Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Overlook    20/08/2015    5 recensioni
Dragon Ball Z
-
Il postino suona sempre due volte, Yamcha prima bussa.
Un titolo di Wertmülleriana memoria per una breve ed ironica composizione sulla fine del rapporto tra Bulma e Yamcha.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Licenza Creative Commons
"Salti e capriole, pietre e tulipani, rose rosse ed ineludibili realtà delle ore 14" di Overlook è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

__

 

Salti e capriole, pietre e tulipani, rose rosse ed ineludibili realtà delle ore 14

 

di Overlook, 2015©

 

 

Baldanzoso e sicurissimo di sé, trotterella sino all'ingresso dell'enorme dimora di quella che da poco è null'altro che un'amica, un tempo la sua ragazza, colei che tutte gliele aveva fatte passare e che altrettante gliene aveva permesse.

Le ha promesso si sarebbe fatto perdonare, per tutto, per concludere, per rispetto.

Lei, intanto, probabilmente tornerà sui suoi passi quanto prima, ne è convinto; già se la immagina, tutta contenta per il regalo, imbarazzata e forse pentita di ciò che ha deciso così fermamente.

Così, con in mano un gran bel bouquet di fiori variopinti, acquistati al volo presso il centro commerciale all'angolo, Yamcha bussa forte, un buon numero di volte, al portone, prima di decidersi a premere il tasto del campanello.

Riesce ad udirlo benissimo, quel 'Dlin-Dlon' così ospitale, che tante volte l'aveva annunciato, compresa l'ultima, tempo addietro. Quella in cui lei lo aveva ospitato apparentemente per un'aranciata fresca in giardino, ma che in realtà si era rivelata l'invito alla conclusione di qualcosa che lui aveva sempre creduto si sarebbe protratto per l'intera loro vita, zeppo di lacune, intriso di immaturità e scaldato solo dal flebile tepore di qualche bacio più duraturo sulle bocche vergini come i loro corpi. Amici fraterni, con qualche effusione adolescenziale. Nulla di più.

Bulma lo aveva accolto sorridente, ma lui aveva cercato più volte di allungare le mani, birbante; aveva tentato invano di rubarle qualche casto bacetto ed aveva trasformato la consueta cordialità estremamente amichevole di lei, che gli stava chiarendo la questione, in modo sensibile come solo da qualche tempo aveva imparato a fare, in un cipiglio piuttosto grave:

“Yamcha, ascolta, non sono mai stata più seria. I-io... Mi sembra ovvio che tra noi non vi sia più nulla, se non una bella amicizia. Ecco, l'ho detto. Non ne potevo più, non avrei permesso a me stessa di trattenermi oltre. Non sarebbe mai stato giusto nei confronti di nessuno di noi.

Non sono più la tua ragazza, voglio che tu te lo metta bene in testa.”

 

M-ma, Bulma, che dici? T-tu sei sempre la più carina che ci sia, lo sai...! Devi perdonarmi, ti prego, hai frainteso tutto, Ayuki è solo una vecchia conoscenza, stavamo solo chiacchierando, davvero, eh eh...!”

 

Grattandosi il capo sperando d'esser stato credibile, non s'era avveduto dell'accentuata serietà assunta dal tono della sua interlocutrice.
 

Cerca di seguirmi, Yamcha. A costo di risultare cattiva. Non mi interessa. Nulla. Non più. Da parecchio tempo, anche. Io... Io non voglio più essere la tua 'più carina', io non sono carina. Sono una donna, accidenti. Desidero un uomo al mio fianco e quello non sei tu, non so neppure se mai tu lo sia stato, se mai siamo stati davvero fatti per stare insieme, a ben pensarci. Devi proprio scusare la mia franchezza, amico mio, ma se non te lo dico adesso, in questo modo... Noi due... Da soli, potresti farti del male... Ti prego di credermi...”.

 

Con le gote d'improvviso imporporate, aveva gettato gli eloquenti occhi su un punto non tanto vicino, ma ben preciso: L'enorme navicella spaziale parcheggiata e fissa a terra, in cui il temibile principe del popolo Saiyan forgiava, da parecchio tempo, corpo e mente ad una forza gravitazionale estremamente alta. Pure Yamcha, volendo provare, più a Bulma che a se stesso, di valere tanto quanto, v'era entrato di soppiatto; c'era mancato davvero poco che non ci lasciasse le penne. Quello lì, invece, vi trascorreva intere giornate a suon di salti e capriole, da non credere!

 

Non s'era totalmente avveduto di quello sguardo ad altri rivolto, oppure non aveva voluto accorgersene.

“Secondo me, Bulma, ora come ora sei solo troppo arrabbiata... Sei sempre stata, un po' matta, ma ultimamente non riesce a starti dietro più nessuno! Qu-quel Vegeta è pericoloso, io lo avevo detto, sembra quasi che tu non voglia affatto farti proteggere da lui...!

