Che fare? Persino
i quattro spiriti si erano pietrificati davanti alle guardie che tenevano in
ostaggio i bambini, anche se per James e i suoi parevano essere invisibili.
«Ve lo ripeto un’ultima
volta. Datemi la sfera o i mocciosi muoiono» ripeté James.
«Non dategliela. Non li lascerà vivere comunque» esordì Duffus confermando le loro ipotesi: i maghi
oscuri non potevano né vederli né sentirli.
«È proprio dietro di te.
Prendila. Oppure non sari più come si fa?!» lo schernì Pervinca, sperando che
Menta riuscisse a far germogliare delle
piante rampicanti ai piedi dei soldati in modo da bloccarli il più in fretta
possibile.
«Credi di essere divertente,
Guardiana?» sbottò uno dei soldati incappucciati alla guardia della cripta di
Violet.
«Credo che la nostra piccola
Guardiana del buio abbia voglia di scherzare, Humulus, ma non sappiamo come
farla collaborare» rispose James con un sorrisetto. Alzò lo sguardo rivolto al
soldato che teneva un coltello puntato alla gola di Ryan e gli fece un cenno.
«NOOO» l’urlo di Pervinca fu
sovrastato solo dalle grida di dolore di suo fratello mentre lei sue lacrime si mischiavano al
sangue che sgorgava dal taglio sulla guancia destra.
«ASPETTA! Ti diremo tutto
quello che vuoi ma non far loro del male» intervenne Scarlet.
«Sto ascoltando» disse glaciale
James.
«Io e Pervinca conosciamo il
contro incantesimo. Siamo state noi a porre il sigillo e solo noi possiamo
toglierlo» spiegò con voce spezzata.
«Bene. Che aspettate allora»
rispose James.
«Prima liberate i bambini. Loro
non c’entrano niente» disse Pervinca.
«E sia. A un condannato a
morte viene sempre concesso l’ultimo desiderio» con un altro cenno della mano
ordinò di liberare i bambini, che subito corsero tra le braccia dei loro
parenti.
«Ryan ascoltami bene – iniziò
Pervinca – adesso devi correre da mamma e devi rimanere lì con loro. Non allontanarti
e non far allontanare nessuno per nessuna ragione al mondo. Hai capito bene
fratellino?» gli occhi di Pervinca traboccavano di lacrime ma si costrinse a
non farne scendere nemmeno una.
«I-io voglio restare con te»
provò a controbattere il bambino.
«Non
è possibile Ryan. Fai come ti ho detto. I-io vi raggiungerò dopo con gli altri»
sapeva di mentire e lo sapeva anche suo fratello, ma nonostante ciò Ryan si
asciugò le lacrime e insieme agli altri, a cui i erano state fatte le stesse
raccomandazioni, si misero a correre nella direzione indicata.
Il
contro incantesimo si rivelò molto più difficile di quanto immaginassero a
causa della voce tremante di Pervinca e dei singhiozzi di Scarlet, ma alla fine
funzionò.
Erano di nuovo incatenati.
Questa volta in una cella sotterranea e sorvegliati a vista. I palmi delle loro
mani rivolti verso l’alto e il Meiton pulsava di energia che veniva
immediatamente risucchiata dalla luna ormai alta nel cielo. Era la fine, e non
sarebbe neanche arrivata velocemente, al contrario sarebbe stata atrocemente
lenta. L’energia veniva rilasciata con una lentezza estenuante, la sensazione
era simile a quando viene fermata la circolazione per poter tirare il sangue,
era esattamente la stessa cosa: la punta delle dita formicolavano ma
percepivano benissimo il loro potere che veniva tirato via dalle loro vene.
Erano così deboli da riuscire a mala pena a tenere gli occhi aperti.
«Sapete, vi preferisco molto
di più quando fate silenzio. Ma non temete, entro l’alba tutta la vostra
energia sarà risucchiata. In compenso io sto diventando sempre più forte» James
era seduto sui gradini che portavano al piano di sopra, immerso in una fitta
nebbia rossa che, però, non impediva di vedere il ghigno che gli si era
stampato in faccia. Continuava a passarsi tra le mani quella sfera di vetro in
cui adesso era imprigionata uno spesso nastro di luce azzurrina che si
contorceva su se stesso, annodandosi e sciogliendosi.
Una volta liberata dal
sigillo la sfera aveva risucchiato quella luce direttamente dai cuori dei
quattro magici, i cui occhi da quel momento erano tornati scarlatti.
