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Autore: FollediScrittura    22/08/2015    1 recensioni
" E ora cosa credi di fare?"
"Me ne vado, ecco cosa faccio." ma Richard per tutta risposta la prese per il braccio e la trascinò verso il divano facendola poi ricadere con poca gentilezza.
Era furioso. Non solo l' aveva trovata li, con le sue gambe nude ad aspettarlo e a rovinargli quello che si era prefissato di fare con Rutina....ora era anche arrabbiata e gli urlava che voleva andarsene.
No,non glielo avrebbe permesso.
Se voleva andarsene l'avrebbe fatto solo con il suo permesso.
Cacciandola.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.capitolo

 

Quando aveva deciso di fiondarsi a casa sua,nel cuore della notte, a Rebecca non era poi sembrata una così cattiva idea. Le aveva sempre detto che per qualsiasi cosa quella casa sarebbe stata la sua casa. Che per qualsiasi emergenza si sarebbe potuta rifugiare li, in quel posto che le trasmetteva sicurezza,in quel posto dove la sua sicurezza veniva dall'uomo di cui era perdutamente innamorata fin da quando ne aveva memoria.

Aveva sempre pensato che nonostante tutto l'avrebbe sempre protetta e magari con il tempo avrebbe trasformato il suo affetto in qualcosa di più.

Aveva solo bisogno di tempo anche se in quel momento,mentre la guardava con freddezza e con una sorta di fastidio, pensò che quell'affetto poteva trasformarsi benissimo in odio.

" Che diavolo ci fai qui? E per di più a quest'ora della notte?"

Rebecca si portò le gambe al petto facendo si che il vestito verde smeraldo le si alzasse troppo mettendo in risalto la nudità delle sue gambe. Richard si tolse la giacca e con poco garbo la coprì chiedendosi per quanto tempo ancora doveva subirsi quella ragazzina.

"Qualcuno potrebbe spiegarmi cosa sta succedendo?" Rebecca si voltò verso la donna di colore che l'aveva appena guardata sprezzante facendo quella domanda. Sbuffò ripensando ai giornali in cui decantavano la loro relazione nata tra le riprese di Hannibal. Rutina e Richard erano usciti allo scoperto da poche settimane e in giro non si faceva altro che vedere le loro foto dove erano teneramente abbracciati o dove si scambiavano un tenero bacio.

'Alla faccia della riservatezza di cui era tanto geloso.' si ritrovò a pensare non riuscendo più a sostenere quella situazione. Si aggrappò maggiormente alla giacca di Richard e notò quanto fosse buono il suo odore.

"Rutina, ti dispiace se per questa notte torni a casa ? Devo parlare con Rebecca e devo parlarci da solo." intensificò la parola solo dando un occhiataccia alla ragazza che non osava alzare lo sguardo su di lui. Prese Rutina per le spalle che ancora indecisa su quella strana situazione si fece trascinare verso la porta e riluttante decise di accontentare l'uomo.

"Posso davvero lasciarti con lei?"

Rebecca si mise in ascolto mentre i due erano distanti vicino la porta.

"Di cosa parli? È la figlia di miei due cari amici,è come una sorella minore per me. Non ti sentirai minacciata da una ragazzina?"

Rebecca trattenne a stento le lacrime sentendo le parole di Richard, lo sapeva che ai suo occhi sarebbe passata sempre per la piccola e indifesa Rebb. Per lui era rimasta la bambina di 6 anni che aveva conosciuto tanto tempo fa, in un periodo in cui la sua famiglia lo aveva cacciato e loro lo avevano accolto.

" Dopo mi chiami?" cinguettò lei facendo rivoltare lo stomaco a Rebecca. Si chiedeva da quando a Richard piacessero le donne smielose e frivole.

"Certo che ti chiamo. Sistemo la faccenda e non avrò occhi che per te." partì un rumore che a Rebecca sembrò subito quello di due lingue che si stavano divorando più che baciando.

"Questo è troppo!!!" disse alzandosi con furia in piedi facendo ricadere la giacca per terra.

"È stata una pessima idea." aggiunse mentre sentì la porta chiudersi e i passi dell' uomo farsi sempre più vicini. Prese al volo le sue cose e si decise ad andarsene il più in fretta possibile da quella casa e soprattutto da lui.

" E ora cosa credi di fare?"

"Me ne vado, ecco cosa faccio." ma Richard per tutta risposta la prese per il braccio e la trascinò verso il divano facendola poi ricadere con poca gentilezza.

