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Autore: Santanico_Pandemonium    23/08/2015    0 recensioni
L’ho conosciuto per caso.
Non avevo nessuna intenzione di farlo ne tanto meno di incontrare qualsiasi altra persona, ma è successo e ogni giorno dentro di me aumenta la convinzione che forse era destino che lo facessi. Forse era destino che incontrassi proprio lui.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAP.6
«San Francisco?»
«San Francisco.» rispose.
James era seduto su uno sgabello di fronte a me, sorseggiando una birra che gli avevo offerto qualche minuto prima. Era il mio orario di lavoro ma aveva comunque deciso di venirmi a trovare al bar.
«E quando tornerete?» continuai.
«Non torneremo. E’ questo il punto. Quando Cliff è entrato nella band gli avevamo promesso che ci saremo trasferiti lì. Già aver fatto questi due concerti qui non gli è piaciuto granché. Los Angeles proprio non gli va giù.» rise.
Avevo le mani appoggiate sul bancone e stavo fissando il marmo freddo. Conoscevo questo ragazzo da così poco tempo e già dovevamo separarci.
“E’ ingiusto.” pensai.
«L’idea non piace molto nemmeno a me. Ma non possiamo fare altrimenti.» rispose, come se mi avesse letto nella mente.
Alzai le spalle e continuai a servire i clienti mentre James mi seguiva con lo sguardo.
«A questo punto non so cosa dire.» continuai.
«Vieni con noi.»
«Cosa? No, sei pazzo.» sgranai gli occhi appena terminò la frase.
«Non sono pazzo. E’ una cosa fattibile.» sorrise lui, bevendo altra birra.
«Non posso andarmene così, ho una famiglia qui, una vita. E poi cosa farei io? Porterei avanti e indietro strumenti e amplificatori? Sistemerei il vostro guardaroba? Non è per niente una cosa fattibile James… Ecco qui il suo caffè signore.» continuavo a servire i clienti mentre nella testa mi vorticavano una serie di pensieri aggrovigliati.
«E’ l’unica cosa che mi è venuta in mente. Noi dobbiamo trasferirci per forza, anche perché ci servono soldi per fare una registrazione decente. Abbiamo bisogno di contatti, e San Francisco potrebbe offrirci nuove possibilità. Qui ormai sono band come i Mötley Crüe e i Ratt a sfondare, non noi. Tutto questo per dire che non sarà una vacanza di fine settimana, non so quando potrò tornare qui a LA.» disse il cantante guardandomi con i suoi occhi blu.
Ricambiai il suo sguardo.
«Io… Io non so davvero cosa dire…» distolsi i miei occhi dai suoi e per un breve momento ci fu solo silenzio tra noi.
«Senti, ora devo andare, i ragazzi mi aspettano. Passo da te più tardi, quando stacchi da qui. Va bene?»
«Si ok.» bisbigliai.
Fece un sorrisetto e poi, aggrappandosi al bancone, si allungò verso di me per baciarmi una guancia.
«A più tardi.» uscì dal locale.
Sbuffai.
“Tutto questo è davvero ingiusto.” ripetei nella mia mente.
«Aspetta, ma il tuo ragazzo non è il cantante in quel gruppo… come si chiamano…» disse un uomo sulla quarantina che a quanto pare aveva distolto gli occhi dal suo quotidiano e assistito a tutta la scena.
«Metallica.» risposi io sorridendo mentre asciugavo una tazza.
«Si, si! I Metallica. Quei ragazzi sono davvero forti. Avranno successo, ne sono sicuro.» concluse tornando a concentrarsi sul giornale.
«Già…»
 
Avere le sue labbra sulle mie era sempre una meravigliosa sensazione.
Stavo seduta a cavalcioni sopra a James, sul mio divano, mentre i Led Zeppelin suonavano in sottofondo. Lo abbracciavo forte e lo baciavo cercando di imprimere nella mente il più possibile di quel momento.
«Mi stai distogliendo da cose molto più importanti…» dissi tra una breve pausa e l’altra.
«Perché? Questo bacio non è una di quelle cose?» chiese concentrandosi sul mio collo.
«James…» lo baciai ancora.
«Davvero, dobbiamo risolvere quello di cui abbiamo parlato a pranzo.»
Mi allontanai da lui, spingendo con le mani sulle sue spalle. Chiuse gli occhi e sospirò profondamente prima di tornare a guardarmi.
«Non posso partire, lo sai. Non ora, non adesso.» quelle parole facevano tanto male a lui quanto a me ma era la verità. Andarmene da Los Angeles senza sapere per quanto tempo significava perdere il lavoro e perdere il lavoro significava perdere soldi che, nella situazione in cui mi trovavo, erano essenziali. Non volevo farmi mantenere da James e comunque fino a che la band non avesse inciso qualcosa da distribuire sul mercato della musica neanche i Metallica potevano definirsi “ricchi”. Sempre se avessero inciso qualcosa.
«Io invece devo andarmene…» disse lui, con un tono di amarezza.
«Lo so e voglio che tu lo faccia. E’ importante per la band.»
Ci guardammo negli occhi per un minuto che parve interminabile e i suoi occhi blu si riempirono di tristezza.
«Questo è solo un arrivederci. Ci terremo in contatto.» sorrisi cercando di tirargli su il morale.
«Ti chiamerò tutti i giorni, sempre.»
«Lo so…» lo abbracciai.
«Ma stare lontano da te sarà comunque difficile.» concluse sprofondando il viso sulla mia spalla.
Lo strinsi ancora più forte.
   
 
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