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Autore: _DangerDays_    19/08/2015    4 recensioni
[Principalmente Ereri. Accenni di varie altre ship. Scuola superiore. AU.]
“Levi era oltraggiato.
Non riusciva a capire ancora come lui era finito ad indagare in una stupida scuola superiore. In fondo era un agente.”
-
Prima storia in assoluto in questo fandom, spero di esserne “degna”. Inoltre vi prego di scusarmi se i personaggi sono un po' OOC. Fatemi sapere cosa ne pensate!
Buona lettura!
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo due.

Il suono della canzone “The Pretender”, scaturita da un telefono, squarciò il normale silenzio mattutino della sua camera. Levi si alzò velocemente dal letto spegnendo la sveglia, e, ancora in pigiama, si avviò verso la cucina per fare colazione, quando si fermò ricordandosi che era mercoledì, e doveva andare al bar con Eren, Sasha e Mikasa.

Erano passate circa tre settimane da quando Levi aveva cominciato la sua missione, e tutti i mercoledì andavano a fare colazione insieme ad un bar vicino la scuola. A parte questa piccola deviazione, i giorni passavano quasi uguali: svegliarsi, fare colazione, prepararsi, andare a scuola, tornare a casa, pulire, fare un minimo di compiti, fare rapporto ad Erwin, cenare, lavarsi e andare a letto, qualche volta guardando un film in TV. E a Levi non dispiaceva affatto; se c'era una cosa che amava quanto pulire, era la routine. Ovvero sapere sempre cosa fare, essere sempre preparato e non andare troppo fuori dagli schemi, caratteristica che aveva in qualche modo migliorato durante gli anni.

Riguardo all'esito della missione, non c'era nulla di troppo sospetto. Sì, il professore era molto a contatto con alcuni alunni, ma questo, pensava Levi, era assolutamente normale. Chi, a scuola, non si era mai legato a un professore? Fatto stava che era comunque diffidente. In fondo gli avevano insegnato a non abbassare mai la guardia.

Si diresse verso il bagno e si sciacquò la faccia. Si vestì in calma e uscì prendendo le chiavi sia dell'appartamento che della macchina. Arrivato vicino al bar, ma abbastanza lontano da che i suoi “amici” lo potessero vedere, parcheggiò e si incamminò presso la porta quando Sasha gli corse incontro e lo abbracciò mettendogli un braccio intorno alla spalla. Lo faceva ogni mattina da quando aveva capito che a Levi non faceva piacere, e non le importava se fossero all'entrata di scuola o al bar.

Al più grande dava fastidio ogni volta come se fosse la prima, ma cercava di mantenere il suo sguardo mite; ormai tanto aveva imparato a conoscerla, come un po' con tutti. Il carattere di Sasha era molto solare. A volte si perdeva nei suoi pensieri oppure si estraniava dal gruppo farfugliando parole come “ship” o “otp” o “yaoi” o altri strani termini come “SebaCiel”, ma era sempre pronta a spiegarli tutti uno ad uno, nonostante che anche dopo averlo fatto tutti continuavano a non capirci nulla. Ma era molto testarda e, se i professori la sgridavano, lei diventava abbastanza aggressiva, per poi, pochi minuti dopo, liquidare la faccenda con un gesto veloce della mano e un sorriso.

Alla fine a Levi non dispiaceva particolarmente il suo carattere, anche perché lei, a parte qualche scherzo, lo rispettava molto per il suo temperamento calmo.

Varcarono insieme la porta del piccolo locale, e raggiunsero velocemente Eren e Mikasa ad un tavolino. Avevano già ordinato anche per loro due. Nell'attesa Levi si mise ad osservare Mikasa. Su di lei una cosa era certa: era innamorata persa di Eren, -come molte delle ragazze del loro anno- e l'unico a non accorgersene era proprio lui, il suo comportamento lasciava intuire che la considerava solo come una sorella, dato che erano cresciuti praticamente insieme. Per il resto Mikasa era molto decisa e, esattamente come Levi, non adorava il contatto fisico.

Eren, intanto, stava parlando estasiato di un film d'azione, fantasticando su un possibile finale alterativo. Lui era particolare. C'erano giorni in cui era sveglio, attivo e davvero simpatico, e giorni in cui litigava con tutti. Ma c'era una cosa certa nel suo carattere: se diceva che avrebbe fatto qualcosa, lo faceva davvero. Indipendentemente dalla situazione o da qualsiasi altro fattore. Ad un tratto Eren bloccò il suo racconto, e posò lo sguardo su Levi.

-Ehi, Levi, sabato a casa mia c'è una festa, vuoi venire?- lo sguardo del più piccolo era quasi speranzoso. Il ragazzo pensò subito che quella era proprio una pessima idea, quando ricordò le parole di Erwin: “ti devi ambientare o dubiteranno di te”. Digrignò i denti.