«James Nox, stai pur certo
che prima o poi io ti ammazzerò. Forse non sarà adesso, forse sarà tra un anno,
o forse cento. Forse in un’ altra vita ma ovunque tu andrai io ti troverò e
renderò il tuo cuore in cenere. Te lo giuro su mia madre». Con questo scatto di
rabbia dalla mano di Derek era fuoriuscita una maggiore quantità di magia così
potente da far tremare le pareti.
«Povero me, sto tremando di
paura» la frase di James fu accompagnata da una nuova scossa più forte della
precedente.
«Signore, abbiamo un problema
di sopra. La torre sta crollando» un soldato si era precipitato nella cella
sotterranea ma poco dopo ne uscì nuovamente accomandando un James molto
scocciato che borbottata qualcosa di simile ad un “sono circondato da un branco
di idioti”.
Approfittando dell’assenza di
James, Pervinca cominciò a tirare le catene che non ne volevano sapere di
allenarsi.
«Lascia stare, è inutile»
provò a convincerla Scarlet.
«NO. Io devo uscire di qui. Ho
promesso a Ryan che sarei tornata e non posso arrendermi così». Un nuovo
aumento di potere e una nuova scossa.
«Ma non lo vuoi proprio
capire. I poteri dei magici del buio scaturiscono da emozioni negative, più ti
arrabbi e maggiore è la magia che viene rilasciata dal Meiton. Se non stiamo attenti la Rocca ci crollerà addosso»
sbottò la bionda.
«Tanto moriremo lo stesso. Io
preferisco morire sapendo di non avergli dato tutti i miei poteri» urlò
Pervinca.
Come se queste parole gli
avessero ridato la forza anche Aster cominciò a tirare le catene.
«Anche tu Ast?!» esordì
Derek.
«Pervinca ha ragione. Appena
la luna rossa calerà, James non esiterà un attimo a ucciderci. E se proprio
devo andare all’inferno allora me lo porterò dietro». Una sole lacrima rigò il
viso, un tempo di porcellana, di Scarlet prima che anche lei iniziasse a tirare
le catene.
«Così non va. C’è un solo modo per espellere così
tanto potere e non è quello di auto infliggerci dolore» esordì Derek ricadendo
a peso morto sul pavimento di pietra. Chiuse gli occhi e gli tornò alla mente
un ricordo che credeva di aver cancellate.
Un bambino di almeno sei o sette anni stava sfogliando
un vecchio libro di incantesimi legati alla luna finché arrivò a una pagina in
cui era raffigurata una luna rossa.
«Mamma cosa succede ai magici del buio durante la Luna
Rossa? Qui non lo dice» chiese innocentemente il bambino.
«Ovvio che non lo dice, quella è magia oscura. Ma per
rispondere alla tua domanda la Luna può farti aumentare e poteri oppure può
toglierteli, oppure i magici possono cederla alla luna» rispose sua madre
continuando a preparare la cena.
«E come si fa a cedere i propri poteri ad un oggetto
inanimato e così distante» chiese ancora il bambino. I suoi poteri non si erano
ancora risvegliati ma era abituato a veder fare magie da sua madre e suo “zio”.
«Quello è un po’ complicato: bisogna concentrarsi
sulle emozioni negative in modo da aumentare il potere e fare in modo che
arrivino fino alla luna, credo. Perché tutte queste domande Tesoro?» la donna
guardò suo figlio alzare le spalle come se significasse “semplice curiosità”,
dopodiché ognuno tornò alle proprie attività.
Quando riaprì gli occhi,
questi splendevano di una folle consapevolezza: se avessero rilasciato così
tanto potere nessuno sarebbe uscito vivo dalla Rocca.
Così il ragazzo iniziò a
concentrarsi sulla rabbia, sulla morte di sua madre, sulla consapevolezza che
in un modo o nell’altro sarebbe stata vendicata. Sembrava stesse funzionando:
sulla sua mano, sopra il Meiton, si era formata una spera di luce rossa che
andava espandendosi ogni secondo che passava. Imitando l’amico anche gli altri
tre iniziarono a concentrarsi e ben presto quattro enormi sfere di fuoco
galleggiavano all’altezza del soffitto senza ancora toccarsi tra loro.
«Non
ho idea di cosa accadrà una volta che si toccheranno» esordì Derek incrociando
lo sguardo terrorizzato della sua ragazza, dall’altra parte Aster e Vì fecero
lo stesso. Come se si fosse messi d’accordo,
chiusero contemporaneamente gli occhi poco prima che le sfere si
ingrandissero ancora.
