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Autore: LammermoorLace    16/08/2015    1 recensioni
[Andrea Chenier (Giordano)]
De Dulcitia
(Sulla Dolcezza)
Lettere di un poeta alla sua donna durante il periodo del Terrore
“ Anche Platone bandiva i poeti dalla sua repubblica “
- Robespierre
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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/ Dall’ANDREA CHENIER di GIORDANO /
 
De Dulcitia
(Sulla Dolcezza)
Lettere di un poeta alla sua donna durante il periodo del Terrore
“ Anche Platone bandiva i poeti dalla sua repubblica “
- Robespierre
 
 
Maddalena,
Arte ai miei occhi,
Maddalena,
Musica ai miei orecchi,
Tu, seta e bocciolo al tatto
E rosa, e giglio all’olfatto
Tu tutti in me risvegli
I sensi e l’età dell’oro
Ritorna nei grandi tuoi occhi,
o mio solo tesoro
 
E miele, il miele più dolce
Accenno ad un Eden perduto
Maddalena, non ho mai creduto
Di trovarlo, quaggiù sulla terra
Ma eccoti, qui tu mi guardi
In quest’inferno di sangue e di guerra
E sei l’ultimo ricordo di Dio
Beltà ricoperta da un velo
E il tuo miele, angelo mio
m’ha salvato e portato già in Cielo.
 
 
Intorno è il nulla, la fame e la miseria;
i fratelli d’un tempo tramano per farsi sprofondare l’un l’altro, i padri sono arrivati a temere i propri figli che hanno scelto nuovi, più crudeli padri che li perseguitano a loro volta.
E’ in moto una grande e perversa macchina, e si scende gradino per gradino questa immensa scalinata senza fine, questa spirale discendente di sangue, di tradimenti, di lacrime.
I fiori della primavera si sono spenti nei loro boccioli, ne più mai fioriranno; sono ormai, irrimediabilmente, bellezza perduta, irrecuperabile. E così anche la mia poesia, la mia povera umile poesia che inneggiava ad albe e tramonti e ai tuoi occhi ancor prima di conoscerti, anche lei è morta, soffocata dalle turpi erbacce, trafitta dai rovi che le si sono stretti attorno come le sbarre di una prigione.
E le spine sono così fitte e robuste da impedire la vista del sole tanto che si arriva a dubitare persino di averlo mai visto.
E’ importante, Maddalena, ricordarsi di quel sole: perché finchè il ricordo ci rimane, quella luce sarà dentro di noi, caldo segno di speranza.
Sii tu la mia luce ed io la tua, Maddalena; illuminiamoci a vicenda, sii tu il mio fulgente ultimo sole, e io ti restituirò la tua stessa luce, che tu ancora rifletterai… e così, avanti, e avanti…
 
Saremo come due specchi, tu ed io, posti l’uno di fronte all’altro: due specchi che, catturato il più piccolo bagliore fra di essi, se lo rimandano l’un l’altroall’infinito.
Solo, non lasciare che qualcosa si frapponga fra noi, e ci porti via il nostro sole.
 
Se perdessi ogni cosa, mia adorata Maddalena, anche gli amici, la fede, anche pure la vita, non perderei te.
E’ cosa comune da dirsi fra innamorati, che l’amato o l’amata sia impressa a fuoco nelle pieghe del proprio cuore; io, il tuo Andrea, innamorato di te dal primo sguardo, tanti anni fa, e innamorato di te così tanto da perdere ogni vanto di cultura o bravura poetica quando parlo del nostro amore, non posso dire diversamente.
Io, che mi reputo un poeta, non so aggiungere nulla a questa massima, ne’ so investigarne chissà quale profondo aspetto, o cavarne fuori chissà quale nuovo significato.
Sei con me, Maddalena, per sempre: sei parte integrante del mio mondo, dei miei pensieri, del mio cuore, mente ed anima.
Nulla potrà mai farti sbiadire dal mio cuore.
I miei occhi vorranno sempre riflettersi nei tuoi, le mie mani stringere le tue, la mia bocca parlare di te, le mie labbra baciarti, le mie braccia abbracciarti, la mia pelle scaldare la tua, il mio sangue scorrere per te, amore mio, solo per te.
Sono tuo, e tu sei mia; e io sono talmente tuo perché tu sei tanto mia.
Perdessi tutto, non potrei perdere te.
 
