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Autore: SusanButterfly    23/08/2015    5 recensioni
[Will/Nico] [accenni Percy/Nico]
In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per avere Bianca al proprio fianco. Lo sguardo perso tra i flutti, la mente di Nico volò inevitabilmente alla prima cosa che il ragazzo associava al mare.
Nelle sue prime, innocenti fantasie gli occhi di Percy, verdi e luminosi come un placido oceano d'estate, lo guardavano con dolcezza, rassicuranti come a volergli far intendere che lui ci sarebbe sempre stato.
Con il tempo i pensieri di Nico si erano fatti sempre più foschi.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: La mia prima Solangelo! *^*
Inizialmente questa storia doveva essere molto breve, ma mi sono uscite tre pagine. Mi è venuta l'ispirazione mentre ero in vacanza, guardando un faro tra le onde, e dato che ero dell'umore adatto (triste obv) mi sono messa a buttarla giù. Ho immaginato un ipotetico faro nella baia di Long Island, e ho ambientato questa storia nel periodo successivo alla battaglia contro Gea, prendendomi la libertà di immaginare che, nella mente di Nico, Percy rappresenti ancora un ricordo doloroso e vivido.


The sun will rise soon



I cavalloni trovavano il proprio termine contro il molo, innalzandosi oltre il parapetto in violenti spruzzi che per pochi, allarmanti attimi s'impadronivano delle rocce in altre condizioni percorribili. Bisognava essere particolarmente impavidi, o particolarmente avventati, per tentare di raggiungere il faro con la tempesta che infuriava.
La struttura si ergeva, anima solitaria, solida e vessata dai flutti come indifferente a quel furore esploso attorno.
L'animo di Nico Di Angelo era inquieto.
Scrutando dalla cavità che si apriva sulla parete, il ragazzo si disse che quelle condizioni atmosferiche, quasi secondo una cupa ironia, rispecchiavano precisamente le sue emozioni. Gli pareva di sentire i flutti infrangersi anche dentro se stesso, il contraccolpo provocava in lui brividi a cui non riusciva a trovare una causa, o forse c'erano così tante possibili cause da risultare impossibile attribuirgliene una soltanto.
Un piccolo balcone si affacciava sul mare. Se lo stato delle acque non fosse bastato a scoraggiare chiunque a compiere l'azzardo di recarvisi, la pioggia battente avrebbe fornito un ottimo contributo.
Nico emerse dall'anfratto in cui aveva trovato rifugio e, stretto allo stipite, uscì sul balcone.
Le gocce di pioggia, lame sottili sobillate dal vento, gli sferzavano il viso pallido e magro.
Hazel gli ripeteva sempre che era troppo magro, a volte ricorrendo a commedie decisamente imbarazzanti quali l'aeroplanino con il cucchiaio pur di convincere il fratello a mangiare un boccone in più. Erano quelli i rari momenti in cui Nico sorrideva.
L'affetto di Hazel per lui era tutto, e l'unico che accettasse senza imbarazzo. Eppure anche quelle cure che lei gli riservava riuscivano a provocare in lui turbamento.
Nico era il fratello maggiore, quello che avrebbe dovuto essere forte per entrambi e avere sempre una parola di conforto nei momenti difficili.
E invece per quale motivo pareva essere sempre il più vulnerabile, bisognoso di comprensione? In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa per avere Bianca al proprio fianco. Lo sguardo perso tra i flutti, la mente di Nico volò inevitabilmente alla prima cosa che il ragazzo associava al mare.
Nelle sue prime, innocenti fantasie gli occhi di Percy, verdi e luminosi come un placido oceano d'estate, lo guardavano con dolcezza, rassicuranti come a volergli far intendere che lui ci sarebbe sempre stato.
Con il tempo i pensieri di Nico si erano fatti sempre più foschi.
La tenerezza di quei sogni d'amore innocente era stata sostituita dalle immagini, così vivide e reali, di cui il ragazzo era stato testimone.
Quello sguardo verde diveniva davvero così acceso, non appena incontrava quello grigio e profondo della bionda figlia di Atena. E il sorriso del ragazzo era così spensierato e luminoso prima che Annabeth premesse le labbra sulle sue, in riva al laghetto delle canoe del Campo Mezzosangue, mentre Nico infrattato in una macchia di arbusti quasi riusciva a sentire il proprio cuore infrangersi in mille pezzi contro il petto.
Quei ricordi lo conducevano sempre ad un altro, se possibile ancora più umiliante e doloroso.
