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Autore: Alise13    14/08/2015    1 recensioni
Si sa, il destino è una macchina incontrollabile che sfugge a ogni nostra logica. E’ come il banco nel gioco d’azzardo, non possiamo controllarlo, né tanto meno prevedere le sue mosse, l’unica cosa certa è che vince sempre e noi possiamo solo cercare di limitare i danni quando decide di lasciarci a mani vuote.
Fu questo per me Harry, una continua scommessa contro il destino e se l’abbia vinta o no questo lo lascio giudicare a voi.
Un amore che diversamente dagli altri ammette di essere imperfetto, umano e splendidamente complicato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Questa è la mia prima ff su questo fantastico gruppo, quindi siate clementi e spero davvero che vi piaccia questo primo capitolo! E' diciamo introduttivo, più narrativo che descrittivo, spero con tutto il cuore che vi intrighi come storia! Se vi va lasciate qualche commento che non dispiace mai XD Buona lettura un bacio :*

 
 
1° CAPITOLO

QUATTRO AMICHE E UN GIRO

DI GIOSTRA



Erano passati già due mesi dall’inizio dell’università e tutto stava andando bene. I corsi erano interessanti, le lezioni affascinanti e la vita al campus era una frenetica corsa che non finiva mai.
Era una serata come un’altra e mi ero data appuntamento con le amiche per andare a fare un giro da qualche parte. Non c’era molto da fare lì, ma anche solo chiacchierare con loro mi faceva stare bene. Eravamo state accettate tutte alla stessa università, ma seguivamo corsi molto diversi ed eravamo state smistate in dormitori separati. Mi era stata assegnata una coinquilina che come hobby faceva la fashion blogger, uno scherzo del destino visto che per me la moda era un tasto dolente. Si chiamava Jane ed era una di quelle persone che non avevano peli sulla lingua che vomitava addosso a chi aveva davanti tutto quello che pensava, adoravo questa sua caratteristica, ma quando mi faceva le sue paternali sull’importanza dei vestiti nell’armadio di una ragazza, solitamente, me ne andavo rifugiandomi in caffetteria.
Mi infilai un paio di jeans e una maglia bianca larga. Ero abbastanza timida sul mio aspetto fisico per quanto Jane mi ripetesse che ero una bella ragazza e che dovevo valorizzarmi di più, odiavo le mie forme e facevo di tutto per nasconderle. Mi ricordava molto mia madre anche lei mi ripeteva le stesse cose, era buffo pensavo che, andando all’università mi sarei liberata di quelle paternali sul mio armadio ma Jane faceva le veci di mia madre a pieni voti. Quando venne a trovarmi fecero subito amicizia e si coalizzarono contro di me istituendo il giorno dello shopping quando mia madre veniva a trovarmi.
Ero leggermente in ritardo, colpa della lettura del momento che mi impiegava la maggior parte delle giornate. Nessuna delle mie amiche capiva questo mio bisogno di leggere, odiavano quando gli davo buca perché non riuscivo a smettere di farlo, ma non mi importava, adoravo i libri. Le avventure raccontate in quelle pagine mi facevano sognare e vivere emozioni che purtroppo nella vita reale erano pura fantasia.
Quelli che più adoravo erano i grandi classici, ma un’autrice in particolare mi era rimasta nel cuore, Jane Austen. Erano troppi i motivi per cui adoravo le sue storie e per un certo verso mi ci rivedevo in lei. Anch’io non credevo nel lieto fine, ma vedere i suoi personaggi che nonostante le grandi difficoltà lo ottenevano mi dava speranza. Chissà forse anch’io un giorno avrei lottato per un grande amore. Risi a quel pensiero. Che stupidaggine, io non mi sarei mai innamorata, quei drammi li lasciavo volentieri alle mie pazze amiche.
Saltai in macchina lanciando la borsa sul sedile del passeggero.
Pochi isolati ed arrivai davanti al dormitorio della mia più cara amica. Lei era già fuori che mi aspettava. Controllai l’orologio sperando di non averla fatta aspettare troppo, ma quando si avvicinò la vidi sorridere e mi rilassai allentando la presa sul volante, contenta che non mi facesse una ramanzina sui miei ritardi.
«Sono troppo felice per sgridarti» mi disse divertita spostando la mia borsa ai suoi piedi.
«Chi devo ringraziare?» le risposi ridendo.
«Jordan» fece un piccolo ghigno divertito.
