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Autore: Ega    20/08/2015    0 recensioni
Keira è la figlia di Peter Pan,che lui crede scomparsa. vive in una comunità di umani guerrieri e lupi super-intelligenti in grado di comunicare con le persone. Il suo compagno di battaglia, nonché migliore amico Roiben l'accompagnerà sulla nave dei pirati di Uncino per creare una mappa e scoprire qualche segreto per l'attacco a sorpresa che progetta. Lì vive Drow, il nipote di Uncino che lo ha preso in consegna dopo la morte dei suoi genitori. lui non è contento di stare su quella bagnarola... cosa succederà quando incontrerà la ragazza?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
POV Drow
Ero sdraiato sulla mia branda e mi stavo allenando con la dote per combattere l’insonnia, avevo appena aperto le porte quando sentii una presenza: dei passi quasi impercettibili anche con la mia capacità, seguiti da altri leggermente più pesanti. Li sentivo provenire dal ponte.
 Chiusi immediatamente la porta, per evitare che scoprissero il mio segreto ed andai da loro. Arrivato sul luogo mi nascosi dietro ad una porta ed osservai: davanti a me si trovava la creatura più bella che avessi mai visto.
 Una ragazza con qualche anno in meno di me, alta poco meno di un metro e settanta, magra ma, si vedeva che era un fascio di muscoli. Indossava dei vestiti di pelle animale che le coprivano lo stretto indispensabile. Aveva armi ovunque, per lo più legate alla cintura, ma anche gambe e braccia erano piene di fascette che reggevano coltelli o piccole armi da lancio, l’arco e la faretra erano appesi alla schiena. La carnagione doveva essere chiara, ma era ricoperta da una polvere grigiastra, il corpo era colmo di tatuaggi blu tribali, che andavano schiarendosi. Aveva i piedi nudi, abbastanza piccoli e si muoveva con una tale grazia da sembrare danzasse. I lunghi capelli mossi castano dorato erano raccolti in una crocchia con delle piume, il viso aveva i lineamenti delicati, gli zigomi alti ed il naso sottile. Labbra rosee e leggermente carnose. Gli occhi furono la cosa che mi colpirono di più. Erano azzurro cielo, con delle pagliuzze nere. Aveva uno sguardo sicuro e determinato, metteva quasi soggezione.
Dietro di lei si trovava un ragazzo alto e muscoloso, dai capelli neri e gli occhi verdi. Lo sguardo attento che passava su ogni centimetro della nave. Anche lui era truccato come la ragazza ed era a torso nudo, però portava delle scarpe di fattura simile a quelle indiane. Pure lui era ricoperto di coltelli.
 Mi ero soffermato troppo ad osservarli perché non avevo visto la giovane venirmi incontro, in men che non si dica ero contro il muro con un coltello alla gola ed il suo viso a pochi centimetri dal mio. Aveva le sopracciglia aggrottate e la bocca era aperta in una smorfia simile ad un ringhio.
  • Chi sei? – disse con una voce soave ma dall’aria arrabbiata.
  • Perché mai dovrei dirtelo?
  • Perché non sei un pirata qualunque.. – la guardai accigliato – nessuno sarebbe stato in grado di sentirci e poi non hai dato l’allarme appena ci hai visti. – già perché non l’avevo fatto? Mi chiesi.
  • Giravo sul ponte..
  • No, Roiben ti avrebbe sentito. E comunque non hai dato l’allarme. – non risposi, ma cercai di liberarmi, era minuta, non poteva essere tanto forte.
 La spinsi lontano da me, e feci per colpirla ma, fu svelta e mi prese il polso torcendomelo.  Attivai la dote, tanto ormai era buoi e gli occhi difficilmente si vedevano. Mi liberai di nuovo e cercai di farla cadere ma saltò sopra di me, mettendomi le gambe attorno alla testa, spingendo il suo corpo verso il basso, facendomi cadere. Poco prima che toccassi il suolo misi le mani a terra e mi ribaltai staccandola da me. Prese due coltelli dal corpetto e me li lanciò, li schivai per un pelo. Ne afferrai uno e cercai di ferirla, ma era sempre più veloce di me. Anche se non aveva la dote. Era impressionante la sua agilità. Dopo una serie di colpi andati a vuoto la sentii urlare:
  • Roibs, fai tu!
Vidi il ragazzo sbuffare spazientito, come se fosse un’abitudine, prese un coltello da una fascetta sul braccio, lanciò senza esitare e nemmeno mi accorsi che ero già bloccato al muro con il pugnale attaccato alla manica. Prima di andarsene definitivamente la ragazza guerriera mi prese il colletto della camicia e sfiorò il mio orecchio con le sue labbra mandandomi brividi in tutto il corpo. Disse con voce leggera e profonda:
  • Tu non parlerai.
Mi staccò il coltello dal braccio e nel compiere quel gesto notai un tatuaggio nero sul polso. “Keira” allora era così che si chiamava.. accanto aveva il simbolo di un pugnale con una piuma intrecciata. Non conoscevo la famiglia a cui appartenesse, ma mi sarei documentato. Io avevo un tatuaggio simile, con il mio nome ed un minuscolo vascello.
  • Keira! – le gridai prima che andasse, si girò stupita poi si guardò il polso e parve capire.
  • Io sono Drow. – le dissi, non so perché. Ma la vidi fare con la testa un cenno, forse un saluto, e andarsene.
Passai la notte a pensare a lei. E a quanto fosse bella e pericolosa. Mi intrigava e intimoriva contemporaneamente.
 