“Diglielo, Nico Di Angelo. Digli che sei un codardo, che hai paura di te stesso e dei tuoi sentimenti. Digli il vero motivo per cui sei fuggito dal Campo Mezzosangue e perché stai sempre da solo.”
La voce di Cupido risuonava nella sua memoria tagliente come allora, costringendolo a rivelare quello che, nel suo cuore che aveva creduto impenetrabile, aveva custodito tanto gelosamente come suo più grande segreto.
Il respiro farsi irregolare, i singhiozzi taciti, le lacrime calde rigare le guance.
Stringendo i pugni coperti dalle maniche della giacca da aviatore, Nico le attese un'altra volta.
Si sorprese non sentendole premere per compiere il loro corso.
Non riusciva ad odiare Percy.
Nonostante tutto il male che gli aveva fatto, Nico sentiva di non poterlo e non volerlo odiare. Per quanto il ragazzo si ostinasse a non volerlo credere, Percy gli voleva bene davvero. Si dispiaceva quando lo vedeva isolarsi dagli altri al padiglione della mensa, e cercava sempre di coinvolgerlo e farlo sentire a proprio agio.
Forse proprio non sospettava nulla, o addirittura l'ipotesi più azzardata che avesse fatto era che Nico potesse provare interesse per Annabeth. Era un ragazzo buono e gentile, e Nico sapeva che desiderava essergli amico. Si disse che gli sarebbe piaciuto; nel profondo avrebbe desiderato anch'egli potersi sedere attorno al fuoco con gli altri, scherzare e ridere mangiando marshmallows arrostiti.
E non sentirsi morire quando Percy e Annabeth si scambiavano anche solo un lieve bacio.
Quel giorno forse non avrebbe dovuto attendere molto.
Nico non sapeva quanto, ma aveva come l'impressione che oramai fosse finalmente vicino.
Si era recato spesso al faro. Da quella posizione si aveva il pieno controllo sull'intera baia di Long Island e sul Campo Mezzosangue.
A Nico piaceva guardare quel panorama dall'alto, vedere i semidei sulla spiaggia e nei campi di fragole muoversi come formiche in una colonia. Lo faceva sentire grande, importante, indispensabile. Come se senza di lui nulla di tutto ciò che si stendeva al di sotto potesse esistere.
Molte volte da quel balcone Nico aveva osservato per ore le tempeste più furiose.
Era compreso, in quel momento. Più di quanto non lo fosse tra tutti i compagni del Campo che tentavano inutilmente di persuaderlo ad unirsi ai loro divertimenti.
Perché era così che Nico si sentiva: in tumulto.
E come l'onda è destinata a fermare la propria corsa, infrangendosi sugli scogli protesi a riva, tutto il dolore e la rabbia che Nico covava avevano la necessità di trovare sfogo.
Non poteva negare che il pensiero di raggiungere sua sorella nel regno del loro padre in un viaggio di sola andata l'avesse più volte sfiorato. Ma qualcosa lo tratteneva.
Non era paura, Nico di questo era più che certo. Si trattava invece di attaccamento per quel mondo dei vivi, che gli aveva riservato così tante pene e delusioni.
E poi... sì, speranza. Perché mai non avrebbe dovuto nutrirne ancora? Anche se la vita lo aveva posto di fronte ad ostacoli troppo grandi per un ragazzo della sua età, Nico Di Angelo restava comunque così giovane. E sebbene Percy fosse stato per lui un così duro colpo, il ragazzo maturava segretamente la speranza di trovare un giorno qualcuno che avrebbe riservato a lui il suo sorriso più sincero.
Il viso di Bianca comparve diradando le fitte nebbie delle sue caotiche riflessioni, e quel cupo, definitivo pensiero s'impadronì di lui ancora una volta.
Non aveva mai assistito ad una tempesta tanto violenta. E se si fosse trattato di un segno? Era forse giunto il momento di tagliare quei sottili fili che ancora lo legavano ai pochi affetti a lui riservati nel mondo per lanciarsi nelle braccia della morte, che sentiva a sé così vicina e rassicurante?
Vide il suo piccolo corpo volare oltre il balcone, nell'impatto innalzare schizzi insignificanti se paragonati alle onde che in quel momento increspavano il mare.
La spiaggia del Campo era deserta. I semidei erano tutti stipati nelle case o sotto il padiglione della mensa. Nessuno avrebbe sussultato alla vista di una figurina scura che a gran velocità compiva il suo ultimo viaggio.
