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Autore: Kim WinterNight    16/08/2015    3 recensioni
In codesta composizione aulica (?) si narrano le appassionanti vicende concernenti i personaggi indicati nel primo capitolo intitolato "Presentazione della band" (quindi, se volete sapere di quali artisti si parla, entrate a leggere), i quali saranno per l'occasione riuniti in una super band a caso di cui non si può esattamente definire il genere né l'entità delle loro “canzoni”.
Il loro nome grind/hardcore è Death of Mortadella Roots, il quale spiega perfettamente la demenza in stato avanzato dei suddetti, nonché l'infermità mentale della sottoscritta.
Se volete sfatare questa mia convinzione, fatemi sapere cosa ne pensate e ditemi che non sono cerebralmente inetta.
All'interno della narrazione troverete vari personaggi originali, tra cui un componente della band.
Se non conoscete tutti gli artisti di cui scriverò, non preoccupatevi: nella Presentazione ho inserito dei link che vi permetteranno di ascoltarli e di farvi un'idea sul genere delle loro band originarie.
In ogni caso, la storia è accessibile a tutti e si può benissimo prendere come un'originale.
Insomma, buona lettura efpiani!
Genere: Comico, Demenziale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La scelta del nome










i nostri amici sono alle prove.

Prima di raccontarvi come si sono formati, il che è tutto un programma, è meglio dedicarsi alla scelta di questo nome alquanto epico e ben articolato (?).

Succede che i ragazzi sono alle prove, tutti insieme hanno bisogno di spazio, così sono costretti ad usufruire della casa di Damian nella periferia di Kingston, Giamaica.

Fa un caldo pazzesco e l'unico che sembra fuori da ogni anormalità è Carlo, l'unico musicista della band che non ha ancora alle spalle una carriera brillante. Ha suonato come percussionista insieme ad un gruppo di sfigati che facevano più serate di quante ne avrebbero realmente meritato e poi un giorno qualcuno lo notò e...

Ma questa storia la racconteremo un'altra volta.

Il più serio di tutti è Kelsey, il quale è spesso immerso nei ricordi dei bei tempi trascorsi in conservatorio a studiare qualsiasi strumento a fiato esistente sulla faccia della terra. Si domanda come ha potuto accettare di far parte di questa combriccola, ma alla fine non potrebbe farne a meno, anche se non lo ammetterebbe neanche a pagamento.

Quindi mentre Kelsey lucida con un panno morbido il suo sax, arriva in casa Marley/saletta il solito ritardatario, ovvero Dave. Lui si prende sempre troppe libertà, pecca di una presunzione inaudita e crede di avere in mano le redini del gruppo, anche se tutti sanno perfettamente che il leader indiscusso è Fred.

Fred ha la capacità di trascinare tutta la band, proprio come fa con gli adorati Limp Bizkit. E non si è tirato indietro per niente al mondo quando il progetto Mortadella Roots stava prendendo forma.

«Scusate, avevo un'importante intervista questo pomeriggio. Sapete, anche in Giamaica sono amato e rispettato da tutti, pensate che Buju Banton vorrebbe fare un pezzo con me...» blatera Dave, con la chitarra in mano e un'espressione altezzosa dipinta in viso.

«Come no, ci credo che il mio amico Buju vuole proprio uno come te nel suo prossimo album» lo apostrofa Damian, scuotendo la testa e facendo così oscillare i dreadlocks che lo caratterizzano.

Tutti scoppiano a ridere.

«Ragazzi, dobbiamo sceglierci un fottuto nome!» strilla Daron, con una birra in mano. Lui è pazzo, tutti lo sanno, ma non possono permettersi di perdere un chitarrista come lui: sul palco ne combina di tutti i colori e sa sempre come incantare il pubblico. Infatti, nonostante sia imprescindibilmente fuori di testa e molto poco attraente, ha sempre un capannello di ragazze attorno, che si strappano i capelli e si denudano nel tentativo di attirare la sua attenzione.

«Lo stiamo dicendo da cinque mesi e ancora non lo abbiamo fatto, se dobbiamo andare in giro a suonare come dovremmo farci chiamare? E le locandine? Il logo della band?» scalpita Komlan, il quale è sempre più avanti di tutti, è previdente e non vuole lasciare nulla al caso. Le canzoni con i Dub Inc rasentano la perfezione anche per merito suo.

«Io direi che dovremmo trovare un nome sofisticato... degno di noi, degno di un gruppo di cui faccio parte io» commenta ancora Dave, passandosi una mano tra i capelli ricci e lunghi.

«Scusa, Dave... non esageriamo» interviene Kelsey, scuotendo la testa e utilizzando un tono serio e professionale.