«Che cavolo dici?» ero euforica e senza accorgermene sobbalzai sul seggiolino.
Francis era la classica brava ragazza, con ottimi voti, una famiglia perfetta alle spalle e due fratelli più grandi iperprotettivi. Aveva i capelli biondi che le arrivavano poco sotto il seno. Sembravano come un fascio di grano d’orato. Non era magra, ma nemmeno in carne era una via di mezzo, ma che le donava. Il suo viso a cuore emanava sempre un’estrema dolcezza.
«Dopo mi sentirà Jo per non avermi detto nulla»
Rise.
«Non lo torturare Sash, è colpa mia, volevo raccontartelo prima io» a quella giustificazione decisi che avrei posticipato la tortura alla prossima volta. Jordan altro non era che il mio caro amico di infanzia che prevedibilmente si era invaghito della mia migliore amica non appena gliela presentai due anni prima.
Lei non lo guadava con gli stessi occhi che lui riserbava a lei, ma con il tempo conoscendolo e con qualche mia spinta, aveva imparato ad apprezzarlo.
«Racconta!» le ordinai.
«Prepotente» disse lei fingendosi offesa.
«Dai non tenermi sulle spine» implorai maledicendo la mia curiosità.
Mi raccontò dettagliatamente il loro primo bacio, una cosa molto tenera, niente che non mi aspettassi da quello sdolcinato di Jordan. L’aveva portata a cena fuori e dopo aver fatto il galantuomo pagando il conto l’aveva riportata al dormitorio. F mi aveva raccontato che lui aveva cominciato a parlare a ruota libera in preda ad un attacco di ansia, ma lei lo aveva zittito nell’unico modo che conosceva, baciandolo. Lo sentì sciogliersi sotto le sue labbra guidando le sue braccia sui suoi fianchi. Il bacio fu appassionato e bello, diverso da quello che aveva sempre conosciuto F che nonostante la prima impressione da angelo era una che prendeva l’iniziativa senza pensarci troppo.
«Sono felice per voi» squittì.
«Ovviamente non ti ruberò il tuo amato amico, ma ti toccherà condividerlo qualche volta» mi avvertì lei, sapendo che io e Jordan ci vedevamo spesso per parlare, a volte rimaneva anche a dormire in camera mia, nonostante questa cosa fosse contro il regolamento del dormitorio, ma finché a Jane andava bene continuavamo con i nostri pigiama party.
Ci mettemmo a ridere e per il resto del viaggio ascoltammo la musica a tutto volume cantando e fingendoci due perfette cantanti. Era il nostro momento. Adoravamo entrambe gli Imagine Dragons, io in particolare mi perdevo in sogni ad occhi aperti ascoltando le loro canzoni. Adoravo l’indi rock.
«Sai vero che Taylor sarà in ritardo?» Disse F guardando l’orologio dell’auto.
«Lo so bene. Quella ragazza è un caso perso, i miei cinque minuti di ritardo a paragone con la sua mezz’ora non sono niente»
Lei si portò una mano alla fronte, per poi sprofondare in uno stato di rassegnazione, misto a depressione.
Quando arrivammo davanti al suo di dormitorio nell’ala ovest, ovviamente trovammo suo padre che gentilmente ci informò che stava uscendo. Suo padre era la persona più buona che io avessi mai conosciuto. Si spaccava la schiena per la figlia e la moglie, non era uno zerbino, era semplicemente la persona più altruista di questo mondo. Era venuto a farle un saluto prima che cominciasse il fine settimana e sicuramente Tay l’aveva sfruttato per farsi risistemare la camera.
«Grazie signor Hashword» feci un cenno con il braccio.
«Di nulla! Mi raccomando state attente »
«Non si preoccupi le controllo io» dissi fiera del mio ruolo di ragazza con la testa sulle spalle. Ero decisamente la più controllata del nostro piccolo gruppo.
Passarono venti minuti buoni e poi quella ritardataria senza speranza uscì lamentandosi.
«Sono un disastro!» urlò entrando in macchina e sbattendo forte il mio povero sportello.
«Ehi!» ringhiai
«Non te la rifare con il mio sportello»
«Scusa» borbottò lei per essere stata ripresa.
«Guardate qua» e agguantò le ciocche nere che le ricadevano sulle spalle.
«Che hanno di sbagliato?» Chiesi mettendo in moto e avviandomi verso l’ultima fermata. Mi sentivo un pulmino scuola in dei momenti, ma sinceramente era la parte che preferivo.