Hm... Ad ogni modo. Credimi, hai soltanto frainteso... Ayuki è fatta così, fid-”

 

La donna, però, socchiudendo gli occhi e sospirando interdetta, punta sul vivo ed irritata, l'aveva interrotto quieta, di quella quiete che nulla di confortante per l'altro presagisce; di quella calma che dovrebbe solo far riflettere e far capire molte più cose.

“Ora basta, Yamcha. Io devo tornare al lavoro. Ti ho detto quel che dovevo dirti, io non sono più la tua ragazza, intesi? Non è vero, che nessuno riesce a starmi dietro, te lo assicuro.

Tu ed io siamo solo buoni amici, io ti voglio un gran bene. Nulla di più, però, davvero.

Non ho bisogno di alcuna protezione, di questo puoi star certo”.

 

Una sorta di lampo, nello sguardo e nei meandri di lui, aveva per un attimo rischiarato quel rebus di pensieri a cui non riusciva di dar soluzione. Era stato un solo istante, però, prima che la dolcezza e la rassegnazione riaffacciassero sul volto marchiato

 

D'accordo, Bulma, credo proprio di aver capito, sai? Devo ammettere che mi hai lasciato un po' frastornato, per la verità avevo sempre pensato saremmo finiti all'altare, eh eh! Ma temo proprio il nostro tempo sia finito sul serio, tengo molto a te e vorrei davvero tu fossi felice. Perciò... Amici, va bene.

Troverò il modo di farmi perdonare per le mie insistenze, prometto!”

 

Lo sguardo incupito di lei si era allora rischiarato in un impeto di comprensività e di commozione, era davvero arrivato il momento di chiudere quel piccolo, debole seppur tenero libro ed aprirne uno vero, intenso, difficile, estremamente pericoloso, solo suo, che ancora non poteva sapere sarebbe divenuto infinito. La mano s'era tesa verso Yamcha, quasi intontito, sorridente, ma nervoso, imbarazzato e triste, colpevole e consapevole a modo suo.

Gli aveva offerto un occhiolino complice, ma anche distante da tutte quelle questioni che prima l'avrebbero mandata su tutte le furie

 

Amici, allora. Grazie per avermi capita, sono sicura che la penserai proprio come me.

Beh, vedi di stare attento, con quell'Ayuki. Mi pare un po' troppo farfallona... Proprio adatta a te!”

 

Una fragorosa risata era scoppiata immediatamente, anche se Yamcha, in fondo, ancora non aveva assimilato realmente ciò che era appena successo.

Lui e Bulma non erano più una coppia, nemmeno più di nome.

Poteva definirsi libero, single, solo.

Per la prima volta, l'idea non lo stuzzicava per nulla, anzi.

Terribili dubbi sul perché di quella decisione, avevano iniziato a prendere ancor più piede, ma -Sono tutte stupidaggini, ridicole stupidaggini!-, si ripeteva, tentando di zittire la testa e metterci una pietra sopra, sull'intera faccenda. Se invece avesse tentato di dar retta, a quei ben più profondi suoni nella sua coscienza, ogni dubbio gli sarebbe stato chiarito già da qualche tempo.

 

¤

 

Eccolo quindi lì, davanti all'ingresso, vestito di tutto punto e intriso di un profumo dozzinale senz'altro troppo generosamente applicato.

 

Ehi, c'è nessuno...? Avanti, questo bel mazzo di fiori pesa parecchio!”

La porta emette un suono, il suono di una maniglia che scatta alla pressione di colui che dall'interno la ruota per aprire.

 

Il volto di Yamcha si fa paonazzo, il sudore inizia a bagnare busto e fronte, la bocca si fa asciutta ed inabile ad articolare qualunque discorso abbia un tono ed un senso compiuto.

 

M-ma t-tu che ci fai qui...? N-non a-avevi detto ch-che non avresti fat-fatto altro che a-all-allenarti?”

 

Non ha certo aperto quella porta per fare un qualche favore a nessuno, lui, ma quel continuo bussare e vociare lo stava infastidendo oltre ogni limite.

 

Taci, razza di idiota, non permetterti di farmi interrogatori, è chiaro?”.

 

Il Principe dei Saiyan, marmoreo in tutto il suo prorompente essere, regge nella mano destra una bottiglia d'acqua fresca ed il resto di sé, anziché essere come più volte lui lo aveva scorto -a torso nudo, le scarpe da ginnastica ai piedi e un paio di pantaloncini sudati e striminziti a coprirne le intimità-, ha addosso un largo pantalone lungo, scuro e leggero, i piedi scalzi sul freddo impiantito e una morbida maglietta... alla rovescia.

 

Colti l'esitazione dello sguardo ed il tremore delle membra, Vegeta rincara la dose arrogante

 

Che c'è, te la sei fatta sotto?! Rammollito...”.

 

V-Vegeta... P-perché... s-sei u-un... Un m-”

 

Lo sguardo del Principe si assottiglia e s'infiamma allo stesso tempo, interrompendo Yamcha bruscamente, a gran voce e con sprezzante maleducazione

 

Bulma! Maledizione, muoviti! Vieni qui , non osare mai più costringermi ad aprire questa dannata porta al posto tuo, sia chiaro, la prossima volta faccio saltare in aria chiunque vi sia dietro!”