«Cazzo, fattela una risata Kell!» tuona Daron, andandogli vicino e abbracciandolo con impeto. Il sassofonista se lo scrolla con un gesto controllato e gli lancia uno sguardo omicida.

«Ascoltate, secondo me siete fuori! Il nome di un gruppo dev'essere la sua completa spiegazione, no? Io proporrei che ci sia qualcosa di death e qualcosa di roots, perché così siamo sicuri di far arrivare il nostro genere anche attraverso il nome» ragiona con calma Jens, tastierista talentuoso che riesce inspiegabilmente a dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Si avvicina a Daron e gli strappa la birra dalle mani, poi se la scola e gli restituisce la lattina vuota, sorridendo con aria maliziosa. «Era il premio per la mia arguta riflessione, Malakian» conclude, facendo spallucce.

Torna ad accarezzare la sua tastiera e tace, lasciando il chitarrista di origini armene come un idiota, impalato in mezzo alla stanza.

«Jens ha ragione, però! Sei un genio! Mmh... death, roots... che si potrebbe ricavare da tutto ciò?» si domanda Joey, giocherellando con le bacchette per la batteria. Il nano batterista degli Slipknot è appollaiato sullo sgabello e sembra tremendamente serio in questo momento.

«Mortadella.»

Nella stanza cala il silenzio.

Tutti si voltano verso Carlo, non capendo un accidente di ciò che sta dicendo.

Tim spalanca gli occhi e si guarda attorno spaesato, stringendo la tracolla del basso in maniera convulsiva. La sua tracolla è diventata come una mascotte per la band, tanto è usurata, ricoperta di spille, toppe e tutta una serie di oggetti non meglio identificati che tutti si domandano come possano non disturbarlo mentro suona.

«Che cazzo vuol dire?» fa Daron, agitandosi per tutta la stanza.

«Mi è venuta voglia di mortadella» replica Carlo.

«Ma sei scemo?» domanda Fred.

«No, sapete cos'è, vero?»

Tutti si lanciano occhiate interrogative, mentre Daron va a rompere le palle a Tim e tenta invano di rubargli una rarissima spilla degli Ensiferum.

«In Italia si mangia molto, è un affettato di carne di maiale e altre porcherie che non ricordo» commenta Kelsey.

Damian, il rastafariano del gruppo, fa una smorfia profondamente schifata.

«Okay, non me ne frega. Piuttosto questo cosa c'entra con il nostro nome?» domanda.

«Non ci sta bene? Suona bene... Deth, Roots and Mortadella» insiste il percussionista italiano, sollevando il pollice al cielo.

«Mi rifiuto di far parte di un gruppo che ha riferimenti alla carne di maiale nel nome» sbotta ancora il giamaicano, indignato.

«Oh andiamo... non dire cazzate, Damian! Carlo ha ragione, è perfetto.»

«Fred, è orrendo! Non è sofisticato e figo come dovrebbe, insomma» si lagna Dave, che poi si siede su un divanetto e comincia ad accordare distrattamente la chitarra. È un mostro con il suo strumento, anche se caratterialmente viene sopportato a malapena dai suoi compagni di band.

«E se facessimo qualcosa di più elaborato, ma comunque insensato e rappresentativo? Tipo Death of Mortadella Roots...» propone Jens, armeggiando con i cavi del suo amplificatore.

«Tu!» grida Daron, immobilizzandosi all'improvviso in mezzo alla stanza.

Tutti si voltano a guardare il tastierista e sui loro visi si espande un sorriso spontaneo e quasi commovente (?).

«Sei un grande, cazzo!» continua Daron, gettandosi letteralmente su Jens e tentando di baciarlo sulle guance.

«Sì, questo mi piace» concorda Kelsey, sorridendo in maniera più contenuta. «A voi?»

Tutti scoppiano a ridere come una gabbia di invasati e cominciano a saltellare per la saletta, facendo un baccano tale che se il tutto non fosse insonorizzato potrebbero risvegliare i morti del cimitero di May Pen.

Il nome è stato scelto in queste circostanze, Carlo è contento di aver contribuito alla sua scelta, perché si sente a volte inferiore a tutti questi grandi della musica mondiale, specialmente quando Dave si dà così tante arie da far inorridire un narcisista veterano.





Nel prossimo capitolo esamineremo alcuni aspetti della formazione della suddetta band, che ha tanto da raccontare – o almeno, si spera.


Qualche nota sul capitolo...

Ho nominato gli Ensiferum, gruppo finlandese di genere folk/viking metal, ecco qui un piccolo assaggio della loro musica:

https://www.youtube.com/watch?v=QEekU065iw0

Poi...

Se avete dubbi, curiosità o volete chiedermi qualunque altra cosa, non esitate a farlo in recensione o in privato ^^

A presto,


Kim ♫

  
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