Così, senza testimoni, Nico Di Angelo sarebbe stato inghiottito dall'elemento del dio padre del ragazzo che amava. Ora si vide al cospetto dei Giudici, che mettevano a nudo la sua giovane anima per decidere del suo destino. Chissà se gli sarebbe stato riservato lo stesso trattamento di Bianca, dopo tutte le imprese compiute per salvare il mondo, e gli sarebbe stato permesso di rinascere.
Personalmente non si sentiva minimamente all'altezza di sua sorella. Anche dopo tutto ciò che aveva vissuto, non riusciva a considerarsi importante, tanto meno un eroe.
Era inutile e stupido pensarlo, ma in quel momento desiderò che qualcuno lo raggiungesse.
Chiuse gli occhi e si domandò se là sotto, in una di quelle diciassette case ci fosse anche un solo semidio che avrebbe percorso il molo sfidando la tempesta solo per lui, Nico Di Angelo figlio di Ade, perché senza di lui la sua vita avrebbe perduto ogni significato.
Le speranze di Nico venivano spesso amaramente calpestate.
Il ragazzo non si era neppure permesso di prendere in considerazione l'idea che quel giorno potesse verificarsi un'eccezione, tanto che il lieve scalpiccio che giunse alle sue orecchie lo credette un frutto della sua troppo fervida immaginazione.
I passi intanto si facevano sempre più vicini e distinti. Alla fine Nico prese atto che qualcuno stava effettivamente salendo le scale, ed era ormai arrivato. Il nuovo venuto non ricevette l'ospitalità che avrebbe invece meritata come compenso per aver coraggiosamente percorso il molo battuto dai cavalloni.
Nico non si era voltato. Non aveva la minima idea di chi potesse essere, ma non poteva trattarsi che di qualcuno proveniente dal Campo. E se così era, se ne sarebbe andato non appena l'avesse visto.
Perché così stavano le cose: avrebbe anche potuto salvare tutti combattendo da solo contro un milione di legionari armati fino ai denti, e sarebbe comunque rimasto il figlio di Ade da cui tutti si tenevano alla larga con timore quasi superstizioso.
Attese di essere riconosciuto, ma sussultò quando sentì una mano umida di pioggia stringere la sua.
A quel punto non poté far altro che voltarsi; stranamente non provando l'impulso di ritrarre la mano.
Will Solace della casa di Apollo guardava oltre il parapetto, ma anche se non lo stava guardando qualcosa nella sua espressione lasciava intuire che la sua attenzione era completamente catturata dal ragazzo cui stringeva la mano.
Nico lo fissava, le labbra semi dischiuse e gli occhi sgranati per lo stupore.
Tante domande avrebbero dovuto affollare la sua mente. Per quale motivo Will era lì? Come sapeva che lui si trovava proprio al faro? E perché era stato tanto avventato da recarsi fin lì solo per... per vedere lui?
E invece il suo animo era colmo, per la prima volta da un tempo che gli pareva immemore, di gioia pura e semplice.
La mano di Will era calda nella sua. Il ragazzo non diceva una parola, ritto nel vento sferzante come una roccia seviziata dalle intemperie, i capelli biondi impastati di pioggia.
Nico si decise a distogliere gli occhi da lui e seguì la traiettoria del suo sguardo, fino alle nuvole grige nel cielo terso e greve.
Will parve soddisfatto, come se avesse raggiunto il suo scopo, e strinse più forte la mano di Nico.
Protese l'altro braccio come a volergli mostrare qualcosa, e con il dito indicò un banco di nubi temporalesche. La pioggia si era fatta meno violenta. Seguendo il dito dell'altro ragazzo, Nico riuscì finalmente a scorgerlo.
Uno spiraglio di luce. Infossato tra nembi grigi e grevi di pioggia, si notava appena, timido. Ma la sua presenza al contempo era così luminosa e viva da risultare impossibile da ignorare.
Una metafora, pensò Nico.
Quel piccolo squarcio lucente, sebbene sovrastato dalle nubi, aveva l'indispensabile compito di ricordare al mondo che dopo una tempesta sarebbe sempre venuta la quiete.
La voce di Will giunse nitida e sicura alle orecchie di Nico.
Sebbene non avesse ancora aperto bocca, non pronunciò parole di saluto, nè gli domandò per quale motivo non si trovasse al Campo. Disegnò piccoli cerchi sul dorso della sua mano.
-Il sole sorgerà presto.-
   
 
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