Le numerose scosse e la
polvere di roccia che cadeva dal soffitto costrinsero gli abitanti del villaggio
a tornare in superficie. Come se attratti da una forza superiore, gli sguardi
di tutti s volsero alla Rocca che si ergeva in tutta la sua terrificante
grandezza su uno sfondo rosso sangue.
Fu una questione di pochi
secondi: una nuova violenta scossa spaccò a metà il villaggio creando una
profonda voragine mentre la Rocca saltava in aria. Non c’era differenza tra le
urla di paura e quelle di dolore, per quello che sembrava a Vaniglia c’era solo
silenzio. Un silenzio che stonava con le immagini che le si presentavano
davanti agli occhi, immagini di dolore, di ferite, ma soprattutto di sangue,
anche se non sembravano esserci feriti gravi. Come se qualcuno le avesse di
scatto tolto i tappi dalle orecchie, il rumore ritornò più forte di prima.
Nessuno
seppe mai quanto tempo fosse realmente passato dall’esplosione ma il cielo
iniziava a in schiarirsi, segno che l’alba fosse vicina.
Col calare della luna una
figura di denso fumo nero saliva tra i rami degli alberi. Era debole, troppo
debole. Stava per inoltrarsi nel folto della foresta quando fu trafitto da un
raggio di luce solare. La creatura iniziò a contorcersi dal dolore per poi
dissolversi come fumo nell’aria.
Nel frattempo quattro figure incappucciate e semi trasparenti si muovevano
con disinvoltura tra le macerie della Rocca. Arrivarono nel punto esatto da cui
era scaturita l’esplosione ma lì non c’era niente.
Altre quattro figure
procedevano nella direzione opposta nel sottosuolo. Una di loro teneva in mano
una sfera di vetro vuota in cui si rifletteva il suo viso sorridente
incorniciato da spettinati capelli rosso cannella.
Un attimo prima che la Rocca
saltasse in aria James aveva fatto irruzione nella stanza perciò l’esplosione l’aveva
preso in pieno lasciando al suo posto solo la sfera di vetro.
«Secondo voi come abbiamo
fatto a salvarci, non avremmo avuto avere nessuna possibilità. Non avevamo
neanche una via di fuga» chiese Aster rompendo con la magia il lucchetto che
aveva ancora attaccato al braccio sinistro e lasciandolo cadere sul pavimento
di pietra.
«A me ricorda molto l’incantesimo
che avevo creato poco prima che voi ci trovaste nella neve. L’esplosione ha
creato un varco che ci ha risucchiati al sicuro, solo che allora eravamo ferite
mentre ora siamo sani come pesci» rispose Pervinca.
«Può darsi che quello sia
opera della magia bianche della sfera, come vedete è sparita» disse Scarlet.
«Credo che non lo sapremo
mai. Ma comunque a me sta bene così» esordì Derek mettendo le mani intrecciate dietro la nuca e
continuando a camminare.
Ci misero un po’ a
raggiungere l’ingresso della biblioteca, cercando di aggirare le spaccature nel
terreno, le strade crollate e gli allagamenti. Purtroppo una decina di metri
prima di raggiungere il passaggio trovarono una grossa frana.
«E se aprissimo un varco nel
soffitto? Tanto peggio di così non può andare» propose Pervinca.
Con pochissimo sforzo
riuscirono a creare una nuova spaccatura nella roccia che fu accompagnata dalle
grida di quelli sopra di loro. Con agilità i due ragazzi si arrampicarono per
poi tirare su le ragazze.
«Si un po’ delicato, ti
sembro per caso una bambola di pezza?» esordì la voce scherzosa di Scarlet dal
polverone che aveva provocato la nuova spaccatura.
«Beh sei la mia bambolina e
questo può bastare». Dopodiché fu un misto di urla, lacrime, risate, baci e abbracci.
«Sai una cosa Vì?» chiese
Aster mentre abbracciava una Erica in lacrime.
«Dimmi» disse Pervinca poco
lontano dal suo interlocutore abbracciando a sua volta Grisam.
«È bello essere vivi»
continuò con un sorriso ebete stampato in faccia.
SPAZIO AUTRICE
Ed eccomi di nuovo qui con il penultimo
capitolo, poiché il prossimo sarà l’epilogo.
Probabilmente rimarrete delusi da questo
capitolo ma a me è servito scriverlo per capire che i combattimenti e le guerre
non fanno per me, anche se continua a sperare che non sia un disastro completo.
Non credo ci sia molto da spiegare ma nel
caso ci siano delle incomprensioni chiedetemi senza scrupoli.
A presto
PS non ho idea degli errori che ci siano perchè l'ho scritto oggi e non ho avuto il tempo di rileggerlo