Era furioso. Non solo l' aveva trovata li, con le sue gambe nude ad aspettarlo e a rovinargli quello che si era prefissato di fare con Rutina....ora era anche arrabbiata e gli urlava che voleva andarsene.

No,non glielo avrebbe permesso.

Se voleva andarsene l'avrebbe fatto solo con il suo permesso.

Cacciandola.

"Dovresti far vedere questo Richard ai giornali invece che quello timido e discreto."e si massaggiò il braccio che ora bruciava per la sua stretta. Stava per rialzarsi quando gli occhi azzurro ghiaccio la inchiodarono al divano. Perché non poteva essere buono e gentile con lei come faceva con gli altri?

Perchè la trattava come se fosse la fonte di tutti i suoi guai e ingiustizie?

Perchè non la baciava come aveva fatto con Rutina?

Perchè la odiava cosi tanto mentre lei lo amava fino allo stremo delle sue forze?

“Tu te ne vai quando lo dico io.” Richard si portò una mano sul mento osservando la ragazza. Era l’unica che riusciva a fargli perdere la pazienza. Era l’unica donna che provacava in lui una sorta di rabbia e fastidio. Aveva amato Rebecca come si ama una sorella più piccola e l’aveva sempre protetta da quando i genitori della ragazza lo avevano accolto a casa loro. Aveva sei anni la prima volta che l’aveva vista. Era una bambina sdentata con le lunghe trecce castane e gli occhi grandi e profondi di un color caffè. Gli si era arrampicata alle sue lunghe gambe quando le venne presentato e lei sorridente aveva annunciato alla madre che lo avrebbe sposato.

Ricordava quel momento sempre con una grande tenerezza. Era sorridente e decisa ma mai pensava che nella vita,quella ragazzina,gli avrebbe reso la vita un inferno.

Mai avrebbe pensato che si sarebbe dicharata e che da quel momento in poi le cose tra loro si sarebbero fatte così complicate.

“Certo,devi prima sistemare la faccenda. A chi vuoi spedire il pacco?” Rebecca strinse i lembi del vestito aspettandosi già che cosa avrebbe detto.

“Da tuo padre sarebbe la cosa migliore. Dio, davvero non posso credere che sei venuta fino a qui. Ma che cosa ti dice la testa.” Richard smise di parlare quando vide le guance della ragazza farsi umide per le lacrime che stavano uscendo dai suoi occhi. Cercò di tornare calmo e si avvicinò a lei stupendosi di quanto la sua pelle fosse liscia al semplice contatto tra le loro braccia.

“Reb, scusami se ho alzato la voce.” Le disse mettendole poi un braccio intorno alle spalle esili e notando come quel contatto fece tremare la ragazza. “Come sei arrivata fino a qui,hai litigato con Steven?” Richard stava di nuovo perdendo la pazienza quando vide l’ostinato mutismo della ragazza. Stava per alzarsi quando lei lo trattenne premendo la mano sul suo braccio e guardandolo con paura e profonda tristezza. Lì Richard iniziò a capire che era successo qualcosa di grave,sapeva che Rebecca non si sarebbe più presentata a casa sua se non perchè fosse successo qualcosa.

“Non hai ricevuto la chiamata di Donnie? Mi ha detto che ti ha chiamato più di una volta e ti ha lasciato vari messaggi in segreteria ai quali non hai mai risposto..” Rebecca strinse ancora di più il suo braccio sperando di trovare in lui conforto. Ma la faccia che gli stava mostrando era tutto tranne che comprensione e affetto. Prima che potesse parlare,lo vide rialzarsi e ingoiare il boccone amaro che gli stava per comunicare.

Lo aveva capito.

“Steven è morto?” disse in un sussurro per poi vedere gli occhi di Rebecca farsi tristi e spegnersi sul pavimento come risposta.

“Quando e cosa gli è successo. Oddio, Rebb…e i funerali, quando ci saranno?” tornò da lei e si inginocchiò per poterle rialzare la testa. Sapeva che dopo la morte della madre, tra Rebb e il padre non c’era stato più nessun tipo di rapporto. Lui era troppo preso dai suoi affair legati alla società vinicola che aveva creato e che gli aveva fatto fruttare milioni di dollari. Ma quella ricchezza lo aveva allontanato da lei, che desiderava solo amore e consolazione per la perdita della madre. L’aveva ignorata e messa in un colleggio dove avrebbe passato tutta la sua adolcescenza senza l’amore di una famiglia.