«Sembrano paglia e sono...» fece una lunga pausa «arricciati» lo disse disgustata. Era una cosa inaccettabile per lei. I capelli erano una parte fondamentale e i suoi allo stato naturale erano un ammasso in forme di ricci, per questo, ogni santo giorno che dio metteva in terra lei li piastrava con cura, ma delle volte il risultato non era quello sperato.
«Perché non sono come i tuoi F?» Disse lei accarezzando le ciocche dei biondi capelli. Emanava una strana aurea mentre sfiorava quei fili dorati, sembrava Gollum con l’anello del potere.
«Mi spaventi delle volte» le rispose F riprendendosi il ciuffetto di capelli.
Tay si buttò rassegnata sui seggiolini e cominciò a guardare fuori dal finestrino. Qualche volte la controllavo dallo specchietto e ridevo cercando di non farmi vedere da lei.
«La nostra diva è in una fase critica»
«Mi annoio» mi corresse lei. «Dopo aver raccattato Hannah dove andiamo?»
«In un posto, lo conosce Hanna quindi non iniziare con le domande, o almeno aspetta lei perché ne so quanto te»
Sbuffò teatralmente mentre Francis rideva divertita.
Era una ragazza viziata Tay e molto altezzosa, ma aveva un cuore dolce sotto quella corazza burbera.
Hanna ci corse incontro, mettendosi in mezzo di strada e allargando le mani come a far barriera.
«Sono proprio curiosa di sentire l’ultima» Disse con finto interesse Tay. La cosa buffa è che Hannah era amica sua, insomma inizialmente, ed era stata lei ad integrarla nel nostro gruppetto, né io e né F la volevamo, era la versione stupida di Tay che per quanto facesse la vip, aveva dei valori alla base, mentre Hannah no, diciamo che la sua passione erano i ragazzi e il bere. Non so bene perché l’avevamo fatta entrare a tutti gli effetti nel gruppo, ma dovevo ammettere che mi facevo sempre un sacco di risate quando c’era lei, ma c’è differenza tra ridere con una persona e ridere di lei.
Senza nemmeno aspettare che mi fermassi si buttò dentro la macchina investendo Tay e urlando:
«Parti, parti!»
Senza farmelo ripetere due volte, colta da un’ondata di adrenalina pigiai il gas sgommando sull’asfalto liscio. Non facevo queste cose e ciò mi sconvolse.
Con la coda dell’occhio vidi F che si reggeva come una nonnetta alla maniglia della portiera con gli occhi sgranati.
«Ma che cavolo di problemi hai si può sapere?» Urlò Tay contro Hannah.
Hannah si buttò due o tre volte lo sguardo dietro per poi rilassarsi e fare un bel sorrisetto.
«Su, racconta!» la incalzò Tay incrociando le braccia al petto.
«Ma niente. Mat mi ha beccata mentre baciavo il suo amico Scott e si è infuriato» parlava di quelle cose come se fossero sciocchezza. Dovevo ammettere che si, lei era una ragazza facile, ma il suo ragazzo che nonostante tutti i tradimenti ancora ci stava era una cosa assurda.
«Delle volte mi fa pena Mat. Non capisco proprio perché continui a star con te» le disse F in tutta tranquillità. Le due non andavano particolarmente d’accordo, ma si sopportavano, però, quando si affrontavano questi discorsi F veniva pervasa dal fuoco della giustizia.
«Perché mia ama» cantilenò lei cercando il lucidalabbra nella piccola borsa. Era vestita in moda molto provocante, shorts di jeans attillati e una canotta nera un po’ troppo scollata che lasciava intravedere il pizzo celeste chiaro del reggiseno. I suoi capelli castani a caschetto incorniciavano il viso tondo troppo truccato.
F stava per controbattere, ma per mia fortuna Tay le tirò una ginocchiata nella schiena attraverso il sedile.
«Hannah dimmi un po’ dov’è questo posto che non so la strada» Cercai di attirare la sua attenzione che ormai si era focalizzata sullo specchietto che teneva tra le mani. Dopo vari giri e una buona mezz’ora arrivammo in un piccolo parcheggio pieno di macchine.
Fermai l’auto. Era un locale dallo stile molto particolare. Senza che ce ne accorgemmo Hannah era già scesa dalla macchina e con fare sculettoso si stava avviando all’ingresso dell’edificio.
