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Autore: FuckEdison    20/08/2015    1 recensioni
"L'uomo ha smesso di guardare alle stelle ed ha abbassato il capo per coprire i propri sogni di fango."
Nìkola Tesla, Marie Curie, Alan Turing e Albert Einstein in un mondo distopico, crudo e crudele, celato dietro il falso buonismo di un governo che ha fatto della manipolazione la sua arma silenziosa ed efficace.
Genere: Avventura, Science-fiction, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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It gets worse here everyday
Ya learn ta live like an animal
In the Jungle where we play
If you got a hunger for what you see
You 'll take it eventually
You can have anything you want
But you better not take it from me
- Guns n' Roses -
 

Era annoiato.
L'attesa lo faceva scivolare nel solido e profondo tunnel dei pensieri e lo estraniava più del dovuto da quella situazione a cui, invece, avrebbe dovuto prestare attenzione. Era certo che, se si fosse parlato di qualcosa di interessante, il suo udito selettivo lo avrebbe ripescato e riportato in superficie. Il mondo dei suoni era come un indistinto tappeto di segnali aggrovigliati ed indistinguibili che lui lasciava volentieri fuori dall'impenetrabile rifugio dei suoi pensieri.
«Nìkola!»
Tornò al mondo quasi dolorosamente mentre si ritrovava a fare i conti con il roseo faccione di Turing.
«Stiamo per iniziare!»
Il serbo annuì, accennò un sorriso affettato e si risistemò dritto sulla scomoda sedia di vetroresina e carbonio. Al tavolo semicircolare sembrava non mancare proprio nessuno, almeno fisicamente. L'enorme schermo a led organici s'accese, virò sul blu che indicava l'assenza di segnale e, infine, divenne una finestra aperta su un piccolo e disordinato ufficio. Dietro la scrivania un uomo in carrozzina muoveva freneticamente gli occhi onde comporre le parole il più velocemente possibile.
«Signori. E. Signore. Bentornati.» L'uomo aveva la rara capacità di risultare ironico nonostante il tono metallico del demodulatore vocale. «L'uomo .Ha smesso. Di guardare. Alle stelle. Ed ha abbassato. Il capo...»

Alan Turing roteò gli occhi, sbuffò e scimmiottò annoiato la continuazione della solita litania con cui Stephen esordiva ogni volta. Ne aveva sentite troppe durante la sua vita biologica per lasciarsi impressionare da simili sciocchezze. Piuttosto era sicuro che, se avesse avuto fra le mani quel demodulatore, si sarebbe divertito a modificarne il timbro. Trovò piacevole l'immaginarsi una sensuale voce di donna associata a quel carrettino un po' sgangherato con cui il fisico teorico si trascinava in giro.
No, non riuscì proprio a sedare il sogghigno e fu quasi felice di attirare l'attenzione di qualcuno.
«Shh!»
Marie aveva la dote tutta femminile di saper prevedere i pensieri altrui e, in più, conosceva Alan a sufficienza da sapere esattamente fin dove la fantasia del matematico inglese potesse arrivare. Erano stati vicini di cluster, chissà. Lo sguardo affilato di lei fu sufficientemente pregno di stizza da farlo sentire quasi in colpa. Quindi si zittì, tornò serio e riuscì quasi a fingersi interessato alle parole di Hawking.   
«...nessuno. E' qui. Per caso. E sono. Certo che. Alcuni. Di voi. Avevano. Già messo. In conto. Di. Dover. Tornare.» Stephen, attraverso il proprio sistema di sintesi vocale, continuava a parlare e ad ignorare i siparietti fra Alan e la Curie. La genialità poneva il drammatico problema della mancanza di osservanza delle convenzioni sociali.   

Albert, invece, aveva mal di testa.
Lo sfarfallio iniziale dello schermo lo aveva abbagliato ed ora se ne stava con le palpebre calate, lottando contro quelle macchie di luce che ancora galleggiavano sulla sua retina.
Continuava a massaggiarsi la tempia destra ed era certo che presto avrebbe mostrato a tutti il contenuto del suo stomaco. Non che fosse riuscito a mandar giù chissà che cosa, ma nessuno dei suoi colleghi era stato particolarmente buono con lui; si aspettava un "bentornato" migliore. Era certo che fosse tutta una ripicca, probabilmente la Relatività doveva averli costretti a troppe notti insonni. Sorrise nonostante il sapore acidulo in bocca, si versò un mezzo bicchiere d'acqua e lo mandò giù in un unico lungo sorso. Neppure lui riusciva a seguire Hawking come avrebbe voluto.
Sospirò, strizzò gli occhi e decise che era ora di fare una veloce capatina al gabinetto.


 

   
 
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