“E’ morto una settimana fa…”

“Quindi i funerali ci sono già stati…” si sentì in colpa quando vide gli occhi neri della ragazza colpirlo come se fossero delle lame affilate. L’aveva lasciata sola,era questo che gli stava dicendo. Era come tutti gli altri.

Abbandonata da chi credeva fosse importante.

“Rebb…” portò la mano sulla guancia ancora umida della regazza. Rebecca chiuse gli occhi per quel contatto. Sentiva il cuore impazzirle nel petto e non gli importò se l’avrebbe cacciata da un momento all’altro,ma si sarebbe goduta quel contatto finchè avrebbe potuto.

“Non so dove andare,Richard.” gli disse mentre delusa sentiva quella mano lasciarla andare.

“Papà non mi ha lasciato nulla per poter affrontare questa evenienza. Nessuno si aspettava una cosa del genere e nel testamento ha lasciato scritto che avrò la mia eredità solo una volta compiuti 25 anni. Il college è finito e io non ho un posto dove stare e nessuno che possa aiutarmi…Richard,per favore, aiutami fino a quando non avrò trovato un lavoro e un posto mio. Ti chiedo solo dei giorni per sistemarmi e riprendermi.”

Rebecca si stupì di quanto era riuscita a dirgli. Lo pregava con gli occhi e con la sua disperazione di non mandarla via ma lui non le disse niente. La osservava solo come se fosse minacciato e con la mente torno ai suoi 15 anni e di quando era corsa da lui dichiarandogli amore eterno. Gli si era buttata addosso e l’aveva anche pregato di fare l’amore con lei. Sentì una fitta allo stomaco al ricordo del suo rifiuto e di come le aveva detto di non presentarsi mai più a casa sua.

Pensava che fosse per il problema dell’età.

Quei 15 anni pensava che fossero un problema per lui ma in realtà non erano gli anni l’ostacolo ma bensì il fatto che per lei non nutriva nessun tipo di interesse.

Glielo aveva detto senza termini. Che non avrebbe mai amato una ragazzina come lei,che gli piacevano le donne mature. Donne come Rutina.

Si alzò anche lei scacciando quei pensieri e capendo che per Richard non c’era nessuna ragione per cui lei stesse lì.

“Ho capito il messaggio,tolgo il disturbo.” Riprese la sua roba e si incamminò verso la porta quando risentì il tocco questa volta gentile dell’uomo ,prenderle il braccio per poi farla girare verso di lui. Si sentì quasi svenire dalla vicinanza di quel petto così muscoloso e delle labbra troppo vicine alle sue.

“Puoi restare qui,è tardi e non ti lascerei mai vagare per le strade di New York….” Richard guardò come gli occhi della ragazza si illuminarono per quelle parole e vide anche come le sue guance si fecero rosse per quella vicinanza.

Alla fine era sempre la sua piccolo Rebb.

Era ancora la Rebb di 15 anni,aggrappata a lui in cui gli dichiarava amore eterno.

E questo non era un bene.

Per nessuno dei due.

“Ti chiedo solo una cosa.” E così dicendo si avvicinò maggiormente a lei notando come le labbra le si fossero fatte piene e carnose.

“Co-co-sa?” balbettò e Richard sorrise notando che gli faceva ancora quell’effetto.

“Ti prego di non saltarmi addosso mentre dormo. Anzi, credo che mi chiuderò a chiave per non avere una piovra nella mia stanza.”

Scoppiò a ridere quando lei lo scansò adirata e urlandogli che era un idiota.

“Sappi che non ho più 15 anni ed è stato solo un banale momento di follia.” Disse lei dandosi della stupida per esserci di nuovo cascata.

“Ah,davvero? Quindi ora sei grande e matura e pensi cose da grandi?” la sfidò con lo sguardo non mostrando che la vicinanza delle sue labbra lo aveva turbato più di quanto volesse ammettere.

“Certo e da persona grande dei miei 23 anni ti dico una cosa.” Sorrise notando gli occhi incuriositi dell’uomo mentre prendeva le sue cose sapendo già quale stanza le era stata assegnata.

“Devi dire a Rutina che più che un fratello maggiore,potresti essere mio padre.” E così dicendo alzò i tacchi e andò verso la sua stanza sentendosi un paio di occhi di ghiaccio seguirla tra il divertito e l’infastidito.

  
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