«Secondo voi qua ci vengono le sette sataniche a fare i loro riti?» Chiese seria Tay, che non ritrovava in quel posto un barlume di stile come lo intendeva lei.
«Dice che qua escono dei suoi amici e che ci teneva a farceli conoscere» cercai di spiegarle, sperando che non mi facesse riprendere subito l’auto. Conoscevo il posto di nome il “Jump-pub” sapevo che ci venivano organizzate delle feste molte animate, questo grazie a Jane che era sempre informata sulle ultime tendenze del campus.
«Se sono strani scappiamo via» disse Ty rivolgendosi a F che le fece un cenno del capo ridendo dello sguardo disgustato dell’amica. Nel nostro gruppo io ero la più controllata, mentre F era la coraggiosa, Tay la vip e Hannah.. lei era Hannah, non serviva aggiungere altro.  Scendemmo dall’auto e ci incamminammo  verso Hannah che ci aspettava al confine. Quando varcai il portone di legno scuro vidi molte persone intente a bere birra e a fumare, altri erano appollaiati su sgabelli altissimi che si baciavano un po’ troppo appassionatamente. Quasi nessuno lì dentro aveva l’età per bere, ma a quanto pareva non era un problema. Vidi un ragazzo venirci incontro euforico.
«Sei venuta!» Esclamò il biondino avvicinandosi ad Hannah. La abbracciò e poi guardò noi.
«Sono le tue amiche?» Chiese curioso.
«Si, te le presento, vieni» Disse lei raggiungendoci.
«Sasha, Tylor e Francis» disse lei sbrigativa indicandoci.
Lui si sporse avanti stringendoci la mano.
«Piacere io sono Niall» disse facendo un ampio sorriso. Era un bel ragazzo era innegabile, ma quello che mi sorprese di più fu vedere F arrossire quando il suo sguardo si posò su di lei. Porca merda pensai, per arrossire così… Scossi la testa forse mi stavo sbagliando a lei piaceva Jo.
«Piacere» dissi cercando di rompere un po’ il ghiaccio.
«Non mi avevi detto di avere delle amiche così carine» disse educatamente, più per essere galante che per altro.
«Giù le zampe Niall» lo rimproverò lei scherzosamente. Quel posto era affollatissimo, studenti ubriachi, fatti o con gli ormoni impazziti si divertivano in ogni angolo. Non pensavo che Hannah conoscesse qualcuno che frequentava quel posto, ma forse non avrei dovuto stupirmi visto che si trattava di lei che andava al college più per le feste che per studiare.
«Guardate un po’ chi ha portato Hannah» Gridò Niall verso un gruppetto che se ne stava appollaiato in quello che sembrava un piccolo salottino, da come la gente se ne stava alla larga sembrava una zona vip.
«Carne fresca» esclamò un ragazzo dai capelli neri ridendo. Tay e F si irrigidirono infastidite.
Diciamo che non erano proprio il tipo di compagnia che di solito frequentavamo. Vidi la montagna di bottiglie di birra ammassate lì vicino. Erano ancora piene. La serata doveva essere all’inizio.
Un ragazzo con i capelli castano chiaro incrociò il mio sguardo.
«Prendete pure, non fatevi problemi» e indicò le birre. Senza farmelo ripetere due volte ne afferrai una e la passai a F che la guardò con aria languida.
«Io passo» dissi porgendo la bottiglia a Tay che non si fece pregare. Cominciarono a sorseggiare le bibite, tutte tranne me che se me ne stavo piantata a terra con la voglia di tirare fuori dalla borsa il mio libro e leggere.
Mentre hannah e Tay parlavano con i ragazzi io mi avvicinai un po’ di più a F.
«Tutto bene?» Le domandai.
Mi fece un cenno del capo in assenso.
«E te?»
«Non sono il genere di serate che preferisco. »
Presi il telefono e scrissi a Jordan, sperando mi potesse tenere compagnia.
«Come sta Jordan?» Mi domandò F mandando giù un altro sorso di birra. Sapeva che quando non mi sentivo a mio agio mi attaccavo a lui, era sempre stato così dalla notte dei tempi.
«Non mi ha ancora risposto» sospirai. Dopo qualche minuto il telefono suonò. Lessi il messaggio e poi mi rivolsi a F.
«Sta bene, è a casa a guardare un film»
«Avengers 2?» Mi domandò certa della risposta. Feci un cenno del capo ridendo.
«Adora quel film» e gli occhi le si illuminarono.
Jordan era un anno più grande di noi e purtroppo non aveva abbastanza soldi per frequentare l’università. Dopo il liceo si era rimboccato le maniche e si era trovato un lavoro in un supermarket nella nostra piccola città natale.
Una voce ci strappò alla nostra conversazione.
«Louis, Zayn venite, cominciamo!» Disse Niall.
Tay aveva palesemente perso la testa per quei due ragazzi, la vidi passare il suo sguardo prima su uno e poi sull’altro. Era schizzinosa come tutte le principessine, ma quando si trattava di bei ragazzi, anche se non era spinta come Hannah perdeva la testa.
«Io sono Taylor» cinguettò lei verso il ragazzo dai capelli neri e dallo sguardo magnetico.
«Piacere» disse lui «Sono Zayn» e prese a sorseggiare una birra. Hannah gli si buttò addosso sedendosi sulle gambe. Tipico atteggiamento di Hannah, ma Tay non si fece intimorire e non gli staccò gli occhi di dosso, battendo le ciglia in modo molto provocante.
Niall si sedette vicino e mi fece un sorriso.
«Ciao» la sua voce era cordiale e molto dolce.
«Ciao» dissi io di rimando non prestandogli molta attenzione.
Vidi F con le guance un po’ arrossate per l’alcol storcere il naso. Era la mia migliore amica la conoscevo bene e c’era qualcosa che non andava.
«Tutto bene?» Le chiesi un po’ preoccupata.
«Si» fece una pausa incerta «Tutto bene» disse più a se stessa che a me, ma lasciai correre, sapevo che non mi avrebbe detto nulla in quel momento, quindi con le chiavi in mano della mia bellissima ford focus grigia mi avviai all’uscita.
Tay mi guardò accigliata.
«Dove stai andando?»
«Alla macchina» le dissi «devo fare una chiamata» cercai di spiegare prima che Ty facesse qualche commento.
Senza pensarci due volte tornò al gruppetto di ragazzi che tanto le piacevano.
Senza quel baccano e il puzzo di fumo mi sentii libera, assaporai a pieni polmoni l’aria fresca, era un autunno caldo, ma la sera la temperatura scendeva, un fattore meteorologico che apprezzavo molto, essendo sempre stata un amante del freddo.
A parte Jordan non frequentavo molti ragazzi, anzi nessuno se si escludevano i compagni di corso con cui scambiavo qualche conversazione e stare lì in quel locale mi metteva a disagio.
Avevo un blocco profondo verso il genere maschile, sarei stata un bel soggetto da analizzare per uno psicologo.
Stai bene?
Mi scrisse Tay. Sorrisi per quel gesto dolce così poco da lei.
Benissimo tranquilla goditi la serata J              
Ok capo!
Entrai in macchina e chiusi lo sportello, lasciandomi andare sul sedile del guidatore. Un colpo mi fece sussultare. Un ragazzo si era buttato sul mio cofano baciando appassionatamente una biondina minuta. Li vidi contorcersi sulla mia povera macchina finché lui non la prese per le cosce portandosela in collo e sbattendola, di nuovo, sul mio cofano. Ero scioccata, paralizzata, avrei voluto urlargli di smetterla, ma non sapevo davvero che fare. Lo vidi appoggiare la ragazza sul cofano e baciarla ripetutamente, le sue mani che affondavano nelle sue curve e le mani di lei che bramose gli tiravano i capelli, finché, mentre la baciava sul collo, non alzò gli occhi verso la mia direzione. Per un secondo mi sentì sollevata che si fosse accorto della mia presenza, ma ero stata troppo ottimista. I suoi occhi verdi brillarono maliziosi nella notte, stava continuando il suo giochetto e nel frattempo guardava me con un ghigno divertito dipinto sulla bocca ero inorridita.
Arrivata al punto di rottura misi le chiavi nel quadro e accesi la macchina, vidi la ragazza avvinghiarsi al ragazzo e senza pensarci cominciai a pigiare lo spruzzino dell’acqua per i vetri, non era abbastanza per bagnarli, ma era stata sufficiente per farli scendere dal mio povero cofano.
«Brutta stronza!» ringhiò la biondina guardandosi i vestiti.
Non potevo vedere il mio sguardo, ma sapevo che rispecchiava a dovere il mio stato d’animo. Incazzata, ecco come mi sentivo.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli e si leccò le labbra, guardandomi con aria di sfida.
«Andiamo Harry.» La ragazza lo prese per un braccio e cercò di trascinarlo via.
   
 
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