 

Alle orecchie ancora tappate e ipertese di Yamcha arriva uno scalpiccìo di morbide pantofole ed un frusciare come di... Vestiti troppo larghi?
 

Sto arrivando, sto arrivando...! Non c'è il caso di urlare così! Che razza di cafone, Vegeta, quando la smetterai... E poi, ora che almeno hai imparato a chiamarmi con il mio nome potresti sforzarti di trattarmi meglio anche fuori dalla camera d-...”

 

Si interrompe proprio quasi giunta sul ciglio del salone, da dove scorge che il portone d'ingresso è ancora aperto e cerca di schiarirsi la voce, dissimulando quanto quasi detto l'istante prima.

 

M- ma chi è? Sono le due, accidenti, avevo detto a mio padre che i rappresentanti si ricevono dopo le cinque!”

 

Stizzita si avvicina sempre più, conscia di non doversi aspettare risposta alcuna da Vegeta che, anzi, ben più che furente ha già fatto appello a tutto il proprio autocontrollo per mantenersi silente e far sì che la vena pulsante sull'ampia fronte non imploda d'un tratto.

 

Ma la sorpresa e, quasi, la scocciatura nel constatare chi su quel ciglio se ne stava, impalato, tremante e palesemente recidivo nelle proprie intenzioni, si fanno subito dense sulle pupille cristalline di lei.

Vegeta inaspettatamente rimane lì, in piedi, un'ombra di ghigno arrogante si affaccia sul suo volto e le braccia incrociate al petto, mentre Bulma lo affianca e con espressione più che interrogativa, agitata, domanda

 

E tu che ci fai, qui?”

 

Yamcha nota di lei la folta coda di cavallo, ribelle e turchina, voluminosa, adagiata in parte sulla spalla sinistra, così sensuale. Si appunta la totale mancanza di positività in quel cipiglio, inarcato e in attesa di ricevere una risposta consona.

S'accorge anche e soprattutto della maglietta scura, troppo larga, troppo morbida, su quell'esile corpo e l'assenza di qualunque capo possa coprirle le gambe snelle e toniche, ad eccezione dell'eccessiva abbondanza offertale dall'indumento superiore.

 

E s'illumina di buio, si rende conto che niente, tornerà indietro e che nessuno, lo sta nuovamente aspettando; si avvede tardi del vicolo cieco davanti a sé, comprende infine la logica di quei tanti, troppi tasselli di episodi trascorsi e vissuti a cui non aveva voluto darsi una spiegazione più profonda di “È proprio matta, Bulma, a pensare di cavare un ragno dal buco ospitando e curandosi di quel perfido assassino in casa sua!”.

Deglutisce, rumoroso e inadeguato come mai s'era sentito, bofonchiando tra molte risatine nervosissime

 

Ehm, e-ecco vedi, oggi ho incontrato tua madre al centro commerciale, mi ha offerto un'abbondante colazione e-e io, ecco, io volevo ringraziarla c-con... Con questi!”

 

L'ultima parola gli esce di bocca quasi strillata e il suo volto si eclissa rapido dietro il gigantesco insieme di fiori colorati e profumati.

 

E-ecco p-prendi, consegnaglielo tu da parte mia, per favore, i-io adesso devo proprio sc-scappare, sai com'è, gli al-allenamenti, la s-la squadra... Insomma cose così, eh eh, c-ciao c-ci... ci si vede!”

 

Incespicando proprio sul ciottolato appena dietro lui, si alza in volo e letteralmente schizza via, lasciando Vegeta e Bulma lì, l'uno accanto all'altra, insieme ad un gran bel mazzo di tulipani e rose rosse.

 

Non riesco a capire cosa gli sia preso, mia madre è nella serra qui dietro, poteva anche portarglieli lui stesso! Mah... Sarà il caso che vada a cercar loro un bel vaso, la mamma li adorerà senz'altro!”

 

Parla già al vento, però, perché Vegeta s'è già incamminato noncurante verso la cucina, sforzandosi di nascondere a se stesso la sorpresa di essersi sentito quasi costretto a rimanere lì vicino a lei, per tutto il tempo, per assicurarsi che non... -Che fesserie! Ho bisogno di riposare, tutto qui!-, si urla contro, nello scontroso silenzio del suo incedere.

 

Va' subito a riparare il telecomando della navicella gravitazionale, non ho tempo da perdere, io!”

 

Ah, ma davvero? Caro principe dei miei stivali, sappi che io-”

 

Il portone d'ingresso finalmente si chiude, le voci si ovattano e poi spariscono.

Quando e dove si rifaranno sentire, forse un poco più sussurrate, forse pure più vicine, è solo questione di tempo...

Assai poco, giusto quello necessario all'ennesimo battibecco.

 

 

 

-Fine-

 

 

 

Note:

Le parti scritte in grigio sono relative ad un tempo passato rispetto al presente narrativo.

  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Overlook