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Autore: Limnia_Black    30/01/2009    0 recensioni
« Oh! Chiudi il becco! » ringhia Toshimasa.
« Ehi! Non sono venuto qui per farmi insultare! »
« Ah no? Perchè, dove vai di solito? »
Toshiya e Akito pensano che se la caverebbero benissimo l'uno senza l'altro. Ma c'è qualcuno che sa che non è così.
Genere: Generale, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tohru vuole un bene sincero ai componenti, ormai ridotti a tre, dei Poison Taste.
Trova che siano i giovani musicisti più talentuosi che si siano affacciati sul panorama JRock dai tempi dell'esordio dei Dir en grey. Ma ci sono alcune cose di loro che odia profondamente: l'incostanza e la volubilità di Cain ad esempio.
O il carattere di Akito o..
« Oh! Chiudi il becco! » ringhia Toshimasa.
« Ehi! Non sono venuto qui per farmi insultare! »
« Ah no? Perchè, dove vai di solito? »
Quando Tohru entra nella sala prove lo spettacolo lo esaspera, ma non lo stupisce: Akito e Toshimasa.
Toshimasa e Akito.
Probabilmente il miglior bassista e il miglior chitarrista che abbia mai avuto sotto contratto.
Quasi diciannove anni di odio genuino e istintivo.
E di vero, autentico amore.
( Il vostro odio vi consumerà e morirete insieme, così come avete vissuto, col cuore irto di spine velenose? ) Tohru non pensa che i gemelli, così come Cain, spettatore, decisamente divertito, dell'ennesima disfida, lo abbiano notato.
« Sono costretto a sopportarti da diciannove anni! » sbotta Toshimasa mentre la sua mano cala, in un movimento scomposto, contro le corde del suo basso, producendo un arpeggio che, all'orecchio del manager, suona sgradevole e vagamente minaccioso.
« Finalmente! » è lo sprezzante commento di un Akito esteriormente gelido ( dentro sta bruciando di rabbia e passione ) « hai imparato a contare! »
« Toh, 'Kito » tenta di intervenire Cain « avanti, smettetela di beccarvi »
Ma quando quegli occhi che, nonostante il caldo colore del sole e dell'ambra in cui sono immersi, sono freddi come il marmo, si incontrano, paurosamente identici, nessuno si sorprenderebbe di vederli sprizzare scintille.
« Non ci stiamo beccando, BakaCain. E' solo che adesso il tuo bassista ne prende così tante che la metà basta »
Toshimasa ride. La sua risata stride come unghie sulla lavagna « Ci puoi provare, Pon. Ci puoi provare. »
« Non - devi - chiamarmi -Pon » stavolta è il turno del chitarrista di ringhiare.
« Come mai? » Toshimasa sorride di un sorriso che fa rabbrividire Tohru ( è il sorriso di una belva. E' il sorriso di qualcuno che riderebbe dilaniandoti il cuore ) « Al piccolo Pon non piacciono i soprannomi? Povero piccolo Pon ».
Prima che il primo pugno parta fulmineo alla volta dello stomaco di Totchi, Tohru si decide a palesarsi.
« Basta così voi due » dice calmo « e se proprio volete fare a botte, fatelo fuori dall'orario di lavoro! »
Due identici sorrisetti per nulla amichevoli si dipingono sui visi d'angelo dei gemelli.
« Oh, e così manager-sama si diverte a spiarci » dice uno dei due, Tohru non è sicuro di chi si tratti. Scrolla le spalle « Piantatela! E pensate a suonare, piuttosto! »
Toshimasa ride e accenna vagamente irritato al proprio consanguineo « inibisce la mia creatività ».
Anche Akito ride, l'inizio della sua risata e la fine di quella del suo gemello si mescolano. L'effetto non è gradevole, ma dura solo un istante. « Come posso inibire qualcosa che non c'è? »
« Stai criticando la mia creatività, Pon? »
« E se fosse? »
Tohru siede sconsolato sulla poltroncina che, normalmente, è occupata da Cain. Sa che sarà una cosa lunga e che, probabilmente, coprirà tutto lo spazio delle prove.
« Sarò contento quando la smetterai di starmi appiccicato! » è una esternazione che proviene dalla bocca di Toshiya.
Tohru inarca un sopracciglio. Non ci crede. Sa che il loro odio reciproco è inferiore solo alla morbosa dipendenza che generano l'uno sull'altro.
Il manager ha la sensazione che Akito e Toshimasa siano prigionieri del loro stesso embrione. Di una gravidanza durata diciannove anni che, se mai giungerà a termine, darà alla luce qualcosa di deforme e mostruoso che si consumerà in breve svuotandoli di ogni emozione. Oppure rimarranno per sempre rinchiusi in un ventre umido e buio le cui contrazioni continueranno a trattenerli piuttosto che aiutarli ad uscire. Un utero dalle pareti rigide.
Se solo ci pensa finisce per provare per loro una tale tenerezza da oscurare qualunque altro sentimento possano avergli suscitato. Prova quasi il desiderio di stringere protettivamente i due ragazzi tra le braccia.
Non lo fa.
Sa che non lo permettono neppure al proprio padre.
Si limita a guardarli litigare. Chiedendosi, come ogni volta, se e quando si decideranno ad ammettere la verità.
  
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