 
 
 
 
Passarono due settimane ma non mi ero dimenticato di Keira, semplicemente avevo paura di cercarla. Avevo paura che nascondesse qualcosa dietro quegli occhi duri, che ci fosse un lato troppo oscuro o che ce ne fosse uno troppo buono. Avevo paura che stesse con il ragazzo che l’aveva accompagnata, non so nemmeno perché. Certo, era bella e determinata, ma non la conoscevo.
Così misi da parte il mio allenamento e andai alla biblioteca della nave dove trovai il vecchio manuale delle famiglie. Cercai il suo simbolo e scoprii che apparteneva alla famiglia Pan. Cazzo. Era il peggior nemico dello zio. Ed aveva il potere del volo, come i suoi discendenti, ecco perché era così agile. Ma perché allora non era volata via? E poi, perché era vestita e truccata così? Cercai per delle ore ma non trovai alcuna risposta. Mentre tornavo sconsolato alla mia cabina incontrai Bumper, l’uomo più vecchio sulla nave, era un indiano convertitosi alla pirateria, magari lui sapeva.
  • Hei, Bumper
  • Dimmi ragazzo..
  • Tu sai qualcosa di uomini guerrieri vestiti con pelli animali e truccati con tinture grigie e blu?
  • Oh, stai parlando del popolo dei lupi. È una tribù antichissima, più degli indiani. Vivono all’interno dell’isola, i loro figli vengono addestrati fin da bambini alla lotta e ad uccidere, sono intelligentissimi. La loro è una società formata da uomini e donne guerrieri, lupi intelligenti e coltivatori. Sono governati da un consiglio di dodici anziani e due capitani della guardia, caratterizzati da tatuaggi particolari, uno ha una striscia blu sugli occhi e l’altro dei disegni circolari su fronte e guance. Sono parabatai, ovvero partner  per la vita, ma in senso bellico. Solitamente migliori amici, non necessariamente amanti, ma può capitare. Sono i due guerrieri più spietati e intelligenti. Capita ogni tanto che un lupo decida di adottare i bambini trovati nella foresta, ma è raro. Sono il popolo che è di gran lunga più nemico di tuo zio. Più di Pan, con il quale ha stipulato una tregua da quando ha ucciso sua figlia.
  • Grazie Bumper
  • Come mai volevi saperlo?
  • Ero curioso..
Allora era stata adottata e addestrata. In più era capo della guardia come il suo amico Roiben.. i guerrieri più spietati.. allora perché non mi ha ucciso? 

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