La
sua non sembrava un'esistenza profonda, nessuno probabilmente
l'avrebbe ricordato come tale, Bakamura era un titolo che si
era cucito addosso da solo e di cui era l'unico responsabile.
Forse
per questo la maglia numero 1 era indossata da Furuya, lui nei suoi
silenzi poteva essere frainteso, poteva lasciar immagginare, poteva
avere il carisma e il fascino di personaggio misterioso, senza mai
dare certezze.
Sawamura non diceva mai quanto il rimarcare degli
altri delle proprie mancanze e il confronto con Furuya facesse male,
era qualcosa che avrebbe voluto risolvere, ma non aveva colpe: non
sapeva da dove iniziare per esser preso sul serio. E in tutto questo
lo confondeva il modo di chiamarlo stupido del capitano.
Miyuki-senpai lo toccava senza violenza, lo chiamava stupido con
pacatezza, sorridendo, c'era qualcosa di morbido nelle sue azioni,
c'era un'inusuale gentilezza a cui Eijun non sapeva rispondere perché
mai era stato bravo con le parole, non ne conosceva proprio il peso,
per questo urlava: non valevano poi molto. Miyuki sembrava
capirlo.
Miyuki non parlava con lui, lo guardava e si limitava a
chiedergli di osare; lo faceva in campo, nei momenti importanti, che
contavano, nei momenti in cui un giocatore può diventare eroe. E
Miyuki-senpai, prima di lasciare il titolo di capitano, aveva fatto
di lui un eroe, l'eroe della Seido dal numero 18.
Il giorno del
diploma dei senpai sarebbe stato importante per Eijun parlare con Kazuya
Miyuki, ringranziarlo, dirgli tutto quello che non aveva mai trovato
il coraggio di dire, le parole giuste, ma sotto i ciliegi in fiore
Miyuki non gli diede modo di prostituisi alla parola, si limitò a
prendergli la mano e a lasciar cadere in essa un bottone, il secondo della
divisa, non quella scolastica, ma della squadra.
Al terzo anno,
quando dopo il break estivo Eijun mise di nuovo piede sul diamante,
il numero della sua maglia non aveva più importanza, piuttosto
era
stato importante per lui aver cucito il bottone del senpai sulla sua
divisa, perché fosse presente ancora, lì, non davanti ai
suoi occhi, ma dove era sempre stato: all'altezza del suo cuore.
Per chi non lo sapesse, in Giappone, nel giorno del diploma, è usanza per le ragazze che non sono riuscite a dichiararsi ad un senpai richiedergli il secondo bottone della divisa scolastica. Se il senpai è d'accordo lo dona, poiché esso – trovandosi al centro del petto – rappresenta tutte le emozioni ed i sentimenti vissuti in quegli anni ed archiviati nel cuore; lascio voi interpretare la natura del gesto di Miyuki che, non per forza, deve essere interpretato in senso romantico.
Ineluttabile è un termine indubbiamente di valenza negativa, ma ho voluto fosse così nel titolo, per motivi sia citazionistici sì, ma soprattutto perché lo vedo propri di Eijun: lui è uno stupido ed è sfortunato, eppure impara ad accettare queste condizioni, nel tempo e su di esse costruisce il suo futuro e rimane ben attaccato alla realtà che non sempre, col solo impegno, porta a raggiungere le vette. E secondo me va bene così, andrà bene anche così se l'autore vorrà (non leggo il manga, quindi non c'è nessuno spoiler!), non cambierà ciò che è Eijun e che io adoro di lui.