-Va bene- annunciò, controvoglia. Si girarono verso di lui anche Mikasa e Sasha, stupite dalla risposta affermativa.

-Sei mai andato ad una festa?- chiese Eren curioso, con una leggera vena scherzosa nella voce. L'altro si irritò un po'.

-Ovvio che sì- rispose secco, mentre iniziava a mangiare il cornetto e a sorseggiare il cappuccino che la cameriera gli aveva portato proprio in quel momento. Ed era anche vero; sia quando andava ancora a scuola che quando doveva andare per lavoro.

-Perfetto- disse il più giovane, soddisfatto. Staccò un anglo della tovaglia di carta e prese una matita dallo zaino. Scrisse qualcosa sul foglietto improvvisato che poi porse a Levi con un “tieni”. Sopra vi era segnato il suo indirizzo. Ringraziò, e, dopo una decina di minuti, si avviarono verso la scuola.

 

Quando Levi tornò a casa come al solito si mise a pulire, quando gli arrivò una telefonata. Osservò lo schermo del suo telefono: Eren.

-Pronto?- rispose seccato.

-Ehi, sono Eren.- Levi rispose con un “mh mh”. -Volevo chiederti se stamattina hai detto la verità. Voglio dire, se sei mai andato ad una festa-

Levi era irritato, di nuovo. Gli dava tremendamente fastidio ripetere le cose che già aveva detto. -Certo che ci sono andato, Eren. Te l'ho detto-

-Ma… ho pensato che forse ti vergognavi- ribatté incerto l'altro.

-Non ne vedo il motivo. È una cosa stupida-

-Uh… okay. Allora… io vado- annunciò, incerto.

-Va bene. A domani- e mise fine alla telefonata. Circa una decina di minuti dopo, però, il telefono suonò di nuovo. Ma non era Eren, stavolta era Armin. Ma chiamano tutti a quest'ora?

-Pronto? Armin?- chiese Levi.

-Sì, sono io. Ho saputo che sabato vieni alla festa a casa di Eren! Bello, no?-

-Oh… Mh… Sì- disse l'altro mentre provava a pulire, il telefono incastrato tra la spalla e l'orecchio.

-Ehi, hai qualcuno che ti accompagni?- chiese ancora Armin, vivace.

-In realtà ho…- si fermò. Non poteva dire di avere la macchina -voglio dire, no, non ho nessuno che mi accompagni-.

-Oh, se vuoi ti passo a prendere io, con mio padre. Dove abiti?-. Levi valutò l'idea, poi gli diede il suo indirizzo e ringraziò. Armin rimase a parlare per una mezz'ora buona, Levi che ogni tanto farfugliava un “sì”, “mh mh”, “hai ragione”.

Poi il più grande sentì urlare qualcosa tipo “aspetta, mamma sono a telef… okay, okay” e si rivolse di nuovo a lui: -Scusa, Levi, io devo andare. A domani-.

-Certo, a domani.- e mise giù. Maledetto il giorno in cui ho dato il mio numero di telefono, pensò, aspro.

 

Finito di pulire, un paio di ore dopo, ebbe una conversazione con Erwin. Solite cose, a parte per la fantastica notizia della festa. Levi ebbe l'impressione che il suo superiore godesse nel sentire in ogni telefonata la sua irritazione. E questo lo irritava ancora di più.

 

A cena decise che il giorno dopo sarebbe andato a comprare qualcosa di adatto da indossare per la festa che si sarebbe tenuta nel fine settimana, anche se non aveva idea di cosa comperare: jeans e polo, o un completo? Ovviamente non si lasciò molto disturbare da questo piccolo problema, e decise che probabilmente, se se ne fosse presentata l'occasione, sarebbe andato con Sasha, in fondo si doveva ambientare, no?! Era quello che Erwin gli ripeteva fino al vomito nelle loro telefonate; certo, pensò, che gli adolescenti vanno davvero pazzi per queste cose. Levi non riusciva proprio a capire il perché di tanto scalpore per un evento che si sarebbero ricordati a malapena, una volta cresciuti.

Dopo cena lesse un po' del quarto volume di una saga fantasy “La Spada Della Verità”, ed andò a letto, scombussolato per uno sviluppo nella trama.

L'autrice dice:

Hola! D'accordo, una parolina veloce: come avrete capito, i primi capitoli sono più che altro introduttivi, ma spero che i prossimi vi faranno "entusiasmare" di più! Comunque, ragazzi, ci terrei davvero se mi faceste sapere cosa ne pensate, dato che sono molto insicura su questa storia, nonostante mi stia diverteno -e impegnando molo-. Ma giustamente non dovrei annoiarvi con le mie lamentele! xD Allora, spero che il capitolo vi sia piaciuto!
BG_01

P.S.
Comunque a volte metto riferimenti puramente casuali riguardo certe ship o film, o libri. 
  
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