si abbandonò alle lacrime, con una piccola fiamma di speranza che ardeva nel petto.

Sorrise. Sentiva lei stessa quanto fosse leggero quello piccolo sorriso, a malapena accennato. Ma sentiva anche che finalmente i pezzi stessero andando al loro posto, in quel nuovo e sconosciuto puzzle. Avvicinandosi alla teca per sistemare le ultime cose, notò che la porta che la chiudeva era accostata, probabilmente a causa della goffaggine di Fitz. Fece per chiuderla, e la roccia, passando da solido a liquido, la risucchiò.

Rimaneva seduto, osservando il manufatto alieno che passava dallo stato solido a quello liquido. Da un passaggio all'altro scorreva un diverso lasso di tempo, La roccia rimaneva allo stato solido per 7 minuti e 3 secondi, per poi diventare liquida in 7 secondi. Solo 7 secondi. Aveva visto le registrazioni delle telecamere. In soli 7 secondi Jemma Simmons gli era stata portata via. E lui non riusciva a trovare una soluzione e temeva che non sarebbe mai riuscito a riportarla a casa. Allora rimaneva lì, ad osservare quella pietra, sperando di intravederla, di captare un segno che lei fosse ancora viva. Ma continuava a giurare a se stesso che ce l'avrebbe fatta, aggrappandosi al suo leggero sorriso e all'ottimismo che ormai aveva perso, perché Jemma Simmons era da qualche parte là fuori, nell'universo e lui l'avrebbe raggiunta.

NOTE DELL'AUTRICE:
Spero che vi sia piaciuta! Mi rendo conto che può sembrare un po' frammentata, ma è esattamente ciò che avevo intenzione di raccontare: frammenti di storia. Ringrazio chiunque abbia letto questa piccola storiella! Vi prego di darmi un parere su ciò che ho scritto,sono aperta a tutte le critiche costruttive. Grazie ancora, vostra beatiful lie :)

 

  
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