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Autore: KingRose_    21/08/2015    0 recensioni
Ora, se qualche sporadico cliente avrebbe varcato la soglia, avrebbe affermato con certezza che la bibliotecaria non era più la stessa: la bella ragazza seduta al bancone aveva ancora un libro davanti, ma stava leggendo davvero o i suoi occhi erano fissi sulle stesse parole senza davvero vederle? E quando sorrideva, i suoi occhi si illuminavano ancora, ma era felicità o erano lacrime non versate la luce che essi mostravano?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Buonsalve! ^^
Questa è la prima storia che pubblico qui e non so cosa ne sia uscito. Se qualcuno tanto coraggioso è arrivato fin qui e ha intenzione di leggere, chiedo una piccola recensione. Qualsiasi cosa è meglio di niente e infinitamente gradita! Spero vi piaccia!
-Questi personaggi non mi appartengono; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.-
 
Da quando era stata aperta la biblioteca di Storybrooke non aveva mai fatto trovare le sue porte chiuse.
Chiunque fosse entrato, in un pomeriggio di sole o di pioggia, avrebbe trovato la bibliotecaria immersa in un libro (preferibilmente spesso e polveroso); al suono dei cardini cigolanti della porta avrebbe alzato la testa, all’inizio leggermente spaesata, e poi avrebbe sorriso. Nessuno, guardandola in quel momento, avrebbe detto che quegli occhi azzurri come il cielo non erano felici.
Ora, se qualche sporadico cliente avrebbe varcato la soglia, avrebbe affermato con certezza che la bibliotecaria non era più la stessa: la bella ragazza seduta al bancone aveva ancora un libro davanti, ma stava leggendo davvero o i suoi occhi erano fissi sulle stesse parole senza davvero vederle? E quando sorrideva, i suoi occhi si illuminavano ancora, ma era felicità o erano lacrime non versate la luce che essi mostravano?
Ogni cittadina, nella sua prepotenza, avrebbe affermato che il cambiamento era frutto dell’improvviso quanto breve e caotico ritorno del marito in città.
Ma nessuno sapeva come si sentiva realmente Belle.
Aveva sempre amato la magia: era il suo modo personale di credere che avrebbe potuto realizzare i suoi sogni. A cosa aveva portato quel suo (malsano) amore? Si era innamorata di un uomo reso schiavo da quel potere, era stata cacciata dopo aver dichiarato il suo amore, presa prigioniera e rinchiusa, era stata trasportata in un altro mondo nel quale non solo non aveva nessuna memoria, ma era anche trattata come una pazza e, ancora, rinchiusa. Dopo che la maledizione era stata spezzata e si era ricongiunta con Rumpelstiltskin pensava di aver coronato davvero il suo sogno: aveva una biblioteca tutta sua (per la seconda volta!) e si erano sposati, dannazione era riuscita a dimostrare al mondo c’era un uomo dietro la bestia, che tutti sono capaci di amare, anche l’Oscuro, si anche lui!
Ma era precipitato di nuovo tutto: il vero pugnale tenuto nascosto, lo specchio che le aveva fatto aprire gli occhi, il guanto. L’aveva cacciato. Aveva cacciato dalla città l’uomo per cui aveva lottato così duramente e l’aveva perso. Aveva fallito. Perché, anche se lui aveva fondato il loro matrimonio su una menzogna, lei non era più riuscita a vederlo come l’uomo che amava: in quel momento era solo una bestia, l’Oscuro. Non era forse lei il suo vero amore? Non era forse lei che, al Castello Oscuro dopo il loro primo bacio, aveva quasi spezzato la maledizione? “Non smetterò mai di lottare per lui!” non aveva forse urlato questo? Non era forse lei l’unica capace di salvarlo dall’oscurità che si stava nutrendo di lui fino a consumarlo?
Ma, appunto, aveva fallito. E ora suo marito era (cosa?) in uno stato dormiente e non sapeva come, e se, ne sarebbe uscito.
Le ultime parole chi gli aveva rivolto erano state delle accuse e, se non si fosse più svegliato, la loro storia sarebbe finita con un litigio, di nuovo. E avrebbe portato quel rimpianto per tutta la vita. Ora capiva come si era sentito R dopo averla cacciata dal castello, ma, la differenza, adesso, era che lei, Belle, si ritrovava con nient’altro che una tazza sbeccata. E le sue lacrime.
   
 
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