Qualunque cosa accada, io ti ho amata, Maddalena
 
Ah! E’ inutile che ancora m’illuda.
Morirò.
Ecco cosa accadrà.
La lama calerà, impietosa, fredda, e le mie labbra taceranno, mute, per sempre.
Queste labbra che vorrebbero cantare ancora poesia, declamare mille altri versi, sbattere la bellezza in faccia al mondo intero, lodare, celebrare … e baciare te, un’ultima volta.
Mormorare il tuo nome, dirti che t’amo, sorriderti e vederti sorridere.
Ma la ghigliottina mi pesa sul capo, ahimè! E non posso che rimpiangere ciò che mi toglierà.
Non temo tanto il fatto che mi priverà del senno, della parola, del sangue e del respiro, quanto il fatto che mi toglierà a te.
Non è ciò che spero, ma so che tu mi vedrai morire. Lo vorrai, e ti condannerai a guardarmi, mentre pallido il mio volto compare sul patibolo, e ancor più pallido, ruzzolando orribilmente, ne scende.
Ti farà orrore il mio martirio: griderai, ma non ti udrà nessuno, non al di sopra della folla esultante.
E nemmeno io ti udirò, allora: il mio spirito si sarà già dileguato fin troppo in fretta, insieme ai battiti nel mio petto e al calore della mia pelle.
 
Se ne va il sole.
Com’ero sciocco a dirti, tempo fa, “ non lasciare che nulla ci porti via il nostro sole”.
Sono stato io, ad incrinare lo specchio.
Ed ora che è perduto, dove lo ritroveremo?
Ah – ho l’amaro in cuore. Io lo ritroverò.
Il tuo Andrea, che sta per andarsene via nella terra dei morti. Là, fra tutte le tacite cose perdute, sono certò che lo ritroverò; ma non potrò mai riportarlo a te, com’è vero che niente potrà riportare neppure me, che  ho la forza dell’amore, vivo fra le tue braccia.
 
Non piangere, Maddalena, perché la morte non è nulla.
Neppure io, che morirò a breve, sono nulla.
Non lo è il sole, ma – non è nulla neppure il buio.
Tutto sta nei sogni, nei sogni che uno ha sognato mentre era in vita. Io ho sognato di te, della poesia, della libertà. Il resto non conta.
Nient’altro sopravvive, se non l’amore, perché nient’altro vale nulla in confronto.
Niente può nuocere ad un sogno, neppure la morte, perché la morte è nulla.
Così, niente può spegnere l’amore.
Quella lama non potrà scalfirlo né distruggerlo né intaccarlo in alcun modo: e la mia morte sarà il trionfo dell’amore, e quando diverrò freddo, di quel freddo che, però, ricorda: non è nulla, voglio che sulle mie labbra tu sappia scorgere un sorriso.
 
 

Della dolcezza sua, dei suoi begli occhi
Diranno le mie labbra, narrerà la penna mia
E quando verranno gli ultimi rintocchi
E quando mi sarà strappata via
Nel mio debole petto, alla tristezza
Avrò pur sempre accanto tuttavia
Lei, luce, dolce amore e gioia mia .
E pur nel cuore affranto d’amarezza
L’immagine sua nitida rimane
Ora che è notte, ora, che le vene
Mi ghiacciano d’angoscia, ora che viene
La morte; eppure l’anima non teme
La falce, quanto il perdere l’amore
E perdere, compiuto il mio destino
Della dolcezza sua tutto il sapore .
 
Ma la dolcezza sua, e i suoi begli occhi
Canterà il mio cuore, canterà l’anima mia
Fin quando, cupi, gli ultimi rintocchi
Nel sangue affogheran la voce mia
E allora, lei a baciarmi dirà: “ Ecco:
Questa è la bellezza della vita!
Ora, comprendo cos’è Amore! ”
Ed io avrò sulle labbra l’accenno di un sorriso
E là, pur freddo e pallido, sembrerò risorto
Per tale immenso amore, splendente paradiso
Perché chi è tanto amato
Non può giacere morto .
 
 
 
 
 
 
 
 
Nota dell’Autore:
Vi prego, recensite, Anche solo due righe bastano e avanzano. Critiche, insulti, apprezzamenti… io vi ringrazierò sempre e comunque per il tempo che mi dedicate :)
 
